Post N° 375

Post n°375 pubblicato il 22 Gennaio 2007 da viralastrega
 
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Opere consultate






Berardi Franco,
Skizomedia. Trent’anni di mediattivismo, DeriveApprodi,
Roma, 2006.



Caponera Marco,
La sparizione del reale. Lettura critica del linguaggio dei mass
media
, Le Nubi, Roma, 2005.



Capucci Pier
Luigi, La realtà del virtuale, Clueb, Bologna, 1993.



Carlini Franco,
Lo stile del Web. Parole e immagini nella comunicazione di rete,
Einaudi, Torino, 2006.



Cavallo Marino,
La comunicazione pubblica tra globalizzazione e nuovi media,
Franco Angeli, Milano, 2005.



Di Rocco Eloisa
(a cura di), Mondo blog. Storie vere di gente in rete,
Tecniche Nuove, Milano 2003.



Dovigi
Maurizio, Weblog. Personal publishing, Apogeo, Milano, 2003.



Galimberti
Carlo, Riva Giuseppe, La comunicazione virtuale. Dal computer alle
reti telematiche: nuove forme di interazione sociale
, Guerini &
Associati, Milano, 1997.



Gerosa Mario,
Pfeffer Aurélien (a cura di), Mondi virtuali,
Castelvecchi, Roma, 2006.



Giovagnoli Max,
Scrivere il web, Dino Audino, Roma, 2002.



Goffman Erving,
Il rituale dell’interazione, Il Mulino, Bologna, 1988.



Granelli
Andrea, Il sé digitale. Identità, memoria, relazioni
nell’era della rete
, Guerini & Associati, Milano, 2006.



Granieri
Giuseppe, Blog generation, Laterza, Roma-Bari, 2005.



Granieri
Giuseppe, La società digitale, Laterza, Roma-Bari,
2006.



Lipparini
Loredana (a cura di), La notte dei blogger, Einaudi, Torino,
2004.



Maistrello
Sergio, Come si fa un blog, Tecniche Nuove, Milano, 2004.



Romano
Giuseppe, La città che non c’è. L’internet,
frontiera di uomini
, Edizioni Lavoro, Roma, 2004.




Turkle Sherry,
La vita sullo schermo. Nuove identità e relazioni sociali
nell’epoca di Internet
, Apogeo, Milano, 1997.

Wolton
Dominique, Internet… e poi? Teoria critica dei nuovi media,
Dedalo, Bari, 2001.

 
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Post N° 374

Post n°374 pubblicato il 22 Gennaio 2007 da viralastrega
 
Foto di viralastrega


Quando ho aperto il blog avevo
saputo da pochi giorni del cancro di mia madre. Credo non sia stata
una scelta o una decisione cosciente nella sua consequenzialità,
ma così è stato. Più ero triste, più
scrivevo cose assurde e surreali cercando di far ridere chi mi
leggeva. Almeno loro. Nel tempo il mio blog è cambiato. Nei
primi mesi non ero consapevole del mio desiderio di esser letta al di
là del bisogno di sfogo. Non ho mai scritto nulla di me per
molti mesi, e infatti ho cominciato ad aprire altri blog perchè
il principale era troppo conosciuto, cominciava a somigliare troppo
ad una cerchia reale di amicizie e inimicizie. Insomma, non potevo
proprio parlar delle mie emozioni. Che mi considerassero
superficiale, non importava. Poi ha cominciato ad importare. Legami
forti come catene e altri tanto delicati da minacciare di spezzarsi
ad ogni soffio di vento. Quando mia madre se n'è andata ho via
via abbandonato i blog secondari, ripreso in mano ciò che ero,
senza preoccuparmi di quel che si potesse pensare di me. Ho
abbandonato una coerenza formale per ritrovare un equilibrio che
mancava, nella sostanza, fin dall'inizio. Scrivo per me, scrivo per
gli altri, scrivo perchè mi piace e so di esserne capace,
perchè così lascio tutto lì, come sotto la
pioggia.
postato da erinn78





Ho deciso di aprire un blog per
vincere la mia timidezza. Mi si chiede sempre di parlare, parlare,
parlare… ma io riesco ad esprimermi soltanto con una penna in
mano(in questo caso scrivo qui). Queste pagine sono state create per
far conoscere una parte di me, quella che di solito nascondo per
paura di essere debole.
postato
da
Morgana197





Io ho aperto il primo blog perchè
mia figlia lo stava facendo e mi ha chiesto di fare lo stesso... poi
mi sono appassionata... è una specie di valvola di sfogo... se
sono triste metto poesie tristi, se sono contenta metto canzoni. La
maggior parte delle volte sono cose che trovo gironzolando. A volte
metto cose mie. Spesso quando sono triste e faccio dei post che mi
rispecchiano tendo poi a scrivere subito altri post come per
esorcizzare la tristezza... il mio appuntamento con il mio blog è
quotidiano, o quasi. Non riesco a non scrivere, magari per i più
saranno sciocchezze, ma per me sono un modo di comunicare... di dire
come mi sento... e so per certo che alcuni amici di cui ho perso i
contatti, anche per dei litigi banali, vengono a leggermi per sapere
come sto.
postato da L.u.c.e




Ho sempre avuto problemi ad
esternare le mie emozioni pur non essendo timida (diciamo riservata),
ma avevo una gran voglia di condividere le mie cose e di mostrarmi al
meglio. Qui i miei amici e non, possono leggere cosa mi passa nella
testa e non mi devo vergognare (se mai mi sia vergognata!) di
pregiudizi o noiosi substrati. Nel blog non ci sono età, ceto
sociale nè bellezza. Ci sono solo parole. E a me sta bene
così. Anche se poi nella realtà sono molto più
aperta, ora. Diciamo che virtuale e reale si sono fusi, dando vita ad
una persona più aperta. Ho trovato anche un'amica
specialissima ed intrecciato rapporti concreti, sia di simpatia che
profondi.
postato da potterina_magica





Il motivo percui ho aperto il blog
è stato un misto di sensazioni. Quello che mi ha "legittimato"
a farlo era riportare le piccole scoperte dei miei figli Gengino e
Parinchio, sono degli alias ovviamente perchè volevamo la
privacy… e qui c'è la prima contraddizione: scrivere su una
bacheca universale e nascondersi dietro a dei nick. Ritornando a me,
penso che la vera molla che mi ha portato a scrivere è una
forma di nevrosi dovuta al lavoro di "pompiere"... tante
volte nella vita non puoi dire quello che vorresti e quindi ti
sfoghi... nel mio caso è uno sfogo personale che potrei
registrare in un classico diario di carta ma qua dai la possibilità
a chi legge di dire la sua.
postato da mapajama





Un amico aveva un Blog dedicato ai
suoi viaggi; lui mi spinse ad aprire il mio. Più di un anno fa
forse… il diario cartaceo quando ci si sposa può essere
pericoloso e cosi perchè non un blog? Su di esso scrivo la mia
vita reale e quella parallela. E’ l'unico mezzo per raccontare
l'altra faccia della medaglia… non solo mamma, moglie e donna ma
anche amante... gli amici del blog li ho conosciuti quasi tutti. Non
sopporto limitare un rapporto al virtuale... il virtuale è
solo un mezzo per conoscere altre persone ed il loro mondo ma poi ci
si incontra.
postato da tarma2





La molla che mi ha portato ad
aprire un blog non è stata la passione per la parola scritta,
quanto la necessità di fermare il tempo del vivere quotidiano,
per dare respiro e parola alla mia Anima. In seconda battuta è
maturata la voglia di confrontarmi e di comunicare con altre persone
che come me, trovo disponibili a raccontarsi. In effetti, attraverso
il blog si ha la possibilità di parlare di sè, e di
condividere pensieri ed emozioni ad un livello più intimo,
anche se non si ha un coinvolgimento affettivo reale…( poi con
alcuni ti rendi conto che gradualmente nasce anche quello)
postato da sophiablu





Il blog come diario personale, a
rincorrere i pensieri... a volte riesce a farti pensare attraverso il
confronto con gli altri, a volte si può cambiare opinione...
può servire a guardarsi dentro più profondamente. In
questo fantastico mondo virtuale, sebbene la maggior parte della
gente faccia esattamente il contrario, io posso abbassare la
maschera, per essere esattamente ciò che sono, protetta
dall'anonimato che il virtuale mi garantisce. Quando si ha una vita
abbastanza pubblica, si deve sempre mostrare una parte di sè
che sia all'altezza della situazione, qui... fanculo a tutto... io
sono così e le persone a cui piaccio, mi conoscono per quello
che realmente sono. Le apparenze, la bella facciata, lasciamola al
mondo reale... fatto di obblighi e doveri, al mondo del lavoro, dove
spesso devi ingoiare il sale e dire "com'è dolce".
Qui è un momento di catarsi, sono io, semplicemente io.
postato da LaTaverniera





Il web scandito nelle semplici
categorie delle emozioni, che tutti conoscono, sognano, ma così
rare da vivere, a volte. Protagonista di questo spicchio
d'immaginario contemporaneo che a volte fa ritrovare gli sperduti ed
altre fa perdere i certi. Mai scritto una parola in vita mia, prima
di approdare al blog, una specie di rapinatore del tempo perduto,
quindi tempo acquistato, con corredo di fronzoli e silenzi
bergmaniani. Empatie trascinanti e crisi mistiche solitarie. Contatti
veridici e verificati. Riviviscenza dei ricordi come un gioco
inesauribile, almeno finora.
postato da IlGrandeSonno

 
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Post N° 373

Post n°373 pubblicato il 22 Gennaio 2007 da viralastrega
 


Vorrei
concludere con delle riflessioni che mi hanno lasciato i blogger nel
mio blog.






Il blog l'ho aperto come valvola
di sfogo per un momento decisamente confuso e sentimentalmente
depresso a causa della consapevolezza di un amore concluso; il flusso
di pensieri e stati d'animo che giravano vorticosamente dentro me non
potevo e non volevo più riversarli addosso agli amici/che
nella mia vita reale, e così ho iniziato. Mi sono reso subito
conto che qui dentro stavo creando un mio microcosmo fatto da voci
diverse e di parole ricevute, scritte con sincerità e
disinteresse. Alcuni nick sono divenute voci e poi volti veri e poi
Amici. Questo è per me il blog... uno "street bar"
virtuale con frequentatori fissi ed alcuni di passaggio, ma sempre e
comunque un luogo dove trovare uno scambio di riflessioni del tutto
sincero, e trovi anche amici che si possono rivelare assolutamente
preziosi e sinceri.
postato da comandantekil





Il mio "rapporto" con
Digiland è iniziato il 13 luglio 2004, cinquantesimo
anniversario della morte di Frida Kahlo. Nessun giornale italiano
aveva minimamente accennato a questo evento, così importante
per me che l'adoro. Ero triste e arrabbiata e volevo far sapere e
farla conoscere. E così, decisi di scrivere qualcosa io.
Chiesi se ci fossero spazi per un articolo, ma i tempi erano troppo
lunghi, non potevo aspettare, volevo invece che l'omaggio per lei,
fosse in quel preciso giorno. Scrissi sul forum nella pagina "Donne
che amano troppo", perchè la sua vita ben si colloca in
quell'area. Conosciuta l'opportunità che questo spazio
virtuale offriva, ho poi scoperto il mondo dei blog, un mezzo
inizialmente per parlare di lei e dei miei viaggi outside of Italy...
Nepal, India, Messico, Guatemale, Cile ecc., viaggi autogestiti fuori
da rotte e schemi consueti, compresi i deserti... naturalmente. E
sono felice quando trovo messaggi di chi condivide il mio amore per
questa donna di grande forza e chi mi ringrazia di avergliela fatta
conoscere.
postato da amoildeserto




Lo Sgozzabambole nasce come
personaggio fantastico creato dalla mente del suo Autore (ovvero
colui che pigia i tasti), per sublimare in forma d'arte internautica
le sue depressioni, odii vari verso il mondo, se stesso, l'amore, e
anche le cose che obiettivamente fanno schifo. L'Autore pensa che,
grazie allo Sgozzabambole, nella vita reale potrà diventare
una persona migliore.
postato da losgozzabambole





Curiosità! questa la molla.
Una spietata curiosità intellettuale per questo nuovo mondo. E
la gente! Io adoro la gente. Adoro osservare la gente. Non spiarla,
attenzione, proprio guardarla. Come si muove, come parla, come
guarda, come ride, come sbadiglia, starnutisce, mastica.... senza
badare a sottintesi o chissà che, mi spiego: non è che
mi interessa cercare il retroscena, la storia malata, la vita grama o
il dramma esistenziale che stanno dietro. No. A me basta la bellezza
semplice del gesto. L'armonia dell'esistere, dalla quale carpire
idee, riflessioni, modi. Un po' come mi capita con i film (adoro le
citazioni. Ma non fine a sè stesse, da copiare sul diario e
bon. Le uso proprio. Uso frasi, battute, atteggiamenti. Da Moretti a
Pacino! chiedete alla mia mugliera!). Il mondo blog, quando l'ho
scoperto, mi è sembrato un posto ideale! Una piazza piena di
gente, un grande teatro. Poi, siccome non me ne frega niente del
restrocena, non me ne frega niente se reale (persone) o virtuale
(personaggi). Idee, scritti, foto, immagini... bellissimo. Da qui a
decidere di giocare pure io il passo è stato breve, poi ero
lontano da casa e Internet era una specie di ponte con il mondo. Ho
cominciato con un amico-collega nella stessa situazione ed eccomi
qua. Un anno e mezzo, poco più di cento messaggi (non sempre
ho il tempo per aggiornare ed il blog non è la mia fonte
privilegiata di confronto, sfogo, sostentamenteo emotivo) di natura
varia, scritti sotto pseudonimo e senza mai scoprirmi troppo.
Quest'ultima è una scelta, una regola, figlia di una paura
pregiudiziale, della sindrome del 'grande fratello', che mi sono
dato. Non che non dica cose che non penso. Ma preferisco un certo
anonimato.
postato da ilsorcioverde






Si tratta dell'unico spazio in cui
si possono trovare informazioni e in cui il
controllo dei "potenti"
non è ancora riuscito a censurare la libertà di
divulgare i fatti.
postato da Taffy6





Io ho aperto il blog per sentirmi
"valutata".. insomma volevo che qualcuno dicesse "brava"
ai miei pensieri non perchè sia insoddifatta della mia realtà
ma perchè i complimenti… non bastano mai! E se te li fa uno
sconosciuto interessante poi, meglio ancora. Dopo, quando i miei post
sono diventati meno cervellotici, ho scoperto e continuo a scoprire
l'affetto dei blogger veterani, quelli che conosco da un anno, mi
faccio un sacco di risate, mi sfogo, parlo di sesso spudoratamente,
vengo a sapere di siti scientifici, sociali di cui non avevo idea e
mi informo e ancora ne parlo, rido, scherzo, rido e piango e ho
scoperto che bisogna stare attenti a non allontanarsi troppo dalla
realtà e dalle amicizie "reali" ma anche a dare agli
incontri virtuali lo stesso rispetto e la stessa dignita che do a un
amico corporeo, perchè in quest'anno mi hanno dato tanto.
postato da taviel





Per raccontare la parte più
buia di me... quella parte che nella realtà nn riesco ad
esprimere per nn far preoccupare le persone che più mi sono
vicine, finendo così per soffocare tutto attraverso sorrisi...
qui son riuscita ad essere completamente me stessa… mi rendo conto
di essere diventata un'altra persona… meno chiusa anche nella
realtà… e questo, secondo me, lo devo proprio a questo mezzo
di comunicazione attraverso il quale ho conosciuto molte persone
stupende e alcune delle quali ho avuto modo di incontrare anche nella
realtà... purtroppo ci sono pro e contro di ogni cosa… uno
dei contro si allaccia a ciò che ho detto... il legame che ho
instaurato con molte persone qui a volte mi frena dall'esprimermi
pienamente... parlare di perdite, di peoccupazioni, di problemi vari
nn mi riusciva più, così ho aperto altri blog [che
fortunatamente uso molto di rado ora]. In quello principale continuo
a parlare sempre di me, ma il più delle volte in modo
scherzoso. E’ un pò un punto di incontro dove le persone che
mi conoscono sanno sempre dove trovarmi.
postato da psik3




