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Creato da: tizianotrucchi il 29/12/2007
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De Magistris: "In Calabria giudici collusi"

Post n°276 pubblicato il 07 Dicembre 2008 da tizianotrucchi



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Passaparola: " Mediaset uber alles "

Post n°275 pubblicato il 01 Dicembre 2008 da tizianotrucchi

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" Penne azzurre e caschi blu ", di Marco Travaglio

Post n°274 pubblicato il 26 Novembre 2008 da tizianotrucchi

Ora d'aria
l'Unità, 24 novembre 2008

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Ha fatto scalpore l’appello dell’Associazione magistrati al relatore speciale per i Diritti umani dell’Onu, Leandro Despouy, perché prenda posizione sui continui attacchi del governo italiano (ma non solo) alle toghe inquirenti e giudicanti. Le meglio firme del bigoncio, da Mattia Feltri sulla Stampa a Pigi Battista sul Corriere, hanno ironizzato sull’iniziativa. Per Feltri jr. la storia della “Toga Rossa” che invoca “i Caschi Blu” sarebbe “umoristica” e inedita, “gente come la Paciotti e Bruti Liberati mai si sarebbe sognata l’appello all’Onu”. Per Cerchiobattista, l’Anm soffrirebbe addirittura di “smania contagiosa del gesto eclatante”, “zelo allarmistico”, “lancinante nostalgia per un’epoca che si è chiusa”. E l’“appello sconclusionato” sarebbe una “sfida al buon senso” col “singolare coinvolgimento dell’Onu nelle vicende politiche italiane”, “ultimo residuo di una guerra tra politica e magistratura”, “rituale stanco della retorica reducistica” di una magistratura che pretende di “recitare la parte del contropotere militante nei confronti della politica”, “riluttante a rientrare nei ranghi” dopo aver “posto la pietra tombale sulla Prima Repubblica condizionando pesantemente la Seconda”.

Evidentemente questo Battista è appena atterrato da Marte, dunque non può sapere che le indagini sulla Prima Repubblica e su molti esponenti della Seconda dipendono dal fatto che molti politici italiani rubano e in Italia, come nel resto del mondo, la magistratura ha il compito di acchiappare i ladri. Solo che, nel resto del mondo, i governi si guardano bene dal prendersela con i magistrati: di solito se la prendono con i ladri. Ma sono tutti paesi che non hanno la fortuna di vantare giornalisti come Feltri e Battista, specializzati nel commentare cose che non conoscono.

Nella fattispecie, Battista e Feltri jr. non sanno che il relatore speciale Despouy ha l’incarico di vigilare per conto dell’Onu sull’“indipendenza di magistratura e avvocatura” nei paesi membri. E’ il referente istituzionale dei rappresentanti di magistrati e avvocati. Nel 2002 il suo predecessore malese Dato Param Cumanaraswamy fu inviato per ben due volte in Italia dall’Onu senza che nessuno lo chiamasse, per verificare de visu i continui attacchi del governo Berlusconi II alla magistratura. Parlò con tutti i soggetti interessati, compresa l’Anm (al cui vertice sedeva Bruti Liberati…). Poi, il 3 aprile 2002, stilò la sua relazione finale in cui censurava l’assedio di governo e maggioranza del centrodestra alle toghe, ma anche “il conflitto d’interessi” degli avvocati parlamentari che possono “avvantaggiare i loro clienti”. Soprattutto uno, il solito. E concludeva: “Vi sono motivi ragionevoli perché giudici e pm sentano minacciata la loro indipendenza” anche a causa degli “attacchi del governo… Gli importanti politici sotto processo a Milano dovrebbero rispettare il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale e non dovrebbero ritardare i processi. Le decisioni dei Tribunali devono essere rispettate da tutti”.

Al giurista malese bastarono pochi giorni in Italia per inquadrare la drammatica lesione della divisione dei poteri, principio cardine dello Stato liberale di diritto. Feltri e Battista, rispettivamente ex redattore del Foglio di Berlusconi ed ex vicedirettore di Panorama di Berlusconi, in Italia vivono e scrivono da sempre. Eppure (o forse proprio per questo) non han mai notato nulla di strano negli attacchi politici al potere giudiziario. Ciò che si vede a occhio nudo dalla Malesia, da casa Berlusconi si nota un po’ meno.



