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Governo agli sgoccioli, tocca a Gianni Letta ? La verità su Gianni Letta

Post n°128 pubblicato il 26 Ottobre 2011 da yatri0
Foto di yatri0

Fondi neri. Bustarelle. Pressioni sulla Rai e sulla Consulta. E se la piantassimo di dire (anche a sinistra) che è un 'grande statista'?

Ma certo, Gianni Letta è "un galantuomo e un servitore delle istituzioni" (Berlusconi, Pdl). E, ci mancherebbe, "un onesto servitore dello Stato" (Follini, Pd). E, figuriamoci, "gode di una stima a 360 gradi, bipartisan" (Bocchino, Fli). Per cui, ça va sans dire, "è incredibile e indegno solo avanzare dubbi sulla sua correttezza e integrità" (Lupi, Pdl).
Il noto statista di Avezzano infatti "ha sempre fatto gli interessi della collettività" (Galan, Pdl). Un santo laico, "emblema di correttezza e onestà" (Casini, Udc). "Uomo di onestà rara" (Carfagna, Pdl), con "un'attenzione continua all'interesse generale" (Marini, Pd), la cui "integrità sarà dimostrata al più presto" (Maccanico, Pd).

Piacerebbe a molti, se il loro nome finisse in un'indagine, essere immantinente ricevuti dal capo dello Stato e dal presidente della Camera. Ma questa fortuna è toccata solo a Letta, poche ore dopo l'uscita del verbale di Bisignani: "Informavo Letta delle notizie comunicatemi dal Papa (magistrato e deputato Pdl, raggiunto da un mandato di cattura, ndr.) e in particolare di tutte le vicende che potevano riguardarlo direttamente o indirettamente, come la vicenda Verdini e il procedimento che riguardava lui stesso".

E tutti a fare la faccia dell'Urlo di Munch: no, Letta no, è impossibile. Eppure, salvo casi di omonimia, deve trattarsi dello stesso Letta, allora direttore de "Il Tempo", che nel 1984 il presidente Italstat Ettore Bernabei chiamò in causa a proposito dei fondi neri Iri davanti al giudice Gherardo Colombo: "Venne a trovarmi Gianni Letta, al quale consegnai 1,5 miliardi di lire in Cct, dietro promessa di appoggio alla politica economica di Italstat". Letta ammise: "Operazione legittima. L'Iri pagava una campagna promozionale. Chi doveva dirci che i fondi erano neri?". Ma a Bernabei la campagna non risultava: "Nulla so della effettiva utilizzazione da parte del Letta di Cct per 1,5 miliardi di lire". Il processo traslocò a Roma e riposò in pace

Il nostro monumento di onestà, promosso vicepresidente Fininvest, tornò alla Procura di Milano nel '93 per confessare a Di Pietro di aver versato una mazzetta di 70 milioni al segretario Psdi Antonio Cariglia nel 1989, quand'era il lobbista parlamentare del Biscione, alla vigilia della legge Mammì: "La somma fu da me introdotta in una busta e consegnata tramite fattorino". Lo salvò l'amnistia. Un anno dopo andò al governo e parlò subito da statista: "L'ipotesi di un conflitto d'interessi tra l'imprenditore Berlusconi e il presidente Berlusconi è inesistente e impossibile

Nel 2008 finì di nuovo indagato a Roma e poi a Lagonegro per abuso d'ufficio, con l'accusa di aver appoggiato una coop vicina a Cl negli appalti dei centri di raccolta profughi e in un contenzioso fiscale (l'indagine su cui Papa spifferava a Bisignani che soffiava a Letta). Intanto veniva sollecitato dal commissario Agcom Innocenzi a darsi da fare col presidente Calabrò per bloccare "Annozero": "Tu sei l'ultima spiaggia", "Proverò a cercarlo". E quando il suo Abruzzo finì sotto le macerie del terremoto e sotto il fango della Cricca, giurò: "Gli imprenditori che ridevano la notte del sisma non hanno mai messo piede a l'Aquila, non hanno avuto né avranno un euro di lavori". Ma le indagini lo smentirono

Casomai tutto ciò non bastasse, i laudatores dovrebbero rispondere a qualche altra domanda. Che ci faceva nell'ufficio di cotale statista un piduista e pregiudicato per la maxi tangente Enimont come Bisignani? Come ha potuto un simile servitore dello Stato non accorgersi delle imprese dei suoi fedelissimi Pollari (sequestro Abu Omar), Bertolaso e bertoladri assortiti? Che ci faceva due anni fa, come svelò "l'Espresso", a cena con Berlusconi, Alfano, i giudici costituzionali Napolitano e Mazzella alla vigilia della sentenza della Consulta sul lodo Alfano? E a che titolo - come rivela Mentana con l'aria di elogiarlo - "Letta si è adoperato" per agevolare il suo passaggio a La7?

Non vorremmo che Berlusconi, dopo aver messo "le mani e anche i piedi sul fuoco per Gianni", finisse ridotto a moncherino, spianando la strada a Casini, che di mani ne ha da vendere: due le ha già bruciate garantendo per Dell'Utri e per Cuffaro, ma ora mette altre "due mani sul fuoco per Letta". A lui la Dea Kalì gli fa un baffo.

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/la-verita-su-gianni-letta/2154509

 

 
 
 
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Data di creazione: 21/02/2011
 

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