Grazie al blog ho trovato
l'amore... conviviamo da una anno.
postato da mototeo79





L'ho aperto per scrivere cose di
me perchè a volte l'unico modo per gridare la mia rabbia o il
mio dolore, è scrivere lì. Non sempre le persone che ci
stanno vicino ci ascoltano davvero e quindi ho cercato e trovato
persone che nemmeno mi conoscono, ma che mi ascoltano, aiutano a loro
modo anche solo con un saluto. E questa cosa a me piace tantissimo...
pure io do consigli a persone che nemmeno conosco, ma vedo che hanno
bisogno di una mano o una parola di conforto. Ma l'ho aperto anche
per scrivere cose divertenti, sia per stare allegra sia per
rallegrare persone che magari sono tristi… e leggendo il mio blog
magari fanno un sorriso… ed è una cosa bellissima.
postato da Ranokkia





Ho aperto un blog avente per tema
la fotografia, perché è più semplice così
esporre le proprie opere piuttosto che cercare spazi presso negozi di
fotografia, gallerie e/o librerie. Non avendo oltretutto il tempo di
presenziare durante gli orari d'apertura, questo è un modo per
scambiarsi idee, tra fotografi e non fotografi, località dove
sono state scattate le foto e modalità, tutto nella più
vasta flessibilità d'orario.
postato da fabio.1971





Io ne ho due. O meglio ne avevo
due… Uno è il moulin rouge, di rikolino, qui c'era la mia
"anima", l'intimo... avevo bisogno di raccontarmi a me
stesso, di avere un posto dove essere libero di scrivere i miei
sogni, i miei sogni vissuti come realtà. Ho provato una volta
a smettere di scrivere, ma non ci sono riuscito avevo una sorta di
richiamo verso quei 15 minuti tutti miei alla sera, dove entrare in
vero contatto con me stesso… poi ha preso una forma diversa. E’
diventato (strano lo so) un modo per sentirmi meno solo, mi dava
l'idea d'esser con altri quando vedevo le persone passare, tranne poi
ripiombare in una solitudine maggiore una volta spento il computer…
Il secondo è bus.stop. Scarico qui le cose che succedono al
lavoro (guido i bus a Bologna), non so è un modo per non
tenere dentro le cose, per non rimuginarle... non so...ci devo
pensare meglio… Stavolta il moulin rouge è davvero chiuso,
perchè si è concluso un ciclo, non ho ancora il
coraggio di cancellarlo, ma è definitivamente chiuso… rimane
bus stop, anche se meno intimistico. Le emozioni e le sensazioni
eteree e color pastello ho deciso ora di viverle consapevolmente e
intensamente nella vita "reale".
postato da bus.stop





Il blog... hai presente quando si
assiste ad un evento particolare spiando appena dai buchi della
tapparella e si avverte la remota paura di mostrarsi? ciò
potrebbe essere, con le dovute eccezioni, questo strano mondo
virtuale. Per ciò che più direttamente mi riguarda
resto me stesso anche se, a volte, occorre "fingere",
nell'accezione più innocente del termine.
postato da AndatodItestA





All'inizio l'ho fatto per gioco...
per cercare di capire se i miei pensieri potessero in qualche modo
far presa su qualcun'altro, cercavo consigli per le mie delusioni e
le mie insicurezze da persone che, effettivamente celate dietro
questo schermo, potessero spassionatamente e senza nulla a pretendere
rivelarsi molto utili, quindi è come se fossi entrato in una
sorta di "autoanalisi" per capire i miei errori e per
acquistare sicurezza; non ti nascondo che per me è anche un
mezzo per conoscere l'amore, visto che questo magico contenitore mi
consente di esprimermi senza che il tempo, come un avvoltoio si
avventa sulla sua preda, mi lasci residue speranze di trasmettere la
mia essenza, cosa che non accade nel mondo reale. Quindi
sintetizzando mi racconto, mi confronto, chiedo suggerimenti, cerco
di dispensare sorrisi e consigli, apprendo tanto, cresco con il mio
blog e quello degli altri, conosco persone che mi sono vicine per
carattere e il mio rapporto con il blog adesso è che non ne
potrei farne a meno, blogger è sinonimo di amico, maestro.
postato da ismeglcheuan





Il blog è un conteniore di
emozioni,esperienze,e piccoli aiuti dati dalle esperienze altrui. Non
mi sento più solo...
postato da lillicocomiu

 
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Post N° 372

Post n°372 pubblicato il 22 Gennaio 2007 da viralastrega
 


SbAmBaTa
1) Ho aperto il blog... non per
sfogarmi... nè perché mi ci sono trovata... ma più
che altro per confrontarmi con persone diverse da me... che potessero
espormi il loro modo di pensare... differente magari dal mio... su
problemi di vita quotidiana o altro. 2) Sì leggo gli altri
blog. Gironzolo di qua e di là, senza un perché
valido... magari per il semplice motivo che adoro confrontarmi...
cosa che nella vita di tutti i giorni non riesco a fare!?! Ho legato
tanto con alcune persone conosciute nei blog... e spero continui
così... 3)Blogger è una parola per me senza senso...
nessuno di noi a mio parere è un blogger... ognuno esprime
quello che sente... o vuol far conoscere qualcosa che non conosciamo
tutti... ma penso sempre con il piacere di farlo 4) Il rapporto con
il mio blog è ottimo! E' un modo in più che ho per
sfogarmi!?!





Area75
1) Per condividere i miei pensieri
con altri. 2) Sì li leggo, spesso ci ritrovo pezzi di me. 3)
Colui che condivide con gli altri un po' di se'. 4) Non ho mai
scritto un diario, questo lo' sta diventando...





Back2thecommunity
Ho aperto un blog perche' mi piace
scrivere sono grafomane e ho pensato che era giunto il momento di non
raccontare tutto ai miei soliti amici di mail che hanno poco tempo
per rispondere e leggono sommariamente… ecco perche' ho aperto un
blog. Leggo i blog degli altri perche' sono curiosa e se un blog mi
incuriosisce ci sguazzo e commento. Blogger e' chi blogga, cioe' una
specie di scrittrice cibernetica. Il rapporto che ho con il mio blog
e' morboso… tengo piu' a lui che al mio uomo, e' la mia
creazione!!!!!!!





Iofumodasolo
1) Perché mi ero
appassionato a leggere gli altri, alla fine l'ho aperto anche io, mi
piace scrivere quello che penso, mettere foto, sfogarmi, conoscere e
confrontarmi soprattutto senza i pregiudizi sull'aspetto esteriore
che ci condizionano inevitabilmente... 2) Praticamente ho risposto
con la 1), sono un pò lo specchio di quello che siamo, magari
una porzione di quel che siamo...ed è un ottimo strumento per
conoscere. 3) Blogger è una persona che ha un blog o che legge
e commenta altri blog. 4) All'inizio ci dovevo assolutamente entrare
almeno una volta al giorno, dopo un paio di anni (mi sembra...) molto
rilassato, quando ho tempo glielo dedico, senno sticaz... diciamo che
ultimamente l'ho quasi abbandonato!





La_Donna_Invisibile
1)Leggendo un po' i vari post e i
vari blog ho l'impressione che ognuno di essi sia un caso a sè.
Il mio caso qual è ti chiederai? Beh, così come iniziai
a chattare per caso, per caso ho "aperto" il mio, anzi i
miei due blog. Tant'è che in corso d'opera ho cambiato più
volte lo stile, la grafica... cosa che sicuramente rifarò. I
primi post da me "postati" (scusa la ripetizione!)
riguardano una storia, pensavo di essere in grado di scrivere... ma
non ebbe l'esito sperato, e quindi ho dovuto scegliere un nuovo modo
di rispecchiarmi in quel "diario". Come ho detto prima, non
lo capivo... poi cominciando a "sbloggare" di qua e di là,
ho capito la vera natura del blog, e cioè quella di stanzetta
personale, la cui chiave è solo mia e di altri blogger, di
luogo tranquillo e silenzioso in cui rifugiarsi. E da lì ho
cominciato a scrivere ciò che mi passava, e mi passa per la
testa, anche chiedendomi il più delle volte, se e quanto ad un
perfetto sconosciuto può interessare che oggi mi girano e
domani no... Però col tempo ho notato che a qualcuno
interessa. Ecco, per me il blog è un po' un: "Ci sono
anch'io, anche se non mi conoscete". Inoltre spesso è il
luogo di messaggi cifrati che invio a una persona. Insomma un vero
diario, non tanto segreto, che diventa un tutt'uno con me, in base al
mio umore 2) Beh, sì, li leggo spesso i blog degli altri, ed
ogni volta per un motivo diverso. Spesso anche perchè, magari
spero che nel blog di un'altra persona io possa rispecchiarmi, e
magari ritrovare la mia situazione. Spesso invece, per il piacere di
leggere qualcosa di leggero, o di serio... dipende sempre dai blog.
3) "Blogger" sono anche io, e anche tu, insomma, chi scrive
su un blog, diventa di diritto blogger. 4) Col mio blog ho un
rapporto d'affetto... ieri pensavo di nn scriverci più... ma
poi nn avrei risolto niente... avrei solo allontanato una cosa che mi
piace.





Postmodern75
1) Per curiosità (momento
in cui l'ho fatto), per un briciolo di esibizionismo, per un altro
briciolo di "specchiarmi nelle mie parole", per conoscere
gente. Quello che scrivo (quasi tutto) lo scrivo per me stesso. Sul
blog rifletto, come se fosse una pagina di un quaderno nascosto in
una scrivania. Motivazioni miste. 2) Raramente. Pochi blog mi
incuriosiscono, amo chi ha un certo stile nell'utilizzare le parole,
breve, incisivo, violento e psichedelico. Sono pochi i blog così,
mediamente mi annoiano con racconti quotidiani. Mi piace leggere
"analisi" non resoconti. 3) Blogger: colui che possiede un
blog, lo cura, lo aggiorna spesso e finisce di creare una sorta di
comunità "invisibile" con altri blogger. 4) Il mio
blog sono io, una specie di "parte emersa" della mia anima
e del mio stomaco. Ne sono molto geloso. Ne ho chiusi più di
uno, di blog, e sono sempre stato molto dispiaciuto. Erano pezzi di
me che sono andati persi.





Cassetta2
1) Inizialmente volevo utilizzare
il blog come un contenitore, una sorta di scatola senza coperchio
dove anche gli altri potessero sbirciare; questa fase è durata
circa un anno, poi ho sentito la necessità di evolvere verso
un blog piu' strutturato, cercando di seguire un triplice fil rouge
che non svelo qui. 2) Sì, sono perennemente alla ricerca di
ispirazione e ogni tanto prendo spunto e a volte copio (si può
dire?) 3) Persona che riassume sul suo blog le cose che non può
condividere con nessuno. 4) Ottimo, ci sentiamo spesso, tipicamente
un paio di volte al giorno. Doveva essere il mio piccolo segreto ma
mi sta travolgendo (sul lavoro) al punto che a dicembre ad una
presentazione con i colleghi mi sono ritrovato tra le slides la foto
della copertina...




Taviel
1) Ho aperto il blog per sentirmi
apprezzata da quanta più gente possibile... amici di vecchia
data che vengono qui oppure new entry! 2) Leggo tantissimi blog anche
se ne ho pochi tra i preferiti perchè cambio spessissimo,
leggo quelli più strani da cui mi lascio incuriosire oppure
quelli che più somigliano al mio per grafica o contenuto del
titolo, presumendo una similitudine di carattere o di problematiche
affrontate. 3) I bloggers sono amici probabili. 4) Dopo un primo
periodo (6 mesi circa) in cui venivo a controllare e scirvere post
tre volte al giorno, ora ci vengo una volta a settimana, mantenendo i
contatti solo con chi mi ha dimostrato "fedeltà" e,
soprattutto, simpatia.





Hillmad
1) Dopo che un mio amico mi ha
parlato del suo blog mi sono appassionata. Ho cominciato mi sembra
due anni fa d'agosto. Mi piace parlare di me , del mio lavoro, di
quello che succede, immagino più che un diario un parlare
spaesato un po' labirintico dove la comunicazione è pensata
per un infinito di altre persone e nello stesso tempo è solo
per me. Mi rispecchio. Anche se nessuno mi leggesse e pochi lo fanno
mi va bene lo stesso. E’ per me... è il mio spazio/sogno 2)
Leggo i blog di chi mi legge… leggo i blog di due amici, leggo poco
perchè non ho tempo. Li leggo perché penso che spesso
ci si trovino persone intelligenti, interessanti e multiformi. Gli
altri li evito 3) Blogger chi blogga 4) Con il mio blog ho un
rapporto come con me stessa, discontinuo ma intenso.





Elyrav
1) Ho aperto un blog per parlare
di me ... (sfogo ma speravo di trovare calore) 2) Leggo quelli degli
altri per curiosare, perchè vorrei forse "partecipare"
3) Non ha importanza il significato 4) E’ un pezzettino di cuore.





Eternity2002
Ho aperto il mio blog perchè
avevo voglia di essere protagonista, di raccontare me stessa, di
mettermi in discussione, di fare parte della famiglia di navigatori,
di conoscere il mondo che non ho mai incontrato e che con Internet ho
la possibilità di vedere, di essere capita anche se da gente
che non conosco perchè a volte non si vestono da giudici
proprio perchè non li conosco, di chiacchierare di ogni
argomento tranquillamente, essendo me stessa. Sono spinta a leggere
il blog di altri perchè ho sete di sapere e voglia di essere
attiva, di conoscere gente che non vedrò mai e sognare di
incontrarla o gente che magari mi abita a fianco e non ne sono
consapevole, di condividere idee e discutere ogni argomento, di dare
me stessa per come sono, di imparare lezioni dalle esperienze di
altri e farne tesoro. Per me blogger significa quasi uno status,
essere parte di una famiglia, di una comunità appunto, una
cerchia di amici mai chiusa, che è capace di dilatarsi
instancabilmente ed ininterrottamente, un gruppone di persone che
apre il proprio mondo al mondo. Il mio rapporto con il mio blog è
costante, un'amicizia stretta, non una dipendenza, ma una
collaborazione intensa, è un tramite per comunicare con gli
altri che, nonostante la virtualità, sono persone reali al di
là dello schermo, il mio blog mostra tutta me stessa nelle
parole, nei colori, nella presentazione, io ne traggo beneficio
perchè mi sfogo, imparo, aumento la mia creatività e la
capacità di ponderazione delle situazioni. Molti si lamentano
di Internet perchè lo considerano un'arma a doppio taglio, io
non vedo assolutamente tutto questo significato negativo, anzi
dovevano inventarlo prima!!! Non capisco perchè molti chiudano
il proprio blog, forse fanno un uso improprio del mezzo, non so... io
lo userò finchè ne avrò le facoltà (vale
a dire finchè riuscirò a digitare i tasti sulla
tastiera e il mio cervello non mi abbandonerà), per me è
troppo utile e magnifico, fa parte della mia vita.





