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Post N° 174

Post n°174 pubblicato il 05 Giugno 2008 da eleperci
 

Ottima la prova del soprano moldavo che ha sostituito la Devia. Immensa come al solito la classe di Bruson.

Immeritati i fischi al giovane maestro Carlo Montanaro, che invece ha emozionato dimostrando che potrà crescere

La Traviata di Irina Lungu seduce e commuove la Scala

 

 

di Elena Percivaldi

Certo che il pubblico della Scala, quando ci si mette, è proprio una iattura. C’è un giovane direttore - 39 anni - che debutta sul podio in un’opera non facile perché conosciutissima, ed eccolo servito: "buu" come se piovesse. Ma stia tranquillo: lasciano il tempo che trovano. Il pubblico infatti dimostra di essere talmente competente da applaudire a sproposito e da interrompere i cantanti nel bel mezzo dell’azione, oltre che lieto di lasciar squillare i telefonini. Poi ci si lamenta se i nostri talenti preferiscono andare all’estero che venire a lavorare in Italia. Lì evidentemente la cultura musicale, a differenza che in questo tristo Paese, è di casa, qui se n’è andata da tempo.

Carlo Montanaro ha debuttato al Piermarini con Traviata, e se l’è cavata egregiamente. Ha dimostrato di avere personalità, di farsi rispettare da cantanti di primissimo piano e, da ex orchestrale - era violinista prima di salire sul podio - di dialogare benissimo con i musicisti traendone il meglio e riuscendo, nei momenti clou, anche a commuovere. Bravo. E se all’inizio era un po’ contratto, forse un tantino legnosetto al punto da sembrare che stesse dirigendo col metronomo in tasca, col tempo si è sciolto: nelle repliche sicuramente crescerà ancora. L’anno prossimo lo aspettiamo per i Due Foscari certi che non deluderà.

Come non hanno deluso i cantanti: la moldava Irina Lungu è stata una Violetta fresca e pulita, magari un po’ flebile nel primo atto ma si è via via spigliata lungo il dipanarsi della partitura, regalando momenti di rara intensità emotiva soprattutto nell'ultimo atto. Ha sostituito all’ultimo un monumento come Mariella Devia, indisposta: l’emozione avrà giocato il suo ruolo. Diciamolo pure: se tutte le cantanti che escono dall'Accademia scaligera sono di questo livello, sia vocale che scenico, allora per il melodramma c'è più di una concreta speranza.

Vivido e corretto José Bros, che si è distinto per il timbro squillante e per la dizione impeccabile. Forse non passionale e palpitante come la tradizione ce lo consegna (eccessi compresi, il che non è un male), il suo Alfredo è però giovanile e nobile, e sicuramente convincente. Ovazioni per il Germont di Renato Bruson: la classe, la dizione perfetta, la presenza scenica del grande baritono veneto sono una sicurezza che non tramonterà mai. Niente di speciale, invece, i ruoli di contorno.

Sul piano visivo, infine, nulla da aggiungere su questa superba edizione ripresa più volte con la regia di Liliana Cavani, scene di Dante Ferretti e costumi di Gabriella Pescucci: sempre una gioia per gli occhi. Scioperi permettendo, ammiratela fino al 27 giugno.

PUBBLICATO SU CLASSICAONLINE.COM:
http://www.classicaonline.com/interviste/09-06-08.html

 
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IL SECOLO D'ITALIA 12 dicembre 2008 p. 8 - SEGNALAZIONE
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IL SECOLO D'ITALIA  01 gennaio 2009 p.8 - RECENSIONE
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1 novembre, Europa tra sacro e profano

1 novembre, Europa tra sacro e profano. Ne hanno parlato al microfono di Giulia Fossà: Elena Percivaldi, giornalista e studiosa di storia antica e medievale; Flavio Zanonato, sindaco di Padova; Marino Niola, Professore di Antropologia Culturale all'Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa di Napoli; Sonia Oranges, giornalista de 'Il Riformista'; Alberto Bobbio, capo della redazione romana di 'Famiglia Cristiana'; Ennio Remondino, corrispondente Rai in Turchia. La corrispondenza di Alessandro Feroldi sulle politiche dell'immigrazione a Pordenone.

ASCOLTA: http://www.radio.rai.it/radio1/nudoecrudo/view.cfm?Q_EV_ID=230636

 

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I MIEI LIBRI / 2

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L'alfabeto ogamico è un originalissimo modo di scrivere che fu inventato presumibilmente intorno al IV secolo d.C. Il nome "ogam" è stato collegato a quello di un personaggio chiamato Ogme o Ogmios: per i Celti il dio della sapienza. Nella tradizione irlandese del Lebor Gàbala (Libro delle invasioni), Ogma è un guerriero appartenente alle tribù della dea Danu (Tuatha Dé Danann). Un testo noto come Auraicept na n-éces (Il Manuale del Letterato), che contiene un trattato sull'alfabeto ogam, dice: "al tempo di Bres, figlio di Elatha e re d'Irlanda (...) Ogma, un uomo molto dotato per il linguaggio e la poesia, inventò l'Ogham.”

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Volti, cerimonie rituali, frammenti di vita in seno ai templi delineano attraverso la fotografia i segni del ritratto di un mondo in cui le difficoltà morali, il fervore spirituale e la profondità d’animo vanno di pari passo con la gentilezza, l’allegria e l’immensa generosità.  Le suggestive immagini in bianco e nero, fortemente spirituali, della prima parte del volume si contrappongono alle intense fotografie a colori dedicate alla realtà di tutti i giorni (centri commerciali, prostitute) pubblicate nella seconda parte. Il libro è introdotto da un accorato messaggio di pace del Dalai Lama che pone l’accento sulla grande forza d’animo con cui il popolo tibetano affronta continuamente ardue prove nel tentativo di continuare a perpetuare l’affermazione delle proprie idee e della propria spiritualità.

 

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