Coniglio mannaro
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Post N° 132
il trionfo del sublime
di ELENA PERCIVALDI
Si alza il sipario ed ecco sorgere dalla nebbia una nave enorme eppure minimalista, popolata di marinai iperattivi, ma mai come altre diretta inesorabilmente verso la morte. Sembra il vascello che accompagna Artù al regno di Avalon, invece porta una regina irlandese al suo tristo destino. Tristan, il più forte dei guerrieri, il campione del re Marke di Cornovaglia, le ha ucciso il promesso sposo in battaglia e l’ha conquistata, come una preda, per il suo sovrano. Ma Isolde invece di dargli il colpo di grazia, mentre languiva ferito dalla spada della sua stessa vittima, grazie alle sue arti magiche lo ha curato, guarito, salvato. È tutto già qui il senso dell’opera di Wagner. Una disperata, medievale, orientale, simbolista e decadente intersezione tra Eros e Thanatos, tra Amore e Morte, la doppia polarità che regge e governa il caos. Dove la volontà di vivere ed amare si alterna, schopenauerianamente, ad una insopprimibile quanto dominante cupio dissolvi.
Questo Tristan und Isolde diretto da Daniel Barenboim è uno spettacolo di classe assoluta e cristallina come sotto la Madonnina non se ne vedevano da tempo immemore. Un’orgia di emozioni travolgenti alternate a tensioni vibranti, una specie di “urlo continuo” che - e il motivo oggi con gli strumenti della psicanalisi lo possiamo ben comprendere - a suo tempo (era il 1865) scatenò come il Werther di Goethe una vera e propria ondata di suicidi.
Barenboim dirige a memoria un’orchestra perfetta e senza sbavature, e lascia fare tutto alla musica. Si limita a controllare la tensione che, come un fiume carsico, scorre lungo tutto il primo atto. I protagonisti sono Tristan, guardingo e sfuggente, e Isolde, che pensa di odiarlo. I due si attraggono e si respingono, si insultano, si rinfacciano a vicenda i reciproci torti. Ma il filtro - pozione mortale voluta da Isolde per vendicare entrambi e trasformato dall’ancella Brangäne in filtro d’amore - sorbito da una semplice tazza bianca rivela l’illusione in tutta la sua drammatica potenza. Tristano si inchina ai piedi di Isotta e le bacia il lembo della veste. Lei, tremante, gli prende la mano: il velo cade rivelando l’esistenza di una sola e unica verità, l’amore assoluto alla cui forza è impossibile resistere. È il momento dell’agnizione, e Barenboim lascia la passione esplodere vorticosamente.
La regia di Patrice Chéreau rende sublime ogni istante, ogni contraddizione, con momenti di grande e assoluto teatro. Tristan e Isolde abbandonano - anche grazie ai costumi casual di Moidele Bickel - i panni degli amanti celtici ripresi dalla tradizione cavalleresca medievale per calarsi nei nostri, o almeno in quelli di noi che hanno avuto o avranno la fortuna di conoscere l’amore assoluto. Nel secondo atto giocano come due ragazzini innamorati persi, scherzano e si rincorrono. Niente è retorico. La recitazione è realistica, sono vivi e vicini. Anche nell’impeto con cui alla fine del primo atto, letteralmente, si saltano addosso rotolandosi sul pavimento.
Tant’è: amor vincit omnia. Le regole non esistono. Il regno dei due amanti è la notte. Il buio che richiama la morte. La loro comunione, totale, può solo celarsi nel tremolante bagliore lunare. Nella notte si consuma il loro turbamento e la loro estasi. A fiaccole spente. E le scene di Richard Peduzzi magistralmente rendono l’idea, col secondo atto che si svolge in un giardino di cipressi che sembra l’incarnazione dell’isola dei morti di Arnold Böcklin.
Gli interpreti sono tutti attori di rango. Waltraud Meier è la perfetta Isolde, l’arci-wagneriana per eccellenza, una vera e propria miscela esplosiva. I capelli biondi sciolti, una carattere d’acciaio misto a disarmante ingenuità, sarcasmo da baccante e furia da Erinni all’occorrenza. Il suo Tristano, l’inglese Ian Storey, domina la scena con la sua possente presenza fisica; forse vocalmente è un pochino annebbiato e confusionario nell’eloquio ma comunque non si dimentica. E se Gerd Grochowski è un Kurwenal fedele, arruffato e giovanile, il re Marke di Matti Salminen, dolente, dignitosissimo e magnanimo, è assolutamente da incorniciare. Come buona è anche la Brangäne di Michelle DeYoung, tenera e materna, e sempre al top il coro diretto da Bruno Casoni.
