San Francesco di Assisifratello Sole e Sorella Luna Altissimu, onnipotente bon Signore, Tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione. Ad Te solo, Altissimo, se konfano, et nullu homo ène dignu te mentovare. Laudato sie, mi' Signore cum tucte le Tue creature, spetialmente messor lo frate Sole, lo qual è iorno, et allumeni noi per lui. Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore: de Te, Altissimo, porta significatione. Laudato si', mi Signore, per sora Luna e le stelle: in celu l'ài formate clarite et pretiose et belle. Laudato si', mi' Signore, per frate Vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale, a le Tue creature dài sustentamento. Laudato si', mi' Signore, per sor Aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta. Laudato si', mi Signore, per frate Focu, per lo quale ennallumini la nocte: ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte. Laudato si', mi' Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba. Laudato si', mi Signore, per quelli che perdonano per lo Tuo amore et sostengono infirmitate et tribulatione. Beati quelli ke 'l sosterranno in pace, ka da Te, Altissimo, sirano incoronati. Laudato si' mi Signore, per sora nostra Morte corporale, da la quale nullu homo vivente po' skappare: guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali; beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati, ka la morte secunda no 'l farrà male. Laudate et benedicete mi Signore et rengratiate e serviateli cum grande humilitate. (Cantico delle creature di San Francesco d'Assisi) SINDONE
La figura di Goffredo de Charny, signore di Lirey, in Champagne, sembra uscire direttamente da un racconto cavalleresco. È tra le mani di questo eroico cavaliere che la Sacra Sindone fa ufficialmente la sua apparizione in Francia. Dopo una vita di avventure improntate ai più alti ideali della cavalleria medievale (ed intorno alle quali il nostro scriverà un libro di buon successo, sorta di manuale del perfetto Chevalier), nel 1355 viene incaricato dal re di portare il suo stendardo di battaglia. ANTICA SEDE
Nel 1102, il Re di Gerusalemme Baldovino II, concesse hai cavalieri di Cristo la custodia del Tempio di Salomone e la residenza nel monastero fortificato di Nostra Signora di Sion situato a finaco al Tempio, con il passare degli anni il numero dei cavalieri aumentò, cosicchè dovettero trasferirsi a pochi metri, andando ad occupare tutta l'area di quella che era la spianata del Tempio di Salomone, ossia l'area fra la Moschea della Roccia e la Moschea di Al-Aqsaa. A questo punto il loro nome fu cambiato in "Ordine dei Cavalieri di Cristo a Cavalieri del Tempio di Gerusalemme".
Il Krak dei cavalieri , così chiamato, imponente ancor oggi nonostante i millenni, sorge su un colle di 750 metri , conquistato nel 1109 da Tancredi di Antiochia; fu ceduto in seguito all’ordini cavallereschi. È un castello quasi senza fine, robusto; solo lo spessore della prima cerchia di mura è di 24 metri, la seconda cerchia domina la prima ed infine vi è un robusto mastio che controlla tutte e due; in pratica compongono il krak tre castelli costruiti uno sull’altro ed indipendenti tra loro. Il Krak era considerato il castello più grande tra le tante fortezze -forse il più bello del mondo-, nella valle della Becaa. Il suo nome in arabo significa dunque fortezza, “Karak”, cardine della difesa del porto di Tripoli e della valle d Becaa, inserito come un anello in una collana tra le cui maglie splendevano i castelli della Santa Milizia Templare. templari lungo la via Francigena Templari in PugliaCastel del Monte All'interno del cortile c'era una vasca ottagonale monolitica che serviva per contenere l'acqua; sotto il cortile vi era una cisterna grandissima. Su cinque delle otto torri c'erano cinque cisterne pensili collocate proprio su quelle torri