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Post N° 53

Post n°53 pubblicato il 03 Novembre 2005 da unaqualunque_s

E tu, Angela, hai mai fatto l'amore?
Ricordo il giorno in cui sei diventata donna, tre anni fa.
Eri a scuola, la professoressa d'inglese ti ha accompagnata in direzione, hai telefonato a tua madre al giornale, lei è venuta a prenderti per portarti a casa.
In macchina ha scherzato, tu hai sorriso fiacca, come un'ammalata, eri stranita, un pò arrabbiata.
Avevi aspettato quel momento, però adesso di dispiaceva crescere.
Eri stata una bambina indipendente e ruvida, abituata a sbrigartela da sola, adesso eri un fungo di dodici anni.
Il tuo corpo era ancora infantile, molto più di quello delle tue amiche, e i tuoi pensieri, i tuoi giochi erano ancora da bambina.
Ma dentro qualcosa si era mosso, malgrado te.
Il primo ovulo era maturato e si era rotto.
Il sangue suggellava la fine dell'infanzia.
Me lo disse tua madre, mi venne incontro all'ingresso.
Aveva una faccia di luce, non era più la dona uscota di casa al mattino, aveva una faccia da levatrice.
Voi donne siete mutevoli, pronte a catturare la vita, a riempirvi di farfalle.
Noi maschietti siamo incolonnati lungo il vostro muro come lombrichi.
Ho sorriso, mi sono attardato sul soprabito.
Stavi stesa sul letto, con quegli occhi neri, grandi, quella faccia lunga da gatto magro.
Mi avvicino e mi curvo accanto a te.
"Angela..."
Sorridi appena, la tua pelle si arriccia nel pallore.
"Ciao, papo."
Vorrei dirti chissà che, ma non mi viene fuori niente.
In questo momento sei solo di tua madre, io sono un ospite imbranato, di quelli che rovesciano i bicchieri.
Hai le mani sulla pancia, le gambe piegate, ferme.
Sei il mio asparago, il mio profumo preferito.
Quante volte ti ho spinta in altalena, quante volte la tua schiena è tornata indietro nelle mie mani.
E non ho fermato quel momento, l'ho lasciato andare, e forse non mi andava nemmeno di spingerti, volevo leggere il giornale.
Ti sfioro la fronte.
"Brava" dico, "brava."
E, curvo nel mio studio, sotto quell'ombrellino liberty che centra con la sua luce calda il piano del mio scrittoio e la testa calva, penso ancora a te.
Mi sono ritirato qua dentro, a voi donne il resto della casa, panni bianchi, ovatta, sangue di vergine.
Tua madre ha preparato il tè, lo ha portato in camera tua sul vassoio londinese con i gatti.
Inzupperete biscotti con le gambe incrociate sul tappeto come due coetanee.
Oggi è una giornata speciale, si resta chiusi in casa, al caldo, non si cenerà.
Io mangerò un pò di formaggio da solo in cucina, più tardi.
Penso che un giorno farai l'amore.
Un uomo si avvicinerà a te con le sue mani, con la sua storia.
Si avvicinerà alla mia lungona con i pantaloni sempre troppo corti, non per un cambio di figurine, o per reclamare il suo turno all'altalena, ma per infilzarti con il suo stecco.
Mi ciancico gli occhi sotto le mie mani, brutalmente, perchè l'immagine che mi rimbalza davanti è troppo forte.
Sono tuo padre, il tuo sesso per me è quel panino di carne implume che si riempiva di sabbia in spiaggia.
Ma sono un uomo.
E sono stato un uomo livido e barbaro che ha stuprato una donna, una bambina invecchiata.
L'ho fatto perchè l'ho amata subito e non volevo amarla.
L'ho fatto per ucciderla e volevo salvarla.
Mentre mi stropiccio gli occhi per ricacciare indietro quell'immagine di me stesso, vedo un maschio, una schiena di foia che si avvicina a te.
E adesso lo prendo per la collottola e gli dico: stai attento a te, quella è Angela, il bianco della mia vita.
Poi lascio la presa.
Lascio quei pensieri che offendono, non ho alcun diritto di pensare a te che fai l'amore.
Sarà come vorrai tu.
Sarà dolce.
Sarà con un uomo migliore di me.

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Commenti al Post:
lorteyuw
lorteyuw il 24/03/09 alle 12:49 via WEB
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