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Sapiens vs Neanderthal

Post n°1248 pubblicato il 23 Luglio 2009 da lidermax.mv
 

Un giallo di decine di migliaia d'anni fa.

Non lontano dalle città impolverate dove gli infedeli occidentali e i guerriglieri musulmani si sono massacrati per sei anni, c’è la maestosa scena del primo delitto della storia. È sui Monti Zagros, in Iraq, che un Sapiens ammazzò un Neandertal, tra 50 mila e 75 mila anni fa. E anche allora la lucidità del killer fu amplificata dal potere della tecnologia: se oggi le mine telecomandate spappolano gli «Hummer» 4x4, nel Paleolitico il massimo era il possesso di un’altra arma a distanza: una freccia.

La vittima, 'Ngut, neanderthaliano convinto, piccoletto e tozzo, scuro di pelle, testardo e introverso, capace di resistere anche al gelo dell’ultima glaciazione. Del tutto incapace di astrazioni e con un linguaggio gutturale. Portato alla socializzazione usata come strumento di difesa, dava il suo meglio nella caccia di gruppo al mammuth, solo che poi ci metteva una vita ad accendere il fuoco per cuocerlo.

L'assassino, Kral, alto e snello, chiaro di carnagione, aggressivo e socievole, tanto creativo da dipingere grotte e montare collanine. Talmente capace di astrarsi da creare le prime forme ancestrali di religione. In grado di socializzare ma anche di estraniarsi e di cacciare da solo. Il primo individualista della storia. Capace di esprimersi sia in forma gestuale che vocale. In pratica Noi.

Il killer è svanito, scappato per sempre in una comoda finestra temporale vasta alcune decine di migliaia di anni. Ma ha lasciato la traccia dell’arma del delitto, la punta di una freccia, che quel giorno si conficcò nel torace della sua vittima. I resti di 'Ngut sono stati ritrovati in una caverna del Nord-Est iracheno ed è a partire da quei frammenti di ossa che un ricercatore moderno ha ricostruito il thriller. Pare proprio che non ci sia stata lotta ma piuttosto che la ferita sia proprio quella di un “proiettile” lanciato da un aggressore.

I gruppetti di Neanderthal, che tanto abili si erano dimostrati nella caccia collettiva ai mammuth e ai bisonti, stavano perdendo la sfida «high tech» lanciata a sorpresa dai Sapiens. Con un cervello più voluminoso, ma meno sviluppato nella corteccia orbitofrontale, quella della razionalità cartesiana, non furono folgorati dalle stesse illuminazioni d'inventiva degli avversari.

Nella competizione per gli habitat migliori persero progressivamente. Comunicavano di meno e quindi erano condannati a una minore creatività. I prototipi di fionde capaci di lanciare sassi e oggetti appuntiti e i rudimentali archi esibiti dai Sapiens andavano troppo al di là delle loro capacità immaginative. Formidabili per il fisico da Schwarzenegger, perdevano punti nelle astrazioni ingegneristiche alla Bill Gates.

Il primo delitto racchiude una millenaria gara di intelligenza? Può darsi.

A me sembra una cosa molto diversa. Mi da più l'idea della vittoria del bastardo sull'inconsapevole. Tu sei li che cammini tranquillamente e ti arriva una bella frecciata nella schiena. Cosa c'entra l'evoluzione o la capacità di astrazione?

A meno che con quest'ultima sia nata anche la bastardaggine. Cosa assai probabile. E allora la prossima evoluzione inevitabile è questa:

Perche come disse qualcuno: quando un uomo con la pistola incontra un uomo col fucile, quello con la pistola è un uomo morto. E quando l'Homo con l'ascia incontrava l'Homo con la freccia, la fine era la stessa...

 
Rispondi al commento:
lidermax.mv
lidermax.mv il 23/07/09 alle 20:28 via WEB
E' la citazione di un film famoso. Non è la verità rivelata. Oltre a questo era una paradossale trasposizione di qualcosa forse accaduto migliaia di anni fa...un uomo con capacità limitate contro una sua versione riveduta e moderna con capacità tecnologiche superiori. E cosa succede? Il più intelligente uccide l'altro da lontano, per non rischiare la vita nel confronto ravvicinato. Si potrebbe parlare per ore del concetto di spersonalizzazione del nemico, che colpito da lontano diventa solo un obiettivo e non più un altro essere umano. Ma francamente, è solo un post in un blog. Nulla più. E come tale mi piacerebbe fosse interpretato. Il fatto che nella realtà non sia sempre così è sicuramente plausibile, ma assai poco rilassante, in fin dei conti...
 
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