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Ogni volta che si sente parlare di coppie di fatto e di diritti delle persone conviventi scatta in alcuni rappresentanti politici un rifiuto che, francamente, stupisce. Ho letto in questi giorni prese di posizione di personalità e rappresentanti istituzionali che si richiamano al mondo cattolico e che, in nome della loro fede, pretendono di imporre una sola visione del mondo. Devo dire che non riesco a capire le ragioni di un'opposizione così pregiudiziale ad ogni ipotesi di riconoscimento di diritti a cittadini con cui condividiamo spesso la quotidianità. Trovandomi come la maggioranza degli italiani, nella condizione di essere sposato secondo le regole della legislazione vigente, non ho alcun interesse personale da difendere, pertanto la mia posizione nasce da un ragionamento semplice: per quale ragione il riconoscimento di alcuni diritti a persone che oggi ne sono prive dovrebbe sminuire o mettere in discussione i diritti che a me ed alla mia famiglia sono riconosciuti ? Chi è sposato continuerà a godere dei diritti di cui già gode e non sarà privato di nulla, allora perché impedire che altre forme di convivenza e di reciproco sostegno possano essere recepite, non come matrimoni alternativi ma come diverse forme di unione ? Il dibattito in corso mi sembra un ritorno al passato, a 30 anni or sono, al periodo in cui si discuteva della legge sul divorzio, quando sembrava che riconoscere il diritto di mettere fine a matrimoni che erano già naufragati avrebbe portato alla fine della "famiglia"; oggi vediamo che le persone si continuano a sposare e in alcuni casi giungono al divorzio, ma non mi pare che la "famiglia" sia scomparsa dalla nostra società. La cosa paradossale è che ad opporsi più ferocemente sono spesso dei politici nazionali che, pur richiamandosi all'ortodossia cattolica, hanno divorziato ed hanno dato vita a forme di convivenza diverse. Oltretutto, se non ricordo male, utilizzando per i propri conviventi tutti i diritti ed i privilegi previsti per le famiglie riconosciute, in quanto in Parlamento le coppie di fatto sono parificate alle famiglie; la classica doppia morale. Probabilmente sarò un "laicista incline alla deriva zapaterista" (chissà poi cosa vuol dire visto che la prima legge sulle convivenze in Spagna è stata approvata dal cattolicissimo Aznar) ma resto convinto che mettere le briglia al mondo sia un'impresa ardua e sbagliata, pensare che i valori religiosi si difendano imprigionando ogni forma di comportamento contrario all'ortodossia è pura illusione; le persone veramente credenti vivono sempre più la propria religiosità confrontandosi quotidianamente con le contraddizioni, chiedendosi se l'offesa maggiore è un progetto di vita fuori dai canoni o derubare gli altri evadendo le tasse, se il vero insulto alla fede è dato dal riconoscere i diritti di persone che amano persone dello stesso sesso o dall'adesione ad una morale che in nome del profitto giustifica ogni violenza sull'ambiente ed ogni sfruttamento delle persone. Trovo singolare che proprio chi si esprime in nome di un credo che pone al primo posto l'amore per il prossimo, chiunque esso sia, pretenda di decidere per gli altri quale tipo di amore è legittimo e quale non lo è.
Marco Molgora
Assessore provinciale
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il 12/08/2013 alle 09:57
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