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Parodie di Heroes, neve, violoncelli...e birra.

Post n°44 pubblicato il 22 Febbraio 2008 da suniz
 

E’ strano… Non so nemmeno come definirlo, non mi era mai veramente successo di sentire la mancanza di qualcosa che per me fosse sempre stato naturale.

La neve. Mi manca un sacco.

Di solito mi capita che i miei amici che vengono da città marittime mi dicano che hanno nostalgia del mare, dell’aria che tira in riviera, le coste battute dalle onde, e mi è sempre sembrato abbastanza normale. Ma è una condizione geografica, non meteorologica. E’ che finora in vita mia non mi era mai nemmeno venuto in mente che si potesse stare senza neve, per me è ovvio che nevichi, come che piova o che faccia sole.

A casa nevica ogni anno, anche abbondantemente. Nelle rare annate che sono proprio di magra c’è comunque almeno una grossa nevicata invernale che lascia tutto imbiancato e soffice per una decina di giorni, con l’aria frizzantina. Quest’anno, le due volte che sono scesa in Italia, ho temuto di non riuscire a tornare a Parigi e rimanere bloccata in campagna per le condizioni delle strade innevate.

A Parigi non nevica.

L’anno scorso è successo una o due volte che il cielo spruzzasse qualcosa di vagamente bianco per un paio d’ore, e quest’anno c’è stato un giorno in cui ha leggermente nevischiato, se quello si poteva chiamare nevischio. Non ho mai visto la neve, a Parigi.

E ne sento la mancanza. Mi manca quel chiarore candido e brillante delle colline bianche, i giochi di luce create dai raggi di sole sulle creste di neve, mi manca affondare i piedi in trenta centimetri di bianco soffice e sprofondarci, immergere la mano intera nella neve fredda e passarmela sul viso, mi manca persino la classica palla di neve tirata a tradimento nel collo della giacca, che cola giù lungo la schiena e fa venire brividi e voglia di bestemmiare e scomodare qualche santo.

Diavolo. Parigi lo doveva pur avere, un difetto non relativo all’ambito puramente sociale. Quasi sono sollevata dell’averlo trovato, così mi sembra un posto un pochino più reale e meno iperuranico.

A parte questo, non ho ancora trovato lavoro. Non mi sto nemmeno impegnando troppo per trovarlo, se devo essere proprio proprio proprio sincera. In compenso per il resto sto bene e sono abbastanza rilassata. L’altra sera sono andata per l’aperitivo a casa di una ragazza italiana che avevo conosciuto a ottobre, Vale, ed eravamo in un clima abbastanza internazionale. Ci siamo strafogati di spritz ed è stato buffo spiegare ai tedeschi e ai messicani presenti del nostro aperitivo. Alle undici Arthur mi ha chiamata e mi ha raggiunta.

Due giorni fa mi ha telefonato Olivier a metà pomeriggio, dopo mesi di silenzio prolungato e abbastanza immotivato da ambo i lati.

Il suo esordio è stato:

“Ciao, va tutto bene? Senti ma il violino lo suoni ancora?”

Momento di ragionevole silenzio.

“Ciao. Sì, lo suono, perché? Tu come stai?”

“Bene, bene. Ma ce l’hai qui?”

Altro silenzio.

“No, ce l’ho giù dai miei…”

“Ah. Ho noleggiato un violoncello e ho deciso di imparare a suonarlo, pensi di poterne capire qualcosa?”

Non l’avevo mai nemmeno visto da vicino, un violoncello, tengo a precisarlo.

“No. Io suono il violino.”

“Ma almeno sai come si tiene in mano un archetto.”

Effettivamente sì.

“Quello lo so.”

“Bene, allora se non hai da fare passa da me e fammi vedere. Ti faccio un tè.”

E’ talmente pazzo che non posso fare a meno di volergli bene. E’ più forte di me. Con il suo ghiottissimo stipendio da stage strasfruttato, da cui deve tirare fuori vitto e alloggio, lui ha deciso di investire il poco rimasto nel noleggio di uno strumento musicale che non sa minimamente suonare, ma nemmeno per sbaglio.

E siccome non stavo effettivamente facendo nulla di particolare, ho detto che sì, potevo dare un’occhiata all’oggetto e vedere se ci capivo qualcosa.

Il violoncello è uno strumento bellissimo. Sinceramente tra quelli che ho provato finora la palma va forse al contrabbasso, ma il violoncello ha un altro fascino, è anche lui abbastanza imponente – rispetto a un violino senz’altro – ma non così massiccio, più maneggevole. Il suono è intenso, vibra. Naturalmente è stato un disastro e ne è venuta fuori una roba che penso che i suoi vicini di casa mi odieranno per sempre. Mai quanto odieranno Olivier medesimo, comunque. Era inascoltabile, ovviamente. Ed effettivamente teneva l’archetto come una zappa.

Quando mi sono arresa e mi facevano male le dita ho avuto il mio tè, accompagnato da visione di cazzate su youtube – come la meravigliosa parodia di Heroes che vedete qui sopra - e altre fesserie, tipo giochini scemi con la tastiera che aveva in casa e il registratore. Penso di aver inciso una delle versioni più esilaranti di sempre di Cappuccetto Rosso con accompagnamento musicale del maestro Olivier.

E non avevamo nemmeno bevuto. Penso che succeda qualcosa di strano ai nostri cervelli quando si incontrano, una specie di cortocircuito. Vanno in tilt e producono solo più minchiate.

Comunque.

Ieri pomeriggio ho bevuto una birra con Patrizio, che sta qui al Conservatorio, e con un altro tizio cubano che suona la viola. Ed è saltato fuori che: ho sbagliato la posizione del mignolo sull’archetto che non è come nel violino; ho sbagliato la posizione del violoncello medesimo che va inclinato.

 Perfetto.

I due musici sono passati qui a casa e quando se ne sono andati era arrivata Blanca, così ho continuato a bere con lei. E a bere. Sono scesa all’alimentari a prendere qualche birra. Abbiamo mangiato e discusso di politica, società e cazzate stratosferiche, tutto mischiato. E’ arrivato Simon. Blanca è scesa a comprare altra birra. Simon ha tirato fuori la chitarra. Ci siamo messi a cantare. E’ arrivata Cotie. Abbiamo continuato con i Led Zeppelin.

Purtroppo all’interno della coppia le cose non stanno andando alla grande e Simon si trasferisce per un po’. Mi mancherà un sacco, anche se immagino continuerà a bazzicare casa con una certa frequenza. E’ stata una serata carina.

E domani sera diamo una festa per il compleanno di Cotie. Presenze previste: cinquanta. Spero vivamente che una buona metà diserterà la serata perché vorrei che restasse in piedi almeno un mobile di tutta la casa.

 

 
 
 
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