...e via discorrendo

Le dita tra i capelli scorrono non senza intoppi.
Nodi da marinaio, ragnatele tenui e la chioma biondo scuro cadente sulle spalle intrappola il gesto.
Spesso uso toccarmi la testa, per nervosismo, per
distrazione, concentrazione. Talvolta ne prendo una ciocca tra le dita e la arrotolo, la intreccio, la annodo come si fa in genere per ricordare qualcosa.
Sono affascinato dal potere dei simboli che giorno
dopo giorno si attribuiscono a questi o quegli eventi,
naturali o forzati che siano.
Le dobolezze dell'uomo sono evidenti, sotto gli occhi di tutti. La mia forza si nasconde nella sorda deflagrazione
d'uno starnuto, nella fulminea aurea d'un lampo, nel tonfo profondo d'un masso che sprofonda nel mare.
Lo scroscio delle onde contro gli scogli, la bianca spuma
frizzante come idrolitina, il gioco di luce, l'arcobaleno che
vi puoi scorgere nel vapore acqueo.
La mia debolezza tangibile negli sguardi bassi, nelle mute
conversazioni di circostanza, spalle curve a disegnare
la parabola discendente del mio stato d'animo.
Spicchi di passione da assaporare, uno alla volta, come un naufrago che raziona le vettovaglie.
Le battaglie.
A muso duro, dritto per la mia strada, mi capita di non ascoltare, non percepire, eccetto il fiume che nelle profondità del cuore ribolle come lava incandescente ed erutta, nei palmi delle mani, incendia le parole, arde la passione.

L'UOMO.
Un mistero tanto immenso, custodito nelle note d'una poesia, nelle corde d'una canzone, negli umili gesti d'un fattore.

Mi ritrovo a combattere contro mulini a vento, solitario
cavaliere di ventura, sconfitto solo dalla mia solitudine.

Foto . . . . non mia!