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IL CIELO SU/SOPRA TORINO
Messaggi del 22/06/2012
Domani ricorre il centenario della nascita di Alan Turing. Per chi ha sempre avuto a che fare con i computer è un nome molto noto, ma mi rendo conto che è sconosciuto ai più. Ha una storia molto particolare. In tutti i sensi. Alla vigilia della Seconda guerra mondiale lo spionaggio britannico aveva un problema: una macchina chiamata «Enigma», il sistema di criptazione dei messaggi tedeschi. Data l’esperienza sulle «macchine» e l’interesse per cifrari e codici, il 4 settembre 1939, tre giorni dopo lo scoppio del conflitto, Turing si presentava a Bletchley Park, dove era stata fissata la sede del «Gccs», il «Government code and cypher school». Con altri matematici e fisici doveva contribuire a decifrare proprio «Enigma». Finita la guerra, Turing si era defilato dal lavoro su «Enigma» e aveva iniziato a pensare alla necessità di dimostrare che una macchina fosse in grado di imparare. Scriverà nel 1948: «Non è necessario avere un’infinità di macchine diverse per svolgere lavori diversi. I problemi per produrre macchine per compiti differenti si trasformeranno nel “programmare” la macchina universale a svolgere questi compiti». Già nel 1945 aveva concepito l’idea del computer, del calcolatore automatico elettronico con memoria di programma. In effetti, Turing avrebbe meritato di più. Ma aveva un problema. Grave. Era gay. Nel 1952 Turing, l'eroe della macchina "Enigma" aveva commesso una colpa inconcepibile all'epoca nella civilissima Inghilterra: essere gay. Fu condannato alla castrazione chimica con iniezioni di ormoni femminili, il che lo rese impotente e gli causò lo sviluppo del seno; alcuni dei motivi che probabilmente lo condussero, di lì a poco, al suicidio. Nel 1954 Alan Turing morì ingerendo una mela avvelenata con cianuro di potassio, in tono col proprio carattere eccentrico e prendendo spunto dalla fiaba di Biancaneve da lui apprezzata fin da bambino. Una fine incredibile, come incredibile fu la sua vita ed il suo lavoro. Se noi tutti siamo qui davanti e possiamo riempire di parole questi spazi bianchi lo dobbiamo anche a lui. Grazie Alan. |
La canzone non vale niente ma ... e spiega perchè io mi ostino ad ascoltare |
Questo è quello che serve all'Oceano di Saggezza, sua santità Tenzin Gyatso, attuale Dalai Lama, per sopportare i tira e molla dei vari governi ed amministrazioni comunali, che prima lo invitano con l'intenzione di conferirgli la cittadinanza e farsi belli col suo nome e poi gliela negano adducendo come scusa pressioni ricevute dal governo cinese. Come saprete, malgrado la figura del Dalai Lama sia secolare e rappresenti un caposaldo per tutta la cultura tibetana, la Cina ha deciso di arrogarsi il diritto di nominare in futuro le nuove reincarnazioni di questa importante carica religiosa, prerogativa che spetta invece ai soli lama tibetani. Il primo passo da parte dei cinesi è stato compiuto nel 1995 quando rapirono la supposta reincarnazione del decimo Panchen Lama, seconda autorità lamaista del Tibet, sottoposta solo a quella del Dalai Lama. Il Panchen Lama e il Dalai Lama sono legati da un antico vincolo nella ricerca delle reciproche reincarnazioni. Il potenziale undicesimo Panchen Lama fu identificato da Tenzin Gyatso nella persona di Gedhun Choekyi, ma dal 1995 non si hanno più notizie di lui e della sua famiglia, che ufficialmente sono posti sotto la «tutela protettiva» del governo di Pechino. Nel settembre 2007, la Cina ha affermato che tutti gli alti monaci tibetani dovranno essere nominati dal suo governo e che, in futuro, questi dovranno eleggere il 15º Dalai Lama sotto la supervisione del loro Panchen Lama, Jizun Losang Qamba Lhunzhub Qoigyijabu Baisangbu. Fatto sta che il comune di Milano, nella persona del Sindaco Pisapia, aveva tutte le sue buone intenzioni di far diventare il Lama un buon Milanese, ma aveva dimenticato l'Expo. Sia il governo che la maggior parte degli investitori cinesi hanno fatto sapere che non avrebbero gradito. Pare che anche molti ristoratori avessero promesso di fare la cacca nei ravioli al vapore e che le sfruttatissime lavoratrici di Little China avessero pensato ad una serrata per privare le "sciure" meneghine delle loro borse Luì Uitton contraffatte. Il Lama naturalmente non si scompone. Nella sua infinita pazienza ne ha già viste di tutti i colori e, se tanto mi da tanto, si sarà preso un appunto, nella prossima reincarnazione, di tornare a Milano come piccione, a scagazzare sulla testa di Pisapia. Sulla sudditanza psicologica dele nostro paese verso la Cina, stendo un velo pietoso. |
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