TorineggiandO

Alla fine, causa neve, optarono per il treno. Una bella seconda classe, Torino - Padova - Abano Terme e ritorno. Un pout-pourrì di locali, interregionali ed espressi, che in solo sei ore le avrebbe portate dal freddo della Savoia al caldo delle vasche termali. Era stata una decisione sofferta: i pochi giorni e i pochi soldini sottratti ai saldi le avevano costrette a privilegiare l’aspetto curativo a quello turistico.

L’artrite cominciava ad essere una triste compagna di colazione la mattina. E anche il fegato di Otelma, non era più in grado di gestire la bagna cauda come ai bei vecchi tempi. Luisa, poi, aveva dovuto sospendere le lezioni di Merengue per problemi di circolazione. Anche se nel suo caso la sordità era la principale causa dell’incapacità di infilare due passi decenti senza pestare i calli all’occasionale cavaliere.

E così, in una fredda mattina invernale, le due vecchie amiche, vestite di tutto punto, s’imbarcarono in una carrozza fin troppo riscaldata. Almeno così parve ad Otelma. Luisa, coi Moon-Boot, non si tolse neanche il paraorecchie. Per lei si stava appena bene. Il viaggio fu tranquillo ed allietato dalla scorta di riviste “culturali”, rimpinguata con l’ultimo numero di Intimità acquistato al volo dall’omino dei giornali. Otelma riuscì a litigare con un ragazzetto, che ascoltava le cuffiette troppo alte. A metà del pistolotto sulla “musica così forte che ti fonde il cervello”, il pischello lasciò lo scompartimento mugugnando un “fanculo” neanche troppo mascherato.

A Padova, in attesa della coincidenza, Luisa dichiarò che non si poteva passare da Padova senza andare a far visita al Santo. Otelma trasalì. Non sapeva che il suo vecchio compagno di giovinezza si fosse trasferito lì e comunque non vedeva la necessità di risvegliare sopiti pizzicori. La Luisa la guardò con disprezzo, solo a tratti mediato da tracce di pietà, e le spiegò che si trattava di Sant’Antonio e della celebre Basilica. Otelma accettò di seguire la Luisa, col segreto intento di chiedere una grazia non del tutto in linea con la sacralità del luogo. A lei sarebbe bastata anche una sola notte di follia, come quelle che da giovane erano il degno corollario delle noiose giornate di lavoro.

Sotto sotto anche la Luisa nutriva speranze in questo senso, ma non avrebbe mai dato ad Otelma la soddisfazione di ammetterlo. La sua discrezione era proverbiale e non avrebbe certo rischiato di rovinarsi la reputazione se non ne fosse valsa veramente la pena. Considerando poi che Otelma non avrebbe tenuto la bocca chiusa, tanto valeva esporsi solo in caso di un trofeo particolarmente ambito.

All’arrivo alle Terme, Otelma rifiutò di dare la mancia al tassista, il quale con un abile giro di parole volle fare riferimento agli organi riproduttivi delle rispettive madri di Otelma e Luisa. Luisa si caricò delle valigie, sue e quelle di Otelma, e si avviò verso la reception con la Carta d’Identità già estratta e tenuta tra i denti.

Per un errore di prenotazione, di origine non accertata, l’unica camera disponibile era sul retro del lussuoso Hotel Alle Terme. Vista centrale elettrica e omaggiata di un gradevole ronzio al quale per giustizia ti abituavi dopo pochi minuti. Meno gradevole era l’abbaiare dei dobermann di guardia, posizionati proprio sotto la finestra. La camera non era male, se sei un patito del kitsch anni ’70. Unico neo, se vogliamo, un unico letto matrimoniale ad acqua, sul quale Otelma cominciò subito a saltare per saggiarne la consistenza, inducendo a Luisa un inizio di Mal Di Mare, a stento sedato da un provvidenziale Travelgum, che la previdente aveva portato per timore di soffrire il Mal di Treno.

Ma l’entusiasmo era alle stelle. Otelma estrasse un bikini panterato comprato coi saldi. Avrebbe a stento coperto le grazie di una Barbie ma lei era fiduciosa di farci stare dentro tutto il suo ben di Dio.


Luisa ricomparve dal bagno con un classico modello Ester Williams, con annessa cuffia da bagno con margheritine. Si giocarono a rubamazzo le infradito rosa shocking, gadget di Donna Moderna, ma alla fine Luisa non ebbe il coraggio di usarle, lasciandole magnanimamente ad Otelma che in cambio le cedette una ciabattina con pompon in struzzo tacco 12, sul quale Luisa salì solo appoggiandosi allo sgabello del bagno.

E via per il percorso Multifitness SuperRassodante Emolliente Ringiovanente e Corroborante: il top dei top dell’offerta dell’Hotel.

Un vero paradiso di benessere e tranquillità. E, diciamolo pure, di malinconica tristezza. L’età media degli altri ospiti non scendeva sotto le 60 primavere, ma si capiva bene che molti avevano già visto una dozzina di inverni in più.

Questo deluse un po’ le nostre due eroine, ma in fondo loro erano li per rilassarsi e corroborarsi e quindi si diedero un gran da fare per passare da una doccia ad un idromassaggio, da un percorso Knipe ad una cascata cervicale. Pochi ma simpatici furono gli inconvenienti: Luisa si addormentò nel Bagno di Fieno, cominciando a russare così forte da essere richiamata con l’altoparlante dalla Direzione. Otelma, invece fu sgridata perché dopo essersi bevuta quasi un litro di Tisana Fiore di Loto (ottima per l’eliminazione delle tossine), non seppe trattenersi dal fare pipì nella vasca di Cromoterapia, facendo virare l’acqua blu in un drammatico verde, rivelatore del colore della nuova sostanza immessa nell’acqua.

Furono subito “puntate” da due arzilli 65enni di Bologna. Anche troppo arzilli, per i gusti di Luisa, che aveva notato all’anulare dei due il “segno” della fede nuziale, tolta strategicamente all’ingresso in Hotel. Vistosamente impasticcati d’azzurro per i più attenti occhi di Otelma. Ma in fondo due gentiluomini, che porgevano loro l’accappatoio all’uscita delle vasche e non mancavano mai di riempire i bicchieri con la Tisana, se necessario, erano tutto meno che sgradevoli...

Cosa accadde dopo lo lascio alla Vostra fantasia…compreso l’attacco cardiaco che colpì uno dei due rubacuori e la tremenda litigata tra Otelma e Luisa per le saponettine omaggio dell’Hotel…