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Un blog creato da edu.anna il 03/12/2008

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LE AVVENTURE DI OTTO

Post n°14 pubblicato il 05 Maggio 2009 da edu.anna

Otto era un bambino, come dire, un bambino, un pò strano! Si, lo possiamo definire proprio strano. Viveva nella casetta rossa in fondo alla via ma nessuno lo aveva mai visto uscire di casa se non per andare a scuola. Effettivamente Otto era un ragazzo  solitario e misterioso.
Doveva per forza avere un segreto, di quelli che non puoi rivelare nemmeno al tuo migliore amico, di quelli così spaventosi che neanche tu riesci a raccontare.
Otto, infatti, non parlava proprio con nessuno e nessuno al mondo aveva mai osato rivolgergli la parola perchè quando ti si avvicinava il tuo corpo diventava rigido, i tuoi muscoli si immobilizzavano e la tua voce rimaneva lì nell'angolo del silenzio e sembrava non avesse alcuna intenzione di uscire.
Forse gli era stata imposta una terribile maledizione, forse aveva dei poteri che lo rendevano invincibile, forse, forse....

"Otto!!! Otto!!! Dai vieni a mangiare, è pronto!" Ecco, Otto stava soltanto sognando. E che cavolo, era mai possibile che ogni volta la madre lo doveva svegliare? Insomma un pò di privacy.
Otto non sapeva nemmeno cosa volsse dire la parola privacy. Glielo diceva sempre la sorella più grande quando per sbaglio entrava in camera sua o quando le si piazzava dietro la schiena mentre lei era intenta a scrivere al pc.
"Otto?!? Allora ti muovi che si fa tutto freddo?"
"Arrivo mamma" rispose il bambino strofinandosi svogliatamente gli occhi. Ancora una volta si era addormentato senza rendersene conto. Ma cosa gli stava succedendo?

 


 
 
 

I ROM

Post n°13 pubblicato il 30 Aprile 2009 da edu.anna

Come cambiano le cose! Sono passati quasi 10 anni dall mia prima esperienza in un campo nomadi. Dovevo accomagnare i bambini a scuola tutti i giorni. Era una lotta quotidiana. Ricordo le liti, la diffidenza, la discriminazione che subivano ma anche l'affetto, la generosità e l'accoglienza che questa comunità aveva nei miei confronti.
A distanza di anni mi sono ritrovata oggi a lavorare con due bambini Rom davvero speciali. Vengono al Centro assiduamente. Sono perfettamente integrati con il gruppo, rispettosi delle regole, allegri e spensierati, aperti alle novità come qualsiasi altro bambino.
L'altro giorno la mamma di uno di loro, un donnone di 30 anni con al seguito due marmocchi piccoli, viene a prendere il figlio. Si siede e comincia a colorare con lui. Vedo che mette da parte ogni tanto qualche matita colorata e dopo 5 minuti ne ha già un consistente mucchietto. Dopo un pò spinge il figlio da me. Samuel (questo è il suo nome) mi si avvicina timidamente e mi sussurra qualcosa che inizialmente non capisco. " Che c'è Samuel, cosa vuoi?"  gli chiedo.
Lui di malavoglia mi dice " Posso portare a casa questi pastelli che mi mancano?" Io gli rispondo che i colori sono di tutti e che se lui se li prende non ne rimangono più per gli altri. La mia risposta sembra quasi rassicurarlo ma sento la madre che gli urla "Hai visto che non si può? Non puoi prendere le cose e portarle via"
A questo punto Samuel sbotta "Ma cosa dici mamma! Sei stata tu ad obbligarmi a chiedere i pastelli, io non volevo".
La madre si imbarazza oltre modo. Io sorrido benevola. Samuel invece se la ride di gusto.
Come cambiano le cose!