Suomi72
Cosa mi ha spinto ad aprire un
blog? Bhe' diciamo che il mio primo blog non e' stato questo con
Libero che aprii quasi per scherzo... ma il mio primo blog lo aprii
per scrivere le mie poesie. Mi piace scrivere e siccome stavo
pensando alla pubblicazione di un libro pensai di metterne qualcuna
anche in rete per vedere se piacevano e se potevo rischiare... sono
piaciute e nel corso dell'anno pubblichero' il mio primo libro di
poesie. Una produzione autonoma, quindi spero che qualche editore lo
scopri... :) il blog su Libero dicevo, nacque per scherzo, e'
diventato un progetto poi collaterale dal momento che vi scrivo anche
racconti... ma il motivo principale che mi ha spinto a tenerlo e' che
abitando in Finlandia e non avendo amici qua, mi da modo di non
sentirmi poi cosi' sola. Infatti vi ho conosciuto alcune pesone con
le quali ho instaurato un bellissimo rapporto di amicizia che va
oltre alla lettura del blog... ma il blog e' stato uno strumento. Non
ho la piu' pallida idea di cosa significhi essere un blogger... io
per come l'ho capito, ritengo che il blogger sia l'estensione, in
alcuni casi, della propria personalita', quasi un alter ego... un
blogger scrive e commenta gli altri blog e rimane pero' sempre, o
nella maggior parte dei casi circoscritto al mondo dei blog... ecco
perchè c'è l'uso dei nickname anche in questo caso. Ciò
che mi spinge a leggere quello degli altri e' inerente al rapporto di
amicizia che si instaura... alcuni li leggo come leggessi le pagine
di un libro, altri invece li tengo a cuore e diciamo cerco di
instaurare con questi quello che una volta era il rapporto
epistolare, con il tuo o la tua amica di penna... è con questa
idea che scrivo sul mio blog. Come se scrivessi una lettera aperta…
a volte lo uso come valvola di sfogo altre come indice dei miei
lavori letterari, che pubblico sempre volentieri. Insomma e' un po'
tutto… dal famoso diario alla meno segreta testimonianza di vita.
Certo, non scrivo tutta la mia vita sul blog, questo no, come penso
molti altri. Per quanto aperto puo' essere un blog, ci sono e ci
devono essere dei limiti.





Richard Benson
1) Ho deciso di aprire un blog per
comunicare agli altri quello che nella vita di tutti i giorni non
riesco ad esternare. Vorrei lasciare una traccia di me. 2) Sì
per condividere 3) Inizialmente pensavo che il blogger fosse colui
che ha un blog e basta ma adesso comincio a credere che sia qualcosa
di più… come far parte di un mondo parallelo. 4) Negli
ultimi tempi lo sto trascurando ma resta comunque una parte
essenziale della mia vita.





PensieriDiCarta
1) Ho aperto un blog per pura
casualità, nel tentativo di ampliare un pò il mio
orizzonte di socializzazione. Mi serviva uno spazio in cui archiviare
le cose da non dimenticare, e nel contempo, volevo provare a
condividerle con terzi ed eventualmente, creare dialoghi e
discussioni. 2) Certo che leggo i blog degli altri. Confrontarsi con
le opinioni altrui, o anche solo divertirsi leggendo cose scritte da
altri e commentare e creare relazioni. è¨ divertente. E
anche utile e formativo sotto certi aspetti. 3) Su questo
onestamente non saprei dire. Non credo che avere un blog renda
differenti da prima, solo fa disporre di una finestra più
ampia. 4) Ora, avere un rapporto con il proprio blog mi pare
eccessivo :-) al massimo, posso dire che da quando ho un blog, vedo
le cose con occhi differenti, e mi viene più spontaneo
assimilarle secondo uno stile personale, per poterle raccontare non
solo a me stessa. Anche se poi alla fine non le leggesse nessuno.

 
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Post N° 371

Post n°371 pubblicato il 22 Gennaio 2007 da viralastrega
 


Le
risposte dei blogger



sulle
quali si fonda la mia inchiesta:







Cioc_M
Ho aperto un blog per parlare
liberamente di sensazioni da condividere con altri, anche nei loro
blog (che quindi leggo e commento quando mi stuzzicano). Il blogger è
un curioso, dei fatti propri e dei fatti degli altri, ma non lo è
a tempo pieno: per me è a periodi, navigo solo quando ne ho
voglia e tempo: il blog è la testimonianza che esisto e lascio
segni nel tempo...





Gatto.Punk.85
Ho aperto un blog, per gioco... ma
poi è diventato un diario, dove scrivo le mie emozioni.. i
miei pensieri..la mia vita... leggo gli altri blog, perchè mi
piace conoscere altre persone... blogger è chi ha un blog...
con il mio blog ho un buon rapporto...anche se ora ho poco tempo per
scriverci... :)





Chiaretta1974
Ho aperto un blog x far conoscere
i disturbi alimentari e le possibilità di cura e guarigione da
essi, leggo numerosi blog x interesse rispetto alla persona o
rispetto all'argomento. Blogger è colui che ha un blog. Il
rapporto col mio blog è molto sereno e stretto.





Andylaroque
Invece che lo psicologo...il blog
e' + economico. Non amo leggere i blog degli altri...ogni tanto vado
pero' a fare un giro. Blogger? non ha alcun senso per me. Il
rapporto? amore e odio





Thokiro
1) Perchè me l'ha
consigliato lady_queen 2) Si, perchè che senso ha raccontare
senza ascoltare? 3) Niente, anzi è anche butto come termine!
4) Stupendo!




Bestiolina4
Ho aperto un blog per scrivere
liberamente di me, senza maschere, tanto non mi conosceva nessuno.
Poi la curiosità mi ha portata a leggere blog altrui e trovato
diverse persone spettacolari, che ora vanno ben oltre il blog (credo
che le foto che pubblico ogni tanto siano eloquenti). Blogger siamo
tutti noi, gestori di un diario virtuale, senza il lucchetto come
quello che avevamo da bambine e che tenevamo nascosto, mentre questo
è alla mercè di tutti. Il mio blog è importante,
è una valvola di sfogo, è un posto dove scrivere quello
che mi succede e tutte le cazzate che mi passano per la testa, ma la
mia vita è altrove. E' un posto dove fotografare tutto, così
quando non avrò memoria, potrò leggere.





Polystyrene
1) Ho aperto un blog per far
leggere i miei scritti e allo stesso tempo invogliarmi sempre di più
a scrivere per non deludere i miei fans! 2) Leggo i blog che mi
emozionano, ben scritti, che mi fanno pensare o che mi divertono o
che magari mi ispirano. Sono sempre alla ricerca di nuovi blog e
nuovi talenti! In un certo senso, i blog sostituiscono per me i libri
e i giornali (anche se leggo pure quelli!) 3) Blogger vuol dire
personaggio. Me ne sono costruito uno che mi piace molto, ma a volte
può capitare che stia stretto. 4) Con il mio blog ho un
rapporto di amore-odio. E' successo l'inaspettato: ne sono diventata
dipendente. Un po' per le relazioni che dopo più di un anno si
sono create, un po' perchè è diventato quasi un lavoro
(vedi il punto 1)!





Scalzasempre
1) Perchè mi piace scrivere
2) Sì, perchè mi affeziono ed è un modo di
interagire 3) uno che scrive un blog 4) Io amo, adoro, impazzisco
per il mio blog.





Elysabetta
Ho aperto un blog x dare voce e
spazio a mio fratello. Leggo i blog degli altri per curiosità.
Blogger...dovrebbe essere l'autore del blog no? Ho un bel rapporto
con il mio blog, mi piace farlo colorato!





MedeAthena
1) Io ho aperto il blog in un
periodo di estrema confusione, di conflitto interiore... mettere nero
su bianco i miei ‘tormenti’ mi aiutava a razionalizzare meglio la
situazione. Andando avanti nel tempo, mi sono resa conto che quelle
pagine non avevano per me solo un effetto taumaturgico nei momenti
tristi, ma mi provocavano una grande voglia di comunicare agli altri
le mie idee, anche le cazzate di un momento, gli episodi divertenti e
le riflessioni deliranti che si susseguono nella mia vita. Il mio
blog non ha un filo conduttore, è una specie di talk show
aperto a tutti attraverso i commenti: la riflessione, lo spunto,
l'avvenimento, e chi passa lascia il suo segno, spontaneamente. Mi
piace avere qualcosa da dire agli altri, e che gli altri abbiano
voglia di dire qualcosa a me. 2) Leggo tantissimi blog: per curiosità
(magari pescando a caso fra 'gli ultimi post pubblicati' o i blog
appena aperti), per piacere di leggere qualcosa di veramente ben
scritto, qualcosa di divertente, qualcosa di toccante, ed in alcuni
casi per vera e propria amicizia. 3) Essere blogger...cosa vuol dire?
Sinceramente non saprei darti una definizione precisa, ma io credo
che i blogger siano una categoria vera, con un proprio senso e filo
conduttore... quello delle parole e delle emozioni che non hanno
bisogno di tangibilità. 4) Il mio blog, sembrerà
esagerato, ma è la mia ancora di salvezza. Non è
meditato: è frutto dell'istinto di un momento, sia esso un
moto di rabbia, una gioia, una delusione, una risata, un'opinione che
voglio condividere e anche, a volte, il desiderio di sentirmi
'considerata' e 'approvata'. Credo che non potrei mai fare a meno del
mio blog, e degli altri bloggers.





Jabawack85
1) Perchè attualmente è
il modo più efficace per dire ciò che si vuole al
mondo, o almeno a parte di esso. 2) Sì, perchè
altrimenti i blog non avrebbero senso. È un po' un modo per
legittimare il mio (i miei). 3) Niente. 4) Non ho capito la domanda.
Il blog sono io: vuoi sapere che rapporto ho con me stesso? Tutto
sommato un buon rapporto, direi.





Matr974
1) Ho aperto il blog per
curiosità, voglia di confronto (anche se raramente sono
serio), voglia di aprirmi a gente diversa da me, voglia di esprimermi
etc...insomma parecchie cose non troppo ben definite; 2) Leggo i blog
altrui e ci scrivo quasi più che nel mio! In alcuni ho un
piccolo ruolo, che mi soddisfa almeno quanto scrivere nel mio blog,
anzi certe volte trascuro il mio blog per leggere qualcosa in più
degli altri; 3) Boh, vuol dire tutto e niente. Forse siamo un po' più
soli e ci apriamo più facilmente con persone distanti, che in
altro modo magari non avremmo mai avvicinato, ma che sentiamo aver
problemi simili ai nostri. In realtà il mio non è un
blog intimista, del tipo
"ora-do-libero-sfogo-alla-mia-vena-sentimentale-guarda-che-poesie-ermetiche",
quindi quello che ho scritto sopra non è strettamente
riguardante me, ma è quello che credo voglia dire nella gran
parte dei casi. Il mio è un modo di farmi due risate in modo
leggero, altre volte di essere un po' serio, spero senza essere
troppo noioso. 4). Amore-odio. Come con tutte le cose che faccio,
raramente son soddisfatto di quel che scrivo. Lo so che non è
così importante per nessuno, non mi aspetto dei lettori da
Accademia della Crusca nè sono in grado di dare così
tanta qualità, solo non sempre mi piace tanto quel che scrivo.
Generalmente le immagini le scelgo abbastanza accuratamente, ma sono
solo frutto di una ricerca. Il blog mi serve per sfogarmi in più
sensi, ma non solo, è anche un esercizio di egocentrismo
pauroso.





Delleric
1) Perchè volevo dei
commenti sul mio sito, ma poi per fortuna si è trasformato
(sai che palle solo a parlare di pranzi?) 3) Sì li leggo,
perchè mi piace leggere le opinioni degli altri e poi scusa se
uno crea un blog è per far conoscere qualcosa no? 3) Una
persona che ha voglia di farsi conoscere e di conoscere gente nuova
4) Ora come ora è diventato un mezzo simpatico per conoscere
nuovi amici, una cena l'abbiamo gia fatti con gli amici!





Taffy6
Ho aperto un blog perchè?
boh... curiosità... moda... ne parlavano in tanti ed ho voluto
avvicinarmici anch'io... con scetticismo, molto... perchè i
mondi virtuali (eccetto quelli in cui finisci dopo aver fumato
erba...) mi piacciono poco. Col tempo però mi ci sono
affezionato al mio blog... è diventata una parte di me e la
curo con buona costanza... E' più o meno un diario in cui si
puo' essere se stessi senza bisogno di mettere maschere per apparire
diversi da quello che si è... e credo si possa quasi
considerare una forma d'arte... E così oggi sono un blogger a
tutti gli effetti... parola che in se per se non significa altro che
"autore di un blog"... E non credo ci siano significati
particolari che fanno di un blogger qualcosa di speciale... Poi ci
sono gli altri blog... in realtà niente più che
schermate dove leggere opinioni e pensieri altrui... nei quali
identificarsi o meno... dove trovare informazioni censurate
dall'informazione cattolica italiana... Poi dietro ad ogni blog c'è
una persona e a poco a poco magari si impara a conoscerla e ad
annoverarla fra le amicizie... E così il blog altrui lo leggi
anche solo per sapere della vita di amici... Qui però comincia
il mio scetticismo... Nel senso che non si deve perdere di vista il
mondo reale e i rapporti veri altrimenti piu' che uno spazio libero
il blog diviene una prigione della mente... Diciamo che è uno
strumento per completare l'ego di ognuno, non per sostituirlo. E ben
venga trovare amici... ma secondo me non è questa la finalità
del blog (che invece identificherei piu' in uno sfogo personale), a
chi cerca amici consiglierei di scendere al parco o in piazza.





Ismeglcheuan
1) Io ho aperto il mio blog per
analizzare me stesso e comprendermi al meglio, per esternare tutto
cio' che sono e capire i miei rapporti con gli altri; 2) Leggo il
blog degli altri perchè non si finisce mai di imparare, per
emozionarmi condividendo emozioni, per esaminare punti di vista su
determinati aspetti della vita; 3) Blogger ha un significato
universale, è anima e corpo, è personalità, è
piacere alo stato puro; 4) Il rapporto con il mio blog è in
chiaroscuro, alterna momenti di massimo entusiasmo ad altri di stallo
dovuti ad un'assoluta introspezione, ma non posso farne a meno.





Pdipapero
1) Ho aperto un blog per
riprendermi da una sbronza colossale, per un motivo probabilmente
banale: mi aveva lasciato la ragazza e avevo bisogno di pulirmi... di
solito solo le parole mi fanno sentire più limpido ed allora
le ho lanciate nella rete, perchè il mio sfogo fosse
potenziato dall'eventualità che altri lo leggessero... che lei
lo leggesse e che in qualche modo rimanesse ancora vicino a me, suo
malgrado! 2) Ci ho preso gusto! Ho trovato che leggere i pensieri
degli altri arricchisce, dà spunti di riflessione, di
confronto... e poi la vita delle persone, le cose che capitano loro
nella realtà sono più avvincenti di ogni prodotto di
fantasia... è bello immaginarsi la vita di persone che non
conosci realmente, ma che impari a scoprire dai loro appunti...
immaginarsi una giovane donna che si affaccia alla vita a Napoli, un
coetaneo che lotta contro la cassa integrazione a Bologna, una
casalinga che prepara il pesto e scrive poesie a Genova... 3) Il
blogger è uno che ha un disperato bisogno di comunicare in una
società che paradossalmente aumenta a dismisura i mezzi per
farlo, ma livella ogni tipo di contenuto comunicativo! 4)
Parafrasando il sottotitolo del tuo: è il mio deliratoio!!!





 
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Post n°370 pubblicato il 22 Gennaio 2007 da viralastrega
 
Foto di viralastrega


Inchiesta nel mondo dei blog su un campione di trenta
blogger.






1)Perché
hai aperto un blog?



Il 67% degli intervistati risponde
che ha aperto un blog per soddisfare il bisogno di esprimersi e
comunicare al fine di condividere esperienze e perplessità e
per confrontarsi attraverso la riflessione.
Il 20% ammette di aver iniziato a
scrivere il proprio blog per il forte bisogno di uno spazio dove
potersi sfogare, dove poter gridare, piangere, ridere e discutere di
quegli argomenti di cui con gli amici reali non si può o non
si vuole parlare. Anche perchè la scrittura è un modo
per esorcizzare il dolore.
Il 10% invece ha scelto il blog
per poter essere editori di se stessi e capire se le loro opere
riscuotono interesse e apprezzamenti nel pubblico dei visitatori.
Il 3% apre un blog per informare
su temi e personaggi, di cui i maggiori media, come la stampa e la
televisione, non si occupano.




2)Leggi
i blog degli altri?



Il 94% dei blogger risponde di sì,
innanzitutto per curiosità e perché altrimenti non
avrebbe senso raccontare senza ascoltare, ma anche per confrontarsi e
perché no, prendere l’ispirazione per un proprio post.
Saltare da un blog all’altro per molti è come leggere i
giornali alla mattina.
il 6% invece non legge i blog degli altri
perché non li trova interessanti.




