Creato da veuve_cliquot il 10/01/2011

La Specola

"Non mi piace la via che conduce qui e là. Non bevo alla fonte verso cui tutti s'intruppano. Detesto ciò che é comune, popolare e senza regole" Callimaco

 

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DONNE

Post n°87 pubblicato il 13 Agosto 2011 da veuve_cliquot

H. de Toulouse-Lautrec: La danse au Moulin Rouge

Secondo una ricerca della società italiana di medicina, le donne usano ansiolitici e antidepressivi, due volte e mezzo più degli uomini.

Negli ultimi anni la percentuale di donne etiliste è triplicata, arrivando a un quarto degli uomini.

Il 21% delle donne italiane fuma, smettono ma poi riprendono molto più facilmente degli uomini.

L’8% delle donne italiane è obesa, mentre il 23.5% è in sovrappeso.

E le statistiche dicono che questi dati sono in aumento.

Perché tutte queste dipendenze da alcool, fumo, cibo nelle donne? Cosa spinge una donna a ricercare conforto in queste “droghe”? Forse quando si deve conciliare tutto, lavoro, casa, famiglia e magari amore, ecco che arriva l’ansia e con l’ansia la ricerca di qualche cosa che ci liberi da essa come l’alcol, gli ansiolitici o il cibo. E spesso queste dipendenze si cerca di nasconderle, si vivono in solitudine: al massimo si confessa che si beve solo quando si è in compagnia, si nega l’uso di ansiolitici, si ingrassa (perché questo è visibile), non mangiando nulla, dando la colpa a qualche ipotetica disfunzione.

Forse bisognerebbe fermarsi un attimo e riflettere che se un certo tenore di vita ci porta a usare qualche “supporto” per venirne a capo, vuol dire che questo tenore di vita non è adatto a quella persona. Ma ormai la società vuole una donna sempre perfetta, lavoratrice migliore dell’uomo (dobbiamo dimostrare di esserlo), moglie perfetta (da mulino bianco), mamma meravigliosa (da libro cuore), elegante e femminile (da copertina), amante instancabile (da film hard). Forse rendersi conto che riuscire a conciliare tutte queste cose è un obiettivo troppo difficile da raggiungere, che i modelli che la società ci presenta sono costruiti su un modello maschile che però ha sempre delegato ad altri (prima la madre e poi la moglie ) buona parte di ciò che invece la donna ritiene di dover fare, accollandosi sia il vecchio modello maschile (lavoro) che quello femminile (famiglia) non tralasciando la propria femminilità. E allora si manda giù il bicchierino per tirarsi su, si accende la sigaretta per rilassarsi un attimo, si prende l’ansiolitico per vincere l’ansia di non farcela, si butta giù cibo per resistere. Ma siamo veramente convinte che questo porti la donna a una vita migliore o tutti questi modelli non siano ulteriori cappi che le donne si stanno mettendo intorno al collo? Se il prezzo da pagare è l’alcolismo o la depressione, penso che siano prezzi piuttosto alti da pagare per raggiungere le “pari opportunità”.

 

 

Commenti al Post:
Apriti_all_arte
Apriti_all_arte il 14/08/11 alle 19:56 via WEB
Velocemente ... Sposati e sii sottomessa! (Pratica estrema per donne senza pura) Costanza Miriano Vallecchi Editore.
 
 
veuve_cliquot
veuve_cliquot il 15/08/11 alle 09:11 via WEB
Un altro titolo interessante potrebbe essere "Rimani zitella e fai carriera (Pratica estrema per donne che si sono rotte le p....degli uomini!)"....scherzo! Non conoscevo questo libro e sono andata a guardare su Google: dev'essere simpatico e molto ironico, credo che lo leggerò. Grazie! :))
 
angiolhgt
angiolhgt il 14/08/11 alle 22:09 via WEB
l'uomo statistico sarebbe 2,5 volte meno vulnerabile del mal di vivere rispetto alla donna statistica. Mi chiedo se oltre al mutamento di assetti esistenziali diversi (rispetto al passato?), oltre a modelli irraggiungibili non vi sia un deserto interiore che va risolto e che devittimizzi le "vittime" restituendo responsabilità individuali a donne e uomini, ma soprattutto ci sia una ricetta per uscire o per lo meno imparare a viver nel deserto guardondo su, verso le stelle.
 
