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Post N° 173

Post n°173 pubblicato il 02 Giugno 2008 da eleperci
 

Como “abbraccia” Vienna
e le inquietudini del ’900


A Villa Olmo le opere di Klimt, Schiele e Kokoschka
raccontano la fine di un’epoca

di ELENA PERCIVALDI

Sono due corpi nudi e glabri, intrecciati un amplesso forte, di quelli che tolgono il fiato. Lei  pelle chiara, lui olivastro, sotto il lenzuolo candido e stropicciato.  È il 1917, l’Austria sta soccombendo sotto le granate e i colpi di cannone della Grande Guerra. Egon Schiele,  testimone dei tempi, ritrae in questo Abbraccio il sentimento morboso e disperato di due amanti che non sanno, non possono sapere, se sopravviveranno al disastro e se potranno avere ancora qualcosa da raccontare. È questo il quadro simbolo della mostra in corso a Como fino al  20 luglio  (catalogo Silvana Editoriale), dove le stanze di Villa Olmo accolgono una nutrita selezione di capolavori provenienti dal Museo Belvedere di Vienna.

Il titolo è proprio L’abbraccio di Vienna, e sta ad indicare  il ruolo che la capitale del vecchio impero asburgico ha rivestito nella genesi dell’arte del Novecento, in particolare agli inizi del secolo, quando divenne protagonista con la  Secessione e il  primo Espressionismo. I nomi sono quelli, eclatanti e terribili, di Egon Schiele, di Gustav Klimt e di Oskar Kokoschka. Ma la rassegna non inizia né finisce con loro.  Curata da Sergio Gaddi  e Franz Smola, la mostra raccoglie un’ottantina di opere che dal Barocco arrivano  appunto all’Espressionismo, passando per la Belle Èpoque e quel tanto vituperato Biedermeier, tutto  oleografico e buoni sentimenti,  profumato  di interno borghese, di cannella e torta di mele, che qualcuno pure non senza ragione ha tentato di rivalutare come parte integrante della cultura austriaca.

La parte che preferiamo, comunque,  resta  quella  dello Jugendstil. Con le sue inquietudini, i suoi terrori, le sue visioni morbose amiamo le  turbe psicanalitiche di Schiele che, morto giovanissimo, ha saputo trasmetterci lo smarrimento e l’angoscia di una generazione che ha visto violato il rassicurante e caldo grembo della grande madre Austria.  E sentiamo nelle sue opere la voce di Joseph Roth e le pagine dolenti e disperate della Cripta dei Cappuccini.
Così come ci piacciono  la veemenza e i colori forti e icastici di  Kokoschka, e  di Klimt apprezziamo non  solo gli svolazzi decò e le citazioni dell’antica arte bizantina, ma anche i ritratti e i paesaggi, di gran lunga meno conosciuti. Questi artisti sono gli interpreti della fine fragorosa di un’epoca e della fine della vecchia Europa. E il canto del cigno dell’impero alla fine della decadenza è  un canto che  continua a commuovere.

 
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NE PARLANO:

GR2 (RAI RADIO 2): INTERVISTA (9 gennaio 2008, ore 19.30) Dal minuto 20' 14''
http://www.radio.rai.it/radio2/gr2.cfm#

ASSOCIAZIONE CULTURALE ITALIA MEDIEVALE
http://medioevo.leonardo.it/blog/la_navigazione_di_san_brandano.html

IL SECOLO D'ITALIA 12 dicembre 2008 p. 8 - SEGNALAZIONE
http://www.alleanzanazionale.it/public/SecoloDItalia/2008/12-dicembre/081214.pdf

IL SECOLO D'ITALIA  01 gennaio 2009 p.8 - RECENSIONE
http://www.alleanzanazionale.it/public/SecoloDItalia/2009/01-gennaio/090110.pdf

ARIANNA EDITRICE
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=23436

 LA STAMPA
http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=248&ID_articolo=21&ID_sezione=&sezione

 GRUPPI ARCHEOLOGICI DEL VENETO, p. 12-13:
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1 novembre, Europa tra sacro e profano

1 novembre, Europa tra sacro e profano. Ne hanno parlato al microfono di Giulia Fossà: Elena Percivaldi, giornalista e studiosa di storia antica e medievale; Flavio Zanonato, sindaco di Padova; Marino Niola, Professore di Antropologia Culturale all'Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa di Napoli; Sonia Oranges, giornalista de 'Il Riformista'; Alberto Bobbio, capo della redazione romana di 'Famiglia Cristiana'; Ennio Remondino, corrispondente Rai in Turchia. La corrispondenza di Alessandro Feroldi sulle politiche dell'immigrazione a Pordenone.

ASCOLTA: http://www.radio.rai.it/radio1/nudoecrudo/view.cfm?Q_EV_ID=230636

 

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I MIEI LIBRI / 2

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brossura, con xx tavole fuori testo in b/n
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Il libro è il PRIMO saggio COMPLETO in italiano sull'argomento.

L'alfabeto ogamico è un originalissimo modo di scrivere che fu inventato presumibilmente intorno al IV secolo d.C. Il nome "ogam" è stato collegato a quello di un personaggio chiamato Ogme o Ogmios: per i Celti il dio della sapienza. Nella tradizione irlandese del Lebor Gàbala (Libro delle invasioni), Ogma è un guerriero appartenente alle tribù della dea Danu (Tuatha Dé Danann). Un testo noto come Auraicept na n-éces (Il Manuale del Letterato), che contiene un trattato sull'alfabeto ogam, dice: "al tempo di Bres, figlio di Elatha e re d'Irlanda (...) Ogma, un uomo molto dotato per il linguaggio e la poesia, inventò l'Ogham.”

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Tibet. Land of exile
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Volti, cerimonie rituali, frammenti di vita in seno ai templi delineano attraverso la fotografia i segni del ritratto di un mondo in cui le difficoltà morali, il fervore spirituale e la profondità d’animo vanno di pari passo con la gentilezza, l’allegria e l’immensa generosità.  Le suggestive immagini in bianco e nero, fortemente spirituali, della prima parte del volume si contrappongono alle intense fotografie a colori dedicate alla realtà di tutti i giorni (centri commerciali, prostitute) pubblicate nella seconda parte. Il libro è introdotto da un accorato messaggio di pace del Dalai Lama che pone l’accento sulla grande forza d’animo con cui il popolo tibetano affronta continuamente ardue prove nel tentativo di continuare a perpetuare l’affermazione delle proprie idee e della propria spiritualità.

 

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