Creato da vitotroiano il 08/01/2008
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Le tre cause della sconfitta della Moratti

Post n°219 pubblicato il 18 Maggio 2011 da vitotroiano
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Di fronte ai dati, c’è poco da filosofare. I risultati milanesi - in attesa del ballottaggio che, peraltro, non è mai scontato, tanto meno sotto la Madonnina - parlano chiaro. Le tre cause della sconfitta: quella berlusconiana, quella morattiana e quella leghista. Il che sta a indicare la crisi di un ciclo politico durato quasi venti anni.
Era peraltro difficile in sè e per sè che la Moratti vincesse al primo turno. In base agli ultimi dati regionali e provinciali solo un eccesso di ottimismo avrebbe dato la vittoria al sindaco uscente, nonostante la debolezza del competitor Pisapia. Si è sempre detto: sindaco uscente è (quasi) sempre entrante, nel senso che alle elezioni il primo cittadino parte con un vantaggio persino ovvio sull’avversario, a cominciare dal potere che esercita e che ha esercitato durante il suo mandato.
Oltre al resto, beninteso.
Oggettivamente, Pisapia partiva con degli handicap, a cominciare dal fatto di essere stato sponsorizzato da Nichi Vendola, che non è un signor nessuno. Non scattando tuttavia l’effetto sindaco, ecco che il risultato del voto è quello che è.
Ma a ciò va aggiunto il calo del Premier con un netto abbassamento delle preferenze e la perdita secca della Lega, peraltro inaspettata. Cosa è successo? Perché una forbice così alta fra Pisapia e Moratti? Le ragioni sono diverse, ma alcune vengono da lontano. Come il calo drammatico dei voti al Pdl che perde in dieci anni più di dieci punti e che, per la sua evanescenza organizzativa, non è stato di alcun aiuto al Sindaco.
Il quale, a sua volta, ha modificato in corso d’opera una campagna elettorale che appariva abbastanza tranquilla e che, giorno dopo giorno, si è andata sempre più radicalizzando. Basti ricordare gli show del Cav fuori dal Palazzo di giustizia. Si è verificata un doppia inversione di ruoli: il Pdl (Berlusconi) è diventato sempre più massimalista mentre la Lega appariva il pompiere della situazionee, nelle stesso tempo la Moratti, moderata, si adeguava alla radicalizzazione in atto facendo apparire Pisapia un moderato se non un riformista.
Una sorta di erede della tradizione dei sindaci socialisti ambrosiani. Alla fine, anche con quell’ultima gaffe sul giovane Pisapia degli anni di piombo, la Moratti non è apparsa il sindaco di tutti i milanesi, ma di parte.
La figura del sindaco in una città come Milano, ma anche nelle altre, è qualcosa che somiglia al padre/madre, al fratello/sorella maggiore, una figura rassicurante.
Dal sindaco il cittadino si aspetta innanzitutto di essere ascoltato, non di risolvere di tutti problemi, ma di dargli una mano, un consiglio, una risposta, una presenza. Purtroppo Donna Letizia non è sempre apparsa così ai milanesi illudendosi che avere ottenuto l’Expo 2015 bastasse a fare la differenza.
E anche sull’Expo sono a tutti note le diatribe, le risse, l’alternanza di responsabili, i dissensi con le varie istituzioni. A proposito di Expo, che le succede se vincesse Pisapia? Ma siamo andati troppo avanti.
Il calo della Lega è stato notevole, e non solo a Milano ,basti pensare che a Varese, che è Varese, il sindaco leghista Fontana è costretto al ballottaggio, per non dire delle liti furibonde fra Pdl e Leghisti un po’ dappertutto in Lombardia, mentre fra gli stessi Bossiani si agitano furori intestini, divisioni laceranti.
Del resto, essere contemporaneamente di lotta e di governo, non sempre è facile e non sempre paga.
L’estrema politicizzazione del voto ha nociuto al Sindaco ma anche a Berlusconi che aveva insistito per “metterci la faccia”, in una elezione locale in una una città sostanzialmente moderata, abbastanza tranquilla, senza eccessivi problemi, a parte sacche di disoccupazione.
E questo grazie a chi l’ha guidata. Ma la chiamata al voto, simile più a un’ordalia che a un appuntamento amministrativo, ha fatto più male a chi sta al governo che a una sinistra all’opposizione dal 1992, in una sorta di capovolgimento di parti. Caricata di valenza politica, l’elezione milanese potrebbe segnare una svolta, un cambiamento, una radicale inversione di tendenza e riverberarsi sulle sorti di una maggioranza che sembrava salvarsi ad ogni votazione parlamentare, perché mancano alternative possibili e credibili a sinistra.

 
 
 
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