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" Bocchino & pizzino ", di Marco Travaglio

Post n°273 pubblicato il 22 Novembre 2008 da tizianotrucchi

Zorro
l'Unità, 21 novembre 2008

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Istruzioni per un centrosinistra moderno che vuole vincere.
1) Se si trova un candidato alla Vigilanza che non garba a Berlusconi, impallinarlo all'istante.
2) Se il Bocchino di turno non riesce a spiegare perché la maggioranza debba decidere anche le cariche che spettano all'opposizione, salvarlo con un pizzino.
3) Se Latorre telefona amorevolmente a Ricucci e a Consorte durante la scalata illegale al Corriere e a Bnl, fare finta di niente e negare ai giudici il permesso di usare le telefonate, cosicchè gli elettori possano pensare che destra e sinistra si coprono a vicenda ed è tutto un magnamagna. Se invece Latorre imbocca un Bocchino, chiederne la testa (sempreché si trovi).
4) Se D'Alema telefona a Consorte per trattare con un socio Unipol in cambio di «favori politici», negare insieme al centrodestra l'uso giudiziario delle intercettazioni, così il centrodestra chiederà in cambio il no alle telefonate tra Dell'Utri e un mafioso latitante.
5) Se Ligresti, pregiudicato per corruzione e dunque amico di Berlusconi, vuol fare affari in un comune governato dal centrosinistra, tipo Firenze, fargli ponti d'oro per portarlo dalla propria parte. Berlusconi non va combattuto, ma anticipato.
6) Anziché tener lontano da Firenze il corruttore Ligresti, cacciare dalla città i lavavetri e gli accattoni. Berlusconi non va combattuto, ma imitato.
7) Se poi si viene indagati, come l'assessore Cioni, per tangenti da Ligresti, gridare al complotto politico come un Berlusconi qualsiasi («Se non fossi candidato alle primarie di Firenze, mi avrebbero indagato lo stesso?»).
Perché Berlusconi non va combattuto, ma copiato.

>>> tizianotrucchi@libero.it

 
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Parlamento pulito 2008: ecco i nuovi condannati

Post n°272 pubblicato il 15 Novembre 2008 da tizianotrucchi



Basta! Parlamento pulito

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Marco Travaglio - Mafiocrazia

Post n°271 pubblicato il 11 Novembre 2008 da tizianotrucchi

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" Nulla è impossibile ", di Marco Travaglio

Post n°270 pubblicato il 09 Novembre 2008 da tizianotrucchi

Zorro
l'Unità, 7 novembre 2008


"In America - dice Obama - nulla è impossibile". Ma anche l'Italia non scherza, visto il benvenuto che gli han dato Gasparri ("ha vinto Al Qaeda") e Al Tappone ("Obama è abbronzato"). La boiata razzista del Cainano s'inserisce in una tradizione che l'ha reso celebre nel mondo, perché è fuori dai patrii confini che dà il meglio. Le corna a Caceres, in Spagna. L'atterraggio in Estonia ("Bella, l'Estuania"). Le molestie a un'operaia della Merloni in Russia ("voglio baciare la lavoratrice più bella", con Putin che osservava gelido l'amico Silvio intento ad arrampicarsi sulla giunonica ragazza in fuga). Il ricordo dell'11 settembre ("voglio ricordare l'attacco del comunismo alle due torri"). Gl'insulti al mondo islamico ("Dobbiamo esser consapevoli della superiorità della nostra civiltà su quella islamica, ferma a 1400 anni fa)". Le ganassate da latrin lover col danese Rasmussen ("E' più bello di Cacciari, lo presenterò a Veronica") e col tedesco Schroeder ("Parliamo di donne: tu te ne intendi, ne hai cambiate tante, eh eh"). Il "kapò nazista" al socialista tedesco Schulz. La mania di regalare orologi a chiunque, anche durante il G8 mentre parlava Chirac. E poi i tentativi di rimediare alle gaffes, raddoppiandole. Come quando rivelò di aver "dovuto riesumare le mie doti di play boy e fare la corte alla presidente Tarija Halonen per portare da Helsinki a Parma l'agenzia alimentare europea". La Finlandia protestò, e lui esibì una foto della Halonen: "Ma vi pare che io mi metta a far la corte a una così?". Pezo el tacon del buso. Infatti l'altroieri ha dato degli "imbecilli" e poi dei "coglioni" a quelli che non hanno gradito il suo umorismo da Ku Klux Klan, mandandolo alla fine "affanculo". Ora si spera che non incontri mai Mandela: "Ohè, Nelson, troppe lampade eh?".



