Archivio messaggi
Lu | Ma | Me | Gi | Ve | Sa | Do |
|
1 |
2 |
3 |
4 |
5 |
6 |
7 |
8 |
9 |
10 |
11 |
12 |
13 |
14 |
15 |
16 |
17 |
18 |
19 |
20 |
21 |
22 |
23 |
24 |
25 |
26 |
27 |
28 |
29 |
30 |
31 |
|
|
|
|
|
Post n°63 pubblicato il 10 Marzo 2009 da suede68
Post n°62 pubblicato il 03 Marzo 2009 da suede68
Post n°61 pubblicato il 27 Febbraio 2009 da suede68
![](http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/f/fa/Simenon_Milano_1957.jpg/250px-Simenon_Milano_1957.jpg)
Grande Simenon una conferma come al solito, in realtà non avrei altre parole che queste perché il romanzo è talmente bello che ogni parola in più è sprecata. René Maugras, direttore del maggiore quotidiano parigino, in una serata con i suoi amici - tutte persone "arrivate" - ha un inctus nelle toilettes del ristorante dove si ritrovano ogni primo martedì del mese per cenare insieme. Si riprende in ospedale e si accorge di non poter muovere tutta la parte destra del corpo. Da persona importante, stimata, conosciuta in "tout Paris", temuta, invidiata, passa ad un nuovo status: quello del malato. Maugras inizia a comprendere che la malattia non ha ceti sociali, non ha cariche importanti da rispettare, non ha file da fare, quando arriva arriva e rende inesorabilmente tutti uguali. Compreso nel suo male, incapace di qualsiasi azione anche la più elementare, a Maugras non resta che fare i conti con la sua vita, il suo passato e il suo presente soprattutto: la sua mente inizia a studiare i comportamenti delle due infermiere che gli sono state assegnate, Blanche e Joséfa; compie un'analisi spietata della sua infanzia in provincia, del padre alcolizzato e dei suoi amici da taverna; passa in rassegna il primo matrimonio con Marcelle e analizza quello attuale con Lina; scopre tante piccole ipocrisie nei gesti degli amici e conoscenti che lo passano a trovare. L'unico appiglio alla realtà che lo circonda sono le campane di Bicêtre e lo scoccare delle ore. Un assaggio: "Tu sei forte! Non hai bisogno di nessuno...". E' questa l'impressione che dà? Beh, è falsa. Oppure la sua è forza solo se confrontata con la debolezza degli altri. E sono i deboli a dover essere invidiati, perché si appoggiano sui forti. I forti nessuno li aiuta, né li incoraggia, né li commisera. Se cadono, gli altri non hanno pietà, e anzi, con un certo compiacimento, vedono nel loro crollo il segno di una sorta di giustizia immanente. Qualche giorno fa ho letto la recensione che ha scritto Corrado Augias di questo romanzo e credo che lui meglio di me abbia colto l'aspetto più sorprendente di questo libro, quindi lo riporto e non me lo attribuisco: riesce ad incatenare al racconto nonostante parli di un uomo solo, fermo in un letto. Impeccabile.
Post n°60 pubblicato il 15 Febbraio 2009 da suede68
Le anime morte - N. V. Gogol'
L'impiegato della dogana Cicikov è impeccabile, incorruttibile e determinato sul lavoro, tutti sanno che dove c'è lui niente passa illegalmente. Un bel giorno decide improvvisamente di fare il colpo grosso: dopo aver rifiutato mazzette per anni affinché chiudesse un occhio e lasciasse passare qualche merce pregiata attraverso la dogana russa, dice sì e incassa tutti i soldi che gli erano stati promessi durante la sua onorata e onesta carriera. Fugge con un gruzzolo davvero considerevole e inizia a viaggiare per la Russia. In realtà nulla è avvenuto per caso, Cicikov impiegato modello era solo una farsa. Egli si pregia di una grande pazienza e sa aspettare il momento giusto per far scattare il vero immorale che c'è in lui. Ma come far fruttare questo denaro? I suoi intrallazzi sono stati nel frattempo scoperti, quindi la sua fama nell'amministrazione pubblica è delle peggiori, non può ricominciare a lavorare (peraltro non ne ha nemmeno voglia) e non può nemmeno starsene con le mani in mano tutto il santo giorno. Così ha l'Idea: poiché il censimento viene fatto ogni tot anni, lui sa perfettamente che moltissimi proprietari terrieri continuano a pagare le tasse anche per contadini ormai morti. Certo, al prossimo censimento lo stato riconoscerà al proprietario questi decessi e lo rifonderà con gli interessi per ciò che ha pagato ingiustamente... Quindi cosa pensa il "buon" Cicikov? Di presentarsi come una sorta di filantropo nei governatorati più lontani dalle grosse città e di chiedere ai proprietari terrieri di regalargli le loro "anime morte", cioè quei poveri contadini morti di freddo, stenti e fame di cui devono ancora pagare le tasse. Cicikov conta di rifarsi ovviamente con quegli interessi che l'erario somministerà a tutti coloro che hanno pagato preventivamente, ma certamente questo fatto non viene rivelato agli avidi padroni, i quali dal canto loro pensano solo ad alleggerirsi delle tasse da pagare nel presente. Insomma una truffa ai danni dei truffatori, ecco perché Cicikov moralmente non sente di compiere nulla di male. Egli peraltro sa comportasi in società, viene accolto ovunque come un gentiluomo, ha maniere squisite e garbate (solo) con le persone che contano e riesce ad accattivarsi le simpatie di tutti. Ma quando inizia a chiedere ai possidenti, fra una cena e l'altra a cui è costantemente invitato, queste benedette "anime morte" la voce gira e a tutti sembra abbastanza bizzarra e macabra la richiesta di questo presunto benefattore, non comprendendo dove sta l'inganno. Cicikov è scaltro ma sottovaluta le gelosie femminili delle gentildonne del governatorato, quando ad una festa nega le attenzioni ad una signora per pura superficialità, il mattino dopo la stessa si reca dalla sua migliore amica a raccontare che le "anime morte" servivano a loschi traffici e si monta il caso. In breve Cicikov è costretto a fuggire da una città che lo aveva accolto come un santo. La trama non finisce qua ovviamente, anche perché sarebbe così svelato il finale. Inizia la seconda parte del romanzo che ahimé e ahinoi, l'autore distrusse in buona parte il 20 febbraio 1852, un giorno prima di morire. Il perché non si sa, probabilmente l'autore era troppo malato e depresso per ragionare lucidamente.