dove c’erano i servizi igienici. Le cisterne raccoglievano l’acqua e quando erano troppo piene c’era un troppo pieno che scaricava fuori. Il terrazzo del castello è fatto a dorso d’asino: l’acqua che scorreva verso l’esterno riempiva queste cisterne, l’acqua che scorreva verso l’interno riempiva la cisterna situata sotto. Ciò dimostrerebbe che Castel del Monte non è un castello di difesa ma un edificio costruito come un Tempio.Fedeico II, Ordina la costruzione del castello nel gennaio del 1240 e muore nel 1250: c'erano dieci anni di tempo per terminare la costruzione del castello. Alla costruzione del castello hanno lavorato maestranze altamente qualificate come dimostrato dalla costruzione architettonica che è un gioiello di matematica. Le pareti del piano superiore erano tutte rivestite di marmi preziosi che sono stati rubati assieme a sculture e bassorilievi. In quel momento storico particolare in Puglia vi era una presenza molto massiccia dei Cavalieri Templari, i monaci guerrieri i quali erano padroni di tutta la Puglia come dimostrano le numerose testimonianze dal Foggiano al Leccese. La Puglia era una delle dieci province dei Cavalieri Templari disseminate dal centro Europa fino al medio Oriente e in più la Puglia a quel tempo era la cerniera tra oriente e occidente. RE RUGGERO IIJolly Roger". La tradizione vuole che questo vessillo venisse utilizzato anche a bordo delle navi dei "Poveri Soldati di Cristo e del Tempio di Salomone", come i Templari erano conosciuti originariamente. I Templari combattevano le loro battaglie anche in mare, abbordando ed affondando le navi nemiche: di qui l'analogia coi Pirati e l'adozione della bandiera col teschio e le ossa, la bandiera usata da re Ruggero II di Sicilia (1095-1154). Ruggero era un famoso Templare e di una flotta di seguaci dell'Ordine si separò in quattro unità indipendenti, quindi era una eredità, e le sue ossa incrociate rappresentavano un chiaro riferimento al logo templare della croce rossa con le estremità ingrossate.sempre legata ai Cavalieri Templari. La notte del 13 Ottobre 1307, prima dell'arresto di massa, in gran segreto, 18 galee templari navigarono lungo la Senna e presero il mare, dirette a La Rochelle, dov'era pronta una flotta templare. I Templari, segretamente avvertiti del tranello teso nei loro confronti dal Re Filippo il bello di Francia, avevano portato in salvo il loro Tesoro e le reliquie più preziose. Le loro vele erano state annerite con del catrame per non essere visti nella notte. Durante il viaggio in mare, i Templari superstiti si riunirono in consiglio per decidere sotto quale segno avrebbero navigato, non potendo più utilizzare la classica croce rossa in quanto ormai bandita. Al termine, fu decisa l'adozione dell'antico simbolo di pericolo, il teschio con le tibie incrociate, con il fondo mutato in nero in riferimento al colore delle vele. Portogallo tomarORDINE SUPREMO del CRISTO E’ il più prestigioso fra gli Ordini Equestri Pontifici, riservato solo ai Sovrani ed ai Capi di Stato, di fede cattolica, che si siano resi particolarmente benemeriti verso la Santa Sede. L’ Ordine venne creato da Dionigi I re del Portogallo ( 1279 - 1325) e dedicato a Cristo, riunendo in tale Ordine tutti i cavalieri del Tempio ( templari ) . Alla nuova istituzione rimase la stessa regola dei Templari, quella Cistercense, come parimenti identici restarono il mantello e la croce patente di rosso, con la sola aggiunta di una piccola croce latina di bianco, caricata sulla prima, in cuore. L’Ordine ebbe l’approvazione del Sommo Pontefice Giovanni XXII il 14 marzo 1319, riservando lo stesso Papa anche alla Santa Sede, oltre che ai Sovrani portoghesi, la facoltà di conferire tale ambitissima distinzione cavalleresca. L’Ordine, con la destinazione di tutti i beni dei cavalieri del Tempio presenti in Portogallo e con lo scopo di difendere il Regno d’Algarve contro gl’infedeli scrisse, nella penisola iberica stupende pagine di eroismo e di gloria, nella dura e sanguinosa lotta contro i Mori. La sede originaria dell’istituzione cavalleresca era situata a Castro Marino, nell’Algarvia ed in seguito venne invece spostata a Tomar, nel vecchio convento dei templari, ribattezzato Monastero del Cristo, per meglio respingere gli assalti dei Mori. Il Sommo Pontefice Eugenio IV ( 1431 - 1455 ) |
