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francesco marchianò il 03/10/11 alle 12:07 via WEB
Giuseppe, ancora complimenti per la competenza che dimostri nelle ricerche e mi farebbe piacere scambiare qualche opinione conte. Circa il cognome Tocci, non si scarta la tua ipotesi tenendo presente che nella parlata di Tirana "toç" significa "testardo, testone".
 
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omega 3 il 03/10/11 alle 08:50 via WEB
Ho letto su fb il dibattito avviato dal caro amico avv. Simonetti. Si paventa che si sta preparando una lista! Non aspettatevi nulla di muovo perchè circola qualche nome che nel passato, anche recente, non ha prodotto nulla di positvo per il paese. Nella lista ci saranno i soliti dottori, i soliti meccanici, qualche avventuriero, qualche intrallazzatore, insomma il peggio che si possa trovare in giro. Tursi non è stato un buon sindaco perchè ha distrutto l'economia del paese, ma neanche quelli che sono venuti dopo di lui hanno fatto di meglio. la maglia nera delle pessime amministrazioni va all'attuale che vive in una palude nebbiosa da cui non si riesce ad uscire. La squadra di Cucci si è rivelata fallimentare, non sono stati capaci neanche di fare un mezzo progetto per far lavorare i bisognosi. Eppure qualche anmministratore ha seguito corsi di menagement all'estero ma non ha voluto mettere in pratica quello che ha appreso. Incapacità o cattivveria per tenere sottomessi coloro che hanno bisogno e suarli al momento del voto? Girando lo sguardo verso il passato vediamo solo figure scialbe che hanno messo in atto solo vendette personali contro singoli o associazioni e che non hanno prodotto nè cultura, nè lavoro e nè una migliore civiltà nel paese. Spezzano è un paese allo sbando non per colpa di Cucci ma per una sommatoria di negatività che si sono accumulate nel tempo e che ora portano il conto. Considerando la crisi internazionale, lo schifo nazionale che investe capitali solo al Nord (leggere dati ISTAT) lasciando che il Sud diventi un paese africano, a Spezzano non dobbiamo aspettarci nulla di positivo, tenendo conto di quanto detto prima. Chi ci crede si affidi alla Madonna delle Grazie chi non crede incroci le dita perchè faremo la fine della Grecia, altro che ottimismi!
 
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Giuseppe il 03/10/11 alle 00:20 via WEB
Gentile Francesco Marchianò mi scuso per la mia latitanza, e scriverò il prima possbile all'amico Cenzino per mettermi in contatto con lei. Giuseppe
 
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Giuseppe il 03/10/11 alle 00:18 via WEB
Cara Elena, le rispondo con colpevole ritardo. Il cognome dei Tocci di Spezzano dovrebbe derivare da una località in Albania così denominata e il cognome originale dovrebbe essere Toçe. Come per altri cognomi presenti a Spezzano tra le famiglie greco-albanesi è in realtà un cognome che era già presente in Italia. La maggioranza dei Tocci oggi presenti in Italia non c'entrano niente con gli arbereshe e sono originari del centro Italia e il loro cognome deriva dall'aferesi di nomi come Robertoccio, Lambertoccio, Albertoccio...
 
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nero come il carbone il 02/10/11 alle 12:46 via WEB
dove sono finiti i politici locali? possibile che nessuno denunci lo scempio di questa amministrazione? Stanno portando il paese alla rovina e nessuno muove una foglia. Vorrei segnalare il circolo culturale "la svolta" ed Alcide Simonetti in primis escono settimanalmente con un articolo sulle problematiche e sulle eventuali soluzioni. Grande Simonetti, grande "la svolta", mentre i partiti politici dormono……, dove sono finiti i vari Iannuzzi, Nociti, Mancioli, Liguori, Muia', e il signor gallucci fa' sempre parte della minoranza, possibile che non avete niente da dire o dobbiamo pensare ad un inciucio. Nell'ultimo periodo a Spezzano sono capitate cose mai verificatesi, un’ amministrazione totalmente incapace ed una minoranza perennemente in silenzio, possibile che questa situazione Vi sta' bene? e qualora dovesse stare bene a voi "amministrazione ed opposizione" sappiate che a noi cittadini tutto questo non piace per niente. un cittadino incaz... nero ci vediamo alle prossime elezioni quando verrete a bussare al mio portone vi accoglierò con un bel secchio d'acqua, mi fermo qui e non vado oltre.
 
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PINO ABETE il 28/09/11 alle 20:11 via WEB
Grazie all'Europa le città italiane potrebbero rimpinguare le proprie casse aiutando l'ambiente e rilanciando le economie locali, ma nel nostro Paese non si sta sfruttando l'occasione. I finanziamenti europei che gli enti locali potrebbero sfruttare infatti non vengono chiesti e questo accade perché i Comuni non hanno i soldi per presentare gli studi preliminari. Eppure i soldi ci sarebbero: 10 miliardi a fondo perduto stanziati dall'Ue, che però restano bloccati nelle Regioni. Il Patto dei Sindaci è uno strumento di cui su queste pagine abbiamo parlato spesso (Qualenergia.it, I sindaci hanno un patto): permette ai Comuni di realizzare progetti per ridurre le emissioni e aumentare la sostenibilità ambientale delle città grandi e piccole grazie a finanziamenti agevolati elargiti direttamente dalla Banca europea per gli investimenti. Progetti che spesso oltre a fare bene all'ambiente e al clima rilanciano le economie locali e rimpolpano le casse degli enti locali: proprio quello che servirebbe in questo momento. In Italia però il Patto non sta funzionando come potrebbe, il perché lo spiega a Qualenergia.it l'europarlamentare Rosario Crocetta. Iniziamo con lo spiegare cos'è il Patto dei sindaci e cosa potrebbe fare ... E' uno strumento straordinario. Serve non solo ad abbattere le emissioni di CO2, ma anche a garantire uno sviluppo sostenibile alle città. Il meccanismo è semplice: è l'unico strumento europeo che mette in rapporto diretto le città con l'Europa - senza passare per livelli intermedi come Stato o Regioni. Permette di intervenire nel campo delle rinnovabili, dell'edilizia e della mobilità sostenibili. I progetti finanziabili sono svariati, da interventi di urbanistica, a rimboschimenti e non da ultimi, investimenti in fonti rinnovabili. I Comuni possono risparmiare sulla propria bolletta energetica installando ad esempio pannelli solari sui propri edifici, o diventare produttori di energia da vendere, installando impianti a fonti rinnovabili nei terreni comunali che spesso restano inutilizzati, magari con forme di collaborazione con i privati. Come funzionano i finanziamenti? Il Comune presenta il progetto direttamente alla Commissione Europea e la Banca Europea degli Investimenti dà tutti i soldi, concede cioè un finanziamento, a tassi agevolati, prossimi allo zero, e che può essere restituito dopo 20 anni. La cosa può essere molto vantaggiosa: ad esempio investendo in rinnovabili un comune può tagliare da subito del 50% la propria bolletta energetica, non solo autofinanziando in pratica il progetto, ma liberando risorse che possono essere investite. In questi tempi di vacche magre per i Comuni sembra allettante... Certo e inoltre un altro elemento di forza di questo strumento è che le spese che si sostengo per realizzare i progetti non sono soggette ai vincoli del cosiddetto patto di stabilità. Insomma è uno strumento molto interessante, specie in questi tempi di taglio dei trasferimenti verso gli enti locali. Una misura capace di creare sviluppo e rilanciare l'economia: indotto per le imprese locali, creazione di posti lavoro adatti ai giovani qualificati, ecc. Sembrerebbe l'ideale per i Comuni in questo periodo. Perché allora finora sono così pochi i centri italiani ad averne approfittato? Molto spesso i Comuni non hanno le specializzazioni interne necessarie per mettere in piedi questi progetti, essendo la materia relativamente nuova e non hanno il supporto tecnico da parte delle Regioni, che invece – stando alle indicazioni europee – dovrebbero garantirlo. Ma soprattutto ai Comuni mancano i soldi per redarre gli studi preliminari per presentare i progetti: l'Europa finanzia ai Comuni i progetti ma non gli studi. Questi studi attualmente sarebbero già coperti da un finanziamento europeo a fondo perduto da circa 10 miliardi a disposizione delle Regioni, che però non lo sbloccano. La Regione Sicilia ad esempio ha ricevuto dall'Ue circa 820 milioni di euro per investimenti nelle rinnovabili: fare dei gli studi per progetti per ciascuno dei 380 comuni siciliani non costerebbe più di 20 milioni. Perché le Regioni invece di perdere tempo non trasferiscono subito questi soldi agli enti locali in modo che si possano attrezzare: fare le delibere di adesione al Patto dei Sindaci, incaricare i tecnici per fare gli studi e chiedere i finanziamenti? Perché? Purtroppo in Italia c'è la logica di accentrare sempre: prima bisogna fare il piano energetico nazionale. Poi quello regionale. Poi stabilire dei criteri su come utilizzare questi fondi europei. Nel frattempo noi rischiamo di perdere i finanziamenti: come mi ha confermato il responsabile europeo per il Patto dei Sindaci, se l'Italia continua a non utilizzare i fondi questi verranno dirottati verso altri Stati membri che invece li stanno utilizzando. Ad esempio la Germania, che è in testa nell'utilizzo dei fondi europei per le energie rinnovabili, spesso con progetti nel solare, cosa paradossale considerando la minor quantità di sole che riceve rispetto all'Italia. Lo scopo del Patto dei sindaci è di saltare l'intermediazione di Stati e Regioni per creare un rapporto diretto tra l'Europa e i Comuni. Non c'è bisogno di nessun piano nazionale per permettere ai Comuni di risparmiare sulla propria bolletta energetica, anche perché sono cose molto semplici da fare. Se invece ci ci si attiene alla solita logica della programmazione centralizzata, accentrando la gestione dei fondi per realizzare gli studi, si rischia di bloccare lo sviluppo. Viene da chiedersi perché l'Europa non finanzi direttamente ai Comuni anche gli studi preliminari, anziché solamente i progetti. Questa è una proposta che intendo fare in sede europea. In Europa si pensava che avendo dato i fondi alle Regioni queste avessero operato (per finanziare gli studi dei progetti dei Comuni, ndr), come è successo in altri paesi. Probabilmente l'Europa non finisce mai di conoscere veramente l'Italia ...
 
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ftr il 27/09/11 alle 23:30 via WEB
solo alcune precisazioni: 1) Miss ARBERESHE non è della pro loco, ma della comunita', se non piace la gestione della pro loco basta iscriversi, avere la maggioranza dei voti e poi amministrare. 2) In tutti i paesi del territorio Italiano viene dato il contributo allo sport. 3) Il piano regolatore doveva essere partecipato (cosi si gridava dai palchi) non basta un incontro, dopo che si e deciso tutto, a salvare la faccia. 4) Cucci non è un avvocato, di conseguenza non puo' difendere nessuno. 5)I cittadini di spezzano sono persone educate che svolgono il compito di diferenziare i rifiuti, vorremmo sapere dove vanno a finire e sopratutto se restano diferenziati. 6) Spezzano è sporca perche' questa amministrazione è incapace di gestire questo settore nonostante abbia alzato di molto il baget al gestore. 7) Il proprietario del cimitero fino a prova contraria è il comune di spezzano Albanese il gestore deve gestire, ma non è proprietario. 8) unico punto dove sono d'accordo, ma al pragmatismo preferisco l'umilta' e la dedizione. 9) Saranno anche i piu' forti, ma resta la sciagura piu' grande che potesse capitare agli spezzanesi . 10) Cucci non deve chiedere scusa ma mettersi a lavorare, due anni e 4 mesi di sonno bastano ed avanzano. Gli spezzanesi non devono chiedersi scusa, ma battersi il petto (mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa). l'incapacita' dimostrata da tutti i membri di questa amministrazione è sotto gli occhi di tutti soprattutto del suo elettorato.
 
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Ugo Mancioli il 27/09/11 alle 19:28 via WEB
PER OPPORTUNA DIVULGAZIONE E INFORMAZIONE VI INVIO QUESTO ARTICOLO TRATTO DAL PORTALE "QUAL'ENERGIA.IT :..................................... Con il Patto dei Sindaci l'Europa finanzia direttamente ai Comuni progetti che permettono di ridurre le emissioni, rilanciando l'economia locale e rimpinguando le casse degli enti locali. Ma in Italia un ostacolo impedisce di sfruttare questi finanziamenti: i fondi per gli studi preliminari, già stanziati dall'Ue, sono bloccati dalle Regioni. Grazie all'Europa le città italiane potrebbero rimpinguare le proprie casse aiutando l'ambiente e rilanciando le economie locali, ma nel nostro Paese non si sta sfruttando l'occasione. I finanziamenti europei che gli enti locali potrebbero sfruttare infatti non vengono chiesti e questo accade perché i Comuni non hanno i soldi per presentare gli studi preliminari. Eppure i soldi ci sarebbero: 10 miliardi a fondo perduto stanziati dall'Ue, che però restano bloccati nelle Regioni. Il Patto dei Sindaci è uno strumento di cui su queste pagine abbiamo parlato spesso (Qualenergia.it, I sindaci hanno un patto): permette ai Comuni di realizzare progetti per ridurre le emissioni e aumentare la sostenibilità ambientale delle città grandi e piccole grazie a finanziamenti agevolati elargiti direttamente dalla Banca europea per gli investimenti. Progetti che spesso oltre a fare bene all'ambiente e al clima rilanciano le economie locali e rimpolpano le casse degli enti locali: proprio quello che servirebbe in questo momento. In Italia però il Patto non sta funzionando come potrebbe, il perché lo spiega a Qualenergia.it l'europarlamentare Rosario Crocetta. Iniziamo con lo spiegare cos'è il Patto dei sindaci e cosa potrebbe fare ... E' uno strumento straordinario. Serve non solo ad abbattere le emissioni di CO2, ma anche a garantire uno sviluppo sostenibile alle città. Il meccanismo è semplice: è l'unico strumento europeo che mette in rapporto diretto le città con l'Europa - senza passare per livelli intermedi come Stato o Regioni. Permette di intervenire nel campo delle rinnovabili, dell'edilizia e della mobilità sostenibili. I progetti finanziabili sono svariati, da interventi di urbanistica, a rimboschimenti e non da ultimi, investimenti in fonti rinnovabili. I Comuni possono risparmiare sulla propria bolletta energetica installando ad esempio pannelli solari sui propri edifici, o diventare produttori di energia da vendere, installando impianti a fonti rinnovabili nei terreni comunali che spesso restano inutilizzati, magari con forme di collaborazione con i privati. Come funzionano i finanziamenti? Il Comune presenta il progetto direttamente alla Commissione Europea e la Banca Europea degli Investimenti dà tutti i soldi, concede cioè un finanziamento, a tassi agevolati, prossimi allo zero, e che può essere restituito dopo 20 anni. La cosa può essere molto vantaggiosa: ad esempio investendo in rinnovabili un comune può tagliare da subito del 50% la propria bolletta energetica, non solo autofinanziando in pratica il progetto, ma liberando risorse che possono essere investite. In questi tempi di vacche magre per i Comuni sembra allettante... Certo e inoltre un altro elemento di forza di questo strumento è che le spese che si sostengo per realizzare i progetti non sono soggette ai vincoli del cosiddetto patto di stabilità. Insomma è uno strumento molto interessante, specie in questi tempi di taglio dei trasferimenti verso gli enti locali. Una misura capace di creare sviluppo e rilanciare l'economia: indotto per le imprese locali, creazione di posti lavoro adatti ai giovani qualificati, ecc. Sembrerebbe l'ideale per i Comuni in questo periodo. Perché allora finora sono così pochi i centri italiani ad averne approfittato? Molto spesso i Comuni non hanno le specializzazioni interne necessarie per mettere in piedi questi progetti, essendo la materia relativamente nuova e non hanno il supporto tecnico da parte delle Regioni, che invece – stando alle indicazioni europee – dovrebbero garantirlo. Ma soprattutto ai Comuni mancano i soldi per redarre gli studi preliminari per presentare i progetti: l'Europa finanzia ai Comuni i progetti ma non gli studi. Questi studi attualmente sarebbero già coperti da un finanziamento europeo a fondo perduto da circa 10 miliardi a disposizione delle Regioni, che però non lo sbloccano. La Regione Sicilia ad esempio ha ricevuto dall'Ue circa 820 milioni di euro per investimenti nelle rinnovabili: fare dei gli studi per progetti per ciascuno dei 380 comuni siciliani non costerebbe più di 20 milioni. Perché le Regioni invece di perdere tempo non trasferiscono subito questi soldi agli enti locali in modo che si possano attrezzare: fare le delibere di adesione al Patto dei Sindaci, incaricare i tecnici per fare gli studi e chiedere i finanziamenti? Perché? Purtroppo in Italia c'è la logica di accentrare sempre: prima bisogna fare il piano energetico nazionale. Poi quello regionale. Poi stabilire dei criteri su come utilizzare questi fondi europei. Nel frattempo noi rischiamo di perdere i finanziamenti: come mi ha confermato il responsabile europeo per il Patto dei Sindaci, se l'Italia continua a non utilizzare i fondi questi verranno dirottati verso altri Stati membri che invece li stanno utilizzando. Ad esempio la Germania, che è in testa nell'utilizzo dei fondi europei per le energie rinnovabili, spesso con progetti nel solare, cosa paradossale considerando la minor quantità di sole che riceve rispetto all'Italia. Lo scopo del Patto dei sindaci è di saltare l'intermediazione di Stati e Regioni per creare un rapporto diretto tra l'Europa e i Comuni. Non c'è bisogno di nessun piano nazionale per permettere ai Comuni di risparmiare sulla propria bolletta energetica, anche perché sono cose molto semplici da fare. Se invece ci ci si attiene alla solita logica della programmazione centralizzata, accentrando la gestione dei fondi per realizzare gli studi, si rischia di bloccare lo sviluppo. Viene da chiedersi perché l'Europa non finanzi direttamente ai Comuni anche gli studi preliminari, anziché solamente i progetti. Questa è una proposta che intendo fare in sede europea. In Europa si pensava che avendo dato i fondi alle Regioni queste avessero operato (per finanziare gli studi dei progetti dei Comuni, ndr), come è successo in altri paesi. Probabilmente l'Europa non finisce mai di conoscere veramente l'Italia ...
 
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omega3 il 27/09/11 alle 17:55 via WEB
E' vergognoso sentire il signor bagnasco indignarsi contro il nano nazionale per le schifezze che ha commesso! Sarebbe bello sentire anche qualche parola a favore di milioni di cittadini che vivono l'inferno in terra con le leggi approvate dal PDL e c per cui tanta gente non ha di che mangiare! Ma la chiesa ( c minuscola!) tace, ha bisogno dei poveri se no non potrebbe esistere! "Il capo della Chiesa è Cristo e non il papa" (Giovanni XXIII) quindi cerchiamo di stare lontani dalle gerarchie della chiesa le più pericolose che siano in giro dalla morte di Cristo ad oggi!
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
omega3 il 27/09/11 alle 16:18 via WEB
Bravo a colui che ha risposto ai perchè! Neanche nel periodo dopo tursi la proloco è stata commissariata nonostante le urla di tanti politici nei comizi. Ci sarà un motivo! ora chiedo al comune: ma i beni della proloco sono del comune o della proloco dato che sono acquistati con soldi pubblici! Per es. gli addobbi natalizi perchè si devono comprare da esterni mentre ci sono quelli della proloco che appartengono alla comunità pagante allora ed oggi? qualcuno mi risponda per favore!
 
 
 

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