Il meglio però giunge alla fine. Il cortigiano Melot - anch’egli innamorato di Isotta - conduce il re a scoprire gli amanti e sfida Tristan a duello. L’eroe si getta disarmato sulla sua spada facendosi ferire a morte. Il re, messo al corrente da Brangäne dello scambio del filtro, vuole perdonare. Ma è troppo tardi.
L’ultimo atto è una porta aperta da Wagner, turbato dal tempestoso amore con Mathilde Wesendonck, verso l’ignoto. L’orchestra, dopo aver dato tutto nel vaneggiamento febbricitante di Tristan che maledice l’arrivo della luce diurna e nell’accompagnare l’arrivo trafelato di Isolde, si abbandona all’ineluttabile. Il canto di Isolde si eleva su un desolante campo di battaglia cosparso di cadaveri. Di Kurwenal, di Merlot, dei cavalieri, degli scudieri. E di Tristan, che in un impeto di esaltazione si è strappato le bende per morire tra le braccia dell’amata. China per l’ultima volta di fianco al suo uomo, Isolde intinge la mano nel sangue della ferita ancora palpitante. Accarezzandosi il volto, si fa colare il rivolo addosso, impregnandosi i capelli, l’abito azzurro, il petto. Pochi passi. Barcollando, sulle cupe note dell’orchestra che vanno spegnendosi nell’immensità del teatro, eleva il suo canto del cigno e consuma così la sua tragedia, sommersa «in des Weltatems wehendem All» (“nella palpitante pienezza dell’alitante Tutto”). Il resto della serata è solo esaltante, frastornante disperazione.
LINK: http://www.teatroallascala.org/it/stagioni/2007_2008/opera-e-balletto/01_Tristano.html
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E' uscito il mio nuovo libro. Si tratta dell'edizione, con traduzione, testo latino a fronte, commento e ampia introduzione, della "Navigatio sancti Brendani", testo anonimo del X secolo composto con molta probabilità da un monaco irlandese e che narra la peripezie di san Brandano e dei suoi monaci alla ricerca della "Terra repromissionis sanctorum", la terra promessa dei santi.
Un classico assoluto della letteratura medievale. Prefazione di Franco Cardini.
Anonimo del X secolo
La Navigazione di san Brandano
A cura di Elena Percivaldi
Prefazione di Franco Cardini
Ed. Il Cerchio, Rimini
pp. 224, euro 18
PER GLI ALTRI LIBRI, SCORRI LA PAGINA E GUARDA LA COLONNA A DESTRA
NE PARLANO:
GR2 (RAI RADIO 2): INTERVISTA (9 gennaio 2008, ore 19.30) Dal minuto 20' 14''
http://www.radio.rai.it/radio2/gr2.cfm#
ASSOCIAZIONE CULTURALE ITALIA MEDIEVALE
http://medioevo.leonardo.it/blog/la_navigazione_di_san_brandano.html
IL SECOLO D'ITALIA 12 dicembre 2008 p. 8 - SEGNALAZIONE
http://www.alleanzanazionale.it/public/SecoloDItalia/2008/12-dicembre/081214.pdf
IL SECOLO D'ITALIA 01 gennaio 2009 p.8 - RECENSIONE
http://www.alleanzanazionale.it/public/SecoloDItalia/2009/01-gennaio/090110.pdf
ARIANNA EDITRICE
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=23436
GRUPPI ARCHEOLOGICI DEL VENETO, p. 12-13:
http://www.gruppiarcheologicidelveneto.it/VA129.pdf
IRLANDAONLINE:
http://www.irlandaonline.com/notizie/notizia.asp?ID=1231329012
Giornali, siti e altri amici che parlano di me e delle cose che faccio (le recensioni dei miei libri le ho linkate a parte):
http://www.archaeogate.org/classica/pubblicazione/536/elena-percivaldi-gli-ogam-antico-alfabeto-dei-celti-kel.html
http://www.storiaonline.org/mi/rassegna.1.specchio.htm
http://www.filologia.org.br/vicnlf/anais/caderno05-01.html
http://www.irlandaonline.com/notizie/notizia.asp?ID=-1035191989
http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=7114463&a=2
http://www.bibrax.org/news/news.asp?Guid=3175
http://www.bibrax.org:80/celti_druidismo/ogam.htm
http://www.antikitera.net/libri.asp?ID=222
http://medioevo.leonardo.it/blog/gli_ogam_antico_alfabeto_dei_celti.html
http://freeforumzone.leonardo.it/lofi/D6330841.html
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=17389
http://www.agensu.it/archivio/articoli/186/gli-ogam-antico-alfabeto-dei-celti
http://www.centrostudilaruna.it/ogam.html
http://medievale.splinder.com/archive/2008-02
http://www.dnetwork.it/forum/viewtopic.php?f=10&t=862
http://www.medievistica.it/index.php?option=com_content&task=view&id=158&Itemid=2
IL MIO INTERVENTO A RADIO RAI nella trasmissione NUDO E CRUDO, in onda su RADIO 1 a proposito di Halloween e dei Celti:
1 novembre, Europa tra sacro e profano
1 novembre, Europa tra sacro e profano. Ne hanno parlato al microfono di Giulia Fossà: Elena Percivaldi, giornalista e studiosa di storia antica e medievale; Flavio Zanonato, sindaco di Padova; Marino Niola, Professore di Antropologia Culturale all'Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa di Napoli; Sonia Oranges, giornalista de 'Il Riformista'; Alberto Bobbio, capo della redazione romana di 'Famiglia Cristiana'; Ennio Remondino, corrispondente Rai in Turchia. La corrispondenza di Alessandro Feroldi sulle politiche dell'immigrazione a Pordenone.