 
veuve_cliquot
veuve_cliquot il 15/08/11 alle 09:24 via WEB
In fondo l'uomo continua a mantenere gli stessi modelli di una volta, forse solo aumentando i tempi di disponibilità per i figli. La donna invece si è trovata a cambiare completamente modello: dall'angelo del focolare si è trasformata in multiuso, e soprattutto in questo multiuso le si chiede di essere sempre al top. Certo, che poi ci sia anche un deserto interiore forse secondario alla perdita di modelli morali e ideali, è evidente. L'idea di sacrificio e responsabilità, così cara alle generazioni passate, ormai non esiste più, sostituita da un edonismo psicologico che fa diventare il piacere e l'interesse personale la prima cosa da raggiungere. Guardando verso le stelle si rischia di calpestare ciò che sta sulla terra! :))
 
   
angiolhgt
angiolhgt il 15/08/11 alle 15:40 via WEB
è un deserto interiore collettivo, un'ansia, una smania di performarce e paura di inadeguatezza: meglio meno ma meglio ma soprattutto ristabilire le priorità sulla base delle proprie capacità: governarsi . La parole equilibrio mi dà l'immagine di uno che cammina su una fune o sull'orlo dell'abisso. Il volere trovare cause nel "sociale" o negli stili di vita è corretto ma è parziale e ciò che è parziale e anche spesso di parte. Se si credesse nel principio di causalità che predetermina ineluttabilmente che ne sarebbe del libero arbitrio, della volontà, della colpa/ responsabilità individuali dello stesso concetto di essere umano? Un approccio neopositivistico che, trovate le cause, crede di aver in automatico trovato i rimedi che sono in questo caso sottintesi come "ambientali".., la morale giusta è la necessità e capacità di adeguerisi a se stessi : "Forse bisognerebbe fermarsi un attimo e riflettere che se un certo tenore di vita ci porta a usare qualche “supporto” per venirne a capo, vuol dire che questo tenore di vita non è adatto a quella persona".
 
     
veuve_cliquot
veuve_cliquot il 15/08/11 alle 21:09 via WEB
Ma ormai abbiamo interiorizzato troppo i modelli che ci propinano giornali e televisione, difficile fermarsi o anche solo riconoscere di non essere all'altezza di quelle mete. Guarda le migliaia di interventi di chirurgia plastica che vengono fatti ogni anno, indice di quanto poco "ci si adegui a se stessi". E se non ci si vuol sentire inadeguati fisicamente, immagina quanto sia difficile pensare di essere inadeguati psicologicamente! Forse una piccola via d'uscita l'ho scritta nel post successivo. :))
 
rteo1
rteo1 il 29/08/11 alle 10:03 via WEB
E. Fromm, che tu apprezzi, a quanto pare, sosteneva che il ricorso alle droghe dipendesse dallo smarrimento dell'uomo rispetto al dubbio sulla sua esistenza e alla mancanza di orizzonti, di certezze. La pari opportunità è sacrosanta, ma non risolve il problema, che sta insediato nella psiche, ove, però, nessuno (o pochi)riescono ad accedere. Peraltro, per quanto ho capito, è un luogo che fa paura a noi stessi, perchè lì potremmo scoprire di essere diversi da quello che abbiamo sempre creduto. E quì c'è il dramma. Una strada ? Tentare lo stesso di arrivarci in quel luogo - senza barbiturici, ovviamente-.
 
 
veuve_cliquot
veuve_cliquot il 29/08/11 alle 17:13 via WEB
Forse bisognerebbe chiedersi: ma cosa voglio veramente? Fino a che punto sono capace di arrivare senza lasciarmi influenzare da mode e stimoli esterni? Ma spesso si viene travolti (e stravolti) da quello che si pensa gli altri si aspettino da noi dimenticando proprio ciò che invece necessiterebbe al nostro io. :))
 
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Non sarà quindi né un diario personale, né una valvola di sfogo di sentimenti ed emozioni.

Scriverò di fatti, articoli di giornali, libri, frasi che mi hanno fatto pensare, ragionare, riflettere, che mi sono piaciuti o non piaciuti, che hanno risvegliato il mio senso critico e anche qualche rotellina un po' arrugginita del mio cervello.

Sarà il blog di una persona che ritiene ancora di avere un cervello pensante libero da ideologie, dottrine, fedi e prese di posizione o di campo acefale.

 

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