W. SHAKESPEARE - RE LEAR IV
cosė noi siamo per gli dei,
ci uccidono per gioco."
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La porta
Post n°453 pubblicato il 13 Ottobre 2011 da nagel_a
Aveva, nelle sue false premonizioni, reagito sdegnosamente a insulti e minacce, racchiusa intangibile in un silenzio impenetrabile, mentre fuori avrebbe infuriato una nube di accuse dalle punte acuminate. Ogni variabile era stata scandagliata dalla sua mente, la posizione di ogni movimento, persino la luce che avrebbe illuminato ogni parola. Ora rimaneva lì. Annientata. Muta. Spenta ogni sua immaginazione. Ogni eroica pretesa di superiorità. L’uomo se ne era andato senza una parola, senza un gesto che anticipasse la porta sbattuta. Solo uno sguardo fondo come la notte. E in quella notte lei era rimasta smarrita, perduta come una bimba nel bosco. Nessuna battaglia e nessun prigioniero. Giaceva lì, sul letto sfatto, marionetta immobile nel corpo e nella mente, i fili recisi da quel colpo secco.
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IL REGNO DEL SENSO PROFONDO
"Oltre alla realtà empirica e banale c'era l'ambito dell'immaginazione, costituito da quello stesso mondo percepibile grazie alla vista, al tatto e all'odorato, ma con in più le schiere infinite degli spiriti e delle ombre. [...] Allora non mi capacitavo del fatto che la maggioranza assoluta dell'umanità appartiene al regno del senso profondo non in virtù del proprio sapere - dono assai raro - bensì della vita, della raggiante, viva sostanza, e che, dunque, accusarli di ignoranza era sciocco e assurdo. Invece di interrogatori, inquisizioni e tormenti, avrei dovuto osservarli e comprenderli. Osservarli con tenerezza e comprenderli con intelligenza"
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