ASCOLTA: http://www.radio.rai.it/radio1/nudoecrudo/view.cfm?Q_EV_ID=230636
ELENA PERCIVALDI, "I Celti. Una civiltà europea", 2003, Giunti (Firenze), pagine 192, euro 16.50
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http://www.giuntistore.it/index.php3?SCREEN=libro&SCHEDA=1&sid=w5BNJSuwLwowzuxLJX4wizNrpOYnniok&TIPOCM=55215R
TRADOTTO IN TEDESCO (ED. TOSA)
ELENA PERCIVALDI, I Celti. Un popolo e una civiltà d'Europa, 2005, Giunti, pagine 190, euro 14.50
***
Elena Percivaldi, GLI OGAM. Antico Alfabeto dei Celti, Keltia Editrice, formato 150x230 -pagine 176, euro 15
brossura, con xx tavole fuori testo in b/n
ISBN 88-7392-019-5
Il libro è il PRIMO saggio COMPLETO in italiano sull'argomento.
L'alfabeto ogamico è un originalissimo modo di scrivere che fu inventato presumibilmente intorno al IV secolo d.C. Il nome "ogam" è stato collegato a quello di un personaggio chiamato Ogme o Ogmios: per i Celti il dio della sapienza. Nella tradizione irlandese del Lebor Gàbala (Libro delle invasioni), Ogma è un guerriero appartenente alle tribù della dea Danu (Tuatha Dé Danann). Un testo noto come Auraicept na n-éces (Il Manuale del Letterato), che contiene un trattato sull'alfabeto ogam, dice: "al tempo di Bres, figlio di Elatha e re d'Irlanda (...) Ogma, un uomo molto dotato per il linguaggio e la poesia, inventò l'Ogham.”
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SOCIETA' FRIULANA DI ARCHEOLOGIA
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AISSCA - Associazione italiana per lo studio dei santi, dei culti e dell'agiografia
http://www.flashinlabs.eu/aissca/index.php
Tibet. Land of exile
di Patricio Estay
Skira Editore
pp. 224, euro 39
Volti, cerimonie rituali, frammenti di vita in seno ai templi delineano attraverso la fotografia i segni del ritratto di un mondo in cui le difficoltà morali, il fervore spirituale e la profondità d’animo vanno di pari passo con la gentilezza, l’allegria e l’immensa generosità. Le suggestive immagini in bianco e nero, fortemente spirituali, della prima parte del volume si contrappongono alle intense fotografie a colori dedicate alla realtà di tutti i giorni (centri commerciali, prostitute) pubblicate nella seconda parte. Il libro è introdotto da un accorato messaggio di pace del Dalai Lama che pone l’accento sulla grande forza d’animo con cui il popolo tibetano affronta continuamente ardue prove nel tentativo di continuare a perpetuare l’affermazione delle proprie idee e della propria spiritualità.
Inviato da: eleperci
il 30/12/2008 alle 23:38
Inviato da: eleperci
il 28/12/2008 alle 22:30
Inviato da: lorenzopellegrini
il 28/12/2008 alle 16:58
Inviato da: autonomist
il 28/12/2008 alle 16:27
Inviato da: lorenzopellegrini
il 17/12/2008 alle 16:46