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Post N° 15

Post n°15 pubblicato il 08 Agosto 2005 da unaqualunque_s
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Immersa nello scenario della sua casa era meno vivace, era di una miserabile decenza intonata al resto.
Mi sembrò deprimente.
C'era quel piano accanto al mio braccio ricoperto di ninnoli...
Detesto i soprammobili, Angela, lo sai, adoro i piani sgombri con una lampada da tavolo in un angolo, qualche libro, e niente altro.
Feci un piccolo scatto con la spalla, avevo sentito il braccio percorso dal desiderio di scaraventare per terra tutta quella porcheria.
Lei mi serviva il caffè.
"Quanto zucchero vuole?"
Appiccicai le labbra alla tazzina e ingollai.
Era un buon caffè, ma avevo la bocca impastata dalla stanchezza, dal cattivo umore, così sulla lingua mi rimase una patina amara.
La donna venne a sedersi accanto a me sul divano, leggermente discosta.
Era in controluce, una frangia sfilacciata di capelli non bastava a celare la fronte, troppo prominente rispetto al resto del viso raccolto in un'unica smorfia ferma nel solco tra il naso e le labbra ingigantite dal rossetto.
Guardai la mano con la quale sosteneva la tazzina.
Intorno alle unghie brevi, che senza dubbio si divorava, la carne era arrossata e gonfia.
Pensai all'odore di saliva rappres sulla punta d quelle dita e rabbrividii.
Lei intanto si era chinata.
Vidi il muso di un cane affacciarsi da sotto il divano.
Un cagnetto assonnato di taglia media dal pelo scuro e ondulato, con le orecchie lunghe color ambra.
Le leccò una mano, quelle unghie smangiucchiate, felice come se avesse ricevuto un premio.
"Crevalcore..." sussurrò lei, mentre strusciava la sua grande fronte contro quella del cane che si era accorto di me, ma sembrava guardami senza alcun interesse, sotto gli occhi offuscati da una strana caligione.
Raccolse il vassoio e le tazzine sporche.
"E' cieco" e abbassò la voce, quasi non volesse farsi udire dalla bestia.
"Me lo darebbe un bicchier d'acqua?"
"Sta male?"
"No, ho caldo."
Si voltò.
Le guardai le natiche mentre camminava verso la cucina.
Erano magre come quelle di un uomo.
E scivolai lungo il suo intero corpo voltato, la schiena stretta, curva, le gambe vuote dove avrebbero dovuto congiungersi.
Non era un corpo desiderabile quello, anzi appariva inospitale.
Tornò verso di me, dondolando sui tacchi.
Mi porse l'acqua e aspettò in piedi che le restituissi il bicchiere.
"Sta meglio?"
Si, l'acqua mi aveva pulito la bocca.
Non mi accompagnò alla porta.
"Allora grazie."
"Ci mancherebbe."

 
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