Creato da rughinos il 21/01/2010
UNA POESIA AL GIORNO TOGLIE IL MEDICO DI TORNO.Questo blog è dedicato alle persone che per 30 secondi vogliono evadere dalla realtà quotidiana e tuffarsi nell' arcana magia della poesia.Ogni giorno scriverò su questo blog una poesia di poeti famosi,meno famosi e di gente comune.Daremo spazio a tutti coloro che desiderano che un giorno di questo blog sia dedicato a una loro poesia.Inviateci le vostre posie saranno pubblicate su questo blog e ogni settimana la migliore sarà il post del blog e sarà premiata con......!
 

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« Alcuni dei passaggi dell..." Poveri " ma ricchi »

Percorrendo oltre 8000 chilometri a bordo di un pulmino una squadra di calcio è arrivata alla finale mondiale a reti inviolate

Post n°174 pubblicato il 17 Luglio 2010 da rughinos

Dopo la sbornia dei Mondiali consumistici – e il conseguente trauma mediatico – segnalo, a mo’ di digestivo, che una squadra di calcio è arrivata alla finale mondiale a reti inviolate: quella del Matatu di Altrimondiali, la campagna lanciata in occasione dei Mondiali di calcio sudafricani dall’associazione Altropallone, in collaborazione con CoLomba, la rete delle Ong lombarde, e con Karibu Afrika, partner kenyano dell’iniziativa. Dominic, Emiliano, Francesco, Hillary, Luca e Maxwell hanno vinto tutte le sfide, percorrendo oltre 8000 chilometri a bordo di un pulmino (appunto il Matatu) attraverso 9 paesi, dal Kenya al Sudafrica, e tenendo come filo conduttore del viaggio il calcio, quello spontaneo, genuino, inclusivo.

La partita dal Matatu è iniziata il 29 maggio a Mathare, baraccopoli di Nairobi, con un torneo di calcio di strada, e si è conclusa a Philippi, town ship di Cape Town, con un torneo di calcio a 5 e con due nuovi passeggeri: Sara Ferrari, antropologa del calcio africano, e Stefano Piazza, giornalista. Prima di ripartire per il Kenya, il Matatu ha fatto quindi una breve tappa a Johannesburg, per la finalissima Olanda-Spagna.

Più che i risultati delle nazionali, ad Altrimondiali sono interessate le partite di calcio spontanee organizzate dal Matatu durante il suo lungo viaggio: sulle colline dei pastori Masai, nei villaggi isolati, nelle periferie delle grandi città, vicino alle spiagge. Grazie al contributo di Guna Spa e Coop Lombardia, aziende amiche e non solo semplici sponsor, ad ogni tappa il Matatu ha potuto aprire il baule, per tirarne fuori palloni, pettorine, porte pieghevoli. In Tanzania, per Altrimondiali sono scesi in campo gli “Albino United”, squadra composta solo da africani albini, e la squadra di Hagepa, associazione per disabili, per sfidare insieme i pregiudizi. A Kafue, in Zambia, e ad Harare, in Zimbabwe, ragazzi e ragazze si sono lasciati coinvolgere nei tornei di calcio improvvisati lungo la strada o organizzati dalle Ong di CoLomba, che hanno ospitato il Matatu durante il viaggio. In Malawi il Matatu ha sfidato a calcio l’Aids, a Lusaka sono scesi in campo gli ex ragazzi di strada; in alcuni villaggi del Mozambico Altrimondiali ha portato per la prima volta un pallone.

Comprensibile l’entusiasmo e la “lettura” sociologica di chi ha gestito questo esperimento: “L’abbiamo verificato: il calcio è lo sport globale più popolare”, afferma Dominic, educatore di street soccer, il calcio di strada, matrice di grandi campioni, “giovani e vecchi, poveri e ricchi, uomini e donne, abili e disabili: il calcio mette insieme le persone più di ogni altro sport. Può diventare uno strumento di successo per l’integrazione”. Il buon Dominic dimentica che purtroppo il calcio – quello dei campionati, dei professionisti e semiprofessionisti, dimostra invece che il calcio lascia affiorare la parte peggiore della società: violenza, razzismo, xenofobia…. Ma se il calcio è tirare pallate al mondo cattivo, o al mondo delle diversità, allora questo entusiamo è la medicina migliore:  “Dopo aver visto giocare a calcio persone con solo una gamba, ora davvero credo che la disabilità non è inabilità” conferma Hillary, allenatore di calcio di strada.

Con le foto, i video, il diario del viaggio pubblicati sul sito di Altrimondiali (www.altrimondiali.it ), i ragazzi del Matatu hanno fatto conoscere a tutti il vero vincitore di questi mondiali: l’Africa che scende in campo tutti i giorni contro i pregiudizi; quell’Africa che gioca le sue partite fino al 90° minuto. È un’Africa che vince sempre, perché non si perde mai d’animo, nemmeno quando parte in svantaggio.

Ad onor di cronaca, gli “altrimondiali” si sono giocati anche in Italia, grazie ai tornei di calcio multietnici organizzati al Parco Nord di Milano, a Lumezzane, a Cinisello Balsamo, agli eventi , le feste, gli incontri culturali a Sesto San Giovanni, a Milano, a Firenze…un modo divertente e alternativo per discutere di calcio come sport e come terapia sociale, ma anche di Sudafrica e di cooperazione.

La differenza sostanziale tra questa iniziativa e i sontuosi Mondiali della Fifa è che questo torneo “ideale” non si è arrestato con la finale dell’11 luglio: il viaggio del Matatu diventerà un film-documentario, e sarà presentato ai festival del cinema italiani. Non solo, è già in cantiere una nuova iniziativa: gli Altrieuropei in Polonia e Ucraina nel 2012, per dimostrare come il calcio possa essere strumento di coesione sociale e integrazione anche nelle metropo- li europee. Non solo: già guarda a Brasile 2014 per i prossimi Altrimondiali.

 
 
 
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