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« Bussana Vecchia,  il bor...Bussana, il borgo che vi... »

Bussana Vecchia, il borgo che visse due volte: l'abbandono

Post n°15 pubblicato il 01 Gennaio 2009 da jinkhan
 

 Il sisma aveva dunque provocato morti e danni ingentissimi a Bussana: come a Bajardo aveva fatto crollare la volta della chiesa gremita di fedeli, dove vi furono vittime, anche se in misura minore che nell'altro borgo e la quasi totalità delle abitazioni della parte alta del villaggio furono distrutte, seppellendo là la maggior parte delle vittime. I sopravvissuti decisero in un primo tempo di accamparsi nella zona bassa del paese, in attesa di capire se sarebbe stato possibile recuperare in qualche modo le costruzioni meno lesionate e ricostruire quelle crollate. Tuttavia, un'apposita commissione istituita per verificare la fattibilità della ricostruzione stabilì la necessità di abbandonare il borgo per riedificarlo più a valle, anche perché  la situazione venne  fatta risultare molto più tragica di quanto in realtà non fosse, si ritiene oggi anche per fini di speculazione immobiliare. Vi fu chi sostenne che il campanile fosse sul punto di cadere, altri predissero il crollo di case, alcune delle quali sono tuttora esistenti. La maggior parte della popolazione era contraria a questa scelta drastica, in quanto avrebbe preferito ampliare il paese  tagliando fuori la parte con le costruzioni più malandate, tuttavia il  ricordo spaventoso del recente terremoto e le imposizioni delle autorità fecero apparire opportuno di rifondare il borgo tre chilometri più a valle, nell'area denominata Capo Marine. Nel 1889 venne quindi posta la prima pietra del municipio di Bussana Nuova, e nel 1894 i bussanesi abbandonarono per sempre il borgo originario, dopo avervi celebrato l'ultima messa della Domenica delle Palme. In memoria dei morti, marciarono fuori dalla vecchia Bussana verso il nuovo paese cantando l'inno biblico "In exitu Israel de Aegipto". Il paese inabitato, da quel momento verrà chiamato Bussana Vecchia. Successivamente, per mezzo secolo gli elementi naturali dell'erosione si impossessarono del villaggio, pioggia e freddo penetrarono nei muri e la vegetazione spontanea si appropriò della cima della collina su cui sorgeva la città ormai morta. Il processo di decadimento fu simile a quello a cui furono soggette in vari luoghi molte città dell'antichità: le case in rovina divennero fonte di recupero di materiali da costruzione gratuiti. Dopo l'abbandono completo, avvenne nel 1947 che il borgo fosse usato come rifugio temporaneo da parte dei primi immigrati dal sud in cerca di lavoro, alcuni dei quali cercarono di stabilirvisi in maniera definitiva.

Per circa dieci anni perdurò questa situazione, anche se i nuovi venuti non erano ben accetti dalla popolazione locale, che inoltrò spesso reclami all'amministrazione sanremese, da cui Bussana dipendeva, che più volte ordinò lo sgombero e minacciò la distruzione degli accessi ai primi piani e lo sfondamento di volte e pavimenti, per rendere così inabitabili anche gli edifici ancora parzialmente agibili. Tutta questa situazione fu però superata da nuovi e imprevisti avvenimenti che iniziarono a verificarsi a partire dalla fine degli anni '50 dello scorso secolo....

Commenti al Post:
spinapungente1
spinapungente1 il 02/01/09 alle 00:03 via WEB
Ripasso a leggerti con più calma , buon anno a te.....
 
zeroassoluto57_2008
zeroassoluto57_2008 il 02/01/09 alle 08:17 via WEB
Ciao interessante questa storia ma poi cosa accadde dopo gli anni 50?? Un :-)) Claudio
 
spinapungente1
spinapungente1 il 02/01/09 alle 14:40 via WEB
Interessante questa tua ricerca......a quando la continuazione ? Buona giornata....
 
puntiddu
puntiddu il 02/01/09 alle 15:13 via WEB
La vicenda di queste contrade è simile per tanti versi a quella verificatasi nel Val di Noto all'indomani del sisma del 1693, dove però, a differenza di questi villaggi, la scelta di abbandonare le distrutte città per ricostruire altrove non fu unanime. Così se Lentini, Avola, Grammichele, la stessa Noto, sorsero in siti diversi da quelli storici, a Catania, Modica e in parte a Ibla, si decise di ri-costruire. Laddove le mode architettoniche, il barocco anzitutto, rendevano omogenei questi centri dal punto di vista architettonico, la razionalità delle piante adoperate quando si costruì ex novo (talora ricorrendo a schemi ottagonali come ad Avola e a Grammichele), determinò uno iato profondo a livello urbanistico tra le moderne e le città storiche.
 
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