3)Cosa
vuol dire per te “blogger”?



Per il 50% degli intervistati il
blogger è semplicemente colui o colei che si esprime
attraverso un blog.
Secondo il 34% invece “blogger”
ha un significato più ampio e profondo. Rappresenta un
personaggio, un alter ego, una parte di noi che ha bisogno di
emergere, un curioso, un voyeur e nello stesso tempo rappresenta
un’idea di famiglia fondata sulla solidarietà.
Per il
restante 16% “blogger” è un termine che non ha senso
perché non significa niente.




4)Che
rapporto hai con il tuo blog?



Il 40% ha con il proprio blog un
rapporto molto intimo, è una testimonianza della propria
esistenza e riflette il rapporto con se stessi, quindi molti blogger
intervistati hanno risposto dicendo di provare un sentimento di odio
e amore, a seconda dei giorni, proprio come capita con sé
stessi.
Il restante 60% dichiara di avere
un ottimo rapporto con il suo blog, ma un 30% si ritiene dipendente
da esso mentre l’altro 30% afferma di dedicargli poco tempo.

 
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Post N° 369

Post n°369 pubblicato il 22 Gennaio 2007 da viralastrega

peta a Barcellona

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Post N° 368

Post n°368 pubblicato il 19 Gennaio 2007 da viralastrega
 
Foto di viralastrega

3.1 Il
blog come piazza





Dalle
risposte del 20% dei blogger intervistati emerge chiaramente
l’insoddisfazione per la realtà che minaccia la loro
personalità a favore della realtà virtuale che invece
aiuta a essere se stessi. Nella virtualità ci si sente più
veri che nella realtà perché si è veramente
liberi in quanto siamo noi che ci creiamo la nostra interfaccia
 secondo i nostri gusti, la nostra percezione estetica e dunque la
nostra personalità, non come nella realtà dove sono gli
altri e la società ad imporcela. Come affermava il sociologo
Erving Goffman in Il rituale dell’interazione (Il mulino,
Bologna, 1988) "quando
un soggetto ha la sensazione di essere esposto con la propria faccia,
egli prova un senso di fiducia e sicurezza". Il profilo è dunque una
sorta di carta
d’identità che non ci chiede quanto siamo alti e di che
colore abbiamo i capelli, ma ci chiede cosa ci piace e cosa invece
non ci piace. Ci guarda dentro e non fuori. E questo, in una società
dove l’immagine vale più della sostanza e modelli imposti
dalla cultura ci perseguitano per omologarci al sistema dei valori e
dei canoni dominanti, è rivoluzionario. Possiamo esplorare noi
stessi dando voce a tante identità quanti sono i lati del
nostro carattere.

Come i personaggi pirandelliani si
dimenano sul palcoscenico cercando il proprio autore, che dia loro
una forma e la possibilità di esistere, così le
particolarità della nostra personalità possono emergere
dal torpore che domina nella vita quotidiana ed esprimere il bisogno
di confrontarsi. Negata l’identità, somiglianza, mimesi e
riproduzione formale perdono senso e un ritratto può essere
reso in chiave simbolica, in assenza della persona, per mezzo di
tracce e gesti che ne descrivano le pulsioni emotive, l’universo
interiore.
Sherry
Turkle, sociologa al MIT, dopo vent’anni di ricerche sul campo,
pubblica La vita sullo schermo (Apogeo, 1997) dove si chiede
se la vita reale e la vita virtuale siano veramente mondi distinti e
separati ed evidenzia come il nostro rapporo con il computer stia
modificando la nostra mente e i nostri sentimenti. E’ interessante
ed esplicito questo estratto che segue, da un’intervista per il
quotidiano La Repubblica del 31 maggio 1999:




Quando
si va online, quando si accede a un servizio in Rete, una chat, ci si
chiama “Il ragazzo Armani”, in un’altra “Il Motociclista”,
in un’altra ancora si usa il proprio nome. Quando scegliamo un
determinato nome, compiamo il primo passo verso la creazione di
un’identità grazie alla quale potremo esplorare diversi
aspetti di noi stessi. Non è vero, dunque, che in Rete si
sviluppino identità molteplici o disturbi della personalità;
piuttosto ci si accorge di poter attraversare le varie componenti
della propria natura e credo che in questo modo si arrivi ad
apprezzare meglio il fatto che dentro ognuno di noi c’è una
molteplicità di componenti. Siamo stati abituati a concepire
l’identità come una specie di unità: io sono ‘uno’.
Oggi si guarda all’identità come a una realtà molto
più fluida, che risulta dall’insieme dei tanti sé che
coesistono all’interno dell’uno. Perciò credo che il
nostro concetto di identità stia davvero cambiando man mano
che approfondiamo la conoscenza di noi stessi mediante questo nuovo
mezzo di comunicazione.







C’è, nell’uomo
contemporaneo, la necessità di esistere in uno spazio nella
rete, non più nella luce come nella fotografia, nel movimento
come nel cinema o nelle frequenze come nelle radio libere. Oggi, nel
nuovo millennio, c’è bisogno di una rete che ci acchiappi
tutti e ci sollevi dalle acque torbide di un mare in tempesta?
Nella realtà siamo troppo
alienati, indecisi e premurosi verso la nostra immagine reale, mentre
nel virtuale, con una maschera rappresentata da vari elementi come il
nickname o la grafica del blog, riusciamo a non avere pudori. Ognuno
di noi, andando a scuola dalle elementari al liceo, ricorderà
sicuramente il compagno emarginato, quello deriso, vittima di ogni
genere di bullismo, di solito perché grasso, non vestito alla
moda o con i brufoli. Costui entrava in aula per primo e ne usciva
per ultimo, evitando i contatti con i compagni. Si portava dentro di
sé, ogni anno, un fardello, il peso di essere lo scemo del
villaggio. Non possiamo stupirci se ragazzate adolescenziali hanno
delle conseguenze serie su di un ragazzo più debole degli
altri, così questo giovane avrà sempre paura del
contatto, avrà paura di essere simpatico perché troppe
volte gli hanno riso in faccia, avrà paura ad avvicinarsi ad
una ragazza perché è sempre stato snobbato dalle
compagne. Per lui, la possibilità di interagire con gli altri
attraverso una chat sarà magnifica, quasi provvidenziale. Il
computer, in questo caso, agisce come la livella di Totò: ci
rende tutti uguali. Così il bel ragazzo, idolo delle
ragazzine, in una comunità virtuale sarà considerato
allo stesso modo del ragazzo con i brufoli. Perché l’idea di
noi, che vogliamo dare, possiamo crearla a tavolino, con tutto il
tempo di riflettere e decidere. Se non va bene si può sempre
cancellare, forse con questo gesto estremo una parte di noi morirà,
ma sarà sempre e in ogni caso una nostra libera scelta.
Viviamo nella rete come su di una
piazza, di una città immaginaria, utopica, fondata veramente
su noi stessi, e non come nella realtà che è fondata
sul lavoro, sulle gerarchie e sul valore del denaro. Nella realtà
virtuale ci si veste di parole e di immagini sotto lo sguardo del
passante che ha tutto il piacere di soffermarsi su chi gli sembra, a
prima vista, affine, e non come nella realtà dove non c’è
mai tempo per fermarsi perché le nostre vite sono regolate da
orari rigidi e preconfezionati e la gente va per forza sempre di
fretta, ed è perennemente distratta. Il blog è come un
marciapiede dal quale posso urlare ciò che mi tormenta e
coinvolgere chi passa per caso. Se camminando per Bologna, piuttosto
che bevendo un drink in un bar, vedessi da lontano, venirmi incontro,
una persona che mi ispira affinità per come è vestita
piuttosto che dal libro che ha in mano, e la fermassi per conoscerla,
sarei sicuramente vista in modo sospetto probabilmente come una che
vuole vendere un abbonamento in palestra o se si tratta di un
incontro tra un uomo e una donna, sarei vista come una dai “facili
costumi”. Così il mio tentativo di interagire fallirebbe in
meno di cinque minuti. Nella realtà virtuale invece nessuno mi
considererebbe pazza se iniziassi a parlare con il primo che
incontro. Perché nelle comunità virtuali gli utenti
sono completamente disponibili al dialogo e alla conoscenza reciproca
e magari anche ad un incontro al di fuori della virtualità,
ovvero nella realtà. In rete nascono legami forti, basati o
meno sulla condivisione di una passione o di un problema, che godono
dello stesso rispetto e della stessa dignità dei rapporti che
nascono nella realtà. Nei mmog, come nelle chat, gli avatar si
sposano e le persone vivono la vita dell’avatar con lo stesso
entusiasmo di come vivrebbero la propria esistenza reale.
Proprio per la libertà di
reinventarsi che le comunità virtuali consentono, alcune
persone, quando si collegano ad Internet e assumono una nuova
identità, spesso scelgono un personaggio di sesso opposto al
loro. Uomini si presentano online come donne e molte donne si
presentano come uomini. Magari solo per scoprire come ci si sente ad
esplorare aspetti della propria sessualità che hanno a che
fare con l’appartenenza all’altro sesso, può succedere di
vivere un flirt dall’altra sponda. Per molte persone questo
atteggiamento può diventare una presa di coscienza
sull’universo dell’altro sesso.




Molte
delle mie studentesse si collegano alla Rete con un nome maschile, e
scoprono di non trovare nessuno pronto ad aiutarle come quando
compaiono come donne.





Ma non solo, ci sono persone che
fanno vere e proprie esperienze sessuali online. Inviando, in tempo
reale, ad un’altra persona descrizioni di sensazioni e gesti di
natura sessuale, si masturbano. Il fatto straordinario è la
profondità del coinvolgimento emotivo, le persone si
innamorano sul serio perché ci si rende conto che non si ha a
che fare con una macchina, un computer, ma con un’altra persona.
Dunque Internet diventa come un prolungamento del corpo. Un tempo i
computer aiutavano a pensare, oggi anche a provare emozioni.
La rete dimostra come l’uomo
contemporaneo non sappia più comunicare con i suoi simili,
semplicemente guardandosi negli occhi. Ma lo può fare con un
blog. Infatti, nel caso dei blog che entrano nella tipologia del
diario personale, noi non possiamo sapere chi c’è dietro un
monitor come negli esempi dei blogger che abbiamo fatto prima, in
quanto l’anonimato è una caratteristica comune dei blogger
di questa categoria. E’ come se sopra la persona che scrive la sua
vita ci fosse un velo che lascia intravedere l’essenza, la
lucentezza e fa sentire le emozioni, ma non lascia vedere la persona
reale con i propri tratti somatici. Nella blogosfera l’avatar,
ovvero il proprio doppio virtuale, è incarnato dallo stile
della grafica, dalla scelta delle immagini e dei colori e dal
carattere del testo che si sceglie di usare. Ed è così
che il proprio mondo interiore soffocato nella realtà
quotidiana, affiora nella virtualità.

 


3.2 Il
paradosso della comunicazione





Come abbiamo detto, la realtà
virtuale nei casi più estremi può essere
provvidenziale. Ma non possiamo ignorare le probabilità che
questa meraviglia si trasformi in una gabbia, dorata sì, ma
pur sempre una gabbia.
Il ragazzo che a scuola è
stato vittima del bullismo dei compagni, potrebbe decidere di
chiudere la porta della realtà per sempre, perché dalla
finestra della virtualità può vedere il suo riscatto,
può vivere la vita che ha sempre sognato. Con la virtualità
può surrogare i bisogni e i desideri che non può
soddisfare nella realtà.




Nell’articolo
Internet addiction: does it really exist?
Mark
Griffiths osserva che i giovani dipendenti da Internet possono stare
davanti al terminale una media di 38,5 ore alla settimana, rispetto
alle circa quattro ore degli utenti "normali". Per
questi utenti, Internet viene ribattezzato "Prozac
della comunicazione" in quanto risultano più aperti e
amichevoli sulla rete che non nella vita normale.








A lungo andare, la virtualità
potrebbe portare i soggetti più deboli ad allontanarsi
completamente dalla realtà. Il blog che dovrebbe raccontare e
contenere la vita, finirebbe per essere la vita stessa. Quindi il sé,
con la sua reale fisicità, scomparirebbe a favore di un
simulacro.
Nella rete, il giovane emarginato,
troverà tutto quello di cui ha bisogno e sarebbe finalmente
felice. Ma per preservare cotanta felicità dovrebbe escludere
ogni contatto fisico, reale. Vivrebbe una vita di illusioni. Toccare
i tasti della tastiera del computer non può dare piacere come
stringere la mano della persona che si sente vicino. Però
potrà avere degli amici virtuali pronti a dargli
quell’affetto, che magari anche loro vorrebbero nella realtà,
e che nessuno gli dà. Ma per quanto il computer possa
surriscaldarsi emanando calore, non sarà mai caldo come
l’abbraccio di un amico reale, in carne ed ossa. Per quanto possano
nascere degli amori, non sentire il battito del cuore di chi ci sta
accanto non può darci quella sicurezza e quella fiducia che
solo negli occhi luccicanti di una persona innamorata si può
leggere.
La donna sposata appassionata di
poesia, dell’esempio del primo capitolo, restando in casa per il
quieto vivere farà il gioco della società. Se ella non
ci trova nulla di male a frequentare altre persone, dovrebbe lottare
per poterlo fare, affrontando a testa alta le malelingue del vicinato
e le preoccupazioni del marito.
Un blogger che si sfoga in un post
raccontando i suoi problemi riceverà sicuramente un commento
di qualcuno che cerca di tirargli su il morale con parole speciali e
cariche di affetto. Il blogger sarà felice di quelle piccole,
ma grandi, attenzioni che gli strapperanno un sorriso, ma non potrà
fare a meno di ascoltare il silenzio che lo circonda. Nessuno busserà
alla sua porta per trascinarlo all’aria aperta e fargli sentire
com’è dolce il respiro del vento, altro che valvole del
computer!
La realtà virtuale deve
essere considerata come un’estensione della realtà, non come
un’alternativa di essa. Questa straordinaria tecnologia che ci da
la sensazione di esserere onnipresenti e onnipotenti, una cosa
impensabile fino a pochi anni fa, può trasformarsi in una
minaccia per l’umanità perché mentre ci avvicina,
inevitabilmente ci allontana. Prima dei cellulari e dei programmi di
Instant Messaging, per parlare con un amico o semplicemente per
starci insieme bisognava uscire di casa e incontrarsi per strada,
essere fisicamente presenti in luoghi pubblici. Oggi posso chattare
ed eventualmente con una webcam posso anche videochiamare il mio
amico senza muovermi da casa. La virtualità quindi avvicina le
anime, ma allontana i corpi. Potrebbe farci alienare ancora di più.
Dobbiamo ricordare sempre che prima di ogni altra realtà,
esiste la nostra vita e il mondo che ci circonda.

 
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Post N° 367

Post n°367 pubblicato il 19 Gennaio 2007 da viralastrega
 
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Capitolo 3



Realtà vs Virtualità



La realtà virtuale fa ormai
parte della nostra vita quotidiana. Viviamo nell’era del digitale
dove il confine tra realtà e virtualità è sempre
più labile. Oggi con il mio telefono cellulare posso scattare
fotografie e scaricarle sul mio personal computer dove, ordinandole e
catalogandole in cartelle, saranno sempre disponibili alla stampa. Ma
nel frattempo le fotografie restano sistemate nel computer proprio
come se fossero conservate nell’album fotografico nel salotto di
casa. Solo che non sono tangibili, non posso toccarle perché
sono virtuali, sono file, ma so che esistono, posso infatti vederle
quando voglio. Dunque esistono su pixel e non su carta, ma posso
essere comunque certa della loro esistenza.
La
realtà virtuale diventa, nella mia percezione, reale perché
la vivo, perché mi esprimo e mi muovo, proprio come nella
realtà. Ma nella realtà, come sappiamo, l’espressione
e il movimento non sono assicurati in quanto dipendono da vari
fattori esterni al nostro volere, come la cultura e la società.
Nella virtualità invece non esistono leggi ma netiquette
,
non esistono limiti e/o confini perché la libertà di
ognuno di noi di navigare in Internet è assoluta. Internet
oggi rappresenta la libertà e la capacità di
controllare il tempo e lo spazio.

