UNA VOCE

Questo blog, un mondo un cuore ... UNA VOCE, nasce per dare voce a Karl. Un innocente ingiustamente condannato e rinchiuso in carcere da 20 anni. Sopravvissuto a 14 anni di isolamento, senza nessun contatto umano, senza un abbraccio o una semplice stretta di mano. Sopravvissuto in un mondo crudele in cui la morte, la tortura, la violenza, il grido dei pazzi sono il pane quotidiano … Un uomo che desidera comunicare al mondo la conoscenza appresa dalla sofferenza, dalla profonda introspezione, dal contatto con lo spirito universale, il Creatore, gli Angeli…

Creato da Lakota13 il 03/02/2010

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POESIA DI KARL L. GUILLEN

Post n°9 pubblicato il 07 Giugno 2010 da GayusElenMoyam
 
Foto di Lakota13

BLESSED BLUE
 
Beyond the bars a small square of dusty Plexiglas
I strain to see through the opaque bubble
The moon, pressing my face to the steel gate
Trying to focus and grasp the ghostly
Circle, but it stays blurred as if
My eyes were filled with tears, and still
I have not seen the moon in five years or more.
 
In my new cell below, I try again
Yet when I reach to rub my aging lenses
I find them wet: confused
I press a finger to my lips
And taste the salt of my body, and so
I silently weep, trying to stifle myself,
Hide my quiet outburst from those who would
Leech upon my sorrow and pain.
 
My chance is over, dawn speaks
Through the change of shifts
And somewhere above, the unknown sky
I have not seen in ten years or more.

BENEDETTO AZZURRO
 
Al di là delle sbarre, un piccolo quadrato di polveroso plexiglas.
Mi protendo per vedere la luna attraverso l’opaca bolla,
Premendo il mio viso contro il cancello d’acciaio,
Cercando di mettere a fuoco e cogliere col mio sguardo il cerchio
Spettrale, ma esso rimane annebbiato come se
I miei occhi fossero pieni di lacrime, eppure
Non vedo la luna da cinque anni o più.
 
Nella mia nuova cella al piano di sotto, ci provo di nuovo
Ma quando mi sfrego i vecchi occhi
Li trovo umidi: confuso
Premo un dito contro le mie labbra
E sento il sapore salato del mio corpo, e così
Piango silenziosamente, provando a reprimere me stesso,
A nascondere il mio quieto scatto d’ira da coloro che
Come sanguisughe gioirebbero della mia sofferenza e del mio dolore
 
Ho perduto la mia occasione: si capisce
Dal cambio dei turni che è già l’alba.
E da qualche parte lassù, c’è il cielo ignoto
Che non vedo da dieci anni o più.
 
Traduzione Elisabetta Menini

 
 
 
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