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Un fiore

Post n°459 pubblicato il 31 Ottobre 2011 da nagel_a


Vorrei mi venisse in mente un fiore da portarti. Qualcosa che trattenga nella delicatezza dei suoi petali la bellezza della fragilità e il sacrificio di ciò che è stato troppo breve. Dovrebbe avere la tinta tenue dei tuoi occhi azzurri e il bianco di quello che era il tuo sorriso, quando ne avevi motivo. L'aria un po' spavalda di un passo sulla neve, quella che vista da lontano fa tenerezza. Dovrebbe trattenere la brezza delle corse intorno al lago e il fiato rappreso delle camminate d'inverno. L'allegria delle gocce di condensa sul vetro di un bicchiere e le canzoni stonate per raggiungere la meta. Dovrebbe avere la fragranza e il potere del loto per scordare gli anni del mio silenzio e del mio rancore. La purezza e l'indulgenza del giglio perchè il dolore decanta ogni offesa. La vellutata semplicità del tulipano per ricordare come dovrebbe essere la vita e come molto spesso tradisce.
Vorrei portarti un fiore, ma mi viene in mente solo la bellezza lucente di un tralcio e la sua curva breve.

 

 
 
 
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IL REGNO DEL SENSO PROFONDO

"Oltre alla realtà empirica e banale c'era l'ambito dell'immaginazione, costituito da quello stesso mondo percepibile grazie alla vista, al tatto e all'odorato, ma con in più le schiere infinite degli spiriti e delle ombre. [...] Allora non mi capacitavo del fatto che la maggioranza assoluta dell'umanità appartiene al regno del senso profondo non in virtù del proprio sapere - dono assai raro -  bensì della vita, della raggiante, viva sostanza, e che, dunque, accusarli di ignoranza era sciocco e assurdo. Invece di interrogatori, inquisizioni e tormenti, avrei dovuto osservarli e comprenderli. Osservarli con tenerezza e comprenderli con intelligenza"
A. Zagajewski - Due città

 

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