Lovely Place
Venti anni dopo
Joel quella mattina era affacciato sul balcone del palazzo dei genitori e osservava quello che accadeva in lontananza, ripensando ai racconti di papà Gustave e mamma Anne, su come si conobbero e su tutto ciò che avvenne in quella settimana allucinante, così come la chiamavano i suoi genitori. Joel giovane ragazzo diciassettenne ripensava a tutti quegli abitanti di Lovely Place che ebbero un ruolo più o meno importante nell'unione dei suoi genitori.
Pensò a Yassime, tornato nel suo natio Pakistan, che era stato il fedele consigliere di suo padre, forse una delle poche persone che ebbe il coraggio di tenere un tono irriguardoso nei confronti del signor Gustave, forse l'unico tono che potesse dare un simbolico schiaffo all'innato ed infinito egocentrismo di suo padre. Ora Yassime si è sistemato ed è riuscito ad aprire un piccolo albergo a conduzione familiare in una località turistica pachistana, dove almeno un paio di volte all'anno i suoi genitori vanno a trascorrere qualche momento di relax.
Pensò a Juliette e a tutte le volte che sua madre le raccontava delle litigate con Igor, fino a quanto non riuscì a fidarsi di quella simpatica canaglia: così amava chiamare Igor! Juliette era morta quindici anni prima per via della sua età, così come avvenne in quel periodo al Commodoro Hayden.
Pensò anche ad Andreji Gryschenko comandante della Leone Trotzky, passato ormai a mansioni amministrative e divenuto nel frattempo generale: se non avesse soccorso sua madre a quest'ora lui non sarebbe nato!
Pensò alla sua bisnonna, che mai aveva conosciuto, e piaceva ricordare di quel suo fare gentile ed ostinato al tempo stesso... bastone e carota... come amava dire Gustave... Di sotto si sentì abbaiare. Era Igor II, figlio del grande Ivan Il Terribile e nipote del leggendario Igor I, il vecchio cane di Boris... una dinastia di simpatiche canaglie. Joel scese ed accarezzò la testa di Igor II: mentre giocava con il cane vide arrivare i suoi a bordo della loro Ferrari Rubens. L'età non aveva infierito in maniera sensibile sull'aspetto dei suoi genitori. Anne e Gustave erano molto simili a vent’anni prima, forse qualche capello bianco per Gustave, ma poco di più. Nel giardino della villa arrivarono gli altri due cani di Boris, ovvero Ivan ed Igor I. Vedendo quest'ultimo il giovane Joel non poté non pensare a Boris. Anche a distanza di vent'anni suo padre continua a parlare bene di lui... per non parlare di sua madre... Entrambi lo definivano un uomo d'onore, un uomo d'altri tempi.
«Mamma» esordì Joel, «ma quando arriva zio Boris?» Joel era solito chiamare Boris, zio Boris anche se in realtà non era affatto suo zio; lo chiamava cosi per l'affetto che nutriva nei confronti del russo. Prima ancora che Anne rispondesse, si sentì in lontananza una voce.
«Sono qui Joel, tranquillo» era Boris, e non era da solo. «Ciao zio Boris. Zia Irina, ci sei anche tu, che bello vederti.» Irina era la moglie di Boris. I due si trovavano presso la residenza dei De Saint Martin perché Gustave aveva invitato i suoi amici a pranzo. Alla fine Boris era riuscito ad andare avanti, a voltare pagina, ma la sua Laure non l'aveva dimenticata. Era lì, sempre presente nella sua mente, ma non era più un'ossessione come in gioventù.
«Zia Irina, ieri mattina sono andato a pesca ma dopo un po’ sono andato via perché non avevo preso nulla» disse sconsolato Joel mentre tutti si sedettero a tavola per il pranzo. «Vedi Joel» rispose Irina, «devi aver pazienza, prima o poi il sole sorge per tutti... l'importate è aspettare... COME PALME AL SOLE.»
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il 29/01/2011 alle 13:16
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