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L'UNZIONE E LA CONSACRAZIONE
Post n°23 pubblicato il 07 Agosto 2008 da knighttemplar
Così erano unti i Sommi Sacerdoti, i Profeti ed i Re. La legislazione mosaica, per divina disposizione, associò, infatti, la funzione del Sommo Sacerdozio ad una particolare famiglia della tribù di Levi. La discendenza d’Aronne, fratello di Mosè, si trasmise di primogenito in primogenito la carica del Sommo Pontificato fino ai tempi di Gesù Cristo. Al Sacerdozio era affidato l’onore e l’onere del culto pubblico secondo una complessa liturgia rivelata da Dio a Mosé. Aronne, quindi, investito di tale importantissima missione, fu il primo Sommo Sacerdote ad essere unto: Versando [Mosè] poi l’olio sul capo d’Aronne, Lo unse e lo consacrò. (Lev. VIII, 12) E gli verserai sul capo l’olio della consacrazione. Con questo rito sarà consacrato. (Esodo, XXIX, 7) Nel libro dell’Esodo (XXIX, 22-30) erano inoltre date prescrizioni minute circa la composizione dell’olio delle consacrazioni. Non si trattava di semplice olio d’oliva, ma una mistura di questo con balsamo aromatico. Era il crisma, ancor’oggi impiegato nella consacrazione dei Vescovi, nell’amministrazione del sacramento della Cresima e nei riti accessori del Battesimo. I Profeti dell’Antico Testamento erano pure unti. A costoro, eletti direttamente da Dio, era solitamente affidata la missione d’incarnare in tutta la sua purezza la rigorosa morale della religione monoteistica, di contro ai pericoli sempre insorgenti dell’idolatria e del politeismo. Tale eccezionale mandato li spingeva sovente ad intervenire nelle vicende politico- religiose del popolo eletto, per guidare, ammonire, richiamare, talora anche impiegando poteri taumaturgici soprannaturali e una sovrannaturale facoltà di predire gli eventi futuri della nazione ebraica. Dell’unzione dei profeti abbiamo almeno una prova nel III libro dei Re, XIX, 16. Dio, rivolgendosi ad Elia, che è ormai giunto alla conclusione del suo compito profetico, gli intima di cercarsi un successore, e così gli dice: Eliseo, figlio di Safat di Abelmeula ungerai profeta in vece tua. Da ultimo, con lo stabilirsi della monarchia sacra in Israele, dopo il periodo dei Giudici, ecco infine l’unzione dei Re. Così, infatti, è narrata nel I Libro dei Re, X, 1, l’unzione e consacrazione di Saul, primo sovrano d’Israele: Presa allora Samuele un’ampollina d’olio, la versò sul capo di Saul, poi baciatolo gli disse: Ecco il Signore ti ha unto come principe della sua eredità e tu libererai il suo popolo dai nemici che gli stanno attorno. Il Re Davide (Rubens) Aronne In questo versetto è descritto nella sua essenzialità il rito della Consacrazione regale, così come poi fu restaurato in epoca cristiana. Come ricorda Mons. Antonio Martini, Arcivescovo di Firenze, nel suo celebre commento alla Sacra Scrittura, i SS.Padri ritenevano che l’olio impiegato dal profeta Samuele fosse il medesimo che per la consacrazione dei Sommi Sacerdoti d’Israele, ovvero il sacro Crisma, il più prezioso fra gli unguenti liturgici. Come per il Sacerdote, anche per il Sovrano il sacro crisma è versato sul capo, la parte più nobile del corpo umano. Il monarca riceve poi il bacio di pace del consacrante. Ancora Mons. Martini osserva che il bacio fu sempre inteso nel mondo antico come gesto di vassallaggio e