Non ti muovere
Una giornata di pioggia, uno stop non rispettato, una ragazza di quindici anni che frena, scivola e cade dal motorino...« Messaggio #3 | Messaggio #5 » |
La porta della sala operatoria si è richiusa silenziosa e profonda alle nostre spalle.
Eravamo fermi l'uno davanti all'altra nella sala della preanestesia.
"Allora?"
Il petto di Ada era in affanno sotto la casacca, le braccia scoperte, chiazzate di freddo.
"C'è una ragazza giù da noi, professore, con un trauma cranico..."
Senza quasi accorgermene, con un gesto automatico mi ero sfilato i guanti.
"Mi dica."
"Ho trovato il diario...c'era il suo cognome, professore."
Ho alzato una mano, le ho strappato la mascherina dal viso.
Non c'era più concitazione nella sua voce, il coraggio era finito.
C'era una richiesta di aiuto calma e sfiatata:
"Come si chiama sua figlia?"
Credo di essermi piegato su di lei per guardarla meglio, per cercare nel fondo dei suoi occhi un nome che non era il tuo.
"Angela" ho soffiato dentro quegli occhi, e li ho visti dilagare.
Ho corso giù per le scale, ho corso sotto la pioggia dell'esterno, ho corso mentre un'ambulanza che arrivava sparata inchiodava a due passi dalle mie gambe, ho corso dentro i battenti della porta a vetri dell'astanteria, ho corso attraverso la sala degli infermieri, ho corso nella stanza dove qualcuno con un arto fratturato gridava, ho corso nelle stanza accanto, vuota e in disordine.
Mi sono fermato.
C'erano i tuoi capelli per terra.
I tuoi capelli castani e ondulati raccolti in un mucchietto insieme a qualche garza insanguinata.
In un attimo sono polvere che cammina.
Mi trascino dentro il reparto di rianimazione, lungo il corridoio, fino alla parete di vetro.
Sei lì, rasata, intubata, cerotti chiari intorno alla faccia gonfia e annerita.
Sei tu.
Oltrepasso il vetro e ti sono accanto.
Sono un padre qualunque, un povero padre sfondato dal dolore, senza saliva in bocca, sudato e freddo tra i capelli.
E' qualcosa che non può andare giù, resta in stallo in un vago limbo di stupore.
Sono in bambola, in embolia di dolore.
Chiudo gli occhi e rifiuto quel dolore.
Tu non sei lì, sei a scuola.
Riaprendo gli occhi non ti troverò.
Troverò un'altra, non importa chi, una a caso nel mondo.
Ma non te, Angela.
Spalanco gli occhi e sei proprio tu, una a caso nel mondo.
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Inviato da: minsterr999
il 25/03/2009 alle 08:08
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il 25/03/2009 alle 08:07
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il 25/03/2009 alle 08:05
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il 25/03/2009 alle 08:01
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il 25/03/2009 alle 08:00