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Memorie Delle Mie Puttane Tristi (Secondo Me) (Parte III/IV)

Post n°140 pubblicato il 06 Febbraio 2006 da distico
Foto di distico

Lo schermo si spense, lasciando solo una leggera luminosità bluastra ad illuminare la stanza.

-Preparami la doccia, trentasette gradi, shampoo e sapone al bergamotto e dimmi perché il condizionatore non parte-

-Certamente- Monica ammiccava divertita, decisamente era uno dei suoi algoritmi più riusciti.

L’acqua iniziò a scrosciare in bagno e presto un vapore caldo pervase la stanza, odore di oli essenziali, di bergamotto, s’immaginò la Sicilia, vista dall’alto, a planare veloce come un gabbiano, sulla costa pietrosa, fino al villaggio di pescatori, di lui adolescente.

Si vedeva con gli occhi del gabbiano, prospettiva deformata, abbagliante sole pomeridiano, i giochi, gli spruzzi d’acqua, gli sguardi, le pulsioni, quando i genitori dormivano per la canicola estiva.

Poi la vide, Silvia, e sentì lo stesso tuffo al cuore.

L’accappatoio tiepido era piegato e pronto, Monica pensava a tutto.

Si chiese se Monica potesse essere gelosa di quelle donne sconosciute che visitavano il suo letto, rise di gusto di questo stupido pensiero, mentre si asciugava.

Il condizionatore aveva ripreso a funzionare, era solo un fusibile, che Monica aveva avuto premura di sostituire, come gli disse.

-Grazie Monica, metti un po’ di musica, ambient, qualcosa di vecchio come “Turist” dei St.Germain, ma leggero, che non disturbi-

Un jazz leggero pervase la casa.

Il campanello lo sorprese ancora in accappatoio, Yumi era arrivata, l’orologio diceva che erano passati quarantasei minuti, ma sapeva che non avrebbe chiesto lo sconto.

-Il signor Rossetti, immagino-

L’accento asiatico restava, malcelato dall’inglese scolastico, ma lo eccitava.

-Prego Yumi, entri, possiamo darci del tu?-

-Certamente, dove posso mettere il soprabito?-

-Dove vuoi, anzi dallo a me, c’è l’armadio, quasi vuoto, che non uso mai.-

-Che bella casa!-

-Grazie, vuoi bere qualcosa?-

-Se ce l’ha, un dito di Assenzio, altrimenti un gin tonic, andrà benissimo-

Dal tubino nero fuoriuscivano affusalate due gambe bellissime, restò in forzosa meditazione per qualche secondo, poi aprì il modile bar per preparare quella bevanda inconsueta che credeva essere rimasto l'unico a preferire.

La zolletta di zucchero bruciava con una fiamma appena percettibile sopra il liquore verde.

-Sei davvero bella, la foto non ti rende giustizia- forse il chirurgo aveva già operato sul viso, limando un po' gli zigomi e addolcendo lo sguardo, prassi comune in quell'ambiente.

-Grazie, in effetti non sono fotogenica-

Mentiva, avrebbe spaccato gli obiettivi una così.

Continua

 
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