suni à paris

Futilità

I francesi a volte mi fanno scassare le costole dal ridere.

Ieri sera verso le due meno un quarto stavo tornando a casa dal lavoro (lavoro… è abbastanza idiota chiamarlo così trattandosi di volantini ma è per amor di concisione) ed ero nella via qui a fianco, passavo proprio sotto Pigalle, c’era poca gente perché è una strada secondaria –per quello passo da lì- e io avevo veramente sonno.

C’era una macchina scassatella ferma al lato della strada con cinque ragazzi dentro e due fuori, che parlavano e schiamazzavano. Dovreste cercare di immaginare i personaggi, che tipi erano. Banlieusards parigini, magrebini, coi vestiti larghi e la parlata slang, non so, un po’ tipo coatti ma più stile Bronx, non so bene come spiegare.

Insomma, per volere del fato io dovevo passare proprio accanto alla loro macchina traballante e palesemente troppo piena –non sono nemmeno sicura che fossero in cinque dentro; potevano essere anche sei- cosa che ho immediatamente fatto. Oviamente il mio passaggio e è stato accolto da un’interruzione della conversaione e da un numero imprecisato di sguardi che mi seguivano. Al che il più baldanzoso di questi giovanotti in braghe larghe accenna un passo avanti gettandomi un “bonsoir”. Io replico cordialmente continuando a camminare, lui prende coraggio e mi chiede se ça va. Oui, ça va, et vous? Ça va, t’pressèe? No, non ho fretta, ho solo sonno.

E insomma, calcandosi il cappellino sulla testa mentre vado avanti mi lancia tutto serio un “Vous étes très charmante”.

Quello che a Roma sarebbe stato tradotto con un “A’ bbona!” qui in Francia si dice “siete molto affascinante”. Ora, il “voi” in questo contesto, con la felpa con cappuccio, le suddette braghe larghe, la macchina scacata eccettera, era proprio da pisciarsi addosso.

Trenta metri dopo un tizio mi ha chiesto di sposarlo.

Mi piace questo quartiere. Dopo mezzanotte succedono cose spassose.