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Siate come la piccola supposta che quando è chiamata a compiere il suo dovere lo fa fino in fondo e senza mai guardare in faccia nessuno. Si mette subito in cammino cercando umilmente la propria strada. E se qualcuno le si para davanti dicendole con presunzione ed arroganza: "Lei non sa chi sono io!" intimamente sa già che non può essere altro che uno stronzo...
Post n°249 pubblicato il 08 Febbraio 2011 da Pitagora_Stonato
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Post n°248 pubblicato il 31 Gennaio 2011 da dolce_peso
Che bello sarebbe se scrivessimo facendo un serpentone oirartnoc osnes ni artla’l e artsinis a artsed ad agir anu andata e ritorno sia per il gnucco che per il sapientone oiralobacov li evres non ereggel rep osac ingo ni otnatin qua e in là, come un metronomo si muove il testone! oiranidroarts …sinnet id atitrap anu da eresse id arbmes (germano.capoverde) bella idea! davvero!!!!!!!!!!! così, dopo orevocir nu rep onognoporp ic, osteuq alla neuro. dove però incontreremmo certo ainotnis ni ehcitapmis enosrep etnemalos ...dopo aver avuto il decoder,mi preoccupo! 5 itanivodni oveva en
(dolce_peso) |
Post n°247 pubblicato il 03 Dicembre 2010 da dolce_peso
Sono sicura, e qui lancio pubblicamente una sfida, di essere l'unica al mondo ad avere ricevuto un insolito, inconsueto, quantomeno poco indicato regalo di nozze: un loculo/ossario. OCCUPATO. Certo così ho tolto l'effetto suspence...ma come creare aspettativa attorno a un regalo tanto "studiato"?! Partiamo dall'inizio: mio nonno è morto nel 1969, io avevo dieci anni e una grande saggezza che mi ha fatto promettere a mia nonna e agli zii che quando sarebbe stata ora dell'esumazione, di trasferire i resti dalla tomba all'ossario (cosa che avviene circa 10/15 anni dopo la tumulazione), me ne sarei occupata io in quanto ero quella con sicuramente più probabilità di essere ancora viva ( e qui immagino che gli zii e la nonna stessa, e anche i miei genitori, si toccassero o comunque facessero scongiuri di ogni tipo...ma allora non capivo, ovviamente).Nonna morì anche lei cinque anni dopo.Il tempo passa, inesorabile, accompagna in altre strade, fa crescere, maturare; la bambina saggia (!) divenne donna (donna...vabbeh, adulta), aveva un lavoro, un fidanzato, un progetto matrimoniale in corso, era il 1979.Dati i tempi burocratici noti a tutti, il periodo dell'esumazione slittò al 1980, in giugno, undici anni dopo il primo evento luttuoso importante della mia vita; coincidenza volle che nello stesso mese e anno avessimo anche fissato la data del matrimonio 08.06.1980, e che i resti del nonno non fossero nella stessa città dove abitavo; la zia, sorella di mio papà, invece abitava proprio là ed era casalinga, (il che non significa che ritenevo non facesse niente tutto il giorno, anzi, con due figli piccoli per giunta!...Solo che credevo le sarebbe stato meno complicato farmi questo favore) ed io lavoravo con un titolare al quale chiedere un giorno di permesso o di ferie era come pugnalarlo in petto e, comunque, a parte i preparativi esaltanti quanto stressanti dell'imminente matrimonio, appunto, c'era in ballo la licenza matrimoniale....non potevo assentami dal lavoro per onorare la mia promessa, accidenti!Chiesi a mia zia se poteva occuparsene lei ( e sarebbe bastato rispondere "NO, non ne ho voglia" "No, non ho tempo" "No, non me la sento", in qualche modo avrei provveduto!) e lei accettò di buon grado, pareva; lei si occupò di tutto, fisicamente; dopo che le avevo detto di non preoccuparsi della spesa, che avrei comunque sostenuto io, che desideravo una lapide comunque carina, con foto e vasetto x i fiori, per quanto piccolo trattandosi di un ossario.Dopo circa due settimane mi disse che si era occupata di tutto, che a poco la lapide sarebbe stata collocata e che il costo complessivo era di £.175.000 ( 1980 !!!).Dopo avermi comunicato quanto sopra, mi chiese per l'ennesima volta cosa desiderassi come regalo di nozze, in quanto non avevamo fatto alcuna lista (allora ancora non si usava molto, e, comunque, non abitavamo nella stessa città) ed io al solito le risposi "Non lo so, fai tu".Risposta: "Va bene, visto che non hai bisogno niente (?!?), facciamo così, siamo a posto con quanto mi devi per il nonno".Sul momento non ci pensai neppure, giuro;( chissà mio marito com'è stato contento, lui, del regalo!, mai detto nulla perché è un "signore"), anzi probabilmente le dissi anche che andava bene...l'età ancora giovane, l'entusiasmo per le nozze, la stanchezza per i preparativi delle stesse....Matrimonio, cerimonia, banchetto, viaggio di nozze (Parigi!), ritorno e inizio di una nuova vita! Sì, mettendo a posto casa nuova e regali capitava di pensare che dalla zia, con la quale ero cresciuta, che era stata il mio idolo fino all'adolescenza, che amavo da morire non avevo avuto nulla che rimanesse a ricordare quell'occasione unica (spero unica, siamo