"Caro signore, sì tu, che ieri sera sei penetrato in casa mia forzando la finestra della cucina hai e rubato le mie poche, povere, ricchezze ora ti scrivo nella speranza che tu mi legga sul portatile che mi hai sottratto così vigliaccamente. “Volevo dire … che sono solo un ladro. Scusami” “Vuoi dire che per te le mie cose hanno solo un valore economico, giusto?” “Sì è così scusami. Ho bisogno di soldi.” “Forse potrei ricomperartele. Per me le mie cose hanno un grande valore sentimentale”. “…” “Che ne dici? Me le rivenderesti le mie cose?” “… Fammi ci pensare …” E poi non mi risponde più. Resto appesa allo schermo del vecchio Olidata che sto usando per scrivergli e che mi è rimasto solo perché lui lo ha ritenuto senza mercato, e pertanto non lo ha rubato. Ha ragione lui, naturalmente, questo è un computer vecchissimo, con un sistema operativo obsoleto, lento e ingombrante, niente a che vedere con il mio portatile. Rivoglio il mio portatile! Alla fine vado a letto. Sono tristissima, però. Gli venisse un herpes al ladro! Quando mi sveglio è già un nuovo giorno, ho mal di testa e sono consapevole che mi aspetta una lunga giornata di lavoro. Passo davanti all’Olidata, che è rimasto acceso e mi piglia un colpo: sullo schermo bianco c’è un sfilza di : “Ci sei?” “Ci sono, ci sono” (continua) |
- Controvento.- |
- Punto - Barcollo, devo andarmene, lasciare questo posto è una priorità. Mi lascio alle spalle il fagotto di un corpo scomposto. Non lo posso nemmeno guardare. Ci casco sempre, ogni volta ci ricasco. L'ho fatto ancora. Ho ucciso. Mio Dio, perchè succede questo? Perchè a me? Fulminami qui, ora. Fermami prima che possa uccidere ancora. Tu lo sai che io sono una brava persona, tu lo sai. Trascorro molto tempo cercando di essere buono. E poi arriva un momento...arriva sempre il momento, in cui la vedo. Pallida, bionda o bruna, flessuosa. Mi ossessiona il suo ventre piatto, la sua vita sottile, oppure il modo come scuote la testa, le mani. E' la fragilità che mi attira. Desidero subito toccarla , stringerla, stropicciarla. E così me la prendo. Se nessuna mi ferma, allora vuol dire che è mia. Poi non posso più fermarmi, divento un'altra persona e uccido. Ora vorrei che non fosse mai successo. Mi gira la testa, ho la nausea, scappo via di qui per non doverla più rivedere... Trovo la macchina, l'ho parcheggiata poco distante. E' celata dalla fitta vegetazione. Ci salgo a fatica. Dentro il caldo è soffocante e mi pare di non poter respirare. Sto male. Ingrano la prima marcia e mi avvio traballando sulla strada sterrata. |
Policlinico di una grande città, reparto di medicina interna, stanza degli infermieri. Sono le dieci di una sera immobile, il caldo è estivo, il reparto è silenzioso. Giuseppe è seduto al tavolo e sfoglia un giornale spiegazzato che ha raccattato nella saletta di ricevimento parenti. Si aprono le tende che schermano l'ingresso della stanza. Anna entra e chiede – Qualcosa di nuovo? - - Hanno trovata un'altra ragazza strangolata, giovanissima anche lei - Anna rabbrividisce nonostante il caldo – Ma quando finirà questa strage? C'è da aver paura ad uscire di casa. E non si sa più di chi fidarsi.- Non è normale, - osserva Luca - non rientra nella nostra cultura. L'omicidio seriale è un fenomeno tutto americano – Evidentemente dagli americani abbiamo assorbito il peggio- ironizza Anna – anche il fumo lo hanno portato loro... Giuseppe sorride. Anna non sopporta il fumo e non manca occasione di ribadirlo. Arriva Sergio -oh ma 'ndo te sei 'mbucato?- Mi sto rilassando un attimo – T'ha cercato Il dottor Russo, voleva sapere dove hai trovato esattamente lo “ shock anafilattico ”- - Quello che ho preso su ieri pomeriggio? - Sì quello - - La macchina stava buttata di traverso su una stradina di campagna, una stradina un po' isolata. E lui lì dentro era svenuto sul volante e non respirava quasi più- - Non hanno ancora trovato i parenti?- - No, ed è morto.- - Sai la cosa strana? La sua macchina era poco distante dal punto dove hanno ritrovato quella povera ragazza strangolata - - Poveretto anche lui – sospira Anna - anche se la sua morte è stata una fatalità: era allergico alla puntura delle api , può capitare. Invece la ragazza ... - E poi : - Spero che qualcuno lo fermi quell'assassino, spero che chi può lo fermi...- |
Post n°38 pubblicato il 01 Maggio 2009 da trattoastratto
Ora ho milioni di panni da la lavare. |
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CHI SONO
Non mangio nessuno.
Non sono appiccicosa.
Non sono snob.
Non penso di avere sempre ragione.
So quello che valgo.
Se non mi vogliono non insisto.
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