>>> tizianotrucchi@libero.it

 
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Il forzuto di Arcore

Post n°269 pubblicato il 06 Novembre 2008 da tizianotrucchi



Il forzuto di Arcore ci riprova. Alla Fiera del ciclo e del motociclo ha affermato, riferendosi alla Val di Susa: “Useremo la forza contro i blocchi, non c’è comunità o minoranza che possa pretendere di fermare un cantiere…”. Ha straparlato di “16 miliardi già a disposizione” per fare un buco nel Frejus. Il problema è che il tunnel nel Frejus è già stato realizzato nel lontano 1800 e lui non era stato informato da Lunardi. Forse alludeva al Moncenisio. Al supertunnel di 23 chilometri che finirà tra 15 anni. Un’opera che non serve a nulla, ma che distribuisce un fiume di denaro.
Marco Ponti professore al Politecnico di Milano, uno dei maggiori esperti di economia dei trasporti in Europa e consulente della Banca Mondiale, scriveva tre anni fa:
"Si è partiti promettendo che il progetto si sarebbe ripagato al 60%. Poi si è scesi al 40% e infine è stato stabilito che bastava il 40% dei costi, esclusi quelli per i 'nodi' in prossimità delle città, molto dispendiosi. Secondo le mie simulazioni si arriverebbe al 20%; altri stimano il 23%. Il sistema è destinato al default: pagherà lo Stato. Molti di questi lavori verranno inaugurati, ma poi non ci saranno i soldi per proseguirli e saranno ri-inaugurati a ogni tornata elettorale. La Torino-Lione è un monumento alla dissipazione: costerà almeno 13 miliardi (fu ottimista, ndr), come 3 o 4 ponti sullo Stretto. Per sviluppare l'innovazione si deve puntare sulle tecnologie, non sul cemento. Quanto all'occupazione, oggi le grandi opere hanno un moltiplicatore modesto: non si mobilitano più, come nell'Ottocento, i braccianti. È poi evidente che il nostro è un territorio con un grande valore turistico per il futuro. Quindi ci sono modi più redditizi per spendere. A meno che qualcuno non si riprometta, per se stesso, grandi affari sulle grandi opere".
Il referendum per la nuova base americana a Dal Molin a Vicenza è stato annullato, a Chiaiano sono stati picchiati i residenti, a Piazza Navona è arrivato un camion pieno di manganelli tricolori sotto gli occhi della Polizia (neppure una multa per sosta vietata, belin).
E’ il governo del manganello. L’uso della forza come politica del consenso. Non credo che gli italiani siano informati sulla Val di Susa e sullo spreco colossale di risorse pubbliche. Decine di miliardi per far viaggiare tra vent’anni una mozzarella da Lisbona a Kiev mentre il Piemonte chiude i battenti. Un’impresa piemontese su quattro sta fallendo. Tremila i prossimi licenziati, quarantamila i cassintegrati L’Olivetti perde lo stabilimento di Agliè, 250 dipendenti. Motorola lascia a casa dall’oggi al domani 370 tecnici. Dayco, 470 operai in mobilità. Bertone, 1.200 lavoratori in cassa integrazione. 700 operai della Pininfarina (700 milioni di euro di debiti) a rischio. La Fiat sbarra i cancelli di Mirafiori fino al 16 novembre, 3.500 operai in cassa integrazione.
Le aziende chiudono e si aprono i buchi nelle montagne con altri buchi di bilancio. Loro non molleranno mai, noi neppure.

No TAV

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" Quelli che l’avevano detto ", di Marco Travaglio

Post n°268 pubblicato il 06 Novembre 2008 da tizianotrucchi

5 novembre 2008

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Il primo a sbilanciarsi, il 7 marzo, fu Gianfranco Fini: “Gli Stati Uniti non sono ancora pronti per un presidente nero”. Ma il momento decisivo per le sorti delle elezioni americane fu la discesa in campo di Giuliano Ferrara, stregato da Mc Cain, ma soprattutto da Sarah Palin: “L’abbiamo scoperta noi”, gongolava il Platinette Barbuto, noto esperto in fiaschi, esaltando le virtù profetiche del suo talent scout addetto alle catastrofi, Christian Rocca, già noto per aver annunciato il trionfo in Irak e per aver scoperto i neocon quando negli States non osavano più mettere il naso fuori di casa. Ecco, quello fu il momento della svolta per Obama. Lì fu chiaro a tutti che McCain era spacciato.

