Tyki's Fantasy

La Leggenda del Dragone

 

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CAPITOLO XLVI

Post n°50 pubblicato il 08 Novembre 2008 da Tyki_Mikk
 

Brunhild si ritrovò in mezzo a un prato verde ricoperto di fiori magnifici e di ogni genere, senza ricordare come vi fosse giunta. Era un luogo talmente meraviglioso e vasto, da sembrare irreale. Ancora spaesata, udì una calorosa risatina provenire da un punto imprecisato nella vicinanza. Si guardò attorno incuriosita, sino a scorgere la sagoma di una giovane donna dai lunghi capelli castani, che raccoglieva inginocchiata alcuni dei fiori più belli. La fanciulla sorrideva gioiosa e quando i loro occhi si incrociarono, Brunhild capì che era felice per la sua presenza. Invece lei rimase quasi sconvolta nel riconoscerla.
"Amica mia, ti piace questo posto?" le chiese dolcemente la fanciulla: "Non trovi che sia davvero speciale?"
"F-Freya...?" riuscì a pronunciare ancora incredula.
"E' passato tanto tempo, Brunhild..." sussurrò l'altra con un tono soave: "Ormai sei una donna forte e matura..."
"T-tu invece sei rimasta sempre la stessa!" rispose Brunhild senza riuscire a credere ai suoi occhi: "Com'è possibile?!"
Ma la giovane donna non pareva fare caso alle sue parole. Continuava semplicemente a sorriderle con affetto. A Brunhild invece iniziarono a scendere le lacrime sul viso, l'emozione di rivedere la sua migliore amica dopo oltre vent'anni era più intensa di quel che potesse immaginare. Iniziava a capire che quello fosse solo un sogno, eppure le aveva ricordato una parte importantissima della sua vita, che ormai aveva nascosto in qualche angolo remoto della sua mente.
"Dove sei adesso?!"
Brunhild era ansiosa di riabbracciare realmente la sua inseparabile compagna d'infanzia e di gioventù. Anche se stava solamente sognando, sentiva la possibilità di trarre qualche utile indicazione per poterla ritrovare. Divertita, Freya rise ancora, ma con garbo.
"Non mi vedi? Sono proprio qui, davanti a te!"
"Questo è solo un sogno!" esclamò lei con estrema tristezza: "Non è forse così?"
"E anche se fosse?"
Smise di ridere, ma non di sorriderle, mentre la fissava con i suoi bellissimi occhi azzurri. Assunse un'espressione famigliare, quella che come Brunhild ricordava, faceva prima di dire qualcosa di serio e importante.
"Dimmi... per te sono pronta a fare qualsiasi cosa." la sollecitò con fermezza.
"Verrà da te un valoroso giovane dagli occhi d'argento." profetizzò l'amica, assumendo un tono neutrale: "Numerose sono le prove che deve affrontare lungo il suo interminabile cammino, è fondamentale per il futuro di tutti che riesca a superarle con successo..."
"Cosa dovrei fare?" chiese Brunhild confusa.
"Accoglilo... ascoltalo... aiutalo... Spetta a te, o amica mia, decidere come agire..."
Quelle parole non le chiarirono le idee, tantopiù che a Mildborg avere gli occhi grigi non era raro. Stava per chiederle come avrebbe riconosciuto il giovane in questione, quando le balzò in mente un ricordo del passato, che riguardava entrambe.
In un gelido mattino di più di vent'anni fa' lei e Freya incontrarono uno straniero dagli occhi argentei e dai capelli dorati, un giovane forte e bello, ma dallo sguardo ostile e indomito. Ferito e infreddolito, egli stava fuggendo dalle guardie, che gli davano la caccia come a una pericolosa belva selvatica. Evitò di coinvolgerle o importunarle, ma nonostante quella fugace e trascurabile apparizione, il giovane lasciò una profonda impressione, specialmente su Freya.
Tutto ciò era accaduto pochi giorni prima che l'amica scappasse da casa, lasciando per sempre la sua famiglia e lei. E Brunhild aveva la sensazione che i fatti di allora dovessero in qualche modo ripetersi.
"Dovrei agire come te? Cercarlo e soccorrerlo come facesti con quello straniero?" domandò impaziente: "Chi è questo giovane?!"
Freya riprese a ridacchiare allegramente. Estrasse dal suo mazzo uno dei fiori per poi porgerlo all'altra donna. Era una rosa rossa. Brunhild la prese in mano quasi senza rendersene conto.
"Non c'è bisogno che te lo dica..." rispose con aria volutamente misteriosa: "Ahimé, temo sia giunto il tempo di lasciarci, amica mia! Ma ricorda le mie parole!"
La giovane si voltò e s'incamminò nella direzione dalla quale era arrivata.
"Aspetta, Freya! Non andartene così presto!" la supplicò lei con straziante malinconia, ma inutilmente: "Almeno dimmi se ci rivedremo ancora!"
La fanciulla si fermò girando la testa solo di lato. Stava ancora sorridendo, ma a Brunhild parve di vedere i suoi occhi divenire lucidi.
"Sì, un giorno ci rivedremo in questo posto, te lo prometto." le sussurrò: "Addio."