deferenza. Saul tuttavia fu riprovato e Dio impose a Samuele di trovargli un sostituto. Questi fu Davide, ultimo figlio di Isai, betlemita della tribù di Giuda, da cui doveva discendere Gesù Cristo. Davide pure fu unto dal Profeta e «da quel giorno lo spirito di Dio fu in lui» (I Re, XVI, 13).La Sacra Scrittura inoltre, narrando alcuni episodi della vita del Re Davide, indugia a rilevare quanto sincera e profonda dev’essere la venerazione nei confronti dell’Unto eletto dal Dio degli Eserciti, anche nel caso di un monarca che, come Saul, era stato riprovato per il suo empio comportamento.Nel I Libro dei Re, infatti, si snoda la rovinosa parabola del primo monarca israelita che, insuperbitosi per l’alto onore cui era stato elevato, commise i più nefandimisfatti. Anziché abbandonarsi totalmente e con fiducia alla potenza di Dio, in un momento di difficoltà ricorse all’espediente immorale della negromanzia per vaticinare gli avvenimenti futuri, macchiandosi di un gravissimo delitto che infrangeva il primo e più sacro dei comandamenti della Legge: «Non avrai altro Dio all’infuori dime», e rappresentava una vera e propria apostasia. Di qui la riprovazione divina. Nel suo tralignamento, costellato da pentimenti poco sinceri e sempre più gravi cadute, il Sovrano si diede a perseguitare il giovane figlio di Isai, di cui invidiava le belle virtù, l’ascendente sul popolo e le doti di coraggioso guerriero. Davide così abbandonò di nascosto e in tutta fretta la corte e si nascose con un pugno di fidi amici in luoghi inaccessibili, braccato da presso dal Sovrano incollerito. In almeno due circostanze, tuttavia, Davide si trovò nella possibilità di assassinare il rivale, spianandosi così d’un colpo la via al trono che già Dio gli aveva assicurato. Una prima volta, Davide, celatosi in una caverna, riuscì addirittura a tagliare con la spada un lembo del mantello del Re:Davide allora si levò e tagliò un lembo del mantello di Saul. Dopo di che Davide ebbe rimorso al pensiero di aver tagliato il lembo del mantello di Saul e disse ai suoi: Dio mi sia propizio affinché io non abbia a fare una simile cosa al mio signore, l’Unto del Signore, di alzar la mano contro di lui, perché è l’Unto del Signore (I Libro dei Re, XXIV, 5-7) Una seconda volta, il giovane, accompagnato dal valente Abisai, figlio di una sua sorella, penetra nottetempo nell’accampamento di Saul e lo sorprende nel sonno. Abisai lo incita ad approfittare di quella favorevole situazione, per sbarazzarsi in modo definitivo del suo mortale nemico: Davide però disse ad Abisai: Non ucciderlo; infatti chi può mai stendere la mano sull’Unto del Signore ed essere innocente (I Libro dei Re, XXVI, 7-9). L’unzione col santo crisma, quindi, nella concezione vetero-testamentaria, dà alla persona che n’è investita una distinzione particolare di sacralità, ossia indica una speciale appartenenza a Dio, in proporzione della sacra funzione che riveste.L’olio d’oliva e il balsamo sono i mezzi materiali che indicano tale speciale dedizione al servizio divino. L’uno significa, sia la forza soprannaturale di cui si riveste il consacrato "poiché un tempo coll’olio si ungevano gli atleti", sia lo "splendore di una buona coscienza espresso dalla limpidezza dell’olio", sia, infine, "la pienezza di grazia, poiché l’olio, essendo pingue e fluente, esprime l’abbondanza della grazia, che ridonda da Cristo capo su tutti gli altri" Il balsamo invece, "dal profumo graditissimo, vuole esprimere questo fatto: che i fedeli […] emanano un effluvio odoroso di virtù […] Inoltre il balsamo ha la virtù di preservare dalla putrefazione" Tutta la storia d’Israele è allora la vicenda dell’attesa fiduciosa e incrollabile di un misterioso Unto, di cui i testi ispirati andarono via via precisando i sublimi e divini lineamenti, profezie che si compirono mirabilmente