Per chi avesse ancora dei dubbi, provvidero a dissiparli gli interventi in extremis di due noti analisti padani, Roberto Castelli (“Mc Cain è una garanzia per la difesa della civiltà cristiana sotto attacco dei musulmani”) e Roberto Cota (“John offre maggiore sicurezza contro l’Islam”), nonché del noto stratega Maurizio Gasparri (“Dovesse vincere Obama, prenderei le distanze della Casa Bianca”). Non che la palma delle previsioni sballate sia un’esclusiva italiana. Ancora il 2 novembre John Zogby, “il guru dei sondaggi”, comunicava che “Mc Cain è in rimonta e può vincere, ormai ha superato Obama, 48 a 47%”. Ma i provincialotti italioti che scambiano le speranze per la realtà e pensano di orientare dall’Italia il voto americano, non ci han fatto mancare proprio nulla. Soprattutto sugli house organ di Berlusconi, che solo un mese fa passeggiava mano nella mano con l’amico Bush, lo sguardo rapito, il cuore palpitante, ripetendogli che “sei stato un grande, presto ti verrà riconosciuto, passerai alla Storia”, mentre persino George lo guardava scettico e persino McCain pregava il presidente più impopolare del secolo di non farsi vedere dalle sue parti.

Sull’immancabile sconfitta di Obama, il Giornale ha dato il meglio di sé. Mauro della Porta Raffo, il “gran pignolo” che fa le pulci ai giornali e ci azzecca sempre, ma con gli oracoli un po’ meno, non aveva dubbi: “Adesso vi dico: John Mc Cain il prossimo 4 novembre vincerà”. E Paolo Granzotto, entusiasta: “Resto anch’io dell’opinione che il vecchio eroe sbaraglierà il giovane vagheggino… Sarah Palin trascinerà Mc Cain alla vittoria”, anche per via della “veltronizzazione della campagna del damerino Obama: e con Veltroni, si sa, si va dritti alla sconfitta”. Insomma, “Mc Cain gli farà la festa”. Mario Giordano, rabdomante dal fiuto infallibile, produceva titoli del tipo: “Ecco perché la strana coppia Mc Cain-Palin può arrivare alla Casa Bianca”. E rimbeccava i lettori rassegnati alla vittoria di Obama: “Ma lei è così sicuro che vincerà Obama? Io ho qualche dubbio”. Immediatamente avvertito a Chicago, Barak faceva i debiti scongiuri. Anche perché, ad allarmarlo vieppiù, c’erano gli editoriali di Maria Giovanna Maglie, che ha con i dati elettorali lo stesso rapporto elastico dimostrato con le note spese alla Rai. La generalessa, che scrive con l’elmetto e il colpo in canna, non ci poteva proprio credere che gli americani votassero per quell’”estremista inesperto e poco capace”, “contrario infantilmente alle centrali nucleari”, uno che “ritirerebbe incoscientemente le truppe dall’Irak”, che “rappresenta solo una fetta minoritaria di radicali”, per giunta negro, tant’è che “gli elettori democratici sono i primi a dubitarne”, ma “dubitano pure gli indecisi, gli indipendenti, i fan di Hillary”. Mentre “Old John” (così lei chiama McCain, nell’intimità) “parla da Presidente”, “può vincere le elezioni perché è un candidato credibile” e poi “ha trovato un vice ideale in Sarah Palin, la donna tutta valori, determinazione e capacità oratoria”, ma soprattutto “è pronto a costruire 45 centrali nucleari e aumenterebbe le truppe in Irak”, dunque “io dico che ce la fa”, “nonostante il can can dei media nazionali e internazionali”, tutti in mano al Comintern. Se invece “dovesse farcela Obama, sarà una vittoria di misura” (infatti avrà la maggioranza parlamentare più ampia dalla notte dei tempi). La Maria Giovanna lo vedeva già alla Casa Bianca, l’amato Old John: “Da presidente ridurrà il potere di Washington e, da vero patriota, difenderà la sicurezza degli Usa”. Pazienza, la difenderà da casa. Ma, nei momenti di sconforto, potrà sempre consolarsi con qualche visita di Maria Giovanna Maglie.

Anche il Foglio ci ha lasciato pagine indimenticabili, tutte sull’inevitabile disfatta del nero Barak. Il Platinette, dall’America, ispirava titoli tambureggianti: “Ed è subito Sarah”, “Vi fareste governare da Obama?”, “Perché l’idraulico Joe è il miglior alleato del soldato Mc Cain”. Sotto, le meglio firme del bigoncio si esercitavano nell’arte dell’oracolo.