Svegliatasi di soprassalto, Brunhild si ritrovò sudata e tremante dall'emozione. Si accorse che le lacrime le stavano scendendo copiosamente e si preoccupò di asciugarle. Quel sogno l'aveva davvero sconvolta. Continuava a ripensarci, quando qualcuno bussò alla sua porta.
"Avanti!" esclamò automaticamente.
Una delle sue servitrici entrò con aria preoccupata.
"Tutto bene, mia signora?" le chiese con profondo rispetto: "Ho udito la Vostra voce chiamare..."
"Sì, sì... non è niente." rispose: "Puoi andare."
L'altra fece un lieve inchino e uscì subito dopo.
Rimase di nuovo sola con i suoi pensieri. Dopo qualche minuto, scoppiò a piangere in silenzio. Secondo le credenze, le circostanze in cui aveva sognato la sua amica dopo così tanto tempo, facevano pensare che essa non fosse più presente nel mondo dei vivi. Il sogno era talmente esplicito e ossessionante, che la regina di Northland non riuscì proprio a convincersi del contrario. Dentro di sé sentiva con immenso dolore, che non avrebbe più rivisto Freya.
Infine decise di alzarsi e scostò le coperte. Allora notò qualcosa cadere lievemente, fino a posarsi sul tappeto, ai suoi piedi. Trattenne il fiato realizzando che si trattava di un petalo scarlatto di rosa.

