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Visibile e invisibile
Post n°3 pubblicato il 09 Maggio 2006 da TATOMATO
"...da qui cominciano i ricordi, e tu vai via senza saperlo, ti viene fuori un ciao che sembra quasi di 'so già che starò male', da qui fotografo ricordi..." Ci frequentammo praticamente ogni giorno. Qualche volta andavo da lei, altre volte veniva da me. Spesso i week end li dedicava all'attività dei suoi genitori, partiva il venerdì e tornava il lunedì, ma la cosa non pesava perchè ci restava il resto della settimana. A pesare finì invece, col tempo, il fatto che per i suoi io non dovevo ancora esistere. Le nostre telefonate quando era via erano poco più che clandestine. Nessuna parolina dolce detta se c'era qualcuno nei suoi paraggi che potesse ascoltare. Ma la cosa durava poco : un fine settimana si ed uno no. Quando frequentava le lezioni all'università abitava con una sua amica che presto frequentò anche lei un ragazzo. Decisero di convivere. Fu allora che lei venne a stare praticamente in pianta stabile da me, pur continuando a pagare affitto e consumi dall'amica, perchè per i suoi lei continuava ad abitare lì. Ma si sa : la scuola non dura tutto l'anno. Venne la prima estate, forse quella più terribile. Lei tornò dai suoi, c'era la stagione estiva. Da giugno ai primi di settembre. All'inizio riuscii ad andare da lei un paio di volte finchè i suoi erano in ferie, ma una volta tornati non potemmo più vederci per il resto dell'estate. Ci sentivamo tutte le sere, ma rimanevo invisibile. Sopportare...resistere...credere...sperare... Da quella sorta di convivenza alla lontananza forzata. Le proposi di vederci di nascosto se proprio era troppo presto che i suoi sapessero di me. No, lei non si poteva muovere da lì nemmeno con una scusa qualunque, nemmeno con una delle tante bugie che avevo sentito dire da lei "a fin di bene" quando era da me e i suoi la chiamavano convinti che si trovasse nella sua stanza a casa dell'amica. Anche il mio passato era indigesto ai suoi. Più volte affrontai questa questione chiedendole se per lei fosse stato un problema, e lei mi assicurò sempre che per lei non lo era. Anche se ero stato sposato, anche se il mio cammino mi aveva portato due figli a lei non importava: con me stava bene, si diceva innamorata. Pesava...pesava tanto passare dall'averla tutti i giorni a non vederla per niente. Cosa si poteva fare? Forse metterci qualcosa di davvero profondo nelle nostre telefonate, dirci "mi manchi", dirci "vorrei essere lì con te", dirci "ti amo"...in sostanza fare in modo che qualcosa bilanciasse il vuoto dell'assenza. L'aspettai fino al giorno in cui tornò, e tutto fu come ce lo ricordavamo.
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Inviato da: mitu74
il 18/05/2010 alle 07:55
Inviato da: TATOMATO
il 28/05/2007 alle 12:04
Inviato da: saraluna301
il 27/05/2007 alle 23:15
Inviato da: saraluna301
il 28/10/2006 alle 00:00
Inviato da: sognoinfinito3
il 26/05/2006 alle 17:56