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Considerazioni di una sera di mezza estate

Post n°427 pubblicato il 24 Luglio 2011 da nagel_a


 

"Il cuore gli battè sempre più in fretta mentre il viso bianco di Daisy si accostava al suo. Sapeva che baciando quella ragazza, incatenando per sempre le proprie visioni inesprimibili all'alito perituro di lei, la sua mente non avrebbe più spaziato come la mente di Dio. Così aspettò, ascoltando ancora una momento il diapason battuto su una stella. Poi la baciò. Sotto il tocco delle sue labbra Daisy sbocciò per lui come un fiore, e l'incarnazione fu completa."

Ci sono follie che partono da lontano, che si annidano nel cuore o nella mente, nuclei dolenti avvolti dalle brume delle illusioni. Si alimentano, forse, fin dalla fanciullezza, quando una vaga sensazione dell'universo porta inevitabilmente a considerare l'esistenza di un verso nello scorrere degli eventi.
Il culmine di quel verso informa di sè ogni immaginazione successiva. E non importa con quanta forza la vita e le esperienze si oppongano al credo di quella segreta fede.
Essa perdurerà, anche solo fievolmente, attraverso ogni ostacolo e ogni fallimento.
Sarà facile allora comprendere, oltre ogni apparente scetticismo, la convinzione in un destino sovrano.

[Le follie esplodono più facilmente nei sensi tentati dal caldo d'agosto.]

Quant'è il tempo necessario all'estinguersi di un'illusione su cui si è fondata una parte dell'esistenza? A recidere definitivamente la credenza in un destino? In un tracciato predeterminato e rivelato a tratti con segni inequivocabili?
Quanto per tornare ad attribuire al vissuto, semplici, fortuite e casuali coincidenze, perfettamente equivalenti sul piatto delle infinite possibilità?

"Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato."
(F.S. Fitzgerald, Il grande Gatsby)

 

 
 
 
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IL REGNO DEL SENSO PROFONDO

"Oltre alla realtà empirica e banale c'era l'ambito dell'immaginazione, costituito da quello stesso mondo percepibile grazie alla vista, al tatto e all'odorato, ma con in più le schiere infinite degli spiriti e delle ombre. [...] Allora non mi capacitavo del fatto che la maggioranza assoluta dell'umanità appartiene al regno del senso profondo non in virtù del proprio sapere - dono assai raro -  bensì della vita, della raggiante, viva sostanza, e che, dunque, accusarli di ignoranza era sciocco e assurdo. Invece di interrogatori, inquisizioni e tormenti, avrei dovuto osservarli e comprenderli. Osservarli con tenerezza e comprenderli con intelligenza"
A. Zagajewski - Due città

 

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