"Dove siamo diretti?" domandò Diana.
Avevano ormai raccolto armi e bagagli, acquistato e indossato pesanti vesti invernali, e si accingevano a lasciare Kidevik. Il cacciatore sembrava avere le idee chiare, ma i suoi compagni attendevano ancora le sue decisioni.
"A Dorthavn."
Lei fece un balzo sorpresa.
"Ma è una follia!"
"Già... forse sarebbe meglio se tu e Sarah vi imbarcaste per Zenthya." propose lui per l'ennesima volta: "In ogni caso, io andrò lì."
Le ragazze lo fissarono con rimprovero, erano stufe di sentirsi dire di lasciarlo. Zittito, Vash scrollò le spalle. Poi si voltò verso Ander.
"Conosco i tuoi sentimenti e non voglio certo costringerti a seguirmi..."
"Anche se non lo dai a vedere, tu credi di sapere molte cose, eh?" lo punzecchiò il cavaliere di Eyrie: "Ma ti sbagli! Io non ho nessun problema a seguirti! Anzi, non riuscirei più a guardarmi nello specchio, se rimanessi indifferente al rapimento di una principessa, di qualunque origine essa fosse!"
"Ah già, dimenticavo!" si batté la mano sulla fronte l'altro, rimproverandosi di non aver riflettuto abbastanza bene: "E va bene... Andiamo!"
Appena s'incamminarono e attraversarono le porte di Kidevik, Sarah chiese ai due ragazzi quali fossero le loro intenzioni.
"Vorreste salvare la principessa di Northland?"
"Ma certo!" rispose prontamente Ander.
"A dire il vero non sappiamo come si siano svolti realmente i fatti..." spiegò invece il cacciatore: "La prima cosa da fare, sarà di raccogliere informazioni. Voglio vedere con i miei occhi cos'è accaduto a Dorthavn e capire quali sono le forze in gioco, da una parte e dall'altra..."
"A quale scopo?" espresse i suoi dubbi Diana.
"Ovviamente, noi da soli non possiamo affrontare un esercito... ma può sempre esserci qualcosa di utile che un individuo o pochi potrebbero riuscire a fare." proseguì lui: "Ricordatevi che a Tunsea e Yuwa in qualche modo abbiamo influito sul corso degli eventi..."
Sarah annuì con ammirazione, ripensando al loro contributo e in particolare all'eroismo di Vash, che aveva sconfitto ben due Capitani di Feor.
"Comunque se è vero che l'erede al trono di Northland è in mano all'Impero, la situazione potrebbe essere particolarmente grave..." rifletté a voce alta Vash: "Non si tratterebbe di una semplice pedina di scambio... ma di un ostaggio che nel peggiore dei casi potrebbe persino indurre il Regno di Northland alla resa!"
"No!!" si lasciò sfuggire Diana con evidente disapprovazione: "Non possiamo assolutamente permetterlo! E' un preziosissimo alleato contro Feor!"
"Esatto." concluse il cacciatore: "Se per disgrazia il Regno di Northland cadesse sotto il dominio dell'Impero, la sua avanzata diverrebbe inarrestabile per chiunque."

