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Universalmente ma non universitariamente parlando

Post n°27 pubblicato il 27 Novembre 2010 da ventus68

Parto dai due grandi titoli di ieri de La Repubblica e del Corriere della Sera: “Gli studenti fermano la riforma”, titola il primo, mentre il secondo,  meno enfaticamente, ma più obiettivamente: “Gli studenti occupano i monumenti”.

È certamente legittimo, come fa Ezio Mauro, schierarsi dalla parte degli studenti e dei baroni universitari (eh sì, protestano pure loro), ma è anche legittimo chiedersi chi, esattamente, protesta e perché e se, poi, è legittimo ad una insignificante minoranza prendere in ostaggio i monumenti italiani.

Ma in fondo non è neanche questo il punto, in un logica puramente mediatica, berlusconiana quindi, gli studenti hanno preso buone lezioni dal loro “cattivo maestro”, l’importante non è esserci, ma apparire. Si appare, ci si rende visibili con gesti inutili, ma spettacolari, una bandana in testa o un’occupazione di una torre medievale poco importa.

Ma io che non sono un buon allievo di Berlusconi continuo a pormi questa domanda: chi protesta?

Gli studenti universitari? Tutti, non credo, una minoranza di una minoranza, quindi? E chi rappresentano questi studenti? La parte produttiva del paese, rappresentano capitali, industrie, cosa rappresentano? Rappresentano i nostri migliori cervelli, qualcuno dirà. Scusate se non mi metto a ridere. No rappresentano un fossile preistorico, l’Università italiana, che continua a muoversi per sola forza d’inerzia. Un mastodonte del tutto staccato dalle esigenze produttive del paese, che produce debiti e non produce lavoratori. Io non so se la riforma Gelmini sia la migliore delle riforme possibili. Ma quando il paziente è morto, non c’è dottore che possa prescrivergli una cura sbagliata, neanche la Gelmini. E l’Università italiana è definitivamente morta con i milioni di euro di debito a Siena, con gli scandali dei baroni universitari che truccano i concorsi, con gli scandali al sud, ovvero con le infinite parentopoli universitarie che la magistratura si guarda bene dall’indagare a fondo. Sarebbe come voler chiudere, d’ufficio, decine e decine di Università.

Questi studenti, questi baroni quindi, secondo Mauro rappresentano davvero il paese che si scuote, che si ribella all’iniquo tiranno, la forza giovane della politica? Da vecchio conservatore mi limito a sogghignare. Da toscano poi sogghigno due volte.

 

 
 
 
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