in Gesù detto il Cristo,il Messia d’Israele. Questi due vocaboli, infatti, l’uno della lingua greca, l’altro ebraico, sono sinonimi, e significano appunto l’Unto, il Consacrato con il sacro crisma. Gesù è l’Unto per eccellenza, unto "dell’olio dell’allegrezza ben più che i suoi compagni", unto di una triplice unzione, come Sommo Sacerdote, secondo l’ordine eterno di Melchisedech, Sommo Profeta e Re dei Re.Il Rex-sacerdos Melchisedec Se, infatti, appare scontato il riferimento al modello di Cristo per il nuovo sacerdozio da lui istituito solennemente durante l’Ultima Cena, non più legato ad una tribù e famiglia particolari, come per quello antico, ma alla maniera di Melchisedec, il misterioso re-sacerdote che benedice Abramo vittorioso dei suoi nemici, ossia per vocazione e ispirazione diretta di Dio, senza tener conto della nazione o famiglia d’appartenenza, non va nemmeno sottovalutato l’elemento regale e monarchico insito nella figura di Gesù, in cui confluiva appunto, accanto alla funzione sacerdotale, anche quella di sovrano.Gesù è, infatti Re, come egli stesso attesta solennemente dinanzi a Pilato che lo giudica: "Respondit Iesus: Tu dicis quia Rex sum ego" (S. Giovanni, 18,37). La sua regalità non è, però, soltanto quella che gli deriva dall’Unione Ipostatica, che implica la partecipazione della Natura umana assunta dal Verbo eterno, Figlio del Padre, delle doti della divinità. Gesù è Re anche in quanto uomo, alla maniera, si potrebbe dire, temporale. Gesù è, infatti, il legittimo discendente dei Re di Giuda. Egli è voluto nascere all’interno del matrimonio tra San Giuseppe, principe della dinastia davidica ed erede del trono temporale del suo celebre antenato, e Maria Santissima, quasi certamente, come attesta un’assai antica tradizione, cugina del suo casto sposo, e come lui, appartenente alla famiglia reale d’Israele. San Giuseppe, principe della dinastia davidica. Sia la madre verginale, che il padre legale e putativo di Cristo, erano principi del sangue. Gesù era nobile, principe reale Egli stesso. Era il legittimo Re d’Israele. Queste considerazioni erano ben presenti alle menti dei prelati e dei principi cattolici dell’epoca cristiana, e sono all’origine di quel meraviglioso rito che consacrava l’autorità politico-temporale secondo il modello biblico. Il rito dell’unzione dei re dell’Antico Testamento, infine, esprimeva con l’evidenza della liturgia la dottrina dell’origine divina dell’autorità. Il rito fù in continuazione diffuso in Europa, anche perchè della sacralità del Monarca cristiano, che diviene inviolabile, protetto in virtù di essa dalle offese degli uomini, più ancora che dalle leggi dello stato. In lui riposa l’autorità promanante da Dio.La sacralità della figura del Sovrano, tuttavia, per una misericordiosa disposizione del Re del Cielo, non fu soltanto affidata ai sentimenti di devozione e sottomissione dei sudditi o alla suggestione di un rito misticamente fastoso. Se la persona del Re è sacra, se a buon diritto può essere considerato un alter Christus, vicario di Gesù Cristo sulla terra in temporalibus, Dio può servirsene anche per operare azioni soprannaturali, che superano il corso ordinario delle cose di questo mondo. battesimo del Re Clovis a Reims
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BRAY
Sceau (SIGILLO) de la baronnie de Bray La baronnie de Bray s'étend le long d'axes stratégiques comme la Seine, la voie romaine de Sens à Meaux qui permet de passer le pont en marquant le c'ur de la châtellenie de la vallée de l'Oreuse, la limite du comté de Champagne et l'Yonne. Ses barons Henri le Libéral, comte de Champagne, puis Jacques, duc de Savoie, gèrent les territoires autour de dix places principales : Passy, Montigny, Bazoches, Les Ormes, Dontilly, la Villeneuve-du-Comte, Égligny, Vin-neuf, Courlon et Bray-sur-Seine.