sposati da 30 anni!), però...il tempo passa, la vita riprende il suo corso; casa, lavoro, amici sempre in visita (eravamo la prima coppia della compagnia ad essere sposati, con casa nostra a disposizione per feste, cene, incontri).A novembre, per i Santi, come sempre, vado al Cimitero dai nonni; dopo aver chiesto alla zia dove trovare la nuova collocazione del nonno, e dopo esserci persi ( perché i Cimiteri delle metropoli non sono come quelli dei paesi!) e avere girato a lungo, finalmente lo troviamo! Mi avessero dato un pugno avrei sofferto meno!Lapide striminzita, solo nome e cognome anni di nascita e morte e basta; niente foto, niente vasetto per fiori...e la lapide che pure "traballa" non è ben fissata...Io e mio marito, di nascosto, siamo andati più volte a mettere a posto, con colla speciale, la lapide ballerina, la foto e il vaso....ora è quasi come la volevo io.Con la zia non parlo più da tre anni dopo, quando ho osato non invitarla al battesimo della prima figlia (mio marito ha otto fratell, più parenti vari; festeggiare il battesimo sarebbe stato come un pranzo di nozze!), abbiamo preferito una cosa intima, solo noi, i nonni e padrino e madrina,(e bimba ovviamente!)...ma lei mi ha detto "Beh, non invitavi le tue cognate ma me sì" (!)c'è bisogno di commentare? |
Post n°246 pubblicato il 14 Novembre 2010 da dolce_peso
C'è un aforisma sul lavoro che mi piace ricordare sempre, è questo: " Il 50% dei dipendenti pubblici si sentono inutili, il restante 50% lo è ." Sicuramente nell'ambiente lavorativo si trovano molti personaggi con caratteristiche quasi macchiettistiche . Per esempio si può trovare la figura dell' " l'impiegato inutile." Ma vi sono tante altre figure di cui scriverò diffusamente in altri post. Nella vostra vita lavorativa, chissà quante volte v'è capitato di incontrare il classico tipo DELL'IMPIEGATO INUTILE. Ossia il tipo che ti ritrovi chissà come, o meglio, per una serie di circostante fortuite (per lui, un po' meno per gli altri,) a interagire con te senza riuscire a evitarlo, a deviare la tua strada dalla sua, senza poter far finta di non vederlo, con cui devi insomma in qualche modo interloquire. Capita a tutti prima o poi, non c'è scampo. Questo tipo è simile a quello che per anni ha spostato pratiche da un posto ad un altro ed ora che fa qualcosa di diverso, cioè un lavoro da penultimo, lo sorprendi adefinirsi un Pi-erre,uno che cura, insomma, le "public relations" ma non capisce una mazza, non ha competenza di nulla, non ha nuove idee , le vecchie le ha dimenticate, non sa parlare e scrive anche peggio, è disordinato e confuso. Il brutto è che ne è pure un po' consapevole ed allora cerca di mascherare la sua inefficienza con tutta una serie di operazioni, tra i quali quello di insabbiare i dettagli importanti o di girovagare con gli occhi vagamente scandalizzati per confondere le acque, o ancora di rispondere a monosillabi o non rispondere per niente, tutte cose che pregiudicano alla fine il risultato positivo di un lavoro. Dice: " io l'ho detto! " come se la gestione del lavoro fosse un "pour parler" in corridoio e che la comunicazione scritta fosse un optional. E'quello che, per tanti anni , vissuto come in una campana di vetro,protetto dentro un batuffolo rosa di protezioni amiche , quando gli amici se ne vanno , si ritrova davanti alla realtà crudele, maledice il destino elettorale, e si indigna pure di come la vita sia dura e che alla fine bisogna anche lavorare un po'. E' quello che cerca di ovviare a queste nuove incombenze non con un forte impegno o con una rivoluzionaria dedizione al lavoro, ma con un' operazione di sottile e strisciante cortigianeria allo indirizzo del capo di turno. Dice: " Chi fa sbaglia." quando gli fai notare una grossa incongruenza, come se fosse un argomento pacificatore. Ma quello che si sbaglia è soprattutto lui chea ssocia l'azione all' errore come fosse un conseguenza biologica INEVITABILE. Capita, allora, che ti viene voglia di incazzarti, che vorresti dar fuori, ma poi tu, che sei ancora presa da tutte le tue ansie esistenziali , che vivi di dubbi e di guai, tu, che ti chiedi sempre se fai bene a fare come fai, che cerchi di condividere e cerchi di partecipare ai grandi progetti , ti convinci di come sei stata fortunata ad inciampare in una persona così e che per te tutto questo può rivelarsi una terapia d' urto. Ti dici: " Allora non sono la peggiore in questa terra" e riesci persino a trovare quei suoi modi inutilmente arroganti quasi necessari perchè tu possa apprezzare le piccole gioie della vita (come una giornata senza la sua presenza) e come alla fine il bene possa emergere in tutta la sua potente energia, in tutto il suo splendente fulgore. Insomma, bisogna pur dare uno scopo al " bene " per distinguersi. E che lo scopo sia almeno quella di non permettere alla pochezza della vita di prevalere. Se non altro. E non altro. |
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