Creato da uovodipettirosso il 08/03/2014

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strapazzamenti

 

 

ventinove

Post n°29 pubblicato il 11 Aprile 2014 da uovodipettirosso
 

Ci sono discorsi che mi creo nella mente, pronti all'uso discrezionale verso soggetti ben precisi.
Son sfoghi per frustrazioni e rancori che trascino, a causa del mio carattere accomodante.
Son prediconi per ingiustizie ed ipocrisie a cui ho assistito, a causa del mio essere tollerante.
Son richieste di riavvicinamento a persone da cui mi sono allontanata, per motivi che ora mi appaiono futili o superati.
Son richieste di spiegazioni a persone che mi hanno allontanata, per motivi che ora sono pronta ad affrontare e comprendere o rifiutare.
Son dichiarazioni di amicizia stima amore a persone che mi son vicine, ma non abbastanza.
Son discorsi che son tutti in testa pronti all'uso.
E ci son momenti in cui sento che tutto, il giorno il tempo il caso lo sguardo i gesti, tutto converge verso la mia anima che si connette alle corde vocali ed il discorso fatidico esce.
E quando mi paleso in questi momenti di disarmata intimità e non c'è risposta, in questi momenti comprendo il significato della parola scoramento.

 
 
 

ventotto

Post n°28 pubblicato il 10 Aprile 2014 da uovodipettirosso
 

Un amico oggi mi ha guardato è mi ha detto:
"Oh, ma noi due da quanto ci conosciamo?"
Ho risposto:
"Dal 1989".
Raggelati ci siamo osservati qualche secondo e poi all'unisono abbiamo esclamato:
"Venticinque anni!"
Venticinque! ripeto ora, qui, da sola.
Porcamiseria! son tantissimi, e non sembra che siano passati, cioè non così tanti.
Sicuro che esteticamente si noti, la panzetta da quarantenne lui, le rughette io, lo sguardo da biricchino e speranzoso è passato a biricchino e rassegnato, il suo; il mio è rimasto biricchino e sornione.
Sicuro che son realmente passati, la matematica non è un'opinione.
Eppure, davvero da non capacitarsi, venticinque sembrano uno sproposito.
Il tempo è proprio bastardo, gli attimi si sbriciolano fra le mani delle ore, nell'impasto di una giornata, nella lievitazione di un mese, nell'infornata di un anno.
E non ci si accorge che il bastardo è volato.

 
 
 

ventisette

Post n°27 pubblicato il 08 Aprile 2014 da uovodipettirosso
 

Prendo spunto dal post di ieri.
Ho scritto un verbo in modo errato, come prontamentE mi è stato sottolineato.
Onestà vuole che avevo il dubbio, ma nel dubbio ho fatto la scelta sbagliata, come capita spesso e volentieri quando si deve decidere fra due alternative che ci paiono altrettanto valide.
Il commettere un errore non è poi così grave, cioè dipende dall'errore.
Se erro un verbo in un post non credo che avvenga uno smottamento in Trentino;
se nell'uscire di casa sbaglio e incespico, al più mi storto la caviglia;
se nel guidare erro ad interpretare un segnale e guido contromano, il danno è ben peggiore.
Sia come sia, commettere un errore è umano, circostanze, sentimenti, distrazioni, mille motivi o scusanti.
Il passo successivo dovrebbe essere capacitarsi di aver commesso un errore, esserne coscienti per ammetterlo, senza esserne succubi ed incapaci di gestire il mal fatto, in un mondo che ormai sfoggia solo i successi e la perfezione.

 
 
 

ventisei

Post n°26 pubblicato il 07 Aprile 2014 da uovodipettirosso
 

Oggi un'amica mi raccontava che, dopo aver passato un inverno ed inizio di primavera con disturbi fisici fastidiosi e sempre più dolorosi, ha scoperto finalmente di essere diventata intollerante a tutti i latticini o derivati dal latte.
Tralasciando la discussione sorta su varie ed eventuali, mi è nata la riflessione su quanto il corpo umano sia meraviglioso e collaborativo con la nostra ottusa mente.
Ingolfato di cibi che non gli fanno bene, lancia ben chiari ed inequivocabili messaggi d'allarme, per far sì che noi lo si capisca che così non è il caso di proseguire.
Peccato che questo non avvenga anche per la mente, incapace di lanciare un SOS quando ci riempiamo di convinzioni sciocche, elaboriamo pensieri distorti, sognamo castelli di carta velina, senza crampi od emicranie tali da farci dubitare delle nostre elucubrazioni.

 
 
 

venticinque

Post n°25 pubblicato il 06 Aprile 2014 da uovodipettirosso
 

Guardo spesso le mie mani.
Sì, gli occhi son lo specchio dell'anima, sì, quante ne hanno viste, ok.
Ma le mani, quante ne abbiamo combinate in complicità?
Le guardo e ricordo la sensazione di sicurezza, quando erano aggrappate al collo di mio padre.
Le guardo e ricordo il primo male fisico fottutamente doloroso, quando la manina destra ha pensato di dover scoprire cos'era quella cosa rossa con una punta tremolante e giallognola. Una candela, poi l'ho scoperto.
Le guardo e ricordo i giochi d'infanzia in giardino, quando frenavano le mie cadute sulla ghiaia a causa di pattini, cani, gatti, cugini, imbranataggine.
Le guardo e ricordo lo scrupoloso orgoglio dei primi giorni di lavoro, quando la fretta di arrivare portò le mie dita a incastrarsi degli ingranaggi dello stipite.
Tutte cicatrici che rimangono a memoria mia, di quel che sono stata e di quel che mi han fatto diventare.
Ci son anche altri segni, righette (o rughette?), macchie, imperfezioni, manifesti senza storia nota di quante ne ho fatte passare alle mie mani, sicuramente evidenza di poca cura di quel a cui sarei potuta/potrei andare incontro, di estrema curiosità, di necessità di tastare senza fidarmi troppo di occhi o orecchio.

 
 
 

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