Dopo poco meno di tre giorni di viaggio giunsero in vista della loro meta. Ormai c'era neve quasi ovunque e la marcia divenne molto più faticosa. Sarah si accorse subito della grande differenza che correva tra Dorthavn e Kidevik. Quella che si trovava davanti era una grande città con una notevole cinta muraria, sorta alle spalle del fiume Froesewass, il cui corso avevano seguito sin dalla sera precedente.
A prima vista non si scorgevano segni di distruzione lasciati dalla battaglia. Sembrava un tranquillo pomeriggio qualsiasi e finché non entrarono in città, l'impressione era che non ci fosse stata alcuna occupazione. Ma una volta a Dorthavn, non si sarebbe potuto fare a meno di notare la presenza dei soldati feoriani. Erano presenti ovunque, almeno un paio su ogni via della città, tutti prudentemente all'erta e pronti a intervenire se ce ne fosse stato bisogno.
Gli abitanti, dal canto loro parevano miti e docili. Forse era per rassegnazione, eppure nessuno dei quattro giovani riuscì a spiegarsi quel comportamento di così esplicita indifferenza. Dorthavn dopotutto era stata invasa solo il giorno prima. Le ragazze constatarono che il loro comportamento era molto simile a quello dei cittadini di Kidevik, ugualmente schivo e silenzioso, ma pur sempre cortese.
Di certo la città era stata presa senza colpo ferire o quasi. Non si notava il minimo segno di violenza o devastazione e forse anche questo poteva ritenersi un buon motivo per spiegare il comportamento della gente.
I giovani viaggiatori vagarono indisturbati sino a raggiungere il centro della città, dove con grande meraviglia delle ragazze, trovarono un ampio canale navigabile, nel quale attraccavano molte navi di ridotte dimensioni. Soddisfatto o meno di ciò che aveva potuto osservare, Vash indicò ai compagni una grande taverna con l'intenzione di entrarvi. Anche se ancora giorno e nonostante un tempo mite, faceva troppo freddo per starsene semplicemente fermi all'aperto. Pur non vedendo, Sarah sapeva di avere il naso e le gote rosse. Erano le uniche parti del corpo che le rimanevano scoperte e con poca verosimiglianza temeva che prima o poi avrebbero finito per congelarsi.
"E davvero molto strano..." sentenziò il cacciatore una volta giunto all'interno del locale: "Questa città è troppo tranquilla, non riesco a credere ai miei occhi!"
Diana e Sarah annuirono, quindi si diressero al tavolo più vicino al caminetto, tra quelli che erano ancora liberi. C'era molta gente e parecchio chiasso, in fondo si trattava di una delle taverne più grandi e note della città. Prima di raggiungere il tavolo, Vash richiamò l'attenzione dell'oste con un rispettoso saluto. Una volta sedutosi, Ander si voltò a osservare divertito un tizio ubriaco, seduto proprio al tavolo di fianco al loro. I numerosi boccali vuoti che lo circondavano, ricordarono al cavaliere la deprimente serata trascorsa a Kidevik.
"Non so... Ho come l'impressione che gli abitanti di Dorthavn si siano arresi con fin troppa facilità..." iniziò a parlare il cacciatore: "Chissà, potebbero aver accettato di buon grado l'occupazione feoriana..."
"Non mi pare..." disse la sua Diana: "E' vero che non abbiamo visto nessuno tentare di opporsi, ma è altrettanto evidente che qui non tiri un'aria di festa! L'atteggiamento impassibile e distaccato della gente non indica, secondo me, alcun tipo di predilezione per l'Impero!"
"Sì, hai ragione..." ammise lui.
Una cameriera si avvicinò per chiedere l'ordinazione e i ragazzi optarono per una pinta di birra a testa. Ancora infreddolite, le ragazze invece preferirono due tazze di latte caldo. Attesero di rimanere nuovamente soli, prima di ricominciare a discutere.
"Sappiamo troppo poco. Guardarsi attorno sicuramente non basta per conoscere la reale situazione." proseguì Vash: "Dovremmo chiedere informazioni a qualcuno di cui poterci fidare."
"Allora non rivolgerti a me!" rispose seccamente Ander: "Qui non mi fido di nessuno!"
Prevedendo la sua reazione, il cacciatore decise di ignorarlo.
"Purtroppo però in questa città non conosco nessuno che saprei rintracciare e con migliaia di soldati feoriani tra i piedi sarebbe difficile..." aggiunse: "Per ora non rischiamo di essere riconosciuti, ovviamente questi non sono gli stessi uomini nei quali ci siamo imbattuti sin'ora. Ma iniziando a parlare con la persona sbagliata potremmo comprometterci comunque..."
"Avevo riposto molta fiducia in Northland..." rivelò Diana sconsolata: "Lottando al suo fianco la mia Tunsea avrebbe qualche possibilità di scacciare la minaccia dell'Impero... Ma se qui la gente è così remissiva..."
