Oggi vi siete viste, io non potevo venire, questi sono i giorni che passo con Mali, la bella donna che terrà il piccolino mentre io sarò in università. Passeggiavo con lei e J. davanti all'ingresso della Cdm, così mi sentivo meno lontana. Insieme chiacchieravamo, ci raccontavamo le vite vissute finora ma anche i progetti, con desiderio e paura. Queste parole sono il filo invisibile che intesso per tenere la continuità con mio figlio (non so ancora chiamarlo così, pubblicamente), una continuità iniziata anni prima della sua vita intrauterina, alimentata dal dialogo interiore e adesso vissuta nella quotidianità condivisa. Mi piacerebbe che il filo fosse una liana per volare, non una ragnatela che imprigiona, e per questo ripenso spesso ai suoi primi giorni di vita, quando l'allattamento a richiesta mi vedeva per ore infinite seduta con lui, ferma con il corpo e immersa con la mente in pensieri ed emozioni. E' lì che ho realizzato per la prima volta che mi divertirebbe scrivere un libro dal titolo "Lo zen e l'arte di allattare", perchè questa (quella, ormai) dedizione assoluta, fisica e mentale, ti fa attraversare la totalità delle emozioni, il travaglio delle passioni, la profondità della rabbia, la nudità dei pensieri. E' la nudità dei pensieri che ho avuto che spero mi aiuti a tenere il filo, per il piccolo e per me.
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il 25/03/2009 alle 08:55
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il 25/03/2009 alle 05:47
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