Marina Valensise, altra neocon de noantri, credendo di farle un complimento, scriveva che “la Palin somiglia alla nostra Gelmini: una tigressa dura, determinata, sicura di sé, temprata dal gelo polare, travolgente come un animale selvaggio… una mamma che si batte contro un parolaio idealista”. Stefano Pistolini la definiva “l’ultima arrivata, forse la predestinata”. Infatti, è stata la palla al piede del povero McCain. Ma Christian Rocca, lo scopritore: “La Palin è un Obama al quadrato”, donna dall’”appeal a tratti profetico e messianico”, un incrocio fra “Bob Dylan e Erin Brockovich”, come pure il suo presunto gemello Barak, insomma “pare lei la candidata presidente e Mc Cain il suo vice”. E Obama: per l’esperto Rocca, “il candidato perfetto per una serie televisiva”, “elitario, intellettuale, troppo di sinistra e incapace di connettersi con il paese”, una “bolla che potrebbe sgonfiarsi rapidamente” visto che “da mesi viene rifiutato stato dopo stato, primaria dopo primaria, dalla working class del suo stesso partito, dai poveri, dagli ispanici, dai cattolici, dagli anziani, dalle donne, dagli ebrei e da qualsiasi categoria sociale e razziale a cui non appartengano afroamericani, studenti, intellettuali, miliardari, divi di Hollywood e fighetti”. E queste - si badi bene - “non sono opinioni”. Tiè. Resta da capire chi diavolo abbia votato per Obama. All’insaputa di Rocca fra l’altro.



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Silvio Barackone, di Pino Corrias

Post n°267 pubblicato il 04 Novembre 2008 da tizianotrucchi

4 novembre 2008

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Secondo il nostro invidiabile ministro degli Esteri Franco Frattini “i punti di contatto tra Berlusconi e Obama si notano”. Eccome se si notano. A cominciare dall’altezza, dalla struttura longilinea, dal portamento, dal taglio dei capelli, dall’accento, e naturalmente dal colore della pelle.

Ma lo sguardo professionale di Franco Frattini, esperto di questioni internazionali e di resort maldiviani, va oltre le superfici. Coglie in profondità. Entrambi sono nati in un ghetto (Berlusconi in quello di via Porpora, a Milano), entrambi si sono riscattati con lo studio e con la volontà. Entrambi si riconoscono nel sogno americano, anche se uno dei due solo in versione Dallas e Dinasty.

Le differenze tra l’uno e l’altro sono trascurabili dettagli. Per esempio il giudizio sul quasi ex presidente degli Stati Uniti George W. Bush, che Silvio considera un gigante della Storia, o sulla guerra contro l’asse del Male, che procede per bombardamenti e invasioni, o sulla centralità del petrolio nel Pianeta, o sulla affidabilità dell’amico Putin, o sulla insignificanza del protocollo di Kyoto. Quelli, ci conferma il sempre sereno Franco Frattini, sono punti di dissenso che, grazie al cielo, non si notano.

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Marco Travaglio - Passaparola

Post n°266 pubblicato il 03 Novembre 2008 da tizianotrucchi

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Sabina Guzzanti - Oriana Fallaci

Post n°265 pubblicato il 02 Novembre 2008 da tizianotrucchi



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TV Fragolino (scherzo telefonico)

Post n°264 pubblicato il 30 Ottobre 2008 da tizianotrucchi

Questo è uno scherzo che pochi giorni fa abbiamo fatto ad un nostro amico che sapevamo essere in cerca di un nuovo cellulare. Abbiamo cercato di vendergli un telefonino inesistente e lo abbiamo fatto andare su e giù cambiando ogni volta il luogo d'incontro.



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Energia solare for dummies: guadagnare con il fotovoltaico

Post n°263 pubblicato il 29 Ottobre 2008 da tizianotrucchi

byoblu.com ha realizzato questo bellissimo video sull'energia solare, ovvero, sugli impianti dei pannelli fotovoltaici.



>>> tizianotrucchi@libero.it

 
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Passaparola, " Rete4, l'immortale "

Post n°262 pubblicato il 28 Ottobre 2008 da tizianotrucchi

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Riporto l'intervento di Marco Travaglio di ieri pomeriggio.
Inoltre ricordo che passaparola va in onda via web tutti i lunedì alle 14:00.



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