Stultifera Navis

Non sono ubriaco, ma diversamente sobrio

 


Vado alla ricerca della felicità naturale e possibile
sapendo che la felicità non è una meta,
ma un modo di viaggiare

 

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Messaggi di Luglio 2014

Che ci faccio qui?

Post n°317 pubblicato il 17 Luglio 2014 da hieronimusb

Sono a Piossasco, il paese dove sono nato , dove ho vissuto fino ad otto anni fa e dove ancora abita Giulia , mia figlia nella casa che fu mia e di Liliana, stasera lei è uscita a cena ed allora sono andato a farmi una pizza.

Sono andato con il mio libro sotto il braccio, percorrendo strade fin troppo note , ma è stato al ritorno che mi sono trovato davvero a guardarmi attorno, tastarmi dentro e chiedermi ..."ma io... che ci faccio qui? Che posto è questo?"

San Giorgio , la montagna che sovrasta il paese è sempre li, immobile, immemore, mi scopro a pensare che ha visto i passi di mio padre bambino, di mio nonno, barba Mini e Barba Toni, e di chissà quante altre generzioni di Piossaschini, fino alle legioni romani e prima ancora ai Galli cispadani . Ci sarà anocra quando il mio passo sarà svanito nel tempo ed anche le mie ossa saranno tornate terra... le montagne sono impassibili, non serbano ricordi, non provano emozioni per le nostre piccole vite.

Ma ci sono le case, ci sono i segni di una vita conosciuta e che oggi non ritrovo più. La drogheria di quando ero bambino... ogni bambino ha, nella sua infanzia, una drogheia, quella dove andava con la mamma a comprare il prosciutto e dove, probabilmente, ha rubato le prime caramelle. E' la drogheria dove sanno chi sei, dove puoi acquistare a credito e dove ancora senti il profumo del prosciutto appena affettato.
Oggi è solo una saracinesca scrostata, sul muro ci sono ancora le etichette di latta "Olio", "Salumi", "Detersivi". Sono etichette ormai annerite dal tempo e rimarranno li fino a aquando qualche collezionista di articoli vintage le porterà via senza chiedere permesso alla mia nostalgia.
Poco più in su il Panificio, non la semplice panetteria, proprio il panificio dove facevano anche il pane, dove gli uomini stavano su tutta la notte ad impastare ed infornare e le donne di giorno stavano in negozio a vendere il pane ed i grissini.. quando si incontrassero e riuscissero pure a fare figli è un mistero.

Anche qui non c'è più nulla, neppure la saracinesca, solo il portoncino di un appartamento, un altro pezzo di infanzia finito e cancellato.

Ma anche le case, i portoni, i cortili hanno cambiato volto ed abitanti, del paese che ricordo, dei miei ricordi di bambino non c'è più nulla.

Ed infine arrivo nel mio rione, San Rocco, quasi un paese nel paese. Al centro la chiesetta. io e Liliana abbiamo organizzato la festa di questo rione per 32 anni ed i riocrdi mi sommergono, la più bella foto che ho di lei è in una sera di festa, il golf gettato sulle spalle , la mano alla bocca in un espressione pensosa... intorno le sedie, gli addobbi, una festa che sta quasi per finire...

Qui veramente i ricordi mi sommergono, la nostalgia mi travolge... senza lei, che ci faccio ancora qui?

 
 
 

Vivere fino a cent'anni

Post n°316 pubblicato il 01 Luglio 2014 da hieronimusb

Sulla spiaggia  i venditori ambulanti passano continuamenti, alcuni si avvicinano solo, poi, di fronte all'ostentata indifferenza dei bagnanti, si allontanano silenziosamente come sono venuti, altri non si sgolano neppure più ad offrire cocco fresco e mandorla, ma azionano un piccolo altoparlante con l'annuncio preregistrato. Ci sono poi quelli che invece si fermano, si accucciano , cercano il tuo viso in modo che il diniego sia una questione personale.

Ci sono poi quelli che "sanno" che ti venderanno qualcosa e non appena li vedi "sai" che qualcosa ti sbologneranno comunque, così quando si avvicina questo senegalese con i suoi libri mi sento di dire "alè, ci siamo".

Ha un viso sorridente con dei denti bianchissimi e soprattutto sani, non avrà più di 30 anni. Iniziamo la solita conversazione "Ciao amico" e ti porge la mano, una bella mano forte, piacevole da stringere. "Come ti chiami?" , "come ti chiami tu", dico io.
"Abraham"  , ah, "Ibrahim" dico alla maniera araba.
"No, Abraham, Ibrahim è mio figlio"
"Ah, io comunque mi chiamo Bruno".
"Allora Bruno, ti sei abbronzato eh, tra una settimana sarai nero come me".
"Ma neanche se stessi al sole tutto il giorno riuscirei ad avere la tua abbronzatura, e poi comunque oggi è l'ultimo giorno".
"Torni al lavoro"
"Eh si"
"Ma che peccato"
"A chi lo dici!"
Poi ovviamente, visto che è li per vendere e non per fare conversazione, mi propone uno dei suoi libri, "Sette giorni in Senegal".
"E' uno dei libri in cui ci spiegate perchè ci chiamate 'tubab'?" chiedo. Pare strano, ma anche loro hanno i loro bei pregiudizi sui bianchi più o meno fondati, molto campati in aria come ogni pregiudizio che sia fedele a questo nome.
Poi l'occhio mi cade sul secondo libro che ha in mano "Poesie della negritudine" e quella in copertina la conosco.
Prendo il libro, sono 9 euro, cerco dieci euro dal portafoglio e glieli do. Fa per prendersi il resto di tasca , ma gli faccio segno di lasciar perdere "Prenditi un caffè".

Il gesto lo lascia perplesso. Si siede nell'ombra del mio ombrellone e mi dice "Tu vivrai fino a 100 anni ed in buona salute, quanti anni hai adesso?"
"55"
"Bene , vivrai ancora 45 anni ed in buona salute"
No, 45 anni sono troppi, diciamo che vorrei ovviamente essere in buona salute, perchè non vorrei essere di  peso a nessuno, ma altri 45 anni, quando i momenti attuali saranno meno di ricordi, quando l'infanzia e l'adolescenza saranno dalla parte opposta di un libro scritto fitto fitto non mi va.

Già faccio fatica a trovare un senso ai giorni adesso, e mi devo inventare nuove imprese, nuovi progetti, figuriamoci tra 45 anni.

Ma Abraham è irremovibile, 45 anni ha predetto e 45 anni dovranno essere...
Gli stringo la mano, penso a Liliana, domani sarà comunque un altro giorno

 

 

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: hieronimusb
Data di creazione: 10/12/2008
 

UANDEO (E SE) MORIRò

Quando , (e se), un giorno morirò
non voglio un prete che mi parli di un dio in cui non credo
o di paradisi che non mi interessano,
di inferni che non ho meritato
e se un purgatoriò ci deve essere
non sarà diverso dal mondo in cui ho vissuto

quando , (e se), un giorno morirò,
non voglio tombe costruite come casa
nè che si estirpino  fiori
se il senso della vita deve essere
nel tornare da dove son venuto
sarà l'utero della terra la mia ultima casa

Quando, (e se) morirò
sarà perchè ho vissuto
in un lungo istante senza tempo
raccolto come seme che diventa albero e poi frutto
come il fiume che corre e corre per tornare al mare
senza pensare neppure un momento
che questa vita possa finire

Se e quando morirò,
sarà perchè ho cercato nell'ultimo viaggio
la chiave segreta del tutto

 Alex

 
 

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