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Venezia, Coca-Cola a Picco

Post n°887 pubblicato il 23 Febbraio 2009 da lidermax.mv
 

In cambio di 2 milioni e 100 mila euro in cinque anni il colosso delle bevande si prepara a invadere la città con distributori automatici di lattine, tramezzini, snack e panini. Venezia ha una sete esagerata di denaro e prova a spegnerla così. I termini dell’accordo, sul quale manca solo la firma delle parti (attesa in settimana) e al quale - pur non essendosi ancora pronunciata - la Soprintendenza sembra intenzionata a non opporsi, sono chiari: 2,1 milioni andranno nelle casse del Comune, 400 mila alla Oltrex, la società veneziana che gestisce la sponsorizzazione. All'interno dell’accordo ci sono alcune curiosità. La Coca-Cola, per la cifra pattuita, si porta a casa la possibilità di allestire due cene di gala aziendali all’anno, una nelle Sale Apollinee della Fenice, l'altra al piano nobile di Ca' Vendramin Calergi, sede del Casinò. Inoltre la società americana avrà a disposizione venti posti sul palco della Regata Storica e sul galleggiante del Redentore, per i suoi ospiti. Il ramo italiano dell'azienda, infine, figurerà ufficialmente tra gli Amici di Venezia.

Non è neanche una cifra spettacolare. Soprattutto considerando la contropartita in termini d’immagine, e le reazioni che si stanno scatenando. La contropartita sarà quella di una città disseminata di distributori di bevande e snack. Ovunque, compresa l'area di San Marco dove però (se non l’annullano) vige un'ordinanza di divieto di panino selvaggio. Si potrà comprare lo snack, non mangiarlo. Le macchinette, dicono dal Comune, si cercherà di metterle in modo che non siano troppo evidenti: sui pontili dove si aspetta il vaporetto, per esempio, e comunque in tutte le zone più turistiche che sono già piuttosto massacrate. Che poi vi sia un solo angolo di Venezia dove un frigorifero di lattine non faccia a pugni col contesto, sarà interessante scoprirlo.

Per non offendere troppo la Soprintendenza - e quelle poche migliaia di turisti che ancora pensano di arrivare a Venezia e trovare una città d'arte e non un grande contenitore di sponsor e sponsorizzazioni - pare che questi distributori saranno no logo: grandi bussolotti bianchi, oppure macchinette da Camera Cafè messe lì, tra un Canal Grande e un Ponte di Rialto.

L'aspetto ulteriormente ridicolo è che a Venezia più bevi e più sei benemerito: con la pipì a tre euro nelle toilette pubbliche, è logico che ti invoglino a tracannare a ogni angolo.

Il sindaco Cacciari l'altro giorno dichiarava: «La crisi c’è, dobbiamo arrangiarci e saperci vendere». Ma che cos'altro resta, ormai, da vendere? Dopo le facciate dei palazzi, dopo le pipì, dopo la joint-venture con Snoopy per cui il fumetto promuove la città, Venezia in cambio gli fa aprire gli store e sopra ci prende le royalties, resta ben poco. Non resta nemmeno la notte: Venezia, attraverso il suo inesauribile Ufficio marketing e immagine, è pronta a vendere una gondola tutta illuminata, un trionfo dell'orrido, per fare pubblicità: compri lo spazio e il gondoliere va su e giù nel buio, facendo sfavillare il tuo marchio sul Canal Grande.

Venezia è unica. Su questo non ci piove. Ma allo stesso tempo, fuori dal tempo. E sopratutto non strutturalmente costuita per ospitare milioni di turisti, per far fronte al subdolo attacco chimico degli agenti inquinanti e per resistere alle variazioni climatiche che hanno già modificato in maniera definitiva i delicati equilibri della Laguna.

Essendo unica, costa. E costerà sempre di più. Riuscire a combinare l'idea di città museo con la sua vivibilità è praticamente impossibile. Aprire agli sponsor è solo un paliativo, così come lo era permettere ai giapponesi di sposarsi a Palazzo Ducale.

Sotto la protesta ci sono motivi più economici che artistici, purtroppo. Come se i mercanti veneziani non avessero, per deformazione storico-genetica, già spremuto abbastanza il mercato turistico...


Personalmente forse avrei preferito dei distributori di Tocai e Polpettine, agli angoli. Ma se lo scopo finale è salvaguardare la città, accetto anche la bibita per eccellenza. Ma io non son Venexian, ciò, mi sun Piemonteis...

 
 
 
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