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IL CIELO SU/SOPRA TORINO
Post n°3698 pubblicato il 17 Maggio 2014 da lidermax.mv
Beh, direi che è giunto il momento di dirlo chiaramente... Grillo, vai a fare in culo. Non sto neanche a spiegare il perchè per non farti pubblicità. Tu lo sai il perchè. |
Io ne sono certo. Un giorno l'uomo attraverserà i tunnel dello spazio tempo e viaggiando nell'infinità assoluta dell'universo giungerà a scoprire un piccolo accogliente pianeta nel quale troverà tracce di Nutella. Sarà il pianeta con cui giocava Dio quand'era bimbo ( e forse lo è ancora ) ed ancora riporta le impronte delle dita intinte nel Grande Vasetto e malamente leccate con la cupidigia del monello che ha fatto la Marachella. Fuor di fantasia, la Nutella è una splendida realtà che compie 50 anni...venduta in 365.000 tonnellate ogni anno ed in centinaia di nazioni. E' un prodotto kosher per gli ebrei e halal per gli arabi e semplicemente una leccornia per i grandi e piccini di tutto il mondo. Credo che ognuno di noi abbia almeno un ricordo legato ad essa: che il primo vasetto, chi la prima punizione per averlo svuotato di nascosto. Nasce dalla crema Gianduja, ad Alba, in Piemonte. Il Gianduja è in realtà la furba reazione dei Savoiardi alle difficoltà economiche di approvvigionamento del cacao, sostituito con le nocciole, abbondantissime sul territorio regionale al punto da meritare una protezione legale atraverso il riconoscimento della Nocciola Gentile del piemonte come prodotto IGP. La Ferrero, proprietaria del marchio commerciale, (con ricetta segreta come quella della Coca-Cola) è una delle poche aziende italiane che da sempre si è rifiutata di quotarsi in borsa, prediligendo una politica di qualità e di crescita sostenibile, che ha molto della natura stabile, parsimoniosa e tradizionale dei luoghi d'origine del prodotto. Per ricordare i 50 anni di produzione, lo Stato Italiano emette un francobollo celebrativo ma io preferisco ricordarla così |
Oggi Silvio Berlusconi si reca per la prima volta nella struttura scelta per svolgere i Servizi Sociali, in sostituzione degli arresti domiciliari o della reclusione in carcere a seguito della nota condanna. Si tratta di un centro di cura per malati di Alzheimer. Ora, cerchiamo di capire il dramma di quest'uomo, che ha fatto del culto della sua immagine il perno della sua attività politica, e che si troverà di fronte a persone che non lo riconosceranno, non una volta, bensi ogni singola volta che lo vedranno. Io immagino che comincerà la mattinata riunendoli tutti nel refettorio e mostrando a loro questo: Alcuni di loro si addormenteranno, altri non si renderanno conto che quello che parla in televisione è la stessa persona che hanno davanti; alcuni, i più lucidi, si chiederanno perche quella persona 20 anni dopo sia ancora uguale, nei tratti somatici e nel colore dei capelli, ma per fortuna subito dopo dimenticheranno tutto. Quando dopo pranzo Silvio cercherà di fare, nel suo piccolo un pò di campagna elettorale, di sicuro qualcuno si chiederà chi lui sia, non avendolo mai visto. Ed allora probabilmente Silvio farà vedere loro questo: La giornata procederà stancamente e, com'è nelle sue corde, e probabilmente a favore di qualche telecamera, Silvio andrà di tavolo in tavolo, di cameretta in cameretta a distribuire saponette di Forza Italia e calze di spugna azzurre col suo logo. Già lo faceva alle Molinette 20 anni fa figuriamoci adesso. I nonnini accetteranno i doni, sempre graditi, ma prima o poi a qualcuno verrà spontanea la domanda: ma io ti conosco? Chi sei? Sei per caso il Giovanni, quello della pedicure? No perchè ho un'unghia incarnita che mi da il tormento... Allora Silvio, forse un pò spazientito dovrà fare vedere loro questo: Che molti guarderanno con interesse, come se l'avessero visto per la prima volta, salvo alzarsi a metà proiezione per i probabili problemi di prostata, recarsi in bagno e poi tornare chiedendosi, ma chi è quello in televisione? E' Bruno Vespa? Non si può girare su un Un posto al Sole? Arriverà l'ora di cena e Silvio tornerà mestamente a casa, accompagnato dalla sua sontuosa scorta. L'indomani mattina, punto e a capo... Ciao a tutti, nonnini, sono Silvio! ....Silvio chi? E via col tango:
Disclaimer: Ho molto rispetto per i malati di Alzheimer, almeno quanto non ne ho per Silvio Berlusconi e NON è per mettermi a posto con la coscienza che vi invito a visitare questo sito. Per non dimenticare che c'è chi dimentica, ed è un incubo: per loro e per chi ha la necessità di assisterli. |
Una parola, secondo me, definitiva su cosa siano le proibizioni e i limiti che gli uomini si danno è la lista dei tabù dei Vezo, nomadi del mare del Madagascar, compilata dall’antropologa Rita Astuti, che ha vissuto con loro a varie riprese. Ecco la lista: Non uccidere né mangiare i delfini. Opportunamente interrogati i Vezo rispondono che in realtà non sanno perché sottostanno a questi arzigogolati tabù e che ne farebbero volentieri a meno. Il problema è che i loro antenati, dai quali hanno ereditato questi tabù, si offenderebbero se non li seguissero. .. Ora, a prescindere dall'autoproibizione a vestire la maglia del Milan, che realmente mi sfugge, mi sembrano tutti dei tipici esempi di pippe mentali proprie della razza umana, intesa proprio come genere Homo. Sono certo che se mi impegnassi potrei trovarne altrettanti applicabili anche in Italia o, anche peggio, solo nella mia regione, perchè è proprio della nostra specie porsi dei limiti. Perchè i limiti generano delle regole, la cui trasgressione crea delle colpe. Le colpe generano punizioni e necessitano di giudici. La presenza di giudici sottintende quella di ruoli di Potere e quindi di giudizi di valore di un individuo su un altro, basati su convenzioni spesso non fondate su criteri oggettivi. E se succede su un'isola che nell'Oceano Indiano la deriva dei continenti ha staccato dall'India per appiccicarla all'Africa (non lo sapevate? Sapevatelo!)...figuratevi in una società "modernamente organizzata" come la nostra! Tipici tratti somatici di donna malgascia La domanda che mi sorge spontanea è...chi di noi può realmente sentirsi libero, privo di tabù e quanto questa presunta libertà è propria della nostra natura, che portata al ragionamento, costruisce per se stessa le prigioni più sicure? |
I portici sono una gran cosa. Puoi camminarci sotto quando piove e ripararti dal troppo sole nelle calde giornate estive. Ma se sei un bambino e ti scappa di mano il palloncino possono diventare la peggiore delle torture. Perdere il palloncino è ancora accettabile se lo vedi librarsi nel cielo. In fondo è nato per quello e passato il primo istante la fantasia del bimbo vola insieme a lui, fino a scomparire in un puntino che si confonde nel blu. Ma perdere il palloncino sotto un portico... ...è come uscire da una gabbia e trovare un'altra gabbia più grande intorno. Come imparare che la libertà non è un concetto infinito. Come scoprire che c'è un limite per tutto. Come per un pesce rosso, nuotare forte forte e sbattere contro il vetro della boccia. Solo che il pesce dope tre secondi se lo dimentica. |
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