Tutti
possono agire, senza intermediario, e quando lo desiderano, senza
filtri né gerarchie e fattore ancora più importante, in
tempo reale. Non si aspetta, si agisce ed il risultato è
immediato. Tutto questo dà una sensazione di libertà
assoluta, se non addirittura di potere.

Nella
realtà virtuale, grazie ad un mmog
,
posso incontrare persone di tutto il mondo e confrontarmi con culture
diverse dalla mia che altrimenti non avrei potuto conoscere nella
vita reale

Le
nuove tecnologie acquisiscono una dimensione sociale: rappresentano
un po’ "una seconda possibilità"
per tutti
coloro a cui la prima è andata male. (…) Sono il simbolo
dell’emancipazione individuale. (…) La rete diventa il simbolo
dell’utopia, di una società in cui gli uomini sono liberi e
in cui hanno la possibilità di auto-emanciparsi. Tutto ciò
non è poi così sbagliato e corrisponde all’epoca che
valorizza la libertà individuale, in un momento in cui non ci
sono più ampi terreni d’avventura né di evasione da
offrire alle nuove generazioni





C’è
un mmog che si distingue nella rete, si chiama “Second Life”

ed è una simulazione della realtà dove le città
sono interamente costruite dai cittadini incarnati dagli avatar
.
Il gioco fornisce ai suoi utenti, definiti “residenti”, gli
strumenti per aggiungere al mondo virtuale di Second Life nuovi
contenuti grafici come oggetti, edifici, fondali, fisionomie di
personaggi, contenuti audiovisivi, ecc. La peculiarità del
mondo di Second Life è quella di lasciare agli utenti la
libertà di usufruire dei diritti d’autore sugli oggetti che
essi creano, che possono essere venduti e scambiati tra i “residenti”
utilizzando una moneta virtuale, il Linden Dollar, che può
essere convertito in veri dollari americani. Ma non solo, infatti ciò
che distingue Second Life dai normali giochi tridimensionali on line
è che ogni personaggio che partecipa alla “seconda vita”
corrisponde ad un reale giocatore
.
Gli incontri tra personaggi all’interno del gioco, si configurano
dunque come reali scambi tra esseri umani attraverso la mediazione
“figurata” degli avatar. Second Life viene comunemente utilizzato
dai suoi utenti per proporre agli altri partecipanti conferenze, file
musicali e video, opere d’arte, messaggi politici, ecc.; si è
inoltre assistito alla creazione di numerose sottoculture all’interno
del gioco, che è stato studiato in molte università
come modello virtuale di interazione umana: le possibilità
grafiche e di interazione tra partecipanti offerte dal gioco sono
infatti potenzialmente infinite.

Marco
Manray

è un fotografo dei mondi virtuali che in Second Life lavora
come reporter per eventi culturali, feste e iniziative varie. Nel suo
sito possiamo vedere il reportage alla sede della Reuters piuttosto
che della Wired, un concerto organizzato dalla radio 1BBC
international, i migliori negozi di abbigliamento o di arredamento,
mostre d’arte e non solo, nella realtà virtuale c’è
anche spazio per sensibilizzare su problemi del primo e reale mondo.
Molto toccante il reportage su Camp Darfur, piantato su una lingua di
terra a Better Word Island, è la ricostruzione del mondo
virtuale di Second Life di un campo di rifugiati del Darfur. Nasce
dalla collaborazione di alcuni membri del network Omidyar.net, che
alcuni mesi fa, hanno deciso di creare all’interno di questo mondo
virtuale un luogo di riflessione e presa di coscienza sulla violenza
e l’atrocità che si stanno compiendo in Darfur, la regione
occidentale del Sudan, con l’obiettivo di dare informazioni sul
genocidio in corso, raccogliere fondi, creare link alle principali
associazioni e campagne che si occupano del Darfur.




Cammino
tra le tende di Camp Darfur, c’è documentazione informativa
da leggere, mostre di foto, poster con brevi e incisive storie di
rifugiati, cartine per localizzare la regione, la ricostruzione di
angoli di un vero campo come la cucina e la tenda con gli aiuti
umanitari, i sacchi di riso, i pacchi della Croce Rossa. Grandi
tabelloni presentano slide show con immagini di luoghi del genocidio,
dei villaggi in fiamme, i volti dei profughi, dei bambini, gli
annunci delle campagne.







Marco
Manray vende i suoi reportage non solo alla CNN, che ha aperto una
filiale in Second Life come la Toyota e altre multinazionali delle
comunicazioni e non, ma anche a giornali e riviste come El pais,
Liberation o Glamour. Dunque Marco Manray lavora,
attraverso il suo avatar, in un mondo virtuale, comodamente seduto
dalla poltrona di casa sua. E ci dimostra come il turismo nei mondi
virtuali stia crescendo vertiginosamente.

Molte persone possono considerare
la vita nella virtualità come un’esperienza profonda, che
arricchisce la loro esistenza in modo significativo, quindi si può
arrivare a considerarla come una vita parallela o come un’estensione
della vita reale fatta di simulacri e proiezioni di sé.
Nel
2004 Julian Dibbel, uno dei personaggi di riferimento dei mondi
virtuali, autore di diversi saggi sull’argomento, ha dichiarato che
con il commercio di oggetti virtuali in un anno è riuscito a
guadagnare 47.000 dollari veri, cioè lo stipendio di un
dirigente.

David Storey, invece, è un
australiano di ventitre anni che nel dicembre del 2004 ha acquistato
per 26.500 dollari un’isola virtuale




Quando
ho comprato Treasure Island, il risultato che mi aspettavo era
soprattutto in termini di business: sapevo che avrei amministrato
quella Terra, che per me è molto reale. Ha dei costi, ha dei
profitti. Il profitto inaspettato è stata la fama istantanea,
essere conosciuto da tutti, ovunque. (…) E poiché si è
costantemente sotto gli occhi di tutti, nel gioco ci si costruisce
una reputazione, come nella vita vera. Quello che per molti è
solo un pugno di pixel, per me e altri è una parte importante
della vita vera e non si può negare l’influenza che il mondo
virtuale ha su quello reale.








David Storey, conosciuto in Second
Life come Deathfire, acquistando un’isola virtuale
in cambio di dollari sonanti, ha dato vita all’immateriale, facendo
diventare realtà anche l’isola che non c’è.
Per Storey la prima seconda vita è
diventata la seconda vera vita.
Ma
visitare questi mondi non è così facile come sembra.
Entrare in Second Life è come muoversi a Los Angeles senza una
guida o come sperare di fare un viaggio nella metropolitana di Mosca
senza conoscere una parola di russo. Oggi però è
possibile usufruire di guide grazie a Synthravels, un’agenzia di
viaggi nei mondi virtuali ideata da Mario Gerosa, autore del libro
Mondi virtuali (Castelvecchi, 2006), che ha lavorato per anni
nelle maggiori riviste di viaggi e di turismo approfondendo la
conoscenza di questi temi. Il progetto è stato messo a punto
da Imille, un’agenzia di comunicazione di Milano con una visione
creativa proiettata verso le nuove realtà del mondo digitale.
Synthravels, attraverso la sua rete di contatti, è in grado di
fornire guide esperte che accompagnano i turisti all’interno dei
mondi virtuali, invitandoli a scoprire le meraviglie e le curiosità
di questi universi sintetici. Il servizio è configurato come
un social network per favorire l’incontro tra neofiti degli
universi sintetici ed esperti avventurieri dei mondi online:
l’esperienza di chi frequenta, o meglio vive, gli spazi digitali è
così messa a disposizione di chiunque voglia intraprendere un
viaggio o un’avventura. In tal modo si potrà scegliere tra
il grand tour dei paradisi esotici di World of Warcraft, il
viaggio tra le celebrità di Second Life o il safari
post-atomico in Entropia Universe. Senza dimenticare il tour
nei quartieri a luci rosse di Neocron o i “dangerous trips”
nelle zone più pericolose di City of Villains e di
altri spettacolari mondi virtuali.

Come abbiamo accennato nel
precedente capitolo, la realtà virtuale permette alle persone
di vivere la propria realtà ideale. Tutti possono diventare
quelli che nella realtà non sono, o non sono diventati. Un
uomo che ha sempre avuto la vocazione per l’informazione e la
verità e fin da piccolo si diletta nei giornalini scolastici,
può diventare giornalista, senza accedere all’albo e senza
investire in tipografia, perché saranno i suoi lettori a
legittimarlo.
Inoltre, il computer e la connessione
rappresentano una sorta di barriera protettiva tra noi e gli altri
permettendo all’utente di far cadere le proprie inibizioni e di
esacerbare un comportamento più difficile da assumere nella
realtà.


 
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Post N° 365

Post n°365 pubblicato il 18 Gennaio 2007 da viralastrega
 
Foto di viralastrega

...The ice age is coming, the sun is zooming in
Engines stop running and the wheat is growing thin
A nuclear error, but I have no fear
London is drowning-and I live by the river
...


LONDON CALLING_THE CLASH


 
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Post N° 364

Post n°364 pubblicato il 18 Gennaio 2007 da viralastrega
 
Tag: BLOOD
Foto di viralastrega

Uno si aspetta ke dopo la laurea sta un
attimino tranquillo, a godersi il meritato riposo, a farsi una pausa
(dato ke sono 3 anni ke non faccio pause). E invece no! Un senso di
malessere mi attanaglia sempre, non c'è niente da fare. Sono
perennemente insoddisfatta. Non riesco a vedere il lato positivo
della cosa cioè ke ho raggiunto un obiettivo importante, ma
vedo solo il negativo ovvero e io adesso, ke kazzo faccio?! Oggi è
giovedì. L'ultimo giorno libero della settimana, da domani è
fine settimana e dovrò lavorare. Ecco, oggi, come giovedì
scorso, mi sono svegliata storta pensando a quanto sono inutile. Che
cosa ho fatto in questi giorni? Quasi niente! E sicuramente niente di
costruttivo. Io volevo stare un po' ferma, senza pretendere niente da
me. E invece non posso. Non ce la faccio. Non riesco. Mi sento quasi
un parassita. Mi sembra ke quest'aria ke respiro non sia per me. E io
la sto rubando, sottraendola a qualcuno più vitale di me. Mi
sento così sola e lontana dal mondo...


penso di essere negativa di natura.
Negativa proprio dentro, nel profondo. Ora sono qui a piangere e mi
sputerei in faccia. Altro ke lacrime, solo saliva mi merito.



Ke vuoi fare la cameramen? Bene! Non
pensare a tuo padre! La vita è tua!
Ke vuoi fare l'assistente regista,
fotografa? Kiama il maestro e vagli dietro!
Ke vuoi fare l'attrice? Kazzo fai
queste maledette foto di merda e comincia a crederci!!!
Ke vuoi fare le performance per strada?
Chiama la vecchia compagnia del living e riuniscili!
Ke vuoi fare i post murali? Falli!
Ke vuoi fare la maglietta di
viralastrega? Stampa ste kazzo di cose!
Ke vuoi fare leggere tutti i libri ke
hai messo da parte in questi anni? no parco no libri?idiota!
Ke vuoi fare scrivere l'adattamento di
quel libro? Kazzo deciditi!!!!!


TI ODIO TI ODIO TI ODIO


 



mi sento meglio.
Ho deciso. Oggi pulisco tutta la casa.
Sistemo quelle cose ke non sono mai state sistemate da quando ci
siamo trasfereiti (2 anni fa).
Vorrei essere come ero 4 anni fa. Ho
troppi bei ricordi. Ke poi ad un certo punto si fermano... e tutto
cambia.
Sarà ke stare da sola, tutto il
giorno, mi fa un pokino male... guardati come sei ridotta. Sembri
appena tornata da baghdad.
Invece prima già in casa avevo
tanti stimoli... sì vabbè sicuramente anke tante
seccature, però... ero xlomeno + simpatica... e se andassi a
trovare qcuno?
Praticamente se m'intrufolassi nella
vita di qualcuno? Ex coinquiline, amike ke non vedo da un po'...
così solo per stare un po'
insieme. Mmm forse staranno sotto esame, le disturberei.


no. devo pulire casa oggi.


Altrimenti poi domani ci pensa l'amOr e
non è giusto. Non sono neanke in grado di tenere la casa un
po' più pulita adesso ke non ho un kazzo da fare. L'amOr
invece riesce a fare tutto. Faccio proprio skifo. Adesso si mettono
anke i miei: ora ke non hai niente da fare tutto il giorno, ti
dedichi la mattina alle pulizie? La polvere, i peli di vira tu sei
allergica ti fa male! Prepari una bella cena al tuo fidanzato?
Cos'hai in frigo? Le porte le pulisci? UNA GIORNATA E' FATTA DI 24
ORE!!!!


devo andare al plenty a ritirare le
buste paga... così potrei andare a pranzo dai soci... ma
probabilmente saranno in Hdemia...


xkè non kiamo le persone ke ho
conosciuto in questi anni? Il regista, Il maestro, Il documentarista,
La direttrice del teatro, L'attore. tutte persone disponibili ad
aiutarmi, lo so. Forse sono io ke non mi voglio aiutare. Il progetto
per le scuole? “La storia del 900 attraverso le immagini in
movimento” dov'è finito?!



Vorrei andare all'estero 6 mesi per
perfezionare l'inglese. h&m è in tutto il mondo. Potrei
kiedere il trasferimento. Naturalmente quando mi finisce il periodo
di prova. Cioè tra 3 mesi. Nel frattempo trovare una casa
famiglia ke mi ospiti. Non voglio farmi conoscere con questa pecca.
Se entro nel giro, voglio entrarci al meglio possibile. Non
sopporterei l'idea di essere inutile xkè non parlo bene
l'inglese. Ma io non voglio vivere in italia.
Mi conviene di più fare
esperienza in italia per poi andare all'estero a fare il mio mestiere
(ke ankora non so quale sarà) oppure è meglio andare
prima fuori, imparare bene l'inglese, e poi tornare qui a fare
gavetta? ke grazie alle conoscenze ke ho, potrei puntare pure in
alto... e non vorrei farmi trovare impreparata.
Devo andare a Milano. 2 giorni a
parlare con mia zia. Sicuramente lei può aiutarmi a schiarirmi
le idee. Mia zia può farmi fare qualsiasi stage. Devo solo
dirle ke kosa voglio fare.
Devo andare a Roma a trovare Nanni.


Voglio andare ad Amburgo a trovare
Fedysss, anke solo 3 giorni... Fedysss tu ke di ste cose ne capisci,
mi trovi un biglietto a poco prezzo ke mi vengo a fare una toccata e
fuga? Vorrei sapere tutto della tua vita lì in questi 10 anni.
Le strade ke attraversi tutti i giorni, la scuola ke hai frequentato,
il locale dove minorenne t'intrufolavi coi documenti falsi, le tue
amike, koko! Muoio dalla voglia di vederti
cantare col tuo gruppo. E anke di vederti in ufficio. Vorrei stare un
po' con te. Seguirti tutto il giorno, portarti la borsa, farti la
spesa... quanto mi piacerebbe poi farmi una chiacchierata col tuo
Marcel... ma credo sia un po' difficile!


Adesso mi fumo un jointino, così
vediamo se si svolta la giornata.