 
 
 

BOMBONIERE ORIGINALI

Post n°12 pubblicato il 28 Aprile 2009 da edu.anna

Non credevo che seguire "quattro" ragazzetti scalmanati mi condizionasse così tanto la vita. Insomma un lavoro deve essere sempre un lavoro, no?
Allora, la cosa grande che mi è successa è che mi sono sposata!!!
I preparativi per la festa sono stati un incubo anche se abbiamo cercato di mantenere un basso profilo. Tutto è andato per il meglio. Felici e soddisfatti ci siamo promessi amore eterno. C'era soltanto un piccolo, piccolissimo particolare che stonava in quel contesto etereo e romantico. Io e il mio attuale marito per tutta la cerimonia non abbiamo fatto altro che grattarci la testa. Sentivo come un desiderio irrefrenabile di solleticare violentemente il cuoio capelluto.
Si è pensato ad un attacco personalizzato e bizzarro di panico da unione, di agitazione da "si lo voglio" invece eravamo soltanto impestati di pidocchi!
Se devo essere sincera non sono mai stata una di quelle che sogna l'abito bianco (infatti non ero vestita da sposa) ma cazzo nemmeno pensavo di sposarmi con la testa piena di pidocchi. Anzi ero ingenuamente convinta che questo tipo di contaminazioni non colpissero la gente che si doccia tutti i giorni.
Pensa te quanto uno è ignorante! Ovviamente i graziosi esserini me li sono presi dai miei cari bambinetti e poi ho pensato bene di regalarli generosamente a tutte le persone che con amore mi si sono avvicinate per le consuete congratulazioni.
Non credete sia un'idea originale per le bomboniere?
Per fortuna che quel giorno l'alcool ha fatto il suo dovere ed io mi sono divertita come una pazza ballando e cantando a più non posso!!!
Viva gli sposi!!!
 

 
 
 

APPELLO

Post n°11 pubblicato il 04 Aprile 2009 da edu.anna

Ora io mi chiedo sinceramente se c'è qualcuno a cui interessano questi contenuti! Avrei bisogno di condividere molto ma le poche richieste che arrivano sono di single che vogliono conoscerti. Forse il luogo è sbagliato. Qualcuno può aiutarmi?

 
 
 

STORIE

Post n°10 pubblicato il 06 Marzo 2009 da edu.anna

A volte racconto delle storie ai miei ragazzi. Loro poi devono cercare un finale. Eccone una:

