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Post n°499 pubblicato il 18 Dicembre 2016 da hieronimusb
Natale, mi piace, mi è sempre piaciuto anche se ultimamente faccio fatica ad entrare nell'atmosfera natalizia, preso come sono da un lavoro che non mi da un attimo di tregua.
So però che Sabato me ne andrò a passeggiare per le vie di Torino illuminate dalle luci d'artista, impacchettato nel mio giaccone, più che guardare le vetrine guarderò la gente che si affretta, le luci che ammiccano, annuserò l'odore delle caldarroste e proverò a trovare quel pezzetto bambino che ancora resiste dentro di me nonostante tutto.
Ad ogni Natale che passa però mi sento sempre più alienato, ho bisogno di mettermi in un cantuccio e di stare solo mi guardo intorno ed ancora mi torna la sensazione di essere su una nave di folli.
Una striscia di Mafalda diceva, "Guardando la gente per strada sembra che nessuno abbia colpa di nulla". Beh, sicuramente non si può fare alcuna colpa alle persone che oggi sorridono e si divertono, che si affrettano cariche di pacchi e di baci scambiati sulle guance ad ogni incontro per i mali del mondo La responsabilità non è di un solo popolo, ma dell'umanità intera che non riesca mai ad essere una, frantumata in una miriade di etnie , culture, religioni, campanilismi, che dividono anzichè arricchire fin dai tempi della torre di Babele. (E se è stata una scelta di Dio, come si legge sulla Bibbia c'è ben poco da fare)
Abitando prima in Emilia, ora in Romagna ho imparato a riconoscere, anche qui, quel "da noi si fa così, da loro si fa cosà", in una regione che dovrebbe essere unica , ma che ha limiti geografici ben precisi, impressi nella testa delle persone più che sul territorio .
Vabbè, non era mia intenzione fare un pippone socio-antropologico, faccio un giro nella mia testa per ritrovare lo spirito dei Natali passati.
Con Liliana abbiamo sempre cercato di dare un senso di famiglia allargata a questa festa, quando i bambini erano piccoli ci si trovava tutti in pigiama a casa nostra la mattina di Natale ad aprire pacchetti, perchè Gesù Bambino, andando di fretta lasciava sotto il nostro albero anche quelli degli altri.
COsì era Natale per i nostri figli e per i figli degli amici che si infilavano il cappotto ed i doposci sul pigiama, salivano in macchina e venivano da noi.
In un attimo il pavimento era un mare di carta da pacchi stracciata in cui i più piccolini rischiavano di perdersi, poi, con il tavolo allargato, tutti intorno a fare colazione, caffelatte, biscotti, ma anche la cioccolata, perchè era festa, proprio come una grande famiglia.
Devo vedere se in Giulia e Matteo è rimasto qualcosa di quegli anni.
Questo Natale, come gli ultimi me lo passerò da solo e va bene così, non lo percepisco come una cosa triste, piuttosto come un modo per stare bene con me ed i miei pensieri, non so se cucinerò a Torino o a Cesena, molto probabilmente mi farò un cappuccino in autogrill mentre mi sposto da un luogo all'altro.
L'ultimo pranzo di Natale l'ho fatto nel 2013 . Ricordo che dall'emozione la notte prima non ho dormito e mi sono trovato alle 6.30 a fare colazione a Piacenza dopo aver già fatto un'ora di strada.
Alle 8.30 ero a casa di Liliana, la nostra casa.
Quando la vita sta per affidare qualcuno all'eternità, i lembi del tempo si aprono ed accadono cose, si hanno consapevolezze, si intuiscono verità che sarebbero altrimenti inspiegabili, così sapevo che quello sarebbe stato l'ultimo Natale con Liliana e l'abbiamo vissuto con una gioia ed un'intensità che mancava da molto tempo.
C'è stata tra di noi una dolcezza che non ricordavamo di avere ed a cui ancora oggi attingo per ritrovare pace.
Per questo non ho voluto altri pranzi, per questo preferisco stare da solo, perchè in realtà solo non sono, se allungo la mia mano trovo la sua.
Un blog di: hieronimusb
Data di creazione: 10/12/2008
UANDEO (E SE) MORIRÒ
Quando , (e se), un giorno morirò non voglio un prete che mi parli di un dio in cui non credo o di paradisi che non mi interessano, di inferni che non ho meritato e se un purgatoriò ci deve essere non sarà diverso dal mondo in cui ho vissuto
quando , (e se), un giorno morirò, non voglio tombe costruite come casa nè che si estirpino fiori se il senso della vita deve essere nel tornare da dove son venuto sarà l'utero della terra la mia ultima casa
Quando, (e se) morirò sarà perchè ho vissuto in un lungo istante senza tempo raccolto come seme che diventa albero e poi frutto come il fiume che corre e corre per tornare al mare senza pensare neppure un momento che questa vita possa finire
Se e quando morirò, sarà perchè ho cercato nell'ultimo viaggio la chiave segreta del tutto
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