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Cosa c'è nella prossima ora come nella proxima centauri: I misteri che la morte lascia come tali.Perchè si vive nel nostro modo e Dio è un fatto democratico?.

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Post n°27 pubblicato il 16 Febbraio 2015 da enaai

In verità questo sistema onirico e virtuale di viaggiare finisce per essere, non solo sembrare, una chimera stilizzata, una serie di puri spostamenti compiuti indossando un casco per creare elementi di realtà virtuale di pessima qualità, incapaci di arricchimenti, A pensarci bene danno l'impressione di esser fatti, se realizzati, per non consentirci neppure di poter poi dire " io c'ero, io ci sono andato ". Nulla di sbagliato a pensare così ma essi hanno il pregio dell'impostazione e metodologia geografica. Prendere un atlante, fermarsi su ogni tavola, analizzare ciò che vi è stampato, dimensione delle aree piane, delle catene montuose, dei deserti, dei fiumi, delle coste, la posizione delle singole nazioni o popoli, le isole, i loro raggruppamenti e la loro disposizione. Il raffronto fra tavole di scala diversa, da quella che mostra tutto il globo, o i continenti, o alcuni stati confinanti, fino a quelle limitate ad una provincia, ad una zona montuosa con indicati solo incerti e possibili sentieri è un segno di enorme curiosità ed essa s'accompagna allo studio facile, perché godibile. Uno sente le cose entrare in sé non come dati, nomi ma come comprensione culturale che fa capire anche gli intrecci con la storia e dati e nomi vengono da soli e con il motivo per cui sono esistiti e accaduti.

La geografia dell'universo può essere approcciata in modo analogo. Non è una ricerca di mondi alieni, di incontri ravvicinati, di filosofia o antropologia, di sublimi tecnologie. E' un percorso sulle orme dell'infinito e dell'eterno, una via personale per comprendere, al di là delle molte e dibattute teorie della Scienza, il disegno intimo originario, cogliere il dubbio o la conferma di sintesi con la propria fantasia, aiutato in ciò dalla meccanica dell'universo che, attraverso le sue costruzioni ed i suoi movimenti, può essere intuita guardando con occhio nuovo gli atlanti astronomici. Adagiandovi lo sguardo come su una lente, un obiettivo, un prisma di cristallo che filtri immagini, suoni, echi e i silenzi del mondo e li faccia fluire nei nostri sensi in magica sintonia con le nostre emozioni. Come visti con gli occhi del poeta.

E' la prima conoscenza di cui non solo esser certi, per quanto possibile, ma con cui avere complicità mentale. E' patrimonio da indagare immaginando e ancora fraternizzare avendo dimestichezza continua con gli spazi, i corpi, le dimensioni, i tempi e le distanze che sono cosi spaventosamente lontani dalla nostra esperienza umana.

Con questi pensieri, sul confine del nostro mondo, ci prende l'ansia del mistero cosmico, la seduzione dell'infinito, del tempo e dello spazio e del loro inizio, se mai ci fu per loro.

Nella mente si fanno strada nomi e immagini di una sequenza progressiva sempre più lontana, sempre più vicina ai limiti del noto. Andromeda, il primo pensiero, è ormai solo un riflesso di tentazione. I due milioni di anni luce, che ci separano da essa, il facile guado di un ruscello, mentre in noi sentiamo ineludibile il richiamo dell'ignoto, per dargli un volto e una certezza, come e più di Colombo o dei Vichinghi di fronte all'oceano senza segni di orizzonti diversi dal suo fondersi con il cielo.

 
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