Se mi fermo rifletto, mi pongo domande scomode, medito sul senso della vita e della felicità, mi interrogo sul misterioso rapporto che mi lega alla scrittura.
A tratti, mi sembra di tornare sempre davanti alla stessa roccia, in un deserto sconosciuto e diabolico.
Un fiume di sensazioni, dirompente e indefinito, mi travolge in tutta la sua potenza.
Credo di averlo già scritto, ma non m’importa di essere ripetitivo, lo faccio di nuovo.
Mi sto dedicando a un mero esercizio terapeutico, spoglio come sono di qualsivoglia ambizione.
Mi sento vittima di sentimenti confusi e contrastanti: tristezza, realtà, realtà virtuale, amore, affetto, dovere, lavoro, carriera, libertà, passione, evasione, ridicolaggine, universo, arcobaleno, madre, introspezione.
Chissà se ha un senso questa sequenza? Qualche sedicente psicologo dirà che un senso ce l’ha.
Anch'io credo che ce l’abbia, ma sono altrettanto sicuro che non sarà lui a rivelarmelo.
Parole. Associazioni d’idee.
In un certo senso, è preferibile abbandonarsi alla straziante routine del lavoro, lasciarsi sedurre dalla sua effimera passione, dall’odore inebriante del denaro.
Pur di non pensare, non sprofondare nella temibile dimensione del dubbio.
Inviato da: frfrciccio
il 19/09/2011 alle 23:54
Inviato da: shar.a.zad
il 18/12/2010 alle 18:11
Inviato da: dolceacida2
il 08/05/2010 alle 12:37
Inviato da: stradeperdute2
il 09/02/2010 alle 21:50
Inviato da: poetica_mente
il 17/11/2009 alle 10:34