La genialità e la contemporaneità del romanzo stanno nella denuncia che Gogol' compie sulla società russa attraverso Cicikov e tutti gli altri protagonisti: a personaggi moralmente positivi contrappone sempre i vizi di quelli negativi che sono la maggioranza ovviamente. Quello che fa riflettere è che Gogol' voleva criticare il malcostume della classe impiegatizia russa, dei nuovi ricchi e dei nuovi nobili russi, ma in realtà sembra di leggere un racconto sull'Italia di oggi, di ieri e purtroppo di domani se questi sono i presupposti. Insomma, tutto il mondo è paese, questo detto mai fu più vero se non dopo aver letto questo libro. Cito una frase e credo che tutti noi ci ritroveremo un brano consistente di Italia: Accuse ricadranno sull'autore anche da parte dei cosiddetti patrioti, quelli che se ne stanno tranquilli nei loro angolini a farsi gli affari loro, accumulano capitali e costruiscono le loro fortune a spese degli altri: non appena succede qualcosa che a loro sembri offensivo per la patria, per esempio, vede la luce un libro che contiene un'amara verità, escono di corsa dagli angoli come ragni che vedono la mosca imprigionata nella ragnatela e subito levano alti lai: "Era proprio il caso di mettere queste cose in piazza, di parlarne a voce alta? Quello che è descritto qui, sono cose nostre... era davvero il caso? Cosa diranno gli stranieri? A chi fa piacere sentire brutte opinioni sul proprio conto? Pensano che non ci ferisca? Pensano che non siamo patrioti?". Devo ammettere che a commenti così ponderati, in particolare quello relativo all'opinione degli stranieri, c'è poco da rispondere. (...) ...solo per rispondere modestramente alle accuse dei nostri ardenti patrioti, che nel frattempo si occupano tranquilli di filosofia o di accrescere i risparmi a spese della patria teneramente amata, pensando non già a non fare niente di male, ma a che non si dica di loro che fanno qualcosa di male. Per concludere: il romanzo è divertentissimo. Gogol' aveva il dono di una scrittura frizzante, ironica, tagliente e un modo grottesco di delineare i personaggi che diventano vere e proprie macchiette nello sforzo che compiono di apparire seri e all'altezza della carica. Più ricoprono ruoli importanti, più Gogol' li ridicolizza con vizi, abitudini malsane, inettitudini. Un classico della letteratura ottocentesca assolutamente da riscoprire.
Post n°59 pubblicato il 31 Gennaio 2009 da suede68
![pier paolo pasolini pier paolo pasolini](http://2006.poff.ee/sleepwalkers/upload/1/pasolini%5B1%5D.jpg)
(...) Ecco un'operazione fascista: ma fascista nel fondo, nei ripostigli più segreti dell'anima. L'Italia sta marcendo in un benessere che è egoismo, stupidità, incultura, pettegolezzo, moralismo, coazione, conformismo: prestarsi in qualche modo a contribuire a questa marcescenza è, ora, il fascismo. Essere laici, liberali, non significa nulla, quando manca quella forza morale che riesca a vincere la tentazione di essere partecipi a un mondo che apparentemente funziona, con le sue leggi allettanti e crudeli. Non occorre essere forti per affrontare il fascismo nelle sue forme pazzesche e ridicole: occorre essere fortissimi per affrontare il fascismo come normalità, come codificazione, direi allegra, mondana, socialmente eletta, del fondo brutalmente egoista di una società.
(Da: "Fascisti: padri e figli", Le belle bandiere)
|
Gli stati d'animo - Quelli che restano (1911)
Chi può scrivere sul blog
Solo i membri di questo Blog possono pubblicare messaggi e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
|
Inviato da: AbyssalDragon
il 29/01/2011 alle 13:16
Inviato da: ironico_sempre
il 15/09/2010 alle 20:12
Inviato da: alogico
il 10/11/2009 alle 17:24
Inviato da: tonno1971
il 29/07/2009 alle 17:01
Inviato da: suede68
il 13/07/2009 alle 23:57