CENNI STORICI SUL MIO CASATO BRAYIl casato BRAY-BRAI, cognome sembra essere derivante dal francese (e prima da quello, Celtico). Il nome proviene da diversi periodi storici nei paesi d'Europa. Contea Wicklow, l'Irlanda, vicino a Brayhead. Nelle annotazioni antiche il nome era Bree, preso dal vecchio bri o brigh irlandese, una collina. Questa parola è simile nelle vecchie lingue gaeliche e celtiche; In Inghilterra il nome è trovato applicato alle parrocchie in contee Devon e Berks. Molti città e distretti in Francia impiegano il Bray o certa forma del nome, come: Bray-sur-Somme, Bray-sur-Seine, Bre-Cotes-du-Nord, Bray-La-Campagne, Bray-Calvados e paga de Bray. Ci sono parecchi posti chiamati BRAY in Europa, la città Bray in Inghilterra è in Berkshire sul fiume di Tamigi vicino a Windsor, Bray in Irlanda è sul sud del litorale appena di Dublino in contea Wicklow e ci è un distretto chiamato paga de Bray vicino a Rouen e ad un villaggio Bray vicino a Parigi in Francia in Lilla."La gente normanna„ dal Re", condizioni il nome deriva da un posto denominato Bray vicino ad Evreux, Normandia; Milo de Brai 1064 era signore di Montlhéry a partire dal 1095 sua moglie era Lithuise figlia di Stephes conte di Blois e di Adela della Normandia, figlia di William il conquistatore ed il suo figlio dello stesso nome Milo II de Brai 1118 signore di Montlhéry e di Braye, visconte di Troyes 1096, il figlio maggiore Trousseau de Brai, signore di Monthléry sua figlia Elizabeth di Montlhéry nel 1103 sposò Philip, Conte di Mantes, figlio di Philip I della Francia e di Bertrada de Momtfort, parteciparono alla 1^ crociata nel 1096. Nel 1066, sir Guillaume de Brai, successivamente in inglese William de Bray e sir Thomas de Bray, parteciparono alla conquista dell'Inghilterra a fianco del Duca di Normandia William. Sul rotolo nell'abbazia i nomi di coloro che hanno partecipato alla battaglia di hastings. Al Servizio dei Re d'Inghlilterra dal (1066 - 1485): In un villaggio vicino Berkshire Bray vi è una chiesa del XII secolo costruita da Bray, in cornovaglia. sir Richard Bray cavaliere della giarrettiera e Consigliere al servio di Henry VI e della sua moglie Joan Troughton. Nel Concistoro del 22 maggio 1262 fù nominato Cardinale Guillaume de Bray da Papa Urbano IV . Il casato si stabilì in Puglia in Gravina e nel salento. Nominis reliquiae supersunt planissime, Bibracte Galliae etiam nunc in Bray contrahitur, et non procul hinc Caesar Tamisim cum suis transmisit ...", Contatta l'autore
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A Troyes Francia nel 1127, i Cavalieri Templari adottarono il motto: "Non nobis Domine, non nobis, sed nomini Tuo da gloriam", ossia "Non a noi, Signore, non a noi, ma al Tuo nome da gloria". E’ facile immaginare come un simile motto potesse accendere gli animi. INVESTITURENel medioevo il cavaliere veniva istruito nell’uso delle armi; egli era sottoposto a studi che ingentilivano gli animi e di ordine morale. Altre caratteristiche della cavalleria erano: cortesia, difesa della giustizia, appoggio alla debolezza, omaggio alla bellezza, idealizzazione dell’amore come mezzo di elevazione morale. L’incontro con il soprannaturale, secondo le credenze d’epoca, avrebbe completato l’iniziazione del cavaliere. Iniziazione cavalleresca
CATTEDRALI GOTICHE
I Cavalieri Templari, si ritiene avessero rinvenuto documenti relativi alle "LEGGI DIVINE DEI NUMERI,DEI PESI E DELLE MISURE" sotto le rovine del Tempio di Salomone a Gerusalemme e li avrebbero forniti ai costruttori di cattedrali. Le cattedrali gotiche sono dei veri e propri libri di pietra, per tramandare straordinarie conoscenze che solo poche persone iniziate a simboli ed a codici particolari, avrebbero potuto comprendere. Infatti la grandiosità, l'imponenza e tutta una serie di misteri non risolti hanno fatto diffondere attorno alle cattedrali gotiche numerose leggende legate a figure ed oggetti leggendari della storia del Cristianesimo, dai Cavalieri Templari al Santo Graal. |
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