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Grazie di te - Francesco Pomponio - Editrice Amarganta

Post n°88 pubblicato il 17 Gennaio 2017 da Tanysha

Procedo con la mia carrellata di autori da me personalmente vagliati e  recensiti.

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Un romanzo d’amore scritto da un uomo- Una perla rara, dirà qualcuno, quasi un omaggio un po’ anomalo da parte della categoria maschile. E, ovviamente  non si tratta dell’amore edulcorato dei rosa classici, anche qui il rosa c’è, ogni tanto si intravede, ma sfumato del grigio delle autostrade, della neve mista al fango, o dell’anima dei protagonisti, velata dalla tristezza di un’esistenza sempre in movimento, o comunque rincorsi della necessità o dalla disperazione. In questo romanzo i personaggi vivono una vita instabile, e, paradossalmente, quando si fermano, il romanzo finisce. Una storia on the road, dove il viaggio simboleggia più che mai la vita, nelle sue pieghe impreviste.

            Il protagonista, dal buffo nome di Zeb, diminutivo di Zebedeo, aspetto su cui lui ama calcare,  autoironizzandosi spesso come “coglione”, e cioè un po’ sprovveduto, è in realtà un’anima candida, seppellita sotto strati di estrema consapevolezza e di spavalderia, atteggiamento  dettato dalla dura esperienza a cui è stato temprato sin dalla più tenera età, come si può  constatare dai suoi ricorrenti flash back, (forse un pochino incalzanti, tanto da far perdere a volte di vista la vicenda principale)  dove mostra una realtà di miseria, tristezza e violenza, la dura vita a cui, per l’appunto, è stato temprato.

Zeb, dicevamo, è un autotrasportatore di mezza età, una sorta di “vita venduta”, senza radici, vaga da un albergo all’altro,  di cui sa ogni  trucco e ogni segreto. In uno di questi spostamenti conosce Anna, una graziosa cameriera, “vita venduta” anche lei, angosciata da una realtà familiare che le esploderà tra le mani, in una tragedia dalle tinte fin troppo realistiche. Zeb in questa circostanza avvicinerà il suo dolore esistenziale a quello terribile di Anna, assai difficile da superare.

In questo romanzo, a parte la  triste vicenda centrale, che è solo accidentale ma non funziona da perno intorno a cui ruota il racconto, stringi stringi  accade ben poco. I protagonisti avranno a che fare  solo di sfuggita con la giustizia. Ci si aspetta che intervenga qualcosa di sconvolgente, ma tutto rimane nelle pieghe composte della passione privata dei due protagonisti, dei sentimenti a volte ondivaghi ma inesorabili, come il viaggiare da cui è caratterizzata la storia.

La voce che caratterizza l’intero registro narrativo è quella del  protagonista e anche se la narrazione è in terza persona, non si fatica a riconoscere  chi è che racconta, i toni spesso  scanzonati e sdrammatizzanti sono proprio  quelli di Zeb.

 Qualche episodio è narrato con eccessiva crudezza (in una delle tante digressioni, la vicenda dell’amichetta di Zeb bambino travolta dal camion è troppo ricca di  particolari cruenti descritti con eccessiva veridicità, a mio avviso certe descrizioni potevano tranquillamente sfumare nel generico), l’atteggiamento di Zeb è a volte spavaldo fino all’inverosimile,  si fa fatica a credere che abbia quasi malmenato il giudice farlocco garantista con un delinquente e i numerosi flash back rischiano a volte di diluire un po’ troppo la narrazione. Ma a parte questi dettagli, Grazie di te è una storia godibilissima, la scrittura assai fluida e molto figurativa coinvolge a 360 e ti prende per mano fino all’ultima pagina.

                                                   

 
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