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« I "voti" del Papa“Mi sia lecito dirvi fra... »

Papa equilibrista o cattolici non equilibrati?

Post n°13 pubblicato il 01 Maggio 2014 da umbertodelgiudice
 

Da qualche mese si alzano voci dissonanti rispetto al gradimento della figura dell’attuale Pontefice.

 

A me sembra che, su questa questione, si sia ormai attestata la presenza di almeno tre correnti: una tradizionalista, una fedelista ed una normalista.

La prima corrente, quella dei tradizionalisti, è ulteriormente divisa almeno in due espressioni, ovvero quella dei tradizionalisti estremi e quella dei tradizionalisti giudiziosi. La prima è perfettamente espressa dalla Fraternità Sacerdotale San Pio X fondata da monsignor Lefebvre la quale se da una parte non risparmiava critiche al precedente Pontefice, più razionale ed egregio sistematico, dall’altra ne apprezzava almeno ‘gli sforzi’ di recupero della tradizione. In realtà a mio avviso, Benedetto XVI non ha cercato di recuperare una (certa) tradizione per compiacere qualcuno o per semplice nostalgia: la sua opera, spesso a mio avviso non bene intrepretata, era quella di rivalutare la legittima molteplicità di spiritualità anche all’interno della medesima tradizione. Tentativo male interpretato, dunque, ma anche mal gestito: lo testimonia l’articolata quanto a volte incomprensibile giustificazione giuridica necessaria circa il ritorno al rituale eucaristico dell’Ordo del 1614 di Pio V. In quel caso sarebbe stato meglio, se proprio si doveva e si voleva, ‘semplicemente’ stabilire un recupero motu proprio del rituale precedente (da far convivere con quello attuale e legittimo) senza scomodare ragioni di diritto liturgico e/o canonico introducendo non poche perplessità dal punto di vista giuridico e liturgico stesso. Ma la questione è un’altra: Papa Benedetto XVI voleva, e di fatto ha voluto, recuperare la legittimità non del rito ma della (legittima) differenziazione di spiritualità all’interno della grande tradizione cattolica, tentando così al tempo stesso di ‘recuperare’ anche il dialogo con quei tradizionalisti guidati da monsignor Lefebvre ai quali lui stesso, ai tempi di Giovanni Paolo II, dovette recapitare una lettera per tentare una ricomposizione pacifica. A questi tradizionalisti estremi un papa come Francesco non può piacere poiché, in questo caso, lontano dalla sensibilità ‘diplomatica’ nei confronti di chi vuole non solo il recupero di una certa ‘tradizione’ ma anche la più completa regressione ad essa! E mentre Benedetto XVI tentava legittimare alcune aspirazione di quei tradizionalisti, Papa Francesco sembra tendere più ad un dialogo franco senza recuperi nostalgici: due misure apparentemente contrapposte ma equamente sagge.

I tradizionalisti giudiziosi li chiamo così perché sembrano avere più “giudizio” di tutti quanti gli altri anche più del sensus fidei populi Christianorum… Ai tradizionalisti giudiziosi Papa Francesco lo stesso non piace: addirittura tra questi sembra che vi sia chi fatica ad attribuirgli il titolo di “santo Padre”… Proprio non se la sentono di chiamarlo così pur rimanendo cattolici e pienamente convinti di ogni ‘loro posizione cattolica’. Accusano il Pontefice regnante di relativismo etico e religioso, di pressapochismo, di contraffazione evangelica, di protagonismo e di analfabetismo dommatico… La prima domanda nasce spontanea: è il Papa a cedere a questi estremismi o chi lo critica pur dichiarandosi cattolico? Non è certo ora il momento di inoltrarsi in queste questioni ma a me sembra che sia più probabile la seconda possibilità (su questo mi riservo di spiegarmi altrove). La questione che qui interessa è un’altra: siamo proprio sicuri che il santo Padre sia pronto a buttare tutto il cattolicesimo dalla finestra del relativismo senza ricordare che la “Chiesa” non è sua? A me sembra il contrario: Papa Francesco, infatti, è stato protagonista di dure critiche verso la Curia e di notevoli aperture verso “i più lontani” fino ad arrivare ad affermare circa la questione della omosessualità una realtà che ha sconvolto alcuni: «Chi sono io per giudicare?». Ed è proprio così! Il Pontefice sa che evangelicamente non si può né si deve “giudicare” nel senso che non si può né si deve “condannare”! Un Papa che non emettesse ‘giudizi’ sereni sulle proprie azioni e su quelle degli altri non sarebbe un Papa; ma allo stesso tempo un Papa che pretendesse di ‘condannare definitivamente’ le persone (e non le loro azioni –sia ben chiaro–) avocherebbe a sé e reclamerebbe un’autorità mai avuta. A questi tradizionalisti giudiziosi bisognerebbe ricordare quella ‘prudentia’ tomista: per raggiungere un fine c’è bisogno di un mezzo adatto; Papa Francesco forse non sarà diplomatico in modo ratzingeriano ma sicuramente è prudente in modo tomista. E sembra dire ai tradizionalisti giudiziosi: «Carissimi, mettete giudizio!». Ma qui sembra anche sentire la controreplica: «Ma caro Papa lei sembra dire alla gente ciò che la gente si vuole sentire dire: tuttavia è inconcludente e anima speranze false!...». Mi fermo in questo ipotetico dialogo immaginando Papa Francesco che, senza ribattere, nel raggiungere il palco durante l’udienza generale del mercoledì, fa salire un bambino sulla bianca jeep decappottata per benedirlo e si allontana poi con un sorriso… Il Papa non vuole incoraggiare le vanità ma vuole semplicemente dare fiducia a chi è stufo di sentirsi dire cosa deve e non deve fare senza che nessuno lo prenda per mano. In questo senso la ‘prudentia’ di Papa Francesco raggiunge i cuori, i giudizi ed i giudiziosi no. Non è vero forse che la Chiesa ha bisogno anche di questo oggi visto che ci sono troppi battezzati ma pochi iniziati alla novità dell’amore evangelico? Il Papa non sta forse ritornando ad una ‘pastorale di base’ per poi entrare sempre più nello specifico? La testimonianza di ciò è proprio la capacità che Papa Francesco ha di affermare che lo IOR bisogna sopprimerlo salvo poi confermarne l’istituto e l’istituzionalizzazione pochi mesi dopo. Non è contraddizione è confermare che niente è dimenticato ma tutto ‘rivalutato’, lo IOR come le persone! Papa Francesco non ha bisogno di sopprimere né lo IOR né l’uomo, ma ha bisogno di confermare il primo e di affermare il primato del secondo con tutti i suoi bisogni e le sue aspettative: fedeltà a Dio e fedeltà all’uomo. Cero però che se Papa Francesco vuole essere ancor più prudente dovrebbe calibrare alcune sue affermazioni ricordando che “tutto ciò che dirà potrà essere usato contro di lui” da coloro che ne vogliono dolosamente travisare e/o dirottare le sue vere intenzioni.