 
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Post N° 363

Post n°363 pubblicato il 16 Gennaio 2007 da viralastrega
 
Foto di viralastrega

1. Quando ti sei guardato allo specchio stamattina cosa hai pensato?
non faccio entrambe le cose contemporaneamente. ne va della mia salute.
2. Mai fatto uso di droghe?
ancora prima di averle mai assaggiate
3. Una parola che fa rima con Papera.
vanvera
4. Pianeta preferito?
giove
5. Chi è la quarta persona delle tue chiamate perse nel tuo cellulare?
vedo... papà
6. Qual è la tua suoneria preferita del cellulare?
la suoneria del mio nokia è Acceleration
7. Che maglia stai indossando?
pigiamone tipo salopette bianco e blu
8. Cosa stavi facendo venti minuti fa?
bestemmiavo contro libero
9. Che marca di scarpe stai indossando?
di marca ho solo le classiche all star tutte nere altezza polpaccio ;)
10. Camera buia o illuminata?
dipende da ke ci devo fare, no?!
11. Se sei in una stanza su due letti su quale dormi?
dipende dal comodino
12. Cosa indossavi a mezzanotte di ieri sera?
stessa cosa di ora
13. Cosa diceva l’ultimo sms che hai ricevuto?
era Gladiola ke mi ringraziava x un piacere
15. Una parola o una frase che dici spesso?
...anke in una società + decente di questa, mi sa ke mi troverò a mio agio e d'accordo sempre con una minoranza...
16. Chi ti ha detto per ultimo di amarti?
l'amOr stamattina
17. L’ultima cosa pelosa che hai toccato?
la mia... miciona!
18. Quante droghe hai assunto negli ultimi tre giorni?
solo marja!
19. Quanti rullini usi per le tue foto?
l'amOr mi ha appena regalato la digitale
20. L’età in cui sei stato più felice?
14,15 anni e i 19 ke sono volati
21. Chi è il tuo peggior nemico?
la rassegnazione, il potere, il capitale, l'ignoranza, l'indifferenza...
22. Cos’hai al momento sul desktop?
skermo nero 
23. Qual è l’ultima cosa che hai detto a qualcuno?
a dopo!
24. Tra un milione di euro e la possibilità di volare cosa scegli?
se posso volare per sempre, scelgo il volo così divento un fenomeno e il milione di euro arriva lo stesso ;)
25. Ti piace qualcuno?
mi piacciono alcune persone.
26. L’ultima canzone che hai ascoltato?
sally di vasco "... ed un pensiero le passa per la testa, forse la vita non è stata tutta persa, forse qualcosa s'è salvato, forse davvero non è stato poi tutto sbagliato, forse era giusto così..."
27. Se l’ultima persona con cui hai parlato venisse uccisa con un’arma da fuoco cosa faresti?
ma ki le scrive le domande di questi test?!
28. Se potessi tirare un pugno in faccia a qualcuno, chi sarebbe?
eeeeee troppa gente! non saprei da ki cominciare... ma il pugno in faccia dev'essere costruttivo, non ne basta uno, ce ne vogliono almeno due... sennò è inutile! e la violenza gratuita di solito non mi piace.
29. Qual è l’oggetto più vicino al tuo piede sinistro?
il piede destro
30. Dì una cosa profonda!
la tristezza!

 
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Post N° 362

Post n°362 pubblicato il 16 Gennaio 2007 da viralastrega
 

Capitolo 2
Il blogger

Il blogger è il creatore e il curatore di un blog, grazie al quale può comunicare in tempo reale con tutto il popolo online.
Secondo il 50% degli intervistati il blogger è semplicemente colui o colei che possiede un blog. Ma è interessante notare come, per molte altre persone, il blogger è un alter ego, un personaggio o più semplicemente una proiezione di se stessi. Un uomo brutto e solo può essere un blogger affascinante e pieno di amici. Un uomo anziano un blogger giovane. Una casalinga frustrata una blogger molto apprezzata. Dunque il blogger potrebbe essere quella parte di noi che nella realtà fatica a emergere per diversi motivi, spesso riconducibili alla sfera culturale, ma che nella realtà virtuale esplode con la complicità dell’anonimato e senza il peso, spesso inadeguato, del corpo, dell’età e della condizione sociale.
Una donna sposata con la passione per la poesia non può frequentare altri uomini senza subire i giudizi della collettività bigotta e senza scatenare la gelosia del marito. Quindi, per evitare malintesi e discussioni, evita di conoscere altre persone fino a soffocare nella sterilità della vita quotidiana. Invece, con un computer ed una connessione ad Internet, questa donna può surrogare questo bisogno restando confinata fra le mura domestiche senza scandalizzare i vicini e senza dare preoccupazioni inutili al marito. Grazie alla rete può finalmente discutere dei suoi interessi con un potenziale infinito di poeti.
In una società in cui l’alienazione è sempre più forte e le aspettative crescono sempre di più, i blogger riescono ad unirsi e a riscoprirsi grazie alle piccole cose importanti come la condivisione e l’interazione. Il blogger vive nel suo blog come un uomo vive nella sua casa. In un mio viaggio ad Amsterdam rimasi affascinata dalle case dei residenti in cui le finestre sono delle enormi vetrate simili alle vetrine dei nostri negozi. Pietrificata in un’evidente stato di voyeurismo, mi accorsi che quello che vedevo non era un negozio di arredamenti d’interni, ma una casa, con la sua famiglia. Lo stupore che provai fu lo stesso che ebbi quando vidi per la prima volta un blog. In quel momento capii che attraverso i blog potevo affacciarmi nella stanza di chi scriveva. Dal monitor guardavo, come da una finestra, lo scorrere della quotidianità di uno sconosciuto. Come se stesse vivendo la sua vita sul terrazzino condividendola con chiunque avesse voglia di carpirla.

"Far vedere agli altri, cioè a tutti, il proprio diario – anzi, spesso segnalandolo di proposito- è un po’ come essere nella casa del Grande Fratello. Gli altri ti guardano, ti giudicano, ti votano. E tu devi fare di tutto per sembrare più carina, più interessante, più intelligente, più colta. Insomma, meglio. O magari non è che ti sforzi tanto, perché tu sei davvero così, solo che senza il blog non lo saprebbe nessuno. Saresti uno tra un milione. Invece ecco che diventi unico, speciale, importante. Ho letto sui blog cose bellissime e così personali che non avrei avuto mai modo di vedere altrove, o di sentire a voce. E credo anche che molti tra i blogger non sarebbero così nella realtà. Nella realtà spesso dobbiamo (o vogliamo) indossare una maschera e recitare qualche parte del copione. Nel blog possiamo essere veramente noi stessi" Georgia Spaccapietra Il blog secondo me, in Eloisa Di Rocco(a cura di), Mondo Blog
Per altri invece blogger significa gruppo, famiglia. Perché nella blogosfera non si è mai soli, ma c’è sempre qualcuno pronto ad ascoltare.
Ma chi sono i blogger più visitati e conosciuti della rete?
Secondo le classifiche dei maggiori motori di ricerca, in Italia, il blogger più cliccato è Beppe Grillo che, apprendiamo da Technorati, è tra i primi dieci blogger più visitati al mondo.
Grillo, dal 26 gennaio 2005, sotto licenza Creative Commons, posta quotidianamente spunti di discussione che variano dalla politica alla critica dei media fino a storie di controinformazione, ottenendo un altissimo livello di partecipazione e coinvolgimento dei lettori. Infatti, ogni suo post raggiunge più di mille commenti al giorno. Grillo sfrutta la sua sensibilità e la sua capacità di comunicare per scoprire e condividere notizie critiche e informazioni che, senza il blog, potrebbero venire alla luce soltanto nei suoi spettacoli. Cacciato da tutte le televisioni italiane, è diventato la voce contro l’oscurantismo dei giganti delle comunicazioni. Beppe Grillo è riuscito, con il suo blog, a cambiare la percezione della rete da parte di tantissime persone. Ha fatto sapere alla massa che con il computer e la connessione si può parlare, come al telefono, gratis con Skype, ha fatto conoscere Wikipedia e fatto nascere oltre 200 gruppi con Meet up.
Grazie a Beppe Grillo e alla rete, e nello specifico ai blog, la gente viene messa a conoscenza di fatti che altrimenti non avrebbe mai saputo, come la recente campagna promossa da Grillo sull’abbattimento dei costi di ricarica dei cellulari, che solo gli italiani sono costretti a pagare. Grazie alla raccolta di centinaia di migliaia di firme, promossa tramite il blog di Grillo, la Tim propone oggi una nuova tariffa che azzera i costi di ricarica. Il blog di Beppe Grillo possiamo inserirlo nella tipologia dei blog di attualità, così come gli altri due esempi che seguono.
Un caso di estrema gravità, quello della morte di un giovane di Ferrara, sarebbe rimasto nell’ombra se la madre di questo ragazzo non avesse deciso di raccontarlo in un blog facendo conoscere questa storia a livello internazionale. Patrizia Moretti, a tre mesi dalla tragedia, sceglie di pubblicare il suo dolore e di chiedere che venga fatta giustizia attraverso un blog, dove racconta la sua verità e lascia intendere come nella morte del figlio Federico vi sia la responsabilità delle forze dell’ordine, in quanto avrebbero fatto ricorso in modo eccessivo all’uso della forza sul giovane fino ad ucciderlo e come abbiano tentato di eludere il fatto con menzogne notevolmente preoccupanti. In pochi giorni il blog diventa di interesse nazionale. I commenti sono centinaia: c’è chi esprime solidarietà alla famiglia e chi si interroga sul ruolo delle forze dell’ordine. Il dibattito risveglia l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica oltre che delle istituzioni. Dal blog alle piazze il passo è breve. Nasce il comitato “Verità per Aldro” con l’obiettivo di mantenere viva l’attenzione sulla morte di Federico, le cui circostanze dal 25 settembre 2005 ad oggi restano ancora oscure. Anche Amnesty international di Londra apre un fascicolo sul caso.
Il blog di Patrizia Moretti dimostra come Internet sia partecipazione, non un bombardamento di informazioni ricevute in modo passivo, ma una comunità che agisce e si muove anche nella realtà di tutti i giorni.
Un altro modo per fare informazione attraverso i blog è Briciole di Pane  di Chiaretta1974 che decide di aprire un blog per far conoscere la piaga dei disturbi alimentari e le possibilità di cura e guarigione da essi. Lo scopo del blog è di mettere in contatto tutti coloro che s’interessano ai disturbi del comportamento alimentare perché ne soffrono o perché conoscono qualcuno che ne soffre, quindi è rivolto anche ad amici e familiari, e dare consigli e indicazioni su come gestire il problema. Ognuno può raccontare la propria storia ed esprimere le proprie opinioni. Il sostegno reciproco ne ha fatto un vero e proprio gruppo terapeutico con l’obiettivo di prevenire attraverso la discussione e la diffusione di informazioni su questa malattia che colpisce sempre più donne, sempre più giovani, e anche uomini. In primo piano nel blog di Chiaretta1974 troviamo diversi link come i forum di discussione, infatti l’autrice del blog prima era moderatrice del forum “Controllare la fame”. Vengono segnalati i libri che affrontano l’anoressia e la bulimia, viene risaltata la famosa quanto formosa attrice americana Kate Winslet che in un intervista si dichiara orgogliosa delle proprie curve, inoltre dei clip animati, doppiati da popolari attrici americane che si prestano a queste importanti campagne contro i disturbi alimentari. Infine troviamo diversi link di associazioni e gruppi di sostegno.
In un anno il blog “Briciole di Pane” è diventato un punto di riferimento per centinaia di persone accomunate dallo stesso terribile problema.

"Non sono un numero.
Non permetterò che il mio io sia esprimibile attraverso un numero:
non sono le cifre che appaiono sul display della bilancia al mattino
non sono l’etichetta dei pantaloni su cui campeggia la taglia americana
non sono il computo delle calorie giornaliere del mio metabolismo basale
Non permetterò che un numero qualsiasi possa arrogarsi il diritto di rappresentarmi.
sono un essere complesso, unico, speciale
sono inesprimibile persino con le parole più alte del più eccelso narratore
sono un essere talmente ricco e prezioso da rendere ogni tentativo di definizione vano
Bisogna conoscermi, ciascuno di noi è così" dal blog di Chiaretta_1974

Il blogger che sceglie di dedicare al suo hobby un blog viene spinto dal bisogno di condividere la sua passione e di creare uno spazio dove raccogliere tutte le notizie e le informazioni sull’argomento. Spesso si tratta di blog collettivi ovvero gestiti da più persone, nel caso del blog tematico, accomunati dallo stesso interesse. Un esempio può essere il blog Mondo Jazz di Pierrde. Il jazz dalla A di Armstrong alla Z di Zorn. Raccoglie notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video. Le categorie in cui si articola il blog sono diverse: il jazz alla radio, il jazz in tv, jazz e cinema, jazz e fotografia, jazz e pittura, ecc… Nei box personalizzabili ci comunica la musica che ascolta in questo periodo, i film che l’hanno emozionato e i libri che ha sul comodino. Infine i consigli su cosa non acquistare. Come blog politico, o meglio del politico, c’è quello del ministro delle infrastrutture Antonio Di Pietro. E’ molto simile al blog di Beppe Grillo, anche se riscuote circa il 10% delle attenzioni rispetto a quello di Grillo, Di Pietro apre il blog per confrontarsi direttamente con i cittadini sul programma delle scorse elezioni e per riportare la politica al ruolo di espressione della volontà e dei bisogni del cittadino. Vi troviamo una biografia del politico e diversi video di apparizioni televisive, link per il tesseramento al partito di cui è presidente, gli appuntamenti della giornata e i comunicati stampa. Come fotoblog possiamo fare l’esempio del blog di Farde in Estonia, sono due giovani studenti in Erasmus in Estonia che hanno scelto il blog per stare più vicino agli amici lontani e per raccogliere tutte le fotografie, scattate con una macchina fotografica digitale, della loro esperienza in Estonia. Le immagini vanno dalle ricchezze monumentali delle città alle feste con gli studenti.
Per quanto riguarda i videoblog, possiamo prendere in esempio il blog della demoniaca coppia madre-figlia Vanna Marchi e Stefania Nobile. Costrette dalla magistratura a stare lontane dalla televisione in seguito al famoso caso di truffa scoperto da Striscia la Notizia qualche anno fa, hanno deciso di aprire un blog per raccontare la loro verità perché, dicono, dai media ne esce un quadro distorto della situazione. L’idea è venuta a Stefania Nobile che ai giornalisti ha dichiarato che il blog è nato per “aver restituita la parola”. Ma l’esperienza da videoblogger delle Marchi è durata poco. Come possiamo vedere all’indirizzo che prima era del blog c’è un annuncio in cui si comunica che “Stefania ha deciso di porre definitivamente la parola ‘fine’ all’esperienza del blog. Il blog le ha indubbiamente dato molto, le ha insegnato parecchio… ma il blog era anche impegno, il blog era fatica. A questo si è poi aggiunto l’inizio di una nuova ed importante attività che, sicuramente, non le avrebbe più permesso di seguire costantemente il suo ‘meraviglioso popolo del web’ ”. Nella tipologia di blog vetrina, possiamo fare l’esempio di LibeRA(L’)exspresSione, il blog di Nikò, un giovane studente dell’Accademia di Belle arti di Bologna che ha deciso di aprire un blog per pubblicare i suoi quadri in modo semplice e veloce. Dal blog basta un clic per raggiungere il sito web che raccoglie tutte le opere, ma siccome pubblicare su un sito non è facile come farlo su un blog, Nikò, per essere online senza l’aiuto del webmaster, approda all’esperienza del blog dove, oltre a postare i suoi quadri, si lascia coinvolgere anche dalla scrittura infatti troviamo massime e brevi racconti di delirio quotidiano. Nella barra laterale ci sono link a diversi portali d’arte, ai blog e ai siti di amici, un box aggiornato sulle ultime esposizioni e uno contenente gli ultimi quadri completati.
Come esempio di urban blog, è interessante notare l’esperimento di Bullone che raccoglie e diffonde tutte le iniziative che gruppi politicamente affini organizzano a Bologna. Una specie di portale di eventi sociali e solidali, che funga sia da agenda che da archivio storico delle iniziative, per tutti coloro che si chiedono dov’è finita la Bologna politicamente impegnata e attiva.
Il blogger, come sappiamo, in genere esprime attraverso il blog il suo bisogno di comunicare e di condividere, ma non è così per tutti i blogger. Ci sono blog che di comunicativo hanno ben poco, perché il blogger non ha interesse nel comunicare ma solo nell’avere uno spazio virtuale a disposizione da usare come contenitore di ricordi, ritagli, e link. Ma aprirsi un blog, come abbiamo visto nel caso della madre di Federico Aldrovandi, cela anche una richiesta di aiuto, solo che a volte l’aiuto non lo si chiede esplicitamente, ma attraverso l’esternazione dell’apice della sofferenza, la morte, il suicidio.
Eugenio Ciro Milani apre il suo blog il 18 aprile 2005 e lo intitola Prima di Partire. Questo è un estratto del primo post:

"Ecco qui il mio primo post, l’introduzione, il manifesto.
Questo è il diario pubblico di un aspirante suicida.
Un aspirante suicida: perché ormai le idee le ho chiare, so cosa farò e so quando loimmagine farò. Però sono anche un esibizionista, e così voglio con questo blog condividere un po’ dei miei con chiunque passi di qui. (…)
Questo blog non è un’istigazione al suicidio. Io, nel pieno possesso delle mie facoltà, scelgo consapevolmente di suicidarmi. Ma non chiedo né consiglio a nessuno di seguire la mia scelta. Il suicidio, per come lo penso io, è una scelta intima e personale."

