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Domani ricorre il centenario della nascita di Alan Turing.
Per chi ha sempre avuto a che fare con i computer è un nome molto noto, ma mi rendo conto che è sconosciuto ai più.
Ha una storia molto particolare. In tutti i sensi.
Alla vigilia della Seconda guerra mondiale lo spionaggio britannico aveva un problema: una macchina chiamata «Enigma», il sistema di criptazione dei messaggi tedeschi. Data l’esperienza sulle «macchine» e l’interesse per cifrari e codici, il 4 settembre 1939, tre giorni dopo lo scoppio del conflitto, Turing si presentava a Bletchley Park, dove era stata fissata la sede del «Gccs», il «Government code and cypher school». Con altri matematici e fisici doveva contribuire a decifrare proprio «Enigma».
Per farvela breve, Turing mise a punto uno strumento che rendeva relativamente veloce il calcolo delle possibili combinazioni di lettere, indipendentemente dal livello di difficoltà introdotto dai crittografi tedeschi. In questa maniera per la Marina inglese fu molto facilitato il lavoro di affondamento dei famigerati Uboot, i micidiali sottomarini tedeschi, che pensavano di essere al sicuro ed invece potevano essere localizzati grazie alla decifrazione della loro posizione effettuata dai Servizi Segreti inglesi, guidati da Turing.
Finita la guerra, Turing si era defilato dal lavoro su «Enigma» e aveva iniziato a pensare alla necessità di dimostrare che una macchina fosse in grado di imparare.
Scriverà nel 1948: «Non è necessario avere un’infinità di macchine diverse per svolgere lavori diversi. I problemi per produrre macchine per compiti differenti si trasformeranno nel “programmare” la macchina universale a svolgere questi compiti». Già nel 1945 aveva concepito l’idea del computer, del calcolatore automatico elettronico con memoria di programma. In effetti, Turing avrebbe meritato di più.
Ma aveva un problema. Grave. Era gay.
Nel 1952 Turing, l'eroe della macchina "Enigma" aveva commesso una colpa inconcepibile all'epoca nella civilissima Inghilterra: essere gay. Fu condannato alla castrazione chimica con iniezioni di ormoni femminili, il che lo rese impotente e gli causò lo sviluppo del seno; alcuni dei motivi che probabilmente lo condussero, di lì a poco, al suicidio.
Nel 1954 Alan Turing morì ingerendo una mela avvelenata con cianuro di potassio, in tono col proprio carattere eccentrico e prendendo spunto dalla fiaba di Biancaneve da lui apprezzata fin da bambino.
Una fine incredibile, come incredibile fu la sua vita ed il suo lavoro.
Se noi tutti siamo qui davanti e possiamo riempire di parole questi spazi bianchi lo dobbiamo anche a lui.
Grazie Alan.
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