 

I fidelisti (di cui non faccio assolutamente parte) sono coloro che non criticheranno mai il Papa e gli saranno sempre fedeli qualsiasi cosa faccia e dica; di più, su questi non dico: tanto sono alquanto inconcludenti.

 

Ultima categoria sono i normalisti: anche su questi c’è da dir poco. La tesi fondamentale è che tutto sia normale: critiche e apprezzamenti contrastanti e contrari sui papi ci sono sempre stati. A questi va però ricordato che le critiche, questa volta, sono spesso vere preoccupazioni. Prima i ‘preoccupati’ erano solo quelli che gironzolavano intorno alla Chiesa e perché estremamente tradizionalisti e perché indifferenti ad essa: questa volta i preoccupati sembrano essere ‘quelli di dentro’ che si preoccupano più della introspezione in seno alla Chiesa che della contemplazione alla quale la Chiesa pur deve attrarre…

E se il problema fosse un altro? E se la vera questione circa il gradimento o meno di Papa Francesco fosse un altro? Se tutto questo suonasse l’allarme di una campana diversa dalla solo figura del pontefice?

Innanzitutto una Chiesa troppo preoccupata dei modi di fare del Pontefice e poco matura.

Della Dottrina. Certo che deve preoccuparsi della dottrina, ma non ho dubbi nel credere che Papa Francesco avrà problemi a “confermarci nella fede” e nella dottrina. Finora non c’è stata una sola parola del Papa che abbia definito qualcosa oltre e contro la tradizione della Chiesa. Datemi una sola “enuntiatio” definitiva!

Della Comunicazione. La comunicabilità di Papa Francesco non può certamente essere messa in discussione.

Della Fedeltà. Fedele a Dio e fedele all’uomo, a modo suo ma mai contrario coi dettami della morale cattolica, anzi.

Dell’Atteggiamento. Questa è la vera questione: la gente non ha bisogno di chi non vuole prendere posizione ed il Papa lo sa e non si è mai sottratto alle prese di posizioni anche contra la Curia stessa. Il popolo ha bisogno di un nuovo atteggiamento non di una nuova dottrina: questa rimarrà sempre la stessa ma i gesti, le carezze, la vicinanza, l’umiltà o trovano azioni in cui si è vicini, affettuosi, caritatevoli, misericordiosi, umili o tutti i belli attributi dei cattolici rimarranno parole vuole, cembali che tintinnano… Papa Francesco si è dimostrato vicino a tutti e vero in ogni occasione. È fedele e da fiducia. Molti al contrario sono fedeli senza più ‘dare fiducia’.

Delle Dichiarazioni. Altra vera quæstio! Sono coloro che vogliono stravolgere il cammino della Chiesa ad usare le parole e gli atteggiamenti del Pontefice a loro ‘immagine e somiglianza’! Pericolo che però non si tradurrà in un tranello per la Chiesa ma in coloro che vogliono vederla stravolta… Chi semina vento raccoglie tempesta.

Insomma: il Vescovo di Roma non finirà di confermare nella fede e nella carità la Chiesa di Dio…

 

Ma i cattolici raggiungeranno una pur minima maturità e/o equilibrio interiore? Mysterium fidei!

 

© 2014 Umberto Rosario Del Giudice

 
 
 
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Un blog di: umbertodelgiudice
Data di creazione: 07/05/2011
 

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