Nel suo blog Milani ha descritto i suoi ultimi giorni e riflettuto su come suicidarsi fino alla decisione di buttarsi da un ponte, dallo stesso da cui si era lanciato un suo amico esattamente un anno prima. Aveva scelto il 20 luglio 2005 ma poi ha deciso di anticipare di dieci giorni. Lui se n’è andato, ma il suo blog resta per non dimenticare la disperazione di un ragazzo solo. Dal 18 aprile 2005 Milani inizia il suo countdown alla 'deadline', come la chiamava lui, con messaggi ordinati e sistemati in diverse categorie tra le quali “Suicide”, “How To” o “Preparativi”. C’è tutta una vita su quelle pagine web: qualche amore finito male, un esibizionismo dichiarato ('il mio ego si sta gonfiando a dismisura'), il piano A (farla finita col monossido di carbonio) e quelli di riserva, l’intenzione di lasciare qualcosa di scritto alla famiglia e a chi gli voleva bene, gli interrogativi più ricorrenti riportati in una lucidissima lista di domande e risposte sulla scia delle classiche Faq, i commenti dei lettori interessati alle varie “tecniche” e di quelli che non hanno mai creduto ad una sola parola di ciò che leggevano. E poi, soprattutto, le sue motivazioni per convincersi che una morte ad orologeria, programmata fin dai minimi dettagli, sarebbe stata comunque preferibile a una vita inconsistente. E così scatta la ricerca del 'posto migliore'. Il 26 giugno 2005 Milani l’ha trovato e scrive:

Devo ancora risolvere un problema molto pratico: per saltare di sotto devo scavalcare un parapetto alto un metro e sessanta centimetri. Non sono bravo a scavalcare ringhiere, come posso fare?

La risposta arriva da Fra, uno dei suoi più assidui lettori:

Il rimedio per il muretto alto secondo me è una di quelle sedie ripieghevoli, sono giusto quei quaranta centimetri che ti mancano.

E aggiunge:

approposito volevo chiederti una cosa, per sigillare il tubo al finestrino secondo te, devo usare solo il nastro adesivo?


Milani risponde:

La sedia pieghevole non è male come idea, e ce l’ho già in casa!
Per sigillare il tubo io farei così. Comprerei al supermercato un nastro di american tape (fa fico, è resistente, lo tagli con le dita senza aver bisogno di forbici). Quindi mi porterei appresso un pezzo di cartone. Infilerei il tubo nel finestrino, poi chiuderei il finestrino quel tanto che basta per tenerlo chiuso. Quindi con il nastro e con il cartone chiuderei la parte rimasta aperta del finestrino. Fammi sapere.

Molti lettori lo ammiravano ('che blog spettacolare'), altri cercavano di convincerlo a rinunciare a quel progetto assurdo ('sto pensando di denunciare questo blog alla polizia postale'). Tanti gli vomitavano addosso il proprio disprezzo e lo consideravano un mitomane ('ammazzati. levati dalle palle, fai come vuoi! ma che senso ha questo blog?'). In pochi riuscivano a comprendere il suo stato d’animo perché si erano trovati nella stessa angosciante situazione. Un grido collettivo e virtuale. Come quelli lanciati dal Giappone dal 2003 ad oggi: una lunga catena di suicidi pianificati in rete. Cinquanta casi documentati dal 2003 al 2005. Inconcepibili progetti di morte realizzati tramite appuntamenti online, con il disincanto dell’età adulta o con l’assoluto candore dell’adolescenza : 'ho 15 anni, voglio morire, cerco qualcuno che lo faccia con me'. Dal blog di Eugenio Ciro Milani si capisce come la rete sia stata il suo unico e ultimo modo di comunicare. Nascosto dietro lo pseudonimo di Luca K. e fingendosi milanese vive gli ultimi tre mesi della sua vita e solo dopo, grazie a WordPress, mostrerà la sua vera identità. Con il suo blog ha sussurrato la propria vita, generando talvolta ilarità nei numerosi commenti dei lettori oppure insulti e rabbia o anche frasi di conforto. Il blog di Milani è stato forse l’ultimo tentativo di tendere la mano verso la società che lo ha escluso o dalla quale si è fatto escludere. L’unico modo per dire al mondo quel che la voce non riesce a pronunciare.


2.1 La Blogstar

Un blogger lo possiamo definire ‘blogstar’ nel momento in cui la sua popolarità, talmente alta nella blogosfera, emerge dalla rete e approda ad altri canali delle comunicazioni, come la televisione o la stampa. Infatti la blogstar che prenderemo in esempio è stata protagonista di diversi passaggi televisivi e articoli di stampa nazionale e locale.
Lorenzo M. è uno studente del DAMS di Bologna quando comincia la sua avventura nella blogosfera. Il suo primo blog è “Ladri di virgolette”27 nato nel marzo del 2005 sotto lo pseudonimo di Signore del Crimine, raccoglie, come in un archivio, tutti i post che lo colpiscono. Nella presentazione di sé emerge subito l’ironia dissacrante e l’abilità linguistica che lo contraddistingue:

Chi è il Signore del crimine?
Figlio bastardo concepito in un caotico e raffinato bordello di Bloggerdam, il Signore del crimine è un parassita della comunità, e , ovviamente, il suo salvatore.
Perché ladri di virgolette?
Ladri di virgolette ha un attaggiamento di recupero, in chiave parricida e formalistica, degli articoli o frammenti di articoli della blogosfera, e, per quanto l’operazione possa sembrare in apparenza anarchica, risulta una perfetta unione di forma e contenuto che allude in ogni singola parola al concetto di web log stesso.
Già da “Ladri di Virgolette” Lorenzo M. inizia a riflettere sul concetto di blog che lo porterà ad affermare che il blog è già morto, Bloggerdam si è ripiegata su se stessa e dalle ceneri del blog è nato il Blodge, dall’unione delle due parole blog e lodge (loggia). Il successo, al di fuori della rete, giunge con il fake del blodge di Augusto De Megni29, concorrente della sesta edizione del Grande Fratello e perugino come Lorenzo M.. Nell’intestazione riconosciamo subito la sua ironia. Da quando è finito il programma televisivo che ha visto la vittoria di Augusto, la presentazione dell’intestazione è leggermente cambiata. Prima che il vincitore uscisse dalla casa, Lorenzo si dichiarava Augusto, oggi il testo appare modificato:

Ciao, NON sono Augusto. Questo è il mio blodge. Per mesi ho fatto finta di essere uno dei concorrenti del Grande Fratello che scriveva in gran segreto dal bagno della Casa collegato via umts da un portatile che eseguiva peti in loop per non destare i sospetti dei coinquilini. E la gente ci credeva. Ciò che mi convinse ad intraprendere questo folle volo è semplice: per i giornali e le tv Augusto è sempre stato il povero bambino rapito nel 1990. Mi sarebbe piaciuto far associare il suo nome a qualcosa di diverso, in parole povere farlo diventare una blogstar.

Sopra al testo c’è la scritta del nome Augusto con al posto della A un simbolo massonico. Infatti il blog fake di Augusto era rivolto a due tipi di fruitori in quanto vi erano due messaggi. Uno, superficiale, rivolto ai fan del Grande Fratello e un altro, subliminale, per gli esoteristi dietrologi. Perciò i lettori erano composti principalmente da ragazzine fan dei reality show e da colti esegeti della massoneria. Il blodge vuole apparire come il blog personale di Augusto De Megni ma, guardando a fondo, notiamo numerosi riferimenti, più o meno espliciti, di solito in chiave ironica, alla massoneria. Il blodge è pieno di testi occultati scritti con lo stesso colore delle sfondo dei post, in vari punti del testo, e per vederli è necessario selezionare l’intero testo del post con il mouse. Sarà forse un richiamo a “Ladri di virgolette” i cui post sono tutti dei ‘copia e incolla’, dunque rievoca la pratica della selezione del testo per la sua moltiplicazione nell’epoca della riproducibilità. In questi messaggi criptati, alquanto inquietanti, si affermano varie cose sull’occultismo, l’esoterismo e la massoneria. Infatti gli giungono numerose mail, oltre che le foto di ragazzine smaliziate innamorate, gay e donne mature, anche di associazioni filo e anti massoniche.

Una lontana e segreta cospirazione tra i cannabinomani della endemol e alcuni vichinghi montanari dell’alta Scozia è in corso per favorire l’emersione dagli oceani degli uomini anfibio. Gli uomini anfibio sono figli e fedeli seguaci del culti del dio babilonese Dagon. (…) Dopo aver scatenato mediante i loro complici umani, dediti anch’essi al culto della divinità, le più grandi guerre e sventure della nostra storia hanno deciso di assoggettare definitivamente la nostra specie, preparando l’emersione finale.

Questo è ciò che si legge, criptato, nei primi post. Prosegue per tutto il blog raccontando la storia degli uomini pesce, gli Oannes. Ma i riferimenti alla massoneria sono anche espliciti, la colonna laterale ne è piena:

Sto leggendo “Ritorno al Nuovo mondo” di Aldous Huxley. Ho visto “Il mistero dei Templari”. Odio Maurizio Costanzo. Il mio guardaroba è composto in generale da kilts e abbigliamento scozzese. Mi piacerebbe che mi regalassero un biglietto per andare a vedere le piramidi in Egitto, è sempre stato il mio sogno.
Il fake di Augusto De Megni fa il boom, viene visitato da oltre cento mila persone e il fatto eclatante è che la gente ci crede. E’ davvero convinta che sia proprio Augusto De Megni a scrivere di nascosto dal bagno della casa. Ma si trattava di un’esperienza destinata a terminare con la fine del programma televisivo. Il 29 aprile 2006 Lorenzo M., alias Augusto, scrive l’ultimo post

Ho sforato, questo è chiaro...
Pensavo che nessuno se la sarebbe presa se avessi preso in giro un fregotto delle nostre parti.
Non avrei mai osato credere, nell'ottica di un'antropologia positiva, che qualcuno si sarebbe fidato o avrebbe creduto a chi asseriva di tenere un portatile nascosto nelle mutande e di chiudersi in bagno sparando peti in loop per non destare sospetti.
Credevo che alcuni fatti storici, quali l'offerta di pagamento del riscatto da parte di Licio Gelli o la vocazione massonica della nostra cittadina, fossero assodati, e che una bonaria associazione del rapito alla simbologia del sole d'oriente fosse facilmente riducibile (da parte di un'ipotetico pubblico, perché mai ci aspettavamo una tale risonanza) a scherzo, a gioco.
Ecco cos'era, ecco cos'è il Blodge: un gioco.
Per due mesi mi sono divertito a prendere in giro i nerd, gli smanettoni, gli endemol-dipendenti, i massoni di piazza Piccinino, le pischelle che chiedevano se davvero fossi Augusto.
Per due mesi ho coglionato gli stupidi, divertito gli svegli e provocato i bulletti.
E' stato uno scherzo, macabro forse, ma comunque divertente per me e per altri.
Prendetela come volete, a me fate solo ride', ma Augusto deve a me e alla community del Blodge 900.000 euro.30

Nel luglio del 2006 Lorenzo M. torna con Libreria Grande31, container di idee, ricordi e speculazioni sul mondo dei libri. Dalla grafica allo stile, molti sono i riferimenti alla precedente esperienza. Innanzitutto nel modo di presentarsi. Ora il ‘blogomastro’ si chiama Badalamenti. Lo scopo di questo blog lo leggiamo nella barra laterale

Ciò che lo ha convinto ad intraprendere questo folle volo è semplice: da anni Badalamenti lavora e convive con i libri, senza riuscire a familiarizzare con l'idea che Internet, privo dell’ Hic et Nunc cartaceo, tramuti l’assioma scripta manent in scripta volant. Per questo egli ha deciso di esorcizzare le sue paure passatiste direttamente in questa sede.

Nell’homepage troviamo diversi link. Il manifesto con le riflessioni sul blodge, i banner32 da inserire nei box personalizzabili del nostro blog, lo statuto del blodge e la possibilità di aderire al progetto qualora si condividano le intenzioni di Badalamenti.
Il blodge di Libreria Grande è un blog collettivo, infatti Badalamenti invita i lettori a partecipare attivamente dando la possibilità di pubblicare opinioni, critiche e monografie su tutto ciò che ruota intorno al mondo dei libri, dando così vita ad una nuova comunità di blogger uniti dalla passione per la letteratura.

 
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Post N° 361

Post n°361 pubblicato il 16 Gennaio 2007 da viralastrega
 

1.2 Tipologie di blog

Essendo il blog uno strumento personale, il contenuto dei post varia a seconda dell’uso che si è scelto di farne, infatti abbiamo diverse tipologie di blog:
-Blog come diario personale: è la tipologia più diffusa. L’autore vi scrive le sue esperienze quotidiane, le sue gioie, i suoi dolori e in genere tutto ciò che lo colpisce, mettendo a nudo la parte più intima di sé;
-Blog di attualità: molte persone utilizzano il blog per informare su argomenti e temi che non vengono affrontati dalla stampa mainstream o più semplicemente per immaginecommentare le notizie. Inoltre sempre più giornalisti usano i blog per esprimere le proprie opinioni personali sui fatti d’attualità;
-Blog tematico: in questa tipologia possiamo raggruppare tutti i blog nati dalle passioni e dagli hobby degli autori, che vanno dalle recensioni cinematografiche, piuttosto che musicali, alle ricette di cucina;
-Blog (del) politico: vista l’estrema facilità di pubblicare on line con i blog, molti politici, soprattutto americani, li utilizzano per avvicinarsi ai cittadini;
-Fotoblog: le foto sostituiscono il testo. In genere sono blog di viaggi;
-Videoblog: i post testuali vengono qui sostituiti da video autoprodotti;
-Blog vetrina: questi blog servono come “vetrina” per le opere di autori come fumettisti, scrittori, pittori, fotografi, ecc.;
-Urban blog: sono i blog riferiti ad un contesto territoriale ben definito come una città o un quartiere.