New York, 19 marzo 1911
Era una sera buia, senza luna. Jonny e i suoi amici stavano camminando per le fredde strade di New York. Le loro mamme non erano rientrate dal lavoro quel pomeriggio e loro si erano ritrovati soli senza cena e senza compagnia. Erano scesi in strada quasi contemporaneamente ed avevano organizzato quella bizzarra spedizione notturna.
Jonny, Lucy e Paul erano tre amici inseparabili. Vicini di casa da tutta una vita, sapevano aiutarsi in ogni occasione ed anche quella sera il caso li aveva messi nella stessa identica situazione.
Jonny, Lucy e Paul avevano un segreto. Un pomeriggio d’estate la sorte era stata generosa con loro e li aveva fatti incontrare nel loro cammino un amuleto magico che i ragazzi chiamavano Lucky (fortuna). Lucky era sempre con loro e li aveva aiutati più di una volta a superare la paura.
C’è da dire che Jonny, Lucy e Paul erano considerati dei veri “pisclaletto” da tutto il quartiere. Praticamente tutti gli altri bambini li prendevano costantemente in giro. Per non parlare di tutte le volte che erano tornati a casa con un occhio nero, il naso rotto e sanguinante, pezzi di cuoio capelluto strappati dalla testa, e così via.
Da quando però era entrato Lucky nella loro vita tutto era cambiato. Come quella volta che Lucy era stata presa da alcuni teppisti e le avevano infilato la testa nel water puzzolente della bottega di Boe. E lei piangeva, strillava, scalciava per cercare di difendersi e non ingoiare l’acqua putrida che ormai si trovava ad un millimetro dalla sua faccia. Bé in quel momento, che davvero non si augura a nessuno, Lucy aveva stretto forte a se il suo  pezzetto di amuleto e magicamente era apparso dietro di loro un cagnaccio rabbioso che aveva fatto pisciare sotto dalla paura quei teppisti e leccato e coccolato la piccola Lucy.
O come quella volta che Paul se ne stava beato seduto sugli scalini del palazzo 13 e due brutte facce l’avevano avvicinato. Lui aveva cercato di svignarsela ma non c’era stato niente da fare. I due ragazzi tra spinte e calci l’avevano immobilizzato in un angolo e stavano per costringerlo ad ingoiare un verme vivo, tutto intero. Paul aveva cercato di infilare in tasca la mano con tutte le sue forze e c’era riuscito. Toccato il suo amuleto si era sentito dentro un’energia tale che con i denti aveva strappato dalle mani del nemico il povero vermicello sputandolo lontano. Due calci ben piazzati in mezzo alle gambe avevano lasciato senza fiato i due malcapitati. Paul non credeva ai suoi occhi.
Nel raccontarlo agli amici il bambino era fuori di se dalla gioia e dall’orgoglio :
“Credetemi ragazzi questi cosi che abbiamo trovato funzionano veramente, non mi ero mai sentito così prima”.
E Jonny ci credeva d’avvero. Anche lui aveva vissuto il giorno prima un’esperienza simile ai suoi amici. La sua fortuna era stata incontrare casualmente il padre del bambino che lo stava malmenando. Il resto era andato da se. Probabilmente quel padre da tempo cercava un’occasione per mettere in riga quel figlio scapestrato.
Ma torniamo a noi. Avevamo lasciato i tre ragazzi in strada quella notte pronti e decisi nella loro nuova avventura. In effetti da giorni le loro mamme si stavano comportando in modo strano. Lavoravano tutte in quella fabbrica. I bambini non sapevano cosa si faceva di preciso li dentro. Sapevano bene, però, che loro mamme tornavano stremate ogni sera.  Sapevano  bene che senza quel grande edificio loro probabilmente non avrebbero più mangiato carne una volta la settimana o non avrebbero più avuto quei regali a Natale o quei dolci il giorno del loro compleanno.
Fatto stà che ultimamente le cose non dovevano andare molto bene. Più di una volta avevano visto le loro mamme camminare in marcia fuori dai cancelli della fabbrica e tenere in alto quei cartelli incomprensibili visto che non sapevano leggere. Avevano sentito dire che quello si chiamava sciopero ma erano convinti che non portasse niente di buono. Le facce delle loro mamme erano sempre più preoccupate.
Si diressero convinti alla fabbrica ma più si avvicinavano, più uno strano odore li assaliva ed un brutto presentimento si stava impossessando di loro. Cominciarono a correre senza un motivo preciso. Arrivati sulla cima della collina i loro occhi si riempirono di orrore.
L’intero fabbricato stava andando a fuoco! I cancelli e le porte erano ben serrati. Si potevano scorgere dalle alte finestre mani e voci che chiedevano aiuto. Qualcuno era già volato nel vuoto.
La scena impietrì i tre ragazzi. Non riuscivano più a muoversi. Il pensiero che anche le loro mamme potessero essere in quel inferno toglieva loro in respiro.
Ad un tratto Jonny si risvegliò e strattonando i suoi amici disse:
“Ragazzi, forza, avete con voi il vostro pezzo di amuleto?”
Niky e Paul tra le lacrime silenziose fecero segno di si.
“E allora andiamo non ci può succedere niente di brutto, noi non abbiamo più paura!”
A quelle parole i due amici si rianimarono e tutti insieme cominciarono a correre giù per la collina. Niente li avrebbe fermati….

 

…Era l’8 marzo 1911. Molte persone morirono in quel incendio. Molte donne operaie che lottavano per i loro diritti e ingiustamente erano state intrappolate in quella fabbrica e condannate a morte.

Jonny, Niky e Paul non hanno perso mai un’occasione per ricordare e festeggiare quel fatidico giorno. Ogni 8 marzo è stato per loro un giorno speciale ed anche oggi che sono vecchi e decrepiti non hanno mai dimenticato.

E l’amuleto? Chiuso in una bottiglia di vetro una volta l’avevano lanciato in mare abbandonandolo al suo destino nella speranza che un giorno portasse fortuna ad altri tre bambini come era stato per loro.

Ah, per la cronaca, le loro mamme la sera dell’8 marzo erano rimaste fuori dalla fabbrica a scioperare.

 
 
 
 

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