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ABISSOrealtà...                           PARTE 2^

Post n°50 pubblicato il 26 Settembre 2008 da teatron78
 

rigorosamente riservato agli oziosi, perditempo, alla ricerca del tempo perduto al centrocommerciale fra un programma televisivo ed altre inezie.

Dicevamo... il comune modo di sentir dei moderni, relega la realtà a ciò che cade davanti ai nostri sensi, come in una scatola chiusa, una gabbia, e relega, ciò che non è chiuso in questa, nell’irreale, astratto (dando a quest’ultimo termine un valore negativo.... un volo fantastico della mente che non ha agganci con la realtà.... corporea). Platone, sulla scia di Socrate e dei sette sapienti della tradizione greca, che vengono simbolizzati nelle sette stelle dell’orsa maggiore, così come nell’hinduismo, nel taoismo ed in ogni altra tradizione, nel mito della caverna “narra” l’opposto. Perché, Platone, nella Repubblica, che ha la struttura dell’argomentazione logica, ricorre al mito? Sempre nella Repubblica, al libro VI, illustra il modo del conoscere umano, con la “teoria” della linea, teoria che è il cardine della questione epistemologica=discorso sull’episteme=conoscenza incontrovertibile del divenire (perché il mondo, ai nostri sensi, appare... un\in divenire); questa teoria è il punto centrale di ogni riflessione filosofica che è avvenuta in seguito. Aristotele, i sofisti.... il razionalismo dell’evo moderno, Kant, Hegel, lo stesso materialismo dialettico, i pragmatisti moderni... la medioevale disputa sugli universali si è trasformata nella disputa moderna fra l’idealismo ed il materialismo.............. uffà! che barba! questa solfa da topi di biblioteca (grideranno in coro tutti coloro che avranno avuto pazienza di leggere fin qui)........ ma, fermi un attimo, non trovate che queste definizioni le possiamo ritrovare pari pari anche nei discorsi da bar.... non è il tema centrale della vita: l’idealista, nel linguaggio comune, è un sognatore, uno che non sta con i piedi per terra, uno fuori dalla realtà di tutti i giorni.... come si dice!?.... < i soldi, forse, non faranno la felicità ma, senza soldi!>..... permettetemi anche un’altra dotta citazione da bar, che “vede” la stessa questione da un’altra sfumatura 8da maschi) ..... dopo queste dotte citazioni ritorniamo a Platone con una piccola premessa: la cosiddetta “saggezza” popolare, nella sua semplice crudezza, ha il vantaggio di rendere chiara la questione che stiamo trattando: ognuno, come nella succitata parabola evangelica del seminatore, vive quello che, penso, sia il problema centrale della vita, secondo il suo orizzonte intellettuale (con altre parole mi sembra, in sostanza, quello che dice la nostra interlocutrice L. Incantatrice: la realtà la creiamo noi).

Platone, dicevamo, nella teoria della linea (VI libro della Repubblica) traccia il modo del conoscere umano: sensazione, emozione, stato d’animo-ricordo, giudizio-idea: cioè... i sensi sono le porte del nostro percepire che ci legano al mondo circostante; dei miliardi d’informazioni che ogni giorno li investono, IO, la coscienza, da attenzione solo ad alcune di queste informazioni: quelle che hanno provocato una risonanza nella nostra interiorità. Questa risonanza è l’empatia, nel senso ampio del termine: si manifesta nell’emozione che può essere sia piacevole che spiacevole; attraente o ripugnante, quando l’emozione si è “decantata” si stabilizza in stato d’animo; lo stato d’animo si associa sempre ad un ricordo. Fin qui si tratta dell’attività emotivo-sentimentale della nostra anima e, a questo punto, questa corrente che viaggia verso l’interno, come due fiumi che confluiscono, s’incontra con l’anima razionale dove hanno sede le idee di verità, giustizia, amore, odio, grandezza piccolezza ecc., con le quali, la coscienza , esamina e misura le informazione per esprimere un giudizio. L’uomo comune di oggi limita il suo orizzonte all’attività emotivo-sentimentale o passionale e ne è schiavo mentre i demagoghi, i pubblicitari conoscono bene questa teoria e sfruttano per i loro fini egoistici guardandosi bene dal far giungere il loro pubblico al giudizio.

Detto questo mi sembra che, secondo la “teoria” Platonica, non sia poi così difficile dedurre come, gli individui, vedano il mondo se3condo le loro proiezioni emotivo-sentimentali nonostante credano che, la realtà, sia, per loro, solo corporea.

Concludo con la definizione che Platone, seguito da Aristotele, dà dell’ente = essente = cosa esistente, dove il termine cosa va assunto nella sua concezione più ampia: minerali, vegetali ed animali ( fra cui gli esseri umani). L’ente è la sintesi fra la determinazione e l’essere: per determinazione s’intende l’insieme delle qualità che definiscono un essere e per l’essere ........ ciò che permette di essere.

 
 
 
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