1.3 Come si crea un blog con Libero

E’ importante scegliere una piattaforma che offra una varietà di modelli pronti poiché per poterli personalizzare interamente, sia nella struttura che nel colore, occorre la conoscenza del codice di programmazione Html.
Una volta fatta la scelta della piattaforma basta individuare nella homepage la scritta, in genere in evidenza, ‘Crea subito il tuo blog’ e in soli due passaggi si potrà scegliere la grafica, personalizzare l’URL e pubblicare i post anche via SMS e MMS. La prima operazione da fare è la registrazione al portale Libero. La community di Libero si chiama Digiland, è presente nel web da oltre sette anni e oggi è la più grande community italiana con oltre tre milioni di iscritti, propone diversi servizi tra cui la mail e un servizio di Instant Messaging1 come il famoso msn. La registrazione è semplicissima e si compie in soli tre passi. Il primo passo riguarda i dati anagrafici: nome, cognome, comune di residenza, provincia, data di nascita, sesso e se si tratta di un privato o di un’azienda. Il secondo passo richiede la compilazione di altri dati anagrafici ma questa volta facoltativi, quindi possiamo passare direttamente al terzo punto dopo aver letto e accettato le condizioni generali del contratto e dato il consenso al trattamento dei dati personali. L’ultimo passo richiede la scelta dello username che diventa parte integrante dell’indirizzo mail seguito da @libero.it e la password. A questo punto l’account è attivo e per accedere a Digiland serve solo il nickname. Una volta scelto siamo subito pronti per creare il nostro blog.
Bisogna dargli un titolo ed un sottotitolo, che sarebbe una descrizione del blog, il nome che si vuole dare al blog che è molto importante perché ne caratterizzerà l’indirizzo web e non potrà più essere modificato. Se ad esempio si sceglie come nome Carotablu, l’indirizzo web del blog sarà www.blog.libero.it/carotablu. Inoltre si può caricare un’immagine dal proprio computer che sarà affiancata al titolo nell’intestazione. Poi si sceglie una categoria di appartenenza tra le possibili elencate, si accettano le condizioni d’uso e si accede alla pagina della grafica. Si seleziona un template tra gli oltre sessanta disponibili tra quelli ad una o due barre laterali e il blog è nato. Ora non ci resta che postare.

 
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Post N° 360

Post n°360 pubblicato il 16 Gennaio 2007 da viralastrega
 

Capitolo 1
Che cos’è un blog?









Fu il software designer John
Barger nel 1997 a coniare il termine “Weblog” unendo le due
parole inglesi “Web” che vuol dire rete e “to log” che
significa registrare, tenere traccia di, che a sua volta deriva
dall’espressione “Ship’s Log” usata per indicare il diario di
bordo, dove il capitano della nave registra gli avvenimenti
quotidiani. Quindi Weblog lo possiamo tradurre come “diario di
rete”, o meglio, “nella rete”. Appare evidente come dopo
l’espressione “navigare in Internet”, ci giunga un altro
termine che deriva dal linguaggio marinaresco, forse per ribadire
ulteriormente lo spirito, spesso di conquista e di conoscenza, con
cui milioni di internauti approdano verso nuovi mondi da scoprire,
quasi sempre alla ricerca della propria isola che non c’è.
Il passo da Weblog a Blog è
breve. Dopo due anni, nel 1999, Peter Merholz usa la frase “we
blog” nel suo sito dando finalmente origine al verbo “to blog”
che vuol dire “bloggare”, ovvero comunicare attraverso un blog.
Oggi, dopo quasi 10 anni, vedremo
attraverso l’uso che ne fanno i blogger come questo verbo abbia
assunto col tempo significati più ampi e complessi.
Dunque,
un blog è un sito web dove si tiene traccia (log) della
“storia intellettuale dell’individuo”
, proprio come si fa in un diario personale ma la straordinarietà
sta nel fatto che il diario da personale diventa pubblico, e la
condivisione e l’interazione con gli altri membri della blogosfera

sono tra i motivi principali che spingono le persone ad aprirsene
uno. Ciò che ne ha decretato il successo facendoli diventare
in pochi anni un fenomeno mondiale di massa è l’estrema
semplicità che li caratterizza.

Per molti versi, i blog ricordano
le radio libere degli anni Settanta, il periodo in cui si faceva
politica mettendo in luce il proprio privato; con l’autocoscienza
si cercava di dare voce, spazio e autodeterminazione a chi ne aveva
bisogno.




Oggi
per la prima volta nella storia dell’uomo, l’opinione di un
singolo può diventare effettivamente pubblica




Anche per questi motivi, molte
persone cominciano ad avventurarsi nel mondo dei blog, per trovarci
considerazione, valutazione, critiche costruttive e, perché
no, apprezzamenti. Infatti, una delle caratteristiche più
importanti dei blog è la possibilità che essi offrono
di confrontarsi sia con il pubblico dei lettori, che lasciano
commenti, sia con se stessi, in un processo terapeutico che è
per sua natura la scrittura, come forma di espressione che porta a
riflettere e fare chiarezza dentro di sé. Dunque, il confronto
non è solo con gli altri ma anche con il proprio universo
interiore, nel rileggersi dopo anni proprio come si fa con il
classico compagno che ci segue dall’infanzia all’adolescenza: il
diario segreto. E qui sta il paradosso: il diario non è più
chiuso a chiave e gelosamente custodito, ma aperto alla lettura e
all’intrusione di tutti.



Il
blog è personale perché lo gestisce interamente chi
decide di aprirlo, con il proprio username e la propria password, ma
è anche pubblico in quanto chiunque, in qualsiasi momento, può
leggerlo e commentare i post
.
Naturalmente con le dovute eccezioni, come vedremo in seguito,
l’autore del blog può scegliere infatti di moderare i
commenti al proprio blog, e quindi decidere se pubblicare o meno il
commento, come può scegliere di far scrivere nel proprio blog
solo la sua cerchia di amici o chiunque.

Non è possibile rispondere
alla domanda “Che cos’è un blog?” con una definizione,
dati i molteplici usi per i quali viene aperto un blog. Vorrei
rispondere citando una blogstar

su cui avremo modo di ritornare più tardi:




Il
blog si basa su un paradosso: mediamente un blog è un diario,
intimo e generalista, dove il blogger riversa e esorcizza le sue
riflessioni sul mondo che lo circonda, i suoi sentimenti melensi e
sinceri, ecc. Dico mediamente perchè poi se ne può fare
anche un uso più concettuale e specialistico, ma in genere la
sua peculiarità è quella di un diaro. E qui sta
l'ossimoro: un diario in rete, cioè alla portata della massa,
delle confessioni personali che allo stesso tempo hanno un pizzico di
esibizionismo perverso





I blog possono avere ogni genere
di contenuto e spaziano dal semplice diario personale in cui l’autore
racconta le sue esperienze, pensieri ed emozioni alla raccolta di
notizie ed informazioni su un determinato tema piuttosto che su un
hobby.
Ma proviamo adesso a definire i
dettagli per capire com’è fatto un blog attraverso la sua
anatomia.









1.1
Anatomia di un blog

La struttura di un blog è
essenzialmente legata alla piattaforma che si decide di utilizzare e
alle possibilità che questa offre. Tuttavia, ci sono elementi
comuni a tutti i blog, a prescindere dalla piattaforma, quali:
l’intestazione, una o più barre laterali e naturalmente i
post, il cuore dei blog.
L’intestazione
contiene il titolo e il sottotitolo del blog che può essere
formato o accompagnato da un’immagine. Nei blog supportati dalla
piattaforma Libero, che prendiamo in esempio, compare inoltre la
scritta “creato da: nickname dell’autore il
gg/mm/aaaa”. Cliccando sul nome evidenziato si viene collegati
direttamente alla scheda del profilo
.
Infine ai margini dell’intestazione troviamo sempre il tasto BLOG,
una sorta di etichetta che ci rimanda alla homepage dei blog

di Libero.

La
barra laterale può essere collocata sia a destra che a
sinistra quando è singola oppure su entrambi i lati se ce ne
sono due. Può essere considerata una specie di sommario
dinamico che contiene diversi elementi: l’immancabile archivio
storico mensile e/o annuale per la lettura dei post precedenti, gli
ultimi commenti pubblicati dai lettori, i post che l’autore tiene a
segnalare, un motore di ricerca interno del blog, i tags
,
la lista dei link, un pulsante/link per fare login e dunque accedere
al proprio blog come admin
,
per gestirne cioè le operazioni e i contenuti, un menù
che offre tre opzioni: la possibilità di visualizzare subito
la homepage del blog nel caso in cui si è entrati nei
commenti, siamo approdati al blog tramite permalink
  oppure ci siamo persi nei vecchi post, inoltre la possibilità
di segnalare il blog ad un amico tramite un generatore di mail e
quella di aggiungerlo ai preferiti del nostro browser
. Lo stesso menù si amplia nel momento in cui facciamo il
login per avere la possibilità di accedere al pannello di
pubblicazione direttamente dal blog, così come raggiungere la
sezione relativa alla gestione del blog e dei suoi contenuti e infine
l’opzione per personalizzare il template
.
Sempre
dalla barra laterale si può sapere chi può scrivere sul
blog infatti l’autore decide chi può pubblicare i post, i
commenti e i trackback
.
Si può conoscere la popolarità del blog attraverso il
contatore delle visite e le citazioni dei blog amici ossia quante
persone della community di Libero hanno inserito il vostro link alla
loro lista di Blog Amici
.
Inoltre, proprio per lo spirito comunitario che contraddistingue
Libero, appaiono evidenti le ultime cinque visite degli utenti
registrati che sono entrati (in login) nel blog. Troviamo poi le
icone dei feed RSS (Really Simple Syndication, in italiano
aggiornamento molto facile) e Atom, che permettono di ricevere in
tempo reale gli ultimi aggiornamenti pubblicati sui blog che si
intende seguire.
Infine, ma non meno importante, Libero permette
di personalizzare ulteriormente il proprio blog aggiungendo fino a
sedici box personalizzabili in cui si possono inserire testi,
immagini e file audiovisivi come nei post e si possono collocare
oltre che nella barra laterale anche in cima sotto l’intestazione o
in fondo ai post a piè di pagina. In genere sono riempiti con
una breve, ma intensa, presentazione dell’autore con varie
informazioni come la musica che ascolta, i film preferiti, le cose
che ama e le cose che odia, citazioni e chi più ne ha più
ne metta.

Il
post è il messaggio, l’intervento dell’autore sul
suo blog. In genere è formato da un testo, con o senza
immagini, arricchito da emoticon
 .
In alto al post troviamo la data e l’ora della pubblicazione, la
categoria di classificazione e il numero del messaggio in ordine
crescente. Sotto ad ogni post c’è innanzitutto il nickname
dell’autore del messaggio e sotto diversi bottoni/link, come quello
dei commenti, con accanto il numero di questi che se cliccato
mostra tutti gli interventi dei lettori con le risposte dell’autore.
Accanto ai commenti troviamo i trackback e altre due opzioni: il
permalink e un bottone che permette di segnalare il post ad un amico
con l’invio di una mail generata dal sistema.
Per quanto
riguarda i contenuti del post la parola spetta sempre all’autore,
ma spesso si creano delle catene di test in forma di autointerviste
che possiamo trovare nei blog personali più diversi,
descrivendosi agli altri il blogger fa così introspezione, che
come dicevamo prima è uno dei punti in comune dei blog.


 
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"...feci il mio ingresso nel mondo con una radicale abitudine alla verità che ha automaticamente eliminato dalla mia vita quella piatta monotonia che devono provare i bugiardi ... e così sono rimasta, in una crudele ricerca di verità e perfezione, come il carnefice inumano di ogni ipocrisia , evitata da tutti, tranne da quei pochi che hanno vinto la propria avversione alla verità per poter liberare quanto di buono c'è in loro."immagine


LOUISE BROOKS

 

IO AMO

IO_AMO: l'amOr mio, la mia gatta nera fetente e la nostra splendida routine, la mia piccola famiglia di amici e mia cugina ke passa sempre a trovarmi, svegliarmi al tramonto con la voglia di bere, aspettare l'alba per darle il buongiorno, le canzoni ke hanno dato una svolta alla mia vita, i film di Nanni Moretti, la mia determinazione, correre in scooter, conoscere gente, le citazioni, ki mi fa ridere, ki mi fa piangere, il bisogno di aiutare gli altri, i temporali estivi, ki non ha peli sulla lingua, il viola e il nero, il cielo grigio piombo, giocare, il vino e la birra, sperimentare sostanze che alterano i livelli di percezione, mangiare, dormire a culo aperto, la considerazione di cose o persone, immaginare la fine del mondo, la schiettezza, l'autoironia, le fate e i folletti, la fotografia e le mie fotografie, il gelato cioccolato e fragola e mi raccomando prima il cioccolato, ki nn è mai stanco, i concerti e il pogo, ki sorride agli sconosciuti, accettare caramelle dagli sconosciuti, chiacchierare con gli autisti dell'autobus, dare significato a quello ke indosso, le cenette a casa con l'amOr, l'umiltà, andare al parchetto, i falò sulla spiaggia, andare a zonzo, l'idea di viaggiare senza una meta, il living theatre, le cianfrusaglie ai mercatini, conservare le mie scarpe rotte, inkazzarmi di prima mattina leggendo i giornali, i cuscini, le stelle, far ridere senza averne la consapevolezza, il mio blog, i gatti, immaginare, sapere tutto della gente, l'mp3, le imperfezioni, le voci fuori dal coro, i cartoni di Matt Groening, le bolle, ... 
 


 

IO ODIO

IO_ODIO: la maggior parte delle persone, svegliarmi a mezzogiorno con tremila cose da fare, gli studenti fankazzisti ke vengono a fare la spesa un quarto d'ora prima della kiusura, gli ipocriti, quelli ke ti aggrediscono quando sanno di avere torto, credere nelle mie emozioni, a volte me stessa, dire sìmammahairagione, quando piove solo in quei 5 minuti in cui io mi sposto in motorino, le farse, ki fa finta di niente, ki fa finta in tutto, dio, i punkabbestia miliardari, le donne in macchina che mi fanno fare il semaforo rosso, il mio istinto di fuggire, fare ciò ke non vorrei fare, il tempo, le previsioni e i discorsi sul tempo, la fretta, i rapporti di comodo, il mio lavoro e i galoppini, ki se ne frega di tutto, le mie tette giganti, fare le pulizie, dire ti kiamo e poi nn kiamare mai, le soluzioni temporanee, i miei capelli e il mio colore naturale, il processo di femminilizzazione ke mi aspetta, il culo pesante, l'arroganza dell'ignoranza, l'indifferenza, gli egocentrici e gli egoisti, freud, la competizione e la fatica, la malinconia, gli skieramenti, ki nn vede oltre il proprio naso, ki se ne lava le mani, ki segue la moda, le spazzole, tutti i poteri del mondo a cominciare dal soldo ovvero il potere d'acquisto, la tecnologia ke anzikè aiutarci ci complica, il mio compleanno, fare la fila, le discoteche, il sabato sera, quelli ke fanno tanto gli alternativi e poi scopri ke sono le prime pecore, gli americani, avere sempre qualcosa da fare, i sacrifici e ki non sa cosa siano, i miei incubi, i primi 3 minuti della giornata, le feste comandate, gli ereditieri, i figli Di, la democrazia, piergiorgio il vicino, gli amici lontani, le religioni ke si basano sulla favola di adamo ed eva, i frisbee, la sveglia, i programmi, il bianco, le scadenze, la legge della giungla, quando ho bisogno di un abbraccio, commuovermi tutti i giorni, le tradizioni senza radici, i giornalisti in generale, il gossip, i programmi televisivi che vogliono fare... ma ke alla fine..., i sensi di colpa, l'impotenza, la paura di essere violentata, i miei complessi, l'idea del sesso debole e del sesso forte, preferire il silenzio alla guerra cioè evitare risse x il bene di ki mi sta vicino, dare per scontato ke siamo tutti buoni, l'educazione maschilista, le gerarchie, i benpensanti, la morale borghese, le diete, l'estate e il caldo, rispondere agli squilli, rispondere Pronto al telefono, andare al cinema da sola, il mio essere troppo polemica, la sindrome del foglio bianco, le visite mediche, gli aghi, fare le cose sempre all'ultimo minuto, ...
 
"Quando me metto 'n testa 'na cosa io, deve da esse quella! O il mondo ammazza a me, o io ammazzo a lui."

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DA ACCATTONE

 

Yes, there were times, I'm sure you knew When I bit off more than I could chew. But through it all, when there was doubt, I ate it up and spit it out. I faced it all and I stood tall; And did it my way.

MY WAY_SID VICIOUS

 

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"Tu hai paura di morire?
-Molta...
Ho una gran paura, ma soltanto
se fossi solo. Vorrei che tutti
si morisse insieme"

Guimaraes Rosa
 
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