"Puoi ben dirlo!" ruggì una voce sonora e profonda: "Se solo lo spirito fosse ancora quello di quindici anni fa'..."
I quattro giovani viaggiatori si voltarono sorpresi verso l'uomo che sedeva al tavolo vicino. Sembrava che si fosse addormentato, ubriaco qual era, ma era rimasto ad ascoltati senza farsi scoprire. Era un tipo tra i quaranta e i cinquanta, forte e robusto. Si notava che era molto alto, anche se stava seduto. Sembrava essere un rozzo bifolco, ma Vash si accorse che dopotutto gli abiti che indossava non erano affatto comuni.
"A quei tempi sì che ero fiero di questo popolo!" raccontò con sincera nostalgia: "Quante dure battaglie combattemmo facendoci onore!"
"ONORE?!!" tuonò Ander, balzando in piedi: "Come ti permetti di dire cose simili, quando avete aggredito senza motivo un altro paese?!!" lo fissò livido di rabbia: "Non siete per niente migliori dei feoriani!! E per quel che ne so, quello che è successo qui, è ciò che vi siete merit..."
"Piantala!! Sei forse impazzito?!" lo zittì Vash appena in tempo.
Rendendosi conto di aver parlato troppo, il cavaliere di Eyrie si guardò attorno. Diverse persone si erano fermate a osservarlo, ma per fortuna nessuno sembrava essersela presa. Probabilmente lo avevano udito alzare la voce, senza però capire le sue parole a causa del chiasso.
L'uomo brillo osservava Ander con interesse, massaggiandosi pensieroso la corta barba che gli copriva il possente mento quadrato.
"Tu sei di Eyrie?" chiese con calma.
Il cavaliere rimase spiazzato. Era quasi spaventato a rispondere, si sentiva come se fosse nel covo del nemico. Ma era la sensazione di un attimo e ritrovò subito il coraggio.
"E' così!" affermò infine: "Vuoi batterti?!"
L'altro scoppiò a ridere fragorosamente.
"Non ho alcun interesse a farlo!" rispose: "La guerra con voi è finita da un pezzo, no?"
A quelle parole i sentimenti di Ander divennero ancora più incerti.
"Mi spiace se te la sei presa... Quello che volevo dire è semplicemente che alla mia gente manca il fegato per il quale un tempo si contraddistingueva!" aggiunse l'uomo gentilmente: "Voglio offrirti qualcosa da bere, amico!"
"Non sono tuo amico e non voglio nulla da te!"
Ma incrociando lo sguardo torvo che gli lanciava il cacciatore, dovette cambiare idea. Il suo interlocutore si accostò al loro tavolo e ordinò da bere per tutti e cinque. Le ragazze lo studiavano con sensato distacco, in fondo non era altro che uno sconosciuto, perlopiù sbronzo. Neanche Ander non poteva fare a meno di provare diffidenza, anche se l'altro si mostrava amichevole.
"Chi sei tu?" domandò invece Vash.
Gli era chiaro che quell'uomo non beveva per rallegrarsi, ma per sfuggire ai grossi problemi che lo attanagliavano. Di sicuro non era quello che sembrava e per qualche ragione il cacciatore sentiva che poteva considerarsi affidabile, o che perlomeno lo sarebbe stato da sobrio. Se fosse stato una spia, dopo aver ascoltato la loro conversazione, se ne sarebbe semplicemente andato a riferire tutto ai feoriani.
"Cercate qualcuno di cui fidarvi, giusto? Io sarei disposto a raccontarvi ciò che vorreste sapere... ma se permettete, ho anch'io dei dubbi nei vostri confronti." spiegò l'uomo con sorprendente serietà e lucidità: "Per quale motivo vi interessa sapere di come stanno le cose a Dorthavn?"
Vash incrociò il suo sguardo e i due rimasero a studiarsi per lunghi istanti. Intanto la cameriera portò la nuova ordinazione, dopodiché passò ai tavoli successivi.
"E' nostra intenzione fare tutto il possibile per ostacolare l'espansione dell'Impero." dichiarò il cacciatore: "L' abbiamo già combattuto a Tunsea e a Yuwa."
Ma a quella rivelazione i suoi compagni mostrarono tutta la loro preoccupazione. Credevano che si fosse esposto troppo decidendo di parlare a quel tipo. Egli però non poté fare a meno di sorridere.
"Stai dicendo sul serio?" chiese per niente convinto: "E in che modo vorreste combinare qualcosa voi ragazzi?"
"Siamo ex Guerrieri Deathforce." aggiunse Vash.
Il sorriso svanì dal volto dell'uomo così com'era comparso. Bevve un lungo sorso dal suo boccale, come se cercasse di digerire quella notizia e dopo una lunga, attenta riflessione interruppe il silenzio.
"Se le cose stanno davvero così, credo proprio di avere bisogno del vostro aiuto..."
"Non illuderti!" lo avvertì Ander: "Non siamo qui per questo!"
"Forse sì..." insistette lui: "Mi presento: Il mio nome è Olaf Hansson e sono il capitano della Guardia Reale di Northland."

 
 
 
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Un blog di: Tyki_Mikk
Data di creazione: 15/04/2008
 

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