Creato da cavallettastordita il 04/11/2008

UNA DONNA, UNA NONNA

la mia vita, i miei sogni

 

 

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DONNE NORMALI, nonna Teresa

Post n°14 pubblicato il 22 Gennaio 2009 da cavallettastordita
Foto di cavallettastordita

Oggi voglio parlare di lei, della mia nonna materna, Teresina, l'unica nonna che ho conosciuto (la mamma del mio papà, nonna Margherita, se n'è andata quando lui aveva solo 9 mesi e la seconda mamma, Vittoria, -che era la sorella di nonna Margherita- è morta 3 anni prima della  mia nascita).

Ultimogenita di 13 figli nasce nel 1899 in una famiglia un pochino particolare. Il mio bisnonno, Carlo, era vedovo. Aveva già 3 figli (e così arriviamo minimo a 16...), vendeva vino all'ingrosso e aveva un negozio al centro di Collegno dove faceva anche il barbiere. Sposa, in seconde nozze, la bisnonna Anna. Unica figlia femmina di una ricchissima famiglia del posto, ereditiera, però, ridotta in povertà dal fratello che, per debiti di gioco, prima dilapida tutto i suoi averi, poi quelli della sorella e alla fine si spara.I figli nascono e vengono mandati a balia (ci sono anche 3 coppie di gemelli) dove, quasi regolarmente, non raggiungono il primo anno di età. Di 13 sopravvivono 3 sorelle, la nonna, la primogenita, che aveva 9 anni più di lei e un'altra sorella più grande di 3 anni.

Già da questo si poteva capire che era una bambina tenace!

Vive un'infanzia serena, diciamo benestante. Frequenta la scuola fino alla terza elementare e poi, a dispetto del padre che voleva studiasse, decide che non le interessa più, a 10 anni comincia a lavorare  come aiutante della tata in una famiglia della Torino che conta. E passa così qualche anno. Fino a che, intorno ai suoi 12 anni, il papà abbandona la famiglia e fugge con ........la balia!

Così la vita diventa più dura e lei e la sorella vanno a lavorare come operaie per sostenere la mamma (la più grande intanto si era già sposata). Conosce un ragazzo e si fidanza...ma....un giorno incontra l'amore della sua vita, è un giovane spigliato e spiritoso, lavora come ragioniere nella stessa fabbrica, è il 1921, lascia il fidanzato storico, e tre mesi dopo sono marito e moglie. Nel 1923 nasce Rosa, mia zia. Nonna smette di lavorare e si dedica alla famiglia. Nel 1928 il lavoro di lui va bene e hanno quasi risparmiato il necessario per comperarsi una casa. Purtroppo l'attività di antifascista del marito viene scoperta e, una sera, cade in un'imboscata. Viene picchiato fino a provocare dei serissimi danni ai polmoni. Ricoverato muore dopo 11 mesi di inutili cure che, però, hanno anche dilapidato il gruzzoletto che avevano. Nonna rientra al lavoro, cambia casa e si trasferisce con la piccola in una stanzetta sopra la fabbrica della colla...dove non si respira esattamente un'aria profumata.

Nel 1930 incontra nonno Cesare, lavorano insieme. Lui è un montanaro, con il bisnonno Antonio si è costruito una casetta a Collegno, sono due stanze e un pezzo di terra. Le hanno tirate su loro con fantasia e sacrificio. E' un uomo schivo, grande lavoratore, pratico. Anche lui vedovo comincia a corteggiarla. Lei cerca di dissuaderlo, ma alla fine cede. Forse vede un futuro migliore per sua figlia, forse quell'uomo le da un pochino di sicurezza in più. Nel 1931 si sposano, nel 1932 nasce la mia mamma.

Nonno Cesare amava molto la nonna, lei gli voleva un gran bene, lo rispettava e sono stati insieme fin che morte non li separi.

Però......sono sicura che non lo amasse, il suo amore era Casimiro.

Nonna era spontanea, testarda, ilare e pronta alla battuta. Ricordo i battibecchi tra lei e il nonno, finivano sempre con qualche frase sua che faceva ridere tutti (magari non tanto il nonno....). La mia infanzia l'ho passata con lei. La casetta di due stanze era diventata una casa di due appartamenti. Papà, seguendo le orme di famiglia, alzava muri, aggiungeva stanze. A volte c'erano anche degli operai, ma tutto quello che poteva lo faceva da solo.

Era con lei che andavo a fare la spesa, era da lei che andavo a farmi consolare quando dopo qualche marachella venivo sgridata. Era lei che, quando ero adolescente, si schierava dalla mia parte  per aiutarmi a conquistare qualche libertà. Mi ha insegnato a lavorare a maglia, all'uncinetto, a cucire. Lei che diceva "non si lascia la biancheria  stesa fuori la notte, meno che mai quella dei bambini" (e io non l'ho mai fatto) oppure "non si esce di casa con il letto da rifare e i piatti da lavare" (e non riesco a non farlo) "devi sempre essere in ordine con la biancheria intima, non importa se non si vede, tu lo sai", lei che a Natale preparava i pacchettini pieni di fiocchetti con dentro mutande per tutti, fazzoletti, calze, magliette intime, lenzuola, tovaglie, asciugamani per il corredo (che poi mamma ricamava), lei che rispondeva PRONTIIII al telefono.

Non vedeva l'ora che prendessi la patente, diceva che così l'avrei portata a spasso e l'ho fatto, tutte le volte che potevo la portavo in giro. Era la nonnabis più orgogliosa del mondo, si specchiava in quei bimbi che non aveva neppure mai immaginato di conoscere. Erano il suo regalo della vita.

La vedevo indistruttibile, andava, veniva, faceva, rideva, e invece, nel 1979 in soli 4 mesi la diagnosi del cancro e la fine.

Per anni, a casa, mi veniva in mente qualcosa e mi dicevo "domani lo chiedo a nonna"....ma non si poteva più. Questo mi ha fatto capire che si deve parlare e chiedere e dare fino a che si è insieme.

Ho ancora 4 fiocchetti dei pacchetti di Natale tuoi, tutti gli anni, quando faccio l'albero, li appendo in alto, vicino alla punta, vicino al cielo, vicino a te!

 
 
 
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