Creato da veuve_cliquot il 10/01/2011

La Specola

"Non mi piace la via che conduce qui e là. Non bevo alla fonte verso cui tutti s'intruppano. Detesto ciò che é comune, popolare e senza regole" Callimaco

 

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DEGRADO

Post n°82 pubblicato il 26 Luglio 2011 da veuve_cliquot

 

 

ma gia " Roma" *

 

Qualche tempo fa ho letto un bell’articolo di Ritanna Armeni sul degrado che mi ha dato l’idea di scrivere questo post.

Quando si parla di degrado si pensa ad abitazioni abbandonate, ai rifiuti, alla mancanza di cura per quel che ci circonda. Ma siamo sicuri che il degrado riguardi solo qualche cosa che sta fuori di noi, qualche cosa che ci resta estraneo, da cui possiamo rimanere indenni? Oppure è qualche cosa che ci tocca e ci trasforma? Alcuni psicologi hanno fatto un esperimento: hanno lasciato un’automobile nuova fiammante in un quartiere bene di una città. L’auto è rimasta parcheggiata diversi giorni senza che nessuno ci facesse un graffio. Dopo qualche giorno, gli sperimentatori hanno rotto un vetro, danneggiato uno sportello, ammaccato un parafango.  Da quel momento la macchina ha continuato a essere danneggiata da sconosciuti e intorno a essa sono stati lasciati rifiuti di ogni genere, la macchina danneggiata era diventata un contagioso centro di degrado: il degrado alla fine contagia e ad esso bisogna resistere in modo attivo e consapevole.

Le testimonianze di Primo Levi e di Bruno Bettelheim (riportate rispettivamente in “Se questo è un uomo” e in “Il cuore vigile”, splendidi libri che consiglierei entrambi di leggere), ci mostrano come nei campi di concentramento sopravvivevano coloro che non si lasciavano andare, coloro che non cessavano di avere cura di sé, del proprio corpo e della propria mente e anima: Levi cercando di insegnare l’italiano a un piccolo deportato francese attraverso le terzine della Divina Commedia, il cui ricordo e la cui recitazione restituivano alla sua mente la capacità di elevarsi; Bettheleim, psichiatra, studiando il comportamento suo e dei suoi compagni per (come dice lui stesso):  trovare un senso in quello che vedevo… per convincermi che la mia vita aveva ancora un certo valore, che io non avevo perduto tutti quegli interessi che in passato mi avevano permesso di rispettarmi. E ciò mi aiutò a sopportare la vita nel campo”.

Il degrado peggiore è quello che dall’esterno ci arriva dentro e ci abbrutisce. Adattarsi alle regole del sopruso e della violenza, adagiarsi nell’indifferenza, chiudere gli occhi davanti a gesti negativi, mettere da parte la bellezza e la poesia, sono le peggiori forme di degrado che l’essere umano possa subire. A volte piccoli gesti che non ci costano nulla come ringraziare, sorridere, fare un gesto di cortesia, regalare una parola cordiale, rispettare gli altri, non fare delle tragedie davanti alle minime avversità, può contrastare quel piccolo degrado che ormai sembra diventato luogo comune nella nostra società. Perché semplici gesti, anche se piccoli e di poco conto, possono aiutare a combattere il degrado interiore.

* Foto gentilmente concessa da Arvalius, tratta dal blog "Le cose nascoste"

 
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