La conoscenza dell'universo, della nostra galassia, delle stelle e di tutto quello che si trova lontano dal nostro pianeta è il riflesso di quanto l'essere umano conosca di se stesso.
Così come oggi non siamo in grado di prevedere la durata della vita sul nostro pianeta, la durata della vita del nostro sole e di tutti i pianeti che gli ruotano intorno, allo stesso modo non conosciamo i movimenti e i tempi di vita del nostro spirito, spirito che va distinto dall'anima poiché si tratta di un “luogo” diverso.
Potremmo provare a pensare al nostro spirito e alla nostra anima come fossero una il sole e l'altra la galassia intera. Riusciremmo così a percepire forse una realtà esistente in noi che non può essere schematizzata dalla mente nel modo usato finora, una realtà che fa coincidere mente, anima e spirito come un insieme di emozioni e sentimenti che scaturiscono da ogni persona fisica.
Se però il sole muove la galassia e se il pianeta Terra, pur essendo un'entità a se stante paragonabile alla mente, non può far altro che seguire il resto della galassia, allora non ci resta che pensare che non è la mente a muovere anima e spirito ma, viceversa, ogni individuo segue i movimenti animici che la propria galassia con il proprio sole gli trasmettono. Dunque, tutte le differenze che vediamo tra gli individui sono sì riconducibili al loro modo di pensare, alla loro cultura e alla loro religione ma possiamo renderci conto che quelle differenze sono azzerabili nel momento in cui viene meno la situazione umana e resta solo spirito e anima. Verrebbe così da pensare che tra i “trapassati” ci siano meno differenze rispetto ai vivi, ma i vivi che intendiamo noi non sono altro che persone con un'esperienza da vivere proprio con il limite della propria mente, una mente che funge da ostacolo per il ritrovamento della propria anima, del proprio sole, perchè continuando a credere di essere lei a decidere e a scegliere si limita ad attingere alle sue sole risorse senza poter usufruire di quanto l'anima e lo spirito siano in grado di donare.
Messo in questi termini può sembrare un discorso astratto o filosofico, in realtà da questo concetto emerge una visione diversa di se stessi, una visione che ci rende comunque padroni del nostro pensiero ma ci mostra il limite della mente e non l'esaltazione della stessa e nel tentativo di trovare un contatto con il proprio spirito ci si ritrova ad annullare alcuni pensieri controproducenti per le proprie esperienze umane.
Ogni volta che dimentichiamo di guardare il cielo, le stelle, di volgere lo sguardo verso l'alto, verso la luce, verso l'infinito dimentichiamo di essere creature sacre poiché vive e limitiamo la nostra esistenza a una serie di problematiche materiali che hanno una valore diverso da quello che noi gli diamo.
Iniziando a guardare la realtà dall'alto la vedremo più piccola di come ci pare adesso e anche i nostri problemi sembreranno più piccoli se ci accorgeremo di essere parte di un sole coinvolto a sua volta in movimenti ancora più grandi di quelli del nostro pianeta.